Abusi edilizi in via delle Begonie, una perizia mette il Comune “spalle al muro”


Nel corso del procedimento penale il Comune ha sostenuto che l’istanza di sanatoria, presentata 16 anni fa, era procedibile e stava andando avanti. Ora la perizia conferma che “la richiesta in sanatoria assunta la Protocollo dell’Ente in data 17/12/2004 è improcedibile

L’incredibile vicenda dei presunti abusi edilizi in via delle Begonie (Monticelli), che si trascina da ormai 16 anni, potrebbe essere arrivata ad una svolta. Nell’ambito del procedimento penale n. 1954/11 RGNR Mod. 21 348/15 è stata acquisita agli atti la perizia del Consulente tecnico d’ufficio geom. Gabriele Di Natale, incaricato dal pubblico ministero, che non lascia spazio a dubbi ed interpretazioni. Ci siamo occupati più volte di questa incredibile storia (in fondo all’articolo i link di tutti i precedenti articoli) che è l’emblema di come funzionano, anzi, forse sarebbe meglio dire non funzionano, le cose in questo sempre più derelitto paese.

Una vicenda che si trascina da 20 anni, da quando una nota azienda edile locale (Tamarix), sulla base della concessione edilizia 62/96 del Comune, ha realizzato quattro schiere di villette in via delle Begonie. Che, secondo la concessione edilizia stessa, dovevano essere 28 e invece, per magia, al termine dei lavori sono diventate 40. In qualsiasi altro paese civile un simile evidente e chiaro abuso sarebbe stato ampiamente sufficiente per bloccare tutto.

Invece in quel meraviglioso posto che è Ascoli Piceno, quell’abuso addirittura non sarebbe mai neppure venuto a galla (nell’ottobre 2003 il direttore dei lavori aveva attestato la conformità dell’opera ai progetti approvati…) se nel novembre 2003 una coppia di sposi, Claudio e Alfredina, non avesse acquistato una delle villette della schiera C (che da concessione edilizia doveva comprendere 11 villette ma, in realtà, ne aveva ben 16).

Naturalmente all’atto dell’acquisto i due coniugi vengono rassicurati che è tutto in regola, che è stata già presentata domanda al Comune per il rilascio del certificato di abitabilità, con la garanzia che nell’immobile non erano state eseguite opere o varianti soggette ad autorizzazioni o concessioni in sanatoria. La realtà, però, è completamente differente perché già mesi prima la Tamarix aveva presentato al Comune istanza di variante a sanatoria per le schiere C e D, che però non era stata neppure avviata, con la stessa azienda edile che nell’ottobre 2004 aveva presentato richiesta di sospensione dell’istanza.

Due mesi dopo, esattamente il 17 dicembre 2004, la Tamarix chiedeva condono edilizio sulla base della legge regionale delle March n.23/2004 che, però, fissava al 10 dicembre 2004 il termine ultimo per presentare istanza di condono. In un paese civile il discorso si sarebbe chiuso lì, con tutte le conseguenze che ciò avrebbe comportato (la demolizione delle villette frutto dell’abuso).

In quello straordinario posto che è il capoluogo piceno, invece, il tempo praticamente si è fermato e dopo 16 anni siamo ancora alla fase istruttoria di un condono presentato fuori tempo massimo! Nel frattempo, però, Claudio e Alfredina, dopo aver inutilmente atteso per anni il certificato di agibilità/abitabilità, hanno iniziato a scavare e ad effettuare ricerche, scoprendo la sconcertante situazione. Cioè che non era stata mai presentata alcuna richiesta di agibilità, né la dichiarazione di conformità degli impianti elettrico e del gas, così come non erano stati depositati presso il Genio civile i calcoli strutturali, il collaudo statico della struttura e la conformità normativa in materia sismica (oltre alle 12 villette in più).

Dopo varie ulteriori peripezie e dopo aver inutilmente cercato un accordo, ai due coniugi non resta che adire le vie legali, con tanto di denuncia penale e civile. Quest’ultima è già arrivata alla sentenza di primo grado, con la Tamarix condannata alla restituzione del prezzo pagato dalla coppia per l’acquisto della casa (248 mila euro, al risarcimento dei danni per quasi 70 mila euro e al pagamento delle spese processuali. Nella sentenza il giudice parla di “gravi abusi edilizi”, mentre la sentenza di appello è attesa a primavera.

Molto più a rilento procede la vertenza penale, che vede sul banco degli imputati i due soci della Tamarix e il direttore dei lavori con l’accusa di gravi abusi edilizi. Nell’udienza del 5 giugno 2019 il dirigente del settore edilizia del Comune ha incredibilmente parlato di “istruttoria in corso” per la richiesta di condono presentata 16 anni fa, facendo balenare che alla fine il condono potrebbe essere concesso. Con tutte le conseguenze, anche penali, che una simile eventualità rischierebbe di provocare anche e soprattutto a chi materialmente firmerebbe quel via libera.

Nell’udienza dello scorso 4 febbraio, nella quale è stato ascoltato come parte offesa uno dei due coniugi, è arrivato però il clamoroso e già citato colpo di scena. La già citata perizia del Consulente tecnico d’ufficio che, per altro, conferma in pieno le conclusioni della perizia di parte. A partire dal fatto, fondamentale in tutta questa vicenda, che “la richiesta in sanatoria assunta la Protocollo dell’Ente in data 17/12/2004 è improcedibile”.

Per altro sulla data di presentazione della richiesta si è a lungo discusso perché agli atti sono state presentate due differenti domande, una datata 10/12/2004 senza numero di protocollo e l’altra del 17/12/2004 con il numero di protocollo. “E’ alquanto chiaro – si legge nella perizia – che l’apposizione del timbro recante la data del 10/12/2004 sia stato apposto per far si che la sanatoria potesse avere effetti giuridici nel rispetto del termine perentorio di scadenza stabilito dalla legge, tralasciando il fatto che l’effettiva data di riferimento è quella riportata nel timbro apposto dal protocollo con il numero progressivo”.

Quindi la data di riferimento è il 17 12/2004 per la richiesta di sanatoria, ben 7 giorni dopo la scadenza prevista dalla legge 269/2003. Che, appunto, all’art. 32 comma 32 stabiliva che le domande dovevano tassativamente essere presentate, pena decadenza, tra l’11 novembre e il 10 dicembre. Per questo la richiesta in sanatoria è improcedibile. Invece nel procedimento penale il Comune ha sempre sostenuto che la sanatoria era procedibile e che stava andando avanti (decisamente a rilento, per altro, visto che sono trascorsi quasi 16 anni…). Però dopo aver acquisito quella perizia (completata nel luglio 2019), guarda il caso ha deciso di sospendere il procedimento…

Come detto sarebbe già ampiamente sufficiente la richiesta fuori tempo massimo per chiudere ogni discorso ma va sottolineato che la perizia d’ufficio aggiunge altri importanti elementi. Nelle conclusioni si legge, infatti, che “il complesso immobiliare schiera A-B-C-D è stato realizzato in difformità della concessione edilizia”, che “le varianti proposte con Dia per i fabbricati A-B non potevano essere assunte in quanto in contrasto con l’art. 2 comma 60 della legge 662/96” e, soprattutto, che “ad oggi l’intero complesso immobiliare risulta privo del certificato di agibilità”.

Ancora, le conclusioni della perizia in particolare sembrano inchiodare alle proprie responsabilità il direttore dei lavori che “nella richiesta di agibilità si è reso protagonista di una dichiarazione non veritiera”. “I fabbricati sono realizzati in conformità ai progetti approvati” ha infatti dichiarato mentre la perizia conferma che, in realtà, sono in “difformità al titolo concessorio”. In attesa della prossima udienza penale, vedremo se le novità (che, per altro, non sono altro che la conferma di quanto è noto e chiaro già da anni) emerse spingeranno finalmente il Comune a chiudere questa incredibile vicenda.

Certo la situazione resta intricata perché le conseguenze della mancata sanatoria (inevitabile, vista la situazione) sarebbero molto dolorose. In ogni caso, però, è inaccettabile che dopo tutti questi anni questa incredibile vicenda non sia ancora definita. “Ai sensi dell’articolo 8 della legge 241/1990 – scriveva in una del 26/4/2005 il responsabile comunale del procedimento – la domanda di sanatoria dovrà essere definita entro 3 anni dalla presentazione”. Ne sono trascorsi 16, troppi per non provare almeno un forte senso di vergogna…

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