L’insana attrazione per la “Madre Russia”


Scandalo ventilatori, una lettera della Duma che ricorda gli aiuti e chiede al governo italiano pressioni per far togliere le sanzioni. Da Mosca arrivano notizie inquietanti, anche sulla pandemia. Eppure in Italia c’è chi continua a decantare le lodi della Russia di Putin

E’ trascorso poco più di un mese ma sembra passato un secolo da quando quella larga fetta dell’opinione pubblica (politici e giornali in testa) innamorata di Putin decantava le lodi alla “Madre Russia”. Che, con un governo così efficiente, aveva neutralizzato il coronavirus, mostrando poi tutto il suo grande cuore aiutando “incondizionatamente” il nostro paese. Una storia quasi fiabesca, nella quale ovviamente erano stati omessi tutti i particolari meno idilliaci, che oggi deve fare i conti con una ben diversa e cruda realtà che può apparire sorprendente solo a qualche ingenuo “boccalone”.

Sono, infatti, di queste ore alcune sconcertanti notizie che mostrano un quadro a dir poco inquietante. Alcune riguardano proprio l’aiuto “incondizionato” all’Italia, mentre altre svelano il vero stato in cui si trova la Russia. Ciò che lascia piuttosto perplessi è che le due notizie che riguardano da vicino il nostro paese sono passate abbastanza sotto silenzio nei nostri media, come se non avessero una particolare rilevanza. La prima riguarda i 150 ventilatori polmonari donati dalla Russia all’Italia che, a quanto pare, in realtà sono pericolosi.

A Mosca hanno provocato 6 morti e due incendi, tanto da costringere le autorità russe a ritirarli. Secondo la versione russa quelli che sono stati inviati in Italia (nel Bergamasco ma, da quando si apprende, non ancora utilizzati) sarebbero stati prodotti prima (a marzo) rispetto a quelli che in patria hanno provocato quei problemi. Ma i dubbi ovviamente restano, al punto che, pur nella frammentarietà delle notizie che giungono, sembra che in Russia si stia pensando seriamente di ritirare e non utilizzare per precauzione anche quelli.

Proprio mentre emergeva questo inquietante particolare è emerso come nei giorni scorsi il presidente della commissione esteri del Senato, Vito Petrocelli (M5S), ha ricevuto una lettera del suo omologo alla Duma, Leonid Slutsky. Che dopo aver più volte sottolineato come la Russia non abbia esitato ad aiutare l’Italia in questo difficile momento, chiede con decisione al governo italiano di fare pressioni su Bruxelles per cancellare le misure economiche contro Mosca. Come a dire che, in realtà, quell’aiuto proprio incondizionato non lo è.

D’altra parte, però, detto che è doveroso ringraziare qualsiasi genere di aiuto, è altrettanto innegabile che la missione russa in Italia, così esaltata dai fans italiani di Putin, in realtà aveva destato da subito più di una perplessità. A partire dal fatto che in sostanza dalla Russia più che aiuti sono arrivati in Italia militari, secondo alcune ricostruzioni con la presenza di esperti di guerra batteriologica e anche di diversi ufficiali dell’intelligence. Come se non bastasse dalla Russia erano arrivate addirittura pesanti minacce nei confronti del giornalista de “La Stampa” Jacopo Iacoboni che, in tre articoli, aveva dato voce a queste perplessità.

In particolare il 2 aprile il portavoce del ministro della difesa russo aveva replicato a quegli articoli con una lettera che si concludeva con un’inaccettabile e neppure troppo velata minaccia. “Per quanto concerne i committenti della campagna mediatica russofoba di La Stampa che ci sono noti – scriveva il generale Igor Konashenkov – consigliamo loro di imparare un’antica saggezza: Qui fodit foveam, incidet in eam (chi scava una fossa al prossimo ci finirà prima)”. Toni e minacce inaccettabili che, pure, non hanno trovato la risposta necessaria da parte del nostro paese.

Dal governo italiano solo una nota congiunta del ministero della difesa e del ministero degli affari esteri dai toni molto soft, nella quale, dopo aver elogiato e ringraziato in ogni modo la Russia per gli aiuti, ci si limitava a biasimare “il tono inopportuno di certe espressioni utilizzate dal portavoce del ministero della difesa russo nei confronti di alcuni articoli della stampa italiana”. Ancor più imbarazzante la posizione di gran parte dell’informazione italiana che, invece di indignarsi per i toni inaccettabili e minacciosi, si è addirittura scagliata contro lo stesso Iacoponi.

Semplicemente ignobile, ad esempio, il comportamento di Travaglio e “Il Fatto Quotidiano”, culminato con un allucinante articolo del professor Angelo D’Orsi che, dopo aver lodato la Russia di Putin come neppure la Pravda ai tempi della dittatura comunista avrebbe saputo fare (“da questo grande Paese erano giunti arei cargo che avevano trasportato camion attrezzati con un centinaio di addetti, tutto personale medico e paramedico altamente qualificato. Un esempio di organizzazione perfetta e di eccezionale generosità”), addirittura si chiedeva come, dopo la nota di Konashenkov, Iacoboni non aveva ancora chiesto scusa!

Se questa è stata la posizione di un giornale solitamente non filo-russo, non è difficile immaginare come si sono comportati quegli organi di informazione e quei giornalisti che definire fans di Putin è addirittura riduttivo. In barba alle inaccettabili minacce e senza minimamente preoccuparsi di quanto stava accadendo in concreto con gli aiuti russi, per giorni abbiamo letto e ascoltato tessere le lodi ad un governo e ad un paese addirittura considerato come un esempio da seguire.

“Quando uno Stato efficace fa la differenza” titolava in quei giorni un lungo editoriale (firmato da Sallusti) pubblicato su “Il Giornale”. Che, come altri giornali di quell’area politica, nei giorni successivi hanno continuato ad esaltare la Russia di Putin, come se quella presunta efficienza rendesse irrilevante tutto il resto, gli evidenti e neppure tanto celati reali interessi negli aiuti al nostro paese, l’arroganza delle minacce a chi aveva osato sollevare dubbi.

Ora, dopo la storia dei ventilatori polmonari, sappiamo che quell’organizzazione non era poi così perfetta come vaneggiato dal professor D’Orsi. E la lettera di Slutky dimostra che non eravamo certo di fronte ad un esempio di “eccezionale generosità” (che della missione russa in Italia non facesse parte solo personale medico e paramedico era noto sin dall’inizio a tutti, “Fatto Quotidiano” a parte). Soprattutto, però, dalle notizie che sempre con una certa difficoltà filtrano dalla Russia sappiamo che l’efficienza del governo Putin nell’affrontare l’emergenza coronavirus è una favola poco credibile.

Anzi i dati ufficiali ci dicono che in Russia i contagiati crescono a dismisura, addirittura con una media di 10 mila nuovi contagi al giorno. E se è vero che, secondo le statistiche, il numero dei decessi resta limitato (siamo oltre i 2 mila), le voci dei medici russi che riescono ancora a comunicare con l’esterno del paese raccontano ben altra storia. “Quelle statistiche sono chiaramente manipolate” accusa Anastasija Vasilieva che guida il sindacato “Alleanza dei medici”.

Che, nonostante i rischi che corre nel rivelare certe informazioni (due medici che avevano contestato la gestione del governo e la manipolazione dei dati sono misteriosamente morti, un terzo si è miracolosamente salvato dopo essere caduto dalla finestra), accusa “c’è l’ordine di non diagnosticare il coronavirus post mortem, le cause dei decessi sono facili da manipolare. Da quanto ci raccontano medici e infermieri i morti provocati dall’epidemia sono almeno 10 volte superiori rispetto a quelli dichiarati ufficialmente”.

Tra loro anche moltissimi medici e operatori sanitari, mandati allo sbaraglio e senza protezioni. Il cardiologo moscovita Aleksej Erlikh ha stilato una lista, chiamata “In memoriam”, con l’elenco dei colleghi caduti. Al momento sono ben 174 (solo medici, a cui vanno aggiunti un centinaio di infermieri). Un numero impressionante, un’ecatombe di medici e personale sanitario che non ha eguali in nessun altro paese. “E’ il solito vecchio vizio che esiste da tanto e tanto tempo. Come ai tempi di Chernobyl le autorità decidono di tacere”.

E chi prova invece a fare chiarezza rischia in prima persona. Come quei tre medici, come decine e decine di giornalisti “misteriosamente” scomparsi da quando c’è Putin al potere. Un dato da tenere bene in mente e da ricordare ogni volta a quanti, nel nostro paese, continuano a nutrire questa insana attrazione verso quel paese…

 

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