Ascoli si candida a diventare capitale dell’intolleranza


Dopo lo “scivolone” di Acquasanta Fioravanti aveva ribadito la sua distanza da ogni nostalgia antidemocratica, sottolineando di aver “convintamente giurato sulla Costituzione”. Ora, però, promuove un libro che va palesemente contro i principi della Costituzione stessa

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Dopo la surreale vicenda della cena “nostalgica” di Acquasanta, il sindaco Fioravanti (al di là delle tante, troppe, versioni differenti fornite sull’accaduto) si è molto impegnato per “rifarsi una certa verginità”, professando il suo profondo credo democratico, lontano da ogni forma di nostalgie e di spinte antidemocratiche e discriminatorie. “Voglio cogliere l’occasione per evidenziare la distanza che separa il centrodestra che guida l’amministrazione di Ascoli e che aspira a governare il Paese da queste nostalgie antidemocratiche – dichiarava allora il sindaco – Continuerò a partecipare alle commemorazioni dei caduti di tutte le guerre; continueremo ad impegnarci nel denunciare e combattere tutte le nostalgie antidemocratiche. Come rappresentante delle istituzioni ho convintamente giurato sulla Costituzione”.

Belle parole, bei proclami che, però, andrebbero poi confermati con i fatti concreti. Ma ogni volta che il sindaco nel ha avuto l’occasione, puntualmente si comportato diversamente, se non addirittura esattamente all’opposto. La conferma più evidente e clamorosa arriva proprio in queste ore, con la dimostrazione che sicuramente Fioravanti ha giurato sulla Costituzione ma, altrettanto certamente, non lo conosce e probabilmente non l’ha neppure letta.

Perché altrimenti non potrebbe in alcun modo tollerare che in uno dei più importanti palazzi comunali (Palazzo dei Capitani) venga dato spazio alla presentazione di un libro che, nei suoi contenuti, va palesemente contro i principi della nostra Costituzione.

Per chi non l’avesse capito stiamo parlando della presentazione del libro di Magdi Allam “Stop Islam”, con il contestuale incontro con l’autore, in programma sabato 14 dicembre nella Sala Savi di Palazzo dei Capitani. E il sindaco Fioravanti non solo ha autorizzato l’utilizzo di una struttura comunale ma parteciperà ed interverrà all’appuntamento, portando addirittura i saluti dell’amministrazione comunale insieme al vicesindaco Silvestri (un altro capitato alla famosa cena di Acquasanta “per caso” o “a sua insaputa”…).

D’altra parte si tratta di un’iniziativa promossa ed organizzata dal suo partito, Fratelli d’Italia, che per altro vedrà la presenza e gli interventi di tutti i vertici locali e regionali: dal portavoce regionale Carlo Ciccioli, al responsabile nazionale enti locali Guido Castelli, dal consigliere regionale Elena Leonardi al coordinatore comunale Francesca Pantaloni. Probabilmente neppure loro hanno letto attentamente o conoscono così bene la nostra Costituzione. Perché in caso contrario si guarderebbero bene dal promuovere un libro che, oltre ad essere un evidente e imbarazzante inno all’intolleranza, va palesemente contro alcuni dei principi fondamentali della stessa Costituzione.

Lo spiega, senza giri di parole, lo stesso Mgdi Allam. Che, nel presentare il suo libro sui social e sul proprio sito internet, scrive testualmente: “I musulmani come persone vanno rispettati. Ma l’islam come religione è incompatibile con le leggi laiche, le regole della civile convivenza, i valori della sacralità della vita, pari dignità tra le persone, libertà di scelta. Per salvaguardare la nostra civiltà, prevedendo guerre di religione o istigate dal razzismo, per il bene dei musulmani che scelgono di vivere con noi, dobbiamo rimettere fuori legge l’islam nel nostro Stato di diritto come ha fatto l’Europa per 1400 anni”.

Sorvoliamo sulla palese contraddizione che c’è tra chi invoca la libertà di scelta e poi chiede di mettere fuorilegge un credo religioso, sorvoliamo sul paradosso del parlare di razzismo da parte di chi è mosso da una violenta forma di intolleranza. Il punto fondamentale di tutto è che le “farneticazioni” di Magdi Allam sono in palese contrasto con i principi della nostra Costituzione, che promuove e tutela la libertà di religione, inequivocabilmente sanciti dagli art. 19 e 20.

Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume” recita l’art. 19. “Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività” aggiunge l’art. 20 della Costituzione.

Non possono esserci dubbi sul significato di quei 2 articoli, così come non ce sono con il fatto che la posizione del sindaco non è accettabile. Se ha giurato sulla Costituzione, se davvero crede nei valori che la Costituzione promuove per coerenza non può in alcun modo accettare né tanto meno promuovere simili iniziative. La realtà è che, in perfetta continuità con chi l’ha preceduto alla guida del Comune di Ascoli, un conto sono i proclami, un conto è poi la realtà. Lo si era già visto per la vicenda della cittadinanza onoraria a Liliana Segre.

A parole il sindaco ha espresso il suo pieno appoggio ad un’iniziativa promossa praticamente da quasi tutti i gruppi consiliari. E nei giorni scorsi ha avuto l’opportunità di dimostrarlo concretamente, visto che a Milano si è svolta la marcia dei sindaci in difesa di Liliana Segre. Alla quale hanno partecipato 600 sindaci e i rappresentanti di centinaia di enti locali di tutta Italia, indistintamente di centrosinistra e di centrodestra. C’erano anche molti sindaci del nostro territorio e della nostra provincia. Non, però, il sindaco o qualche altro rappresentante istituzionale del Comune di Ascoli.

Dopo cene che hanno messo in imbarazzo tutta la città – commenta con amara ironia il consigliere comunale Francesco Ameli – sarebbe stato bello vedere l’amministrazione di Ascoli a Milano insieme a Liliana Segre e a centinaia di altri sindaci italiani. 600 sindaci, con la fascia tricolore, hanno manifestato con un corteo al fianco e insieme a Liliana Segre per esprimerle sostegno, affetto e vicinanza. La presenza dell’amministrazione alla manifestazione organizzata da Anci, Ali nazionale e Province Italia Upi sarebbe stata un bel segnale anche rispetto alla proposta di cittadinanza onoraria che spero possa essere discussa e approvata al prossimo Consiglio comunale”.

Un bel segnale sarebbe stata anche una decisa presa di distanza da parte del sindaco nei confronti dell’iniziativa del suo partito e di un libro che va contro i principi fondamentale della nostra Costituzione. Anche per non far crescere il sospetto che, di questo passo, Ascoli si avvii a diventare la capitale dell’intolleranza…

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