Attenti a quei due


Nei primi giorni dell’emergenza ci hanno provato, si sono sforzati a dimostrare un minimo di senso di responsabilità. Alla fine, però, la vera natura e il modo di intendere la politica di Salvini e Meloni sono venuti fuori, così come la loro più assoluta impreparazione

Qualcuno li ha definiti “sciacalli” per il loro imbarazzante e indegno comportamento degli ultimi giorni. Però, pur condividendo quel duro giudizio, umanamente comprendiamo il profondo stato di disagio in cui sono caduti Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Abituati come sono a speculare politicamente su tutto, dopo aver costruito il loro consenso cavalcando e alimentando con messaggi mirati i sentimenti più beceri che si diffondono in rete e nei social, all’improvviso si sono trovati praticamente ingabbiati in questa drammatica emergenza che ha radicalmente cambiato ogni scenario.

Senso di responsabilità a tempo

Gli va dato atto che per un po’ ci hanno provato, si sono sforzati a dimostrare un senso di responsabilità che non gli è proprio, hanno disperatamente tentato di darsi una statura politica che non possono neppure sognare. Alla fine, però, la loro vera natura inevitabilmente è venuta fuori, mostrando in maniera imbarazzante il lato peggiore e il più perfido di un certo modo di intendere la politica, unito alla più assoluta e alla più totale impreparazione.

Così è ripartita la solita sarabanda fatta di clamorose “bufale” o, nella migliore delle ipotesi, di mistificazione della realtà. E, ovviamente, di durissime accuse rivolte al governo e al premier Conte perchè, nell’ordine: sapevano tutto dal 31 gennaio ma hanno tenuto a lungo all’oscuro i cittadini,  non hanno voluto dar retta alle loro richieste pagandone le conseguenze, ora per rimediare adottano norme incostituzionali, hanno chiuso il Parlamento per esautorarlo del suo ruolo, hanno approfittato dell’emergenza coronavirus per svuotare le carceri, non hanno sospeso le rette né della scuola pubblica né di quella privata.

Nostalgia della Prima Repubblica

Non poteva naturalmente mancare anche la condivisione, con tanto di richiesta di mobilitazione al governo, di una delle tante “bufale” che circolano in rete. E pensare che all’inizio di questa drammatica emergenza qualcuno si era illuso che, almeno in questa circostanza, politici e partiti avrebbero saputo fare fronte comune.

Come era accaduto nella tanto bistrattata (a ragione) Prima Repubblica quando il futuro del paese era messo a rischio dal terrorismo e tutte le forze politiche fecero squadra per evitare il peggio. Ora l’insidia che grava sulle nostre teste è di altro tipo, ma non per questo meno subdola e pericolosa e sarebbe servita (servirebbe) una risposta simile. Quella, però, era un’altra Italia, c’erano politici di ben altro lignaggio, certamente era anche un mondo diverso non “drogato” dalla rete ma, è giusto ammetterlo, c’era anche un’informazione di ben altro livello.

Oggi, invece, abbiamo addirittura qualche eminente giornalista e qualche quotidiano che invitano Salvini a speculare sull’emergenza coronavirus, a cavalcare “le paure della gente come sai fare tu, reagisci come al cospetto di una nave piena di africani e clandestini”. Come se davvero il leader del Carroccio e la sua alleata Meloni avessero davvero bisogno di essere incentivati a fare quello che sanno fare meglio…

Solo che questa volta la situazione è decisamente differente e, complice anche la sconcertante impreparazione e ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza degli argomenti di cui parlano) dei due, il continuo tentativo di speculare rischia di ripercuoterglisi contro.

Lasciate che i turisti vengano in Italia…

Come è già accaduto quando entrambi hanno cercato di accusare il governo di aver ritardato a prendere misure che loro da tempo richiedevano. In realtà che la pericolosità del coronavirus inizialmente sia stata sottovalutata è un dato di fatto. Ma lo hanno fatto quasi tutti, a partire dagli stessi espressi, dal direttore dello Spallanzani Ippolito (che aveva parlato di rischio basso per la Ue) a quello delle Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Galli, che lo ha anche ammesso. E, dopo di loro, anche la maggior parte dei politici, sia del governo che dell’opposizione.

Compreso Salvini, che il 27 febbraio (dopo i primi provvedimenti restrittivi per Lombardia e Veneto) chiedeva al governo e a Mattarella di riaprire tutto, e la Meloni che non solo il 29 febbraio invitava i turisti a venire in Italia (perché sosteneva che la situazione era assolutamente tranquilla), ma alcuni giorni dopo sosteneva addirittura che si poteva tranquillamente tornare a votare a maggio. Certo è innegabile che, in quegli stessi giorni, Zingaretti e Sala, per rassicurare sul fatto che non ci fossero rischi, si mostravano sorridenti in affollatissimi aperitivi. Però il sindaco di Milano ha chiesto scusa per l’errore commesso, mentre Salvini ha rimosso il video in cui chiedeva di riaprire tutto, provando poi con la Meloni a far credere l’esatto contrario.

L’emergenza nascosta… su giornali e Gazzetta Ufficiale!

Non paghi nelle ultime ore i due hanno provato a rilanciare una delle più clamorose “idiozie” che circolano nelle ultime ore in rete, quella secondo cui il governo sapeva tutto dal 31 gennaio ma l’avrebbe tenuto nascosto, non facendo nulla, fino a quando la situazione non è precipitata. La dimostrazione sarebbe una fantomatica delibera del governo non resa nota, ed ora scoperta da qualche bravo investigatore (Salvini cita un penalista bolognese), che il 31 gennaio dichiarava lo stato di emergenza addirittura per 6 mesi.

Un giallo dai contorni più ridicoli che paradossali, visto che quell’atto del governo era talmente ben nascosto da essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 1 febbraio e, soprattutto, tutti i principali giornali italiani il giorno successivo ne davano ampiamente notizia. Detto che, per altro, quello del governo era un atto dovuto, inevitabile dopo la dichiarazione dell’Oms del 30 gennaio, adottato praticamente da tutte le nazioni, ovviamente ci può stare che chi pubblica certe amenità in rete non sia così informato. Ma che nessuno dei due leader dell’opposizione conoscano la prassi in queste circostanze e, soprattutto, non leggono neppure gli atti ufficiali pubblicati in Gazzetta (e a quanto pare neppure i giornali) è abbastanza sconfortante.

Il fascino irresistibile delle “bufale”

Per non farsi mancare nulla, poi, Salvini e Meloni nelle ultime ore si sono subito gettati sull’ennesima bufala del web, quella secondo cui un video di “Leonardo” dimostrerebbe che il virus è stato creato dalla Cina in laboratorio, con il leader della Lega che addirittura ha chiesto al governo e al ministro Di Maio di muoversi subito per fare luce su quanto accaduto. Superfluo sottolineare che sarebbe stato sufficiente un piccolissimo sforzo per verificare immediatamente l’assoluta infondatezza di quella surreale tesi (per altro da diverse settimane tutti gli scienziati hanno confermato che, purtroppo, il virus è di origine naturale). Da segnalare che, tra le prime a rilanciare la richiesta di chiarimenti anche la parlamentare ascolana Giorgia Latini che deve avere un fiuto particolare per le figuracce.

D’altra parte, però, il duo Salvini-Meloni non si limita certo solamente a rilanciare le “bufale” del web, loro stessi sono molto attivi nella produzione di improbabili fake news. Sorvolando per decenza sulla richiesta a gran voce (anche in questo caso di entrambi) di riaprire un Parlamento che in realtà non è mai stato chiuso (ma è comprensibile che chi ha una percentuale di assenze del 70 o, addirittura, del 90% possa non saperlo…) e per pietà sulla storiella che certe limitazioni previste dai vari decreti del premier sarebbero incostituzionali (se non leggono la Gazzetta Ufficiale figuriamoci se possono conoscere l’art. 16 della Costituzione), dopo l’approvazione del decreto “cura Italia” ecco spuntare l’accusa di voler svuotare le carceri, con Salvini e la Lega per giorni hanno parlato del rischio di rimettere in libertà 6 mila detenuti.

“Svuotacarceri” e l’insostenibile peso delle rette della scuola pubblica

Anche in questo caso sarebbe stato sufficiente leggere attentamente (e ovviamente capire) l’art. 123 del decreto per comprendere come la realtà fosse del tutto differente. La cosa più ridicola, però, è che quell’articolo del decreto poggia le sue basi sulle legge n. 199 del novembre 2010, approvata quando al governo c’era anche Giorgia Meloni, poi modificata con un decreto legge nel dicembre 2011 (governo Monti), con il voto favorevole della stessa leader di Fratelli d’Italia. Che allora ha promosso una legge che, ci sono i dati ufficiali, ha mandato a casa circa 5 mila detenuti, mentre oggi protesta contro una norma che  si ispira proprio a quella legge e che eventualmente manderà a casa un numero decisamente inferiore di detenuti.

D’altra parte, però, che la leader di Fratelli d’Italia abbia completamente perso la bussola è dimostrato dall’incredibile richiesta avanzata nei giorni scorsi: la sospensione del pagamento delle rette per le scuole pubbliche e private. “Probabilmente è giusto così – ha dichiarato la Meloni riferendosi alla possibilità (praticamente una certezza) che la chiusura delle scuole verrà prorogata oltre il 3 aprile – però credo che a questo punto lo Stato debba dare un segnale chiaro alle famiglie, non si possono continuare a pagare le rette di scuole che rimangono chiuse. Lo Stato dica che le famiglie non devono pagare le rette delle scuole pubbliche e private per le settimane in cui le scuole resteranno chiuse”.

Sarebbe necessario che qualcuno la avvisi che, in realtà, per la scuola pubblica non bisogna pagare alcuna retta. Perchè lo prevede la Costituzione, non a causa dell’emergenza coronavirus…

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