“Bufale” e false accuse per mascherare l’ecatombe nelle Rsa lombarde


Mentre alcuni giornali sostengono che i dati peggiori, per le morti da coronavirus nelle Rsa, sono dell’Emilia Romagna, il governatore Fontana sostiene che anche la Regione Lazio ha mandato i malati covid nelle Rsa. Ma i dati dell’Iss e gli atti ufficiali dimostrano il contrario

Per la matematica 1.600 è 5 volte superiore a 300. La propaganda politica, però, può far miracoli. Così in Italia può tranquillamente accadere anche che ci sia chi riesce a capovolgere quello che sembra un indiscutibile assioma matematico e fare in modo che 300 diventi addirittura superiore a 1.600, senza neppure essere preso per pazzo. Potere della propaganda, appunto, che in questi giorni sta facendo il massimo sforzo per deformare fatti e numeri indiscutibili che fotografano in maniera inequivocabile il drammatico disastro che è avvenuto in Lombardia e che ha messo “spalle al muro” l’amministrazione regionale lombarda. E che in particolare ora si concentra su quello che, tra i tanti imbarazzanti emersi in queste settimane, è sicuramente l’aspetto per certi versi più eclatante di tutta la vicenda: la vera e propria ecatombe nelle Residenze sanitarie assistite (Rsa) lombarde.

Per cercare quanto meno di attenuare l’impatto devastante dei dati e delle vicende che ruotano intorno alle Rsa lombarde, al centro ora di alcune inchieste della magistratura, ci si muove in due direzioni. Da un lato si cerca di dimostrare che il problema è in qualche modo comune a tutte le regioni e che, addirittura, ci sono situazioni peggiori di quelle della Lombardia. Dall’altro si prova a far credere che certe decisioni che ora sono al centro delle contestazioni contro la Regione Lombardia (la possibilità di trasferire malati Covid -19 a bassa intensità nelle case di riposo) in realtà sono state prese in egual misura da altre Regioni.

In un caso e nell’altro, in realtà, i dati, gli atti e i fatti accaduto sono talmente chiari che sembra impossibile anche solo pensare di mettere in scena una simile improbabile montatura. Invece il governatore lombardo Fontana, che in queste settimane è particolarmente impegnato nel cercare di scaricare ogni responsabilità su altri, e quella parte dell’informazione schierata a prescindere al suo fianco ci sta provando in ogni modo.

Così, nel pieno delle discussioni e delle polemiche sulla situazione delle Rsa lombarde, nei giorni scorsi all’improvviso alcuni di quei quotidiani hanno tirato fuori il presunto scoop sul fatto che ci sono addirittura regioni con numeri peggiori di quella della Lombardia per quanto concerne le morti nelle Rsa. “Morti nelle Rsa per Covid, in Emilia Romagna dati peggiori d’Italia”, “L’ecatombe di anziani in Emilia” hanno titolato a tutta pagina quei quotidiani, chiedendosi tra l’altro per quale motivo la magistratura non indaghi anche in Emilia come sta facendo in Lombardia.

A supporto di questi tesi viene citato il monitoraggio effettuato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sul contagio da Covid-19 nelle Rsa italiane. L’indagine prende in considerazione il periodo che va dal 1 febbraio 2020 al 15 aprile ed è rivolta a 3276 strutture presenti nel territorio italiano. Sottolineato che poi in concreto all’indagine ha partecipato solo il 33% di quelle strutture (con percentuali di risposta che variano da regione a regione), il report evidenzia come nel periodo preso in considerazione in quelle 1.082 strutture si sono verificati 6.773 decessi di cui oltre 5 mila (5.084, per la precisione) riconducibili al Covid-19.

Va detto che, riguardo al coronavirus, il report considera decessi con Covid-19 sia quelli certamente positivi (perché sottoposti a tampone), sia quelli che, pur non avendo la conferma del tampone, avevano tutti i sintomi del coronavirus. Il dato che subito salta agli occhi è che quasi il 50% del numero complessivo dei decessi è avvenuto nelle Rsa lombarde che fanno registrare il maggior numero di morti legati al coronavirus (1.625). Dietro la Lombardia, staccatissima, l’Emilia Romagna con 300 morti riconducibili al coronavirus.

Sarebbe sufficiente questo dato per chiudere ogni discorso, ma ci sono altri numeri da considerare. Il primo è il tasso ufficiale di mortalità da Covid-19 che nelle Rsa lombarde è al 6,7% contro il 4% dell’Emilia Romagna. Il secondo è quello relativo al numero di Rsa che hanno risposto al monitoraggio dell’Iss che in Lombardia è poco più del 33% mentre in Emilia Romagna arriva quasi al 50%. L’ultimo, che poi è quello a cui si appigliano quei giornali per proporre la propria surreale tesi, è quello relativo alla percentuale di morti con coronavirus rispetto al numero complessivo dei decessi, in questo caso leggermente superiore in Emilia (57%) rispetto alla Lombardia (55%). Ma usare il termine “ecatombe” e parlare di dati peggiori in Emilia, di fronte ai 1625 decessi nelle Rsa della Lombardia, è semplicemente ridicolo.

Così come ridicolo e patetico è il tentativo del governatore Fontana di sostenere che anche altre regioni hanno adottato delibere simili a quella finita sotto accusa della Regione Lombardia. Parliamo dell’ormai famosa delibera XI/2906 dell’8 marzo 2020, definita dal presidente di Uneba (l’associazione delle case di riposo lombarde) Degani “la delibera che ha portato il coronavirus nelle Rsa”, che ha stabilito la possibilità di trasferire i malati Covid-19 a bassa intensità nelle case di riposo. “Una delibera simile a quella della Lombardia era stata presa dal Lazio. Ma al governatore del Lazio non è stata fatta alcun tipo di contestazione” ha dichiarato nel corso di un intervento a Radio Padania il governatore lombardo Fontana. Che, poi, ha parlato di “attacco nei miei confronti perché rappresentante di una certa politica”.

Quasi superfluo sottolineare che immediatamente, ovviamente senza minimamente preoccuparsi di verificare la fondatezza delle affermazioni di Fontana, i “soliti” giornali (“Libero”, “Il Giornale”) hanno rilanciato l’accusa, chiamando in causa il governatore laziale Zingaretti. La realtà, ancora una volta, è completamente differente. Anzi, in questo caso si può davvero dire che completamente opposta. Perché innanzitutto la Regione Lazio non ha fatto alcuna delibera in proposito ma un semplice avviso. Che, per altro, aveva l’obiettivo di individuare Rsa disponibili a diventare centri Covid, ossia luoghi che avrebbero ospitato esclusivamente pazienti contagiati che non necessitavano di ricovero ospedaliero.

Quindi nessuna promiscuità tra anziani ricoverati e pazienti positivi ma esattamente l’opposto di quello che è stato fatto in Lombardia, cioè dividere gli uni dagli altri creando strutture esclusivamente dedicate al Covid. Per altro qualcuno dovrebbe spiegare al sempre più confuso governatore lombardo che, anche se fosse stato vero che nel Lazio era stata approvata una delibera simili a quella lombarda, nulla sarebbe cambiato.

Perché mai come in questo caso, con migliaia di morti nelle Rsa, di certo “mal comune” sicuramente non avrebbe fatto “mezzo gaudio”…

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