Derby Ascoli – San Benedetto, neppure il coronavirus ferma il campanilismo


Prima le parole del sindaco sambenedettese Piunti, poi l’omaggio delle forze dell’ordine al personale sanitario del Mazzoni fanno riemergere il mai sopito campanilismo, tra inviti a non mettere più piede a San Benedetto e la richiesta di cambiare il capoluogo di provincia

Di tutto si sentiva il bisogno in questo difficile e drammatico periodo di emergenza meno che di una imbarazzante recrudescenza del campanilismo tra Ascoli e San Benedetto. Che già normalmente sarebbe opportuno che rimanesse circoscritto strettamente in ambito calcistico ma che, invece, troppo spesso si riscontra in altri campi, con tutte le conseguenze deleterie che tutto ciò ha comportato e continua a comportare. Buon senso vorrebbe che, almeno in questa fase, fosse messo da parte. Invece nelle ultime ore è prepotentemente riemerso in seguito a dichiarazioni ed eventi certamente discutibili ma che hanno prodotto delle reazioni assolutamente fuori luogo e maldestramente esagerate.

Parliamo, per chi non l’avesse capito, delle improvvide dichiarazioni del sindaco di San Benedetto Piunti e dell’omaggio delle forze dell’ordine al personale sanitario dell’ospedale Mazzoni di Ascoli. Come anticipato in entrambi i casi le reazioni di una larga parte dell’opinione pubblica, ma anche di esponenti politici e parte della stampa locale, per certi versi sono state ancor più fuori luogo e più inopportune, contribuendo ad inasprire uno scontro tra le due principali cittadine della provincia che non ha ragione di esistere, ancor più in un momento come questo. E’ bene sottolineare che in entrambi i casi non sarebbero state fuori luogo e inopportune, anzi al contrario sarebbero state necessarie, alcune sottolineature critiche.

Ma approfittarne per far riemergere e ridare fiato alla solita guerra tra Ascoli e San Benedetto è semplicemente nauseante. Partiamo dalle dichiarazioni del sindaco di San Benedetto Piunti che, in vista del fine settimana di Pasqua, ha voluto a suo modo lanciare un appello, in particolare agli ascolani che hanno la seconda casa in Riviera.

Non venite a San Benedetto per Pasqua, rimanete nella vostra città” ha dichiarato il primo cittadino sambenedettese che poi, per rafforzare il concetto, ha fatto ricorso alla storica rivalità calcistica: “quella divisione che è sempre stata il nostro tallone d’Achille ora deve essere la nostra forza”. Come direbbero i napoletani, Piunti ha voluto fare un po’ di “ammuina”, non proprio necessaria in un momento come questo, spettacolarizzando affermazioni ovvie e scontate, per certi versi del tutto inutili.

Non c’era, infatti, bisogno di lanciare alcun appello agli ascolani per il semplice ma non trascurabile motivo che le misure restrittive adottate dal governo sono state prorogate per ora fino al 13 aprile, quindi non si può uscire di casa se non per comprovate ed urgenti necessità (ed ovviamente recarsi a fare un giro o andare nella seconda casa a San Benedetto non rientra certo tra questi casi). Per altro il divieto di recarsi nelle proprie seconde case è stato espressamente sottolineato e ribadito nei vari decreti del governo (e su questo aspetto si era sbizzarrito con insolita ironia l’ex sindaco di Ascoli Celani).

Per questo, più che fare inutili proclami, Piunti dovrebbe piuttosto preoccuparsi di garantire che in quei giorni vengano intensificati i controlli ai vari ingressi della città (e non solo). Ma se l’esternazione del sindaco sambenedettese è apparsa assolutamente inutile e inopportuna, nulla può giustificare le reazioni isteriche giunte immediatamente dal capoluogo piceno, non solo di tantissimi ascolani ma anche di una parte della stampa locale.

Sorvolando per decenza sull’indecorosa e inaccettabile “sequela” di insulti rivolti a Piunti, è ripartita la solita triste litania di accuse e recriminazioni nei confronti di San Benedetto e dei sambenedettesi, tra i soliti stucchevoli e ridicoli inviti a non metterci più piede neppure dopo il termine dell’emergenza e tutto lo squallido repertorio di amenità utilizzato solitamente in queste circostanze. Che puntualmente si è riproposto, a parti invertite, nelle ore scorse dopo l’omaggio che, lunedì mattina, i rappresentanti delle forze dell’ordine hanno reso al personale sanitario all’ingresso dell’ospedale Mazzoni.

Nulla di particolare e di nuovo, in teoria, perché iniziative simili si sono svolte in diverse zone del nostro paese per rendere onore (più che giustamente, aggiungiamo) a coloro che sono in prima linea, che si sacrificano in turni lavorativi massacranti e che mettono a rischio la propria vita. Qualcosa di simile è accaduto, ad esempio, domenica 5 aprile a Pesaro e ad Urbino, con una brevissima cerimonia di ringraziamento che ha accomunato tutto il personale sanitario della provincia, compreso quello di altre strutture del pesarese.

Va detto che quelle manifestazioni in realtà sono state molto più sobrie e più rapide e, soprattutto, molto meno affollate di quella andata in scena in un affollatissimo ingresso dell’ospedale Mazzoni, con decine e decine di persone (tra rappresentanti delle forze dell’ordine, infermieri, medici, amministrativi) uno vicino all’altro a pochi centimetri di distanza. In pratica esattamente l’opposto di tutte quelle raccomandazioni sul distanziamento sociale che (giustamente) vengono continuamente ripetute e ricordate ai cittadini.

E’ giusto sottolineare in maniera assolutamente critica questo aspetto (anche perché si possono spendere migliaia e migliaia di parole ma se poi nei fatti si dà esattamente l’esempio contrario…), così come sarebbe stato giusto sottolineare l’assoluta mancanza di sensibilità e di tatto da parte del direttore dell’Area Vasta 5 Milani e del sindaco di Ascoli Fioravanti che, nel loro intervento, si sono limitati a sottolineare l’impegno e il sacrificio del personale sanitario del Mazzoni (che, per altro, è giusto ricordare è ospedale no covid), senza ricordarsi minimamente di citare il personale dell’ospedale di San Benedetto che è stato scelto come “Covid Hospital” per la provincia di Ascoli.

Sarebbe stata giusta e comprensibile (e assolutamente condivisibile) una reazione stizzita dalla Riviera per l’evidente mancanza di sensibilità (e soprattutto di rispetto) nei confronti del personale sanitario che opera a San Benedetto. Invece, purtroppo, ancora una volta ci è toccato ad assistere al trionfo del più becero campanilismo, con addirittura qualcuno (in particolare qualche giornalista della riviera) che non ha perso l’occasione per rivendicare per San Benedetto il ruolo di capoluogo di provincia al posto di Ascoli.

In effetti, in un momento come quello che stiamo vivendo, cosa c’è di più importante e fondamentale dell’ubicazione del capoluogo di provincia? Pazzesco, evidentemente la quarantena inizia pesantemente a fare sentire i suoi effetti… Tornando alla protesta, tra i più determinati il consigliere regionale Urbinati che si è dichiarato infuriato ( “la mia città non ha gradito e neanche io”), aggiungendo poi che “probabilmente chi ha deciso di celebrare questa manifestazione di ringraziamento a tutti gli operatori davanti al Mazzoni non conosce il nostro territorio e le questioni sanitarie degli ultimi anni. Il Madonna del Soccorso è la struttura che è stata prescelta per ospitare i contagiati da coronavirus ed ha indubbiamente fatto il sacrificio più grande di tutti”.

Toni simili, se non più agguerriti, in tutti gli altri commenti, con la solita odiosa contrapposizione tra Ascoli e San Benedetto questa volta spostata sul campo sanitario, con l’unanime sottolineatura che l’omaggio lo meritava il personale sanitario dell’ospedale di San Benedetto per quello che sta facendo. Indiscutibile, ma che tristezza dover addirittura discutere e litigare tra fazioni per qualcosa che, invece, dovrebbe unire e accomunare.

Non dovrebbe esserci neppure la necessità di evidenziare che davvero medici e infermieri del Madonna del Soccorso meritano il massimo apprezzamento e la massima gratitudine per quello che stanno facendo e che il direttore Milani e il sindaco Fioravanti avrebbero fatto bene a ricordarlo. Ma è così difficile comprendere che una cosa non esclude l’altra, che quanto avviene all’ospedale di San Benedetto è inevitabilmente collegato a quello che succede nel nosocomio ascolano, diventato punto di riferimento per tutti i pazienti no covid del territorio?

Nella serata di lunedì, poi, è intervenuto lo stesso Milani che, annunciando per mercoledì prossimo un’iniziativa simile nel nosocomio sambenedettese, ha (forse) chiuso le polemiche. Resta, però il senso di smarrimento e di desolazione, con la contestuale consapevolezza che, se neppure in situazioni di emergenza si riesce ad andare oltre il campanilismo, il futuro del nostro territorio è davvero molto grigio…

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