Le imprese del Piceno “soffocate” dalla burocrazia


Secondo uno studio della Cna  in media sono ben 65 le incombenze da adempiere per aprire un’impresa. Dati allarmanti, secondo Cna Ascoli, a cui si aggiunge per il Piceno la brutta notizia aggiuntiva della pressione, di tempi ed economica, relativa alle ristrutturazioni

Quello degli eccessi della burocrazia che frena la ripresa, la ricostruzione, la crescita è uno dei ritornelli più gettonati nel nostro paese. Lo ripetono da tempoimprenditori e artigiani ma spesso lo utilizzano anche le amministrazioni pubbliche, a volte non senza fondati motivi, troppo spesso per cercare di mascherare i propri ritardi, le proprie incapacità, le proprie mancanze. In tal senso un esempio sin troppo emblematico viene proprio dal capoluogo piceno dove il Comune da 3 anni ha a disposizione oltre 30 milioni di euro per sistemare le scuole cittadine e, non essendo stato ancora in grado di utilizzarli per gravi ed evidenti proprie colpe (del precedente e dell’attuale sindaco), continua a sbandierare come improbabile giustificazione la burocrazia che bloccherebbe e ritarderebbe gli interventi.

Al di là della situazione che riguarda gli enti pubblici, però, è innegabile che per le imprese del territorio piceno, già alle prese con le già consistenti problematiche derivanti dal terremoto prima e dal covid-19 poi, la burocrazia è un ulteriore complicato ostacolo da superare. A tal proposito c’è uno studio della Cna che ha misurato la burocrazia che grava sulle imprese, opprimendole. Dal quale, per altro, emerge come ancora oggi sono in media ben 65 le incombenze, di vario genere e tipologia, da adempiere per aprire un’impresa. I dati sono allarmanti e, per il Piceno, la brutta notizia aggiuntiva è quella di una pressione (sia di tempi che economica) relativa alle ristrutturazioni.

Nella situazione che stiamo vivendo – commenta Luigi Passaretti, presidente territoriale della Cna di Ascoli – la dilatazione dei tempi non giovano certo a una ripartenza del territorio”. “Edilizia e proprio ristrutturazioni – aggiunge Francesco Balloni, direttore generale della Cna Picena – sono, e saranno per i prossimi anni, una delle chiavi più importanti per l’economia delle piccole e medie imprese del territorio. Sostenerle, dunque, significa anche agire per una reale semplificazione burocratica che liberi tempo e risorse per il lavoro”.

Lo studio Cna ha anche fatto degli esempi concreti di burocrazia che frena in modo esagerato imprese e sviluppo. Per aprire un salone di acconciatura, ad esempio, sono richiesti in media 65 adempimenti, con ben 26 enti coinvolti e una spesa di poco inferiore ai 18 mila euro (17.535 euro per la precisione). Aprire un bar, invece, richiede fino a 71 adempimenti e coinvolge anche 26 enti con i quali, però, ci si può dover interfacciare fino a 41 volte perché ad alcuni enti ci si deve rivolgere varie volte. La spesa sfiora i 15mila euro (14.667 per la precisione).

E’ una vera e propria impresa titanica avere la pazienza di aprire un’attività nell’ambito dell’autoriparazione. Infatti l’aspirante autoriparatore si trova di fronte una sorta di montagna: fino a 86 adempimenti complessivi da assolvere. Gli enti con i quali può avere a che fare sono 30 e 48 i contatti. Con oltre 18.550 euro di costi da affrontare. Per trasformare il suo sogno in realtà, invece, l’aspirante gelatiere può trovarsi ad affrontare fino a 73 adempimenti, con 26 enti coinvolti e 41 contatti. E con una spesa per le pratiche burocratiche che da sola arriva a superare i 12.500 euro (12.660 per la precisione).

E’ chiaro che, in un simile contesto, il decreto legge semplificazioni approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri è un passo sicuramente importante ma che inevitabilmente deve essere accompagnato da altre e non meno importanti misure.

Il decreto legge semplificazioni varato dal Governo può rappresentare un passo importante per rimettere in moto l’Italia solo se fornirà risposte puntuali alle questioni che tengono bloccate le opere pubbliche e frenano gli investimenti privati. Vanno nella giusta direzione l’innalzamento a 150mila euro per i contratti con affidamento diretto, la semplificazione per gli appalti sottosoglia, così come i poteri regolatori alle stazioni appaltanti. In materia di opere pubbliche” afferma Francesco Balloni, sintetizzando in tal modo l’impatto che il decreto legge semplificazioni potrebbe avere per le tante esigenze ed emergenze del Piceno.

L’esigenza di definire rapidamente un Piano Straordinario per la manutenzione e la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare e infrastrutturale pubblico, assicurando adeguate risorse è un altro dei nodi fondamentali per il nostro territorio” precisa il presidente della Cna di Ascoli Luigi Passaretti. Per la Cna Picena la “semplificazione” deve essere accompagnata e non può prescindere da una profonda riforma del fisco, orientato a semplicità e equità uniformando i gravosi livelli di tassazione su artigiani e piccole imprese, dal rinnovamento della pubblica amministrazione e l’accelerazione della digitalizzazione.

Non di meno è necessario rivedere la ripartizione delle competenze tra i vari livelli istituzionali e intervenire sulla giustizia civile così da garantire certezza nei rapporti economici e sentenze in tempi congrui. Servono misure efficaci su lavoro e formazione, favorire gli investimenti in ricerca e sviluppo prevedendo benefici fiscali per la collaborazione tra imprese e mondo dell’università e della ricerca.

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