Donazioni ai terremotati: truffa, peculato e abuso d’ufficio, a giudizio il senatore della Lega Pazzaglini


La Lega e il centrodestra hanno sollevato a lungo sospetti sui 34 milioni di euro raccolti con gli sms solidali per il terremoto. Alla fine, però, a finire sotto processo per la presunta sparizione di fondi e donazioni ai terremotati è il senatore leghista ed ex sindaco di Visso

Ricordate il famoso refrain “Che fine hanno fanno i soldi degli sms solidali per il terremoto?” Per mesi è stato ripetuto e rilanciato in continuazione sui social, alcune forze politiche, con la Lega in testa, l’hanno ampiamente utilizzato per la campagna elettorale nel 2018. Addirittura l’ex sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, dal palco di Atreju (la festa di Fratelli d’Italia) aveva denunciato che quei soldi non erano mai arrivati alle popolazioni colpite dal sisma, mentre alcuni siti e blog della Lega ancora nei mesi scorsi rilanciavano l’accusa.

Assolutamente infondata perché in realtà già dall’estate 2017 era ben nota (a chi avesse voglia di informarsi) la suddivisione tra le Regioni coinvolte nel terremoto dei 34 milioni di euro raccolti e anche i progetti finanziati. Ironia della sorte, in una sorta di paradossale e beffardo contrappasso, alla fine un processo per la (presunta) sparizione di fondi e donazioni per i terremotati si svolgerà nelle Marche. Ma ad esserne coinvolto è, guarda il caso, uno dei principali esponenti della Lega e, per giunta, molto attivo proprio nella campagna “bufalara” sui fondi degli sms solidali, il senatore ed ex sindaco di Visso Giuliano Pazzaglini.

Nei giorni scorsi l’esponente del Carroccio è stato rinviato a giudizio dal gup del Tribunale di Macerata, Domenico Potetti, per truffa, peculato e abuso d’ufficio. Insieme a lui è stato rinviato a giudizio, ma solamente per abuso d’ufficio, l’ex presidente della Croce Rossa di Visso Giovanni Casoni (di Fratelli d’Italia). La vicenda risale al post terremoto, quando Pazzaglini era sindaco di Visso, e riguarda una serie di donazioni per i terremotati che, secondo l’accusa, sarebbero state dirottate su due società gestite dal senatore leghista e da Casoni.

L’inchiesta è nata da un accertamento eseguito dalla Guardia di finanza di Camerino su come il Comune aveva speso i soldi delle donazioni ricevuti, da più enti, dai vissani colpiti dal terremoto. Secondo il procuratore capo Giovanni Giorgio, che ha coordinato le indagini, gli illeciti contestati sarebbero avvenuti tra maggio 2017 e maggio 2018. L’accusa è quella di aver fatto confluire parte delle donazioni per i terremotati sui conti di società dello stesso Pazzaglini e di Casoni (Sybil Project e Simil Iniziative).

Sono 7 gli episodi di abuso d’ufficio che la procura contesta all’ex sindaco che, in posizione di conflitto d’interessi, avrebbe sconsigliato agli enti interessati ad effettuare donazioni per i terremotati di versare i soldi direttamente al Comune, perché a suo dire ci sarebbero poi state difficoltà operative ad inserire le somme nel bilancio comunale, suggerendo di versarli alle società suddette. La truffa, sempre secondo l’accusa, è legata ad uno di questi 7 episodi, mentre il peculato è riferito all’episodio dell’8 giugno 2017 in occasione del motoraduno di solidarietà “In moto per ricostruire”.

Un’iniziativa di solidarietà, organizzata da Moto Nardi e dai motoclub Amici di strada e New Riders, nel corso della quale sono stati raccolti fondi per poco più di 10 mila euro in favore dei commercianti. Soldi che sono stati poi consegnati nelle mani del sindaco e di cui poi non vi è più alcuna traccia. Complessivamente, in riferimento ai vari episodi su cui si sono concentrate le indagini, secondo l’accusa mancherebbero all’appello decine e decine di migliaia di euro donati per i terremotati.

La prima udienza del processo è in programma il 25 gennaio 2021. Il senatore della Lega ovviamente professa la sua innocenza e già nello scorso gennaio, dopo la pubblicazione su “Il Fatto Quotidiano” di un dettagliato articolo sull’inchiesta (firmato da Sandra Amurri), aveva annunciato su facebook la presentazione di una querela nei confronti del giornale e della giornalista, polemizzando neppure troppo velatamente anche con la Procura di Macerata.

A quanto pare il Fatto Quotidiano mi degna di nuovo delle sue attenzioni – scriveva allora – lo fa ancora con accuse false però, e per questo presenterò l’ennesima querela. Questa volta lo farò a Roma. In teoria dovrebbe essere uguale ma, visto che alla Procura di Macerata riesce ad accedere a fascicoli in teoria coperti da segreto istruttorio prima di me, voglio fare questo tentativo”.

In quella stessa nota Pazzaglini, come aveva già dichiarato qualche mese prima, confermava anche di non voler spostare “la mia difesa sui social per le accuse per cui ero indagato” ma, al tempo stesso, di fatto si comportava esattamente al contrario, cioè difendendosi proprio sui social, sostenendo che “in questo caso però è inevitabile visto che le insinuazioni di aver venduto pacchi solidali e di aver gonfiato i rimborsi per le missioni non sono mai diventate capi di accusa”. Ora quelle che l’ex sindaco di Visso definiva “insinuazioni” sono diventati veri e propri capi di accusa, al punto da determinare il suo rinvio a giudizio.

Ma, contraddicendosi nuovamente e palesemente, ancora una volta il senatore leghista sposta la sua difesa proprio sui social. E lo fa utilizzando ancora una volta una discutibile pretesto. “Come forse alcuni sapranno – scrive Pazzaglini – sono stato rinviato a giudizio per la gestione di alcune donazioni ricevute dopo il terremoto. Dopo aver subito un processo sommario su giornali, televisione e social mi viene quasi da dire finalmente un giudizio che accerti cosa realmente è successo. Ho sempre detto che non avrei spostato la mia difesa sui social, ma visto quanto si è parlato a sproposito sulla vicenda ritengo necessario fare chiarezza su quanto realmente accaduto”.

Segue un lunghissimo e dettagliato post nel quale il senatore leghista elenca e affronta i vari capi di imputazione, anticipando la propria linea difensiva, scendendo spesso nel dettaglio. Un’interminabile nota a nostro avviso impubblicabili, convinti come siamo che i processi devono svolgersi in tribunale e che le tesi di accusa e difesa devono essere discusse nelle aule giudiziarie e non certo sui social (o su giornali e tv).

Naturalmente, fedeli al principio del garantismo, per quanto ci riguarda Pazzaglini resta assolutamente innocente fino a prova contraria, per essere più precisi eventualmente fino alla pronuncia in terzo grado.

Non possiamo, però, non sottolineare che proprio in considerazione di quanto sta accadendo sarebbe più che mai opportuno che la Lega e lo stesso Pazzaglini (e anche qualche altra forza politica…) facciano un serio esame di coscienza, pensando a come hanno ignobilmente cavalcato e rilanciato un inesistente scandalo (appunto quello sulla presunta scomparsa dei fondi degli sms solidali per i terremotati), finendo poi paradossalmente per essere colpiti e travolti in prima persona da qualcosa di incredibilmente simile ma, almeno per la Procura, decisamente più fondato.

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