Tariffe alle stelle per le cremazioni, autogol di Calderoli e della Lega


Il vicepresidente del Senato, dopo un servizio del Tg1, si scaglia contro il governo e il premier Conte per le tariffe per la cremazione chieste alle famiglie bergamasche. Ma a decidere il costo sono i Comuni e l’unico ad applicare prezzi altissimi è quello di Ferrara governato dalla Lega

Le vie dello sciacallaggio politico sembrano davvero infinite nel nostro Paese. E, purtroppo, a percorrerle è quasi sempre la Lega, nella maggior parte dei casi con il suo leader Matteo Salvini ma anche con altri importanti esponenti. Questa volta a vestire i panni dello sciacallo, per poi rimediare l’ennesima incredibile “figuraccia”, è toccato a Roberto Calderoli, il “genio” che ha partorito il “porcellum”, che si è scagliato con veemenza contro il presidente del Consiglio Conte e il governo per i costi eccessivi che le famiglie delle vittime di Bergamo.

A dare il via a questa ennesima polemica un servizio del Tg1 che ha raccontato la triste vicenda di Cristina che per giorni non è riuscita neppure a sapere dove fosse la salma del padre portata via da Bergamo nei giorni peggiori dell’emergenza coronavirus. Alla fine l’ha scoperto grazie alla fattura che le è stata recapitata con la quale le viene addebitato il costo della cremazione.

Che, come dimostra la fattura mostrata dalla stessa donna davanti alle telecamere, è davvero molto elevato visto che cremazione ed altre incombenze burocratiche si sfiorano gli 800 euro (777,47 euro per la precisione). Una vergogna, non si può definire in altro modo. Che, ovviamente, l’esponente leghista non perde tempo ad attribuire al governo e al premier Conte con un durissimo attacco sui social.

Lo Stato chiede ai bergamaschi il costo della cremazione delle loro vittime? Non c’è limite alla vergogna! – scrive Calderoli su facebook – le famiglie di Bergamo che non hanno potuto salutare e seppellire i propri cari uccisi dal coronavirus nelle tragiche settimane di massimo picco adesso si stanno vedendo recapitare le fatture per la cremazione, fuori regione, delle salme dei propri cari inviate nei cimiteri di Ferrara, Modena, ecc. E a battere cassa non sono dei privati insensibili ma è lo Stato italiano. Ma ci rendiamo conto a quale vergogna siamo arrivati?

Lo Stato chiede soldi alle famiglie che non hanno mai più visto i loro cari e hanno dovuto accettare che venissero portati altrove perché le strutture cimiteriali bergamasche erano al collasso? Ora il governo si attivi subito con un emendamento al decreto liquidità per rimediare a questa vergogna: questi soldi li paga lo Stato che non ha saputo proteggere la vita di queste persone, che non ha voluto mettere la zona rossa in Val Seriana per limitare il diffondersi dei contagi, e non ha saputo controllare questa pandemia nonostante gli avvisi da gennaio di tutte le organizzazioni sanitarie a riguardo. Questo non è uno Stato! E da Roma esigiamo che parta una lettera di scuse destinata ad ognuna di queste famiglie. Si vergogni Conte, si vergognino i suoi ministri”.

Al di là della ripugnante e indecorosa speculazione politica sulla situazione della Lombardia (persino l’assessore Gallura, quello che addirittura rifarebbe tutto, compresa la “folle” delibera sulle Rsa, si è dovuto arrendere all’evidenza e ammettere che la Regione poteva istituire la zona rossa in Val Seriana…), il minimo che si dovrebbe chiedere ad un politico, ancora più se riveste un’importante carica istituzionale (purtroppo Calderoli è vicepresidente del Senato…), è di parlare con cognizione di causa, di informarsi bene prima di sparare a zero contro qualcuno (in questo caso il premier Conte e il governo, cioè i bersagli sbagliati).

Ma l’aspetto più paradossale della vicenda è che in effetti quanto denunciato da quel servizio del Tg1, ripreso poi dal vicepresidente del Senato, è indiscutibile che si tratti a tutti gli effetti di una vergogna. Ma è una vergogna le cui responsabilità sono da ricercare altrove, non certo nel governo. E basta scavare un po’ per scoprire che la vergogna è tutta di matrice leghista. Perché, ed è imbarazzante che un vicepresidente del Senato ed un ex ministro (per giunta della semplificazione…) come Calderoli non lo sappia, la cremazione è gestita direttamente dai Comuni che, oltretutto, stabiliscono autonomamente le tariffe.

Come purtroppo ben sappiamo (le immagini della colonna di automezzi militari che trasporta le bare fuori da Bergamo è una di quelle istantanee che difficilmente potremo dimenticare), l’elevatissimo numero di decessi provocati dal coronavirus di fatto ha messo il Comune di Bergamo “spalle al muro” al punto da costringerlo di chiedere aiuto ad altri comuni del nord per le cremazioni. A tal proposito l’amministrazione comunale bergamasca ha anche pubblicato una nota sul proprio sito per fare chiarezza e assicurare la più completa trasparenza alle famiglie che hanno perso i propri cari.

Migliaia di cittadini della bergamasca – si legge sul sito del Comune di Bergamo – sono passati da qui, molti tra loro sono stati trasferiti per essere cremati in molti centri del Nord Italia: capoluoghi come Novara, Padova, Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Ferrara, Varese, Modena, ma anche piccoli comuni come Gemona, Copparo, Serravalle Scrivia, Trecate, Cinisello Balsamo. Ogni forno crematorio ha applicato tariffe diverse, in alcuni casi fortemente scontate e agevolate, tenendo in considerazione la condizione particolare del nostro territorio. I tre Comuni hanno deciso di pubblicarle, comune per comune, sui propri siti ufficiali, garantendo la maggiore trasparenza possibile alle famiglie delle vittime delle scorse settimane”.

Quindi è del tutto evidente che il governo e tanto meno il premier Conte c’entrino qualcosa, così come è chiarissimo, lo sottolinea la stessa amministrazione comunale di Bergamo, che ci sono stati alcuni Comuni che hanno dimostrato la necessaria sensibilità, applicando tariffe scontate e agevolate, in considerazione del momento drammatico che stava vivendo la comunità bergamasca. Ovviamente tra questi non c’è il Comune che ha fatto pagare quella fattura da quasi 800 euro (nel dettaglio 563,47 euro per la cremazione, 62 euro di valori bollati, 150 euro per “competenze d’ufficio”, 2 euro per un’ulteriore marca da bollo) mostrata nel servizio del Tg1 da quella donna di Bergamo.

E, come si vede in maniera inequivocabile nello stesso servizio del TG1, si tratta del Comune di Ferrara che non si è sentito in dovere di applicare alcuno, sconto, alcuna agevolazione. Come, invece, hanno fatto (come si può verificare sempre sul sito del Comune di Bergamo) molti altri Comuni: Bologna (366 euro), Novara (359 euro), Vicenza (336 euro), Verona (325 euro) e Padova (240 euro). In altre parole il Comune di Ferrara, fregandosene della situazione drammatica che stava vivendo quel territorio, ha praticato una tariffa più che raddoppiata (addirittura più che triplicata se si prende a riferimento Padova) rispetto agli altri Comuni.

E il comune estense è guidato dal sindaco leghista Alan Fabbri, uno dei “pupilli” di Matteo Salvini che, non a caso, soltanto pochi giorni fa lo citava come esempio virtuoso del “modello Lega” nelle amministrazioni locali (per la verità Salvini ha citato come tale anche il governatore della Lombardia Fontana…). Va, per altro sottolineato, che proprio il sindaco Fabbri era finito al centro della cronaca nelle settimane passate proprio in occasione dell’arrivo delle bare provenienti da Bergamo per la cremazione. Il primo cittadino estense, infatti, aveva pubblicato sui social foto e video dello straziante arrivo alla Certosa di Ferrara delle 25 bare, naturalmente con lo stesso sindaco in primo piano.

Una circostanza che aveva sollevato non poche polemiche perché da molti ritenuta assolutamente inopportuna, con la sottolineatura che “gli altri sindaci non hanno fatto lo stesso macabro show”. A prescindere da ogni legittima opinione al riguardo, è chiaro che ora, alla luce dell’indegna tariffa per la cremazione applicata dal Comune di Ferrara, quello “macabro show” appare ancora più inaccettabile. Invece di preoccuparsi di guadagnare qualche click e qualche “mi piace” in più, Fabbri avrebbe dovuto preoccuparsi di non approfittare del dolore e del dramma delle famiglie bergamasche. Tornando a Calderoli, il vicepresidente del Senato, invece, avrebbe fatto molto meglio a tacere.

Ora, però, se ha ancoro un briciolo di dignità e di decenza dovrebbe rivolgere quelle dure accuse al suo compagno di partito che guida la città di Ferrara, chiedendo al contempo scusa al premier Conte per averlo ingiustamente tirato in ballo. Scuse che dovrebbero rivolgere al presidente del Consiglio anche quei siti e quei giornali che, guarda il caso, come al solito non si sono minimamente preoccupati di verificare la fondatezza di quelle accuse rivolte da Calderoli e, anzi, hanno ulteriormente rincarato la dose. Certo così facendo hanno ulteriormente perso credibilità.

Ma, visto che stiamo parlando di organi di informazione che già da tempo hanno una credibilità pari a zero, di certo non è un così grande problema per loro…

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