La rivincita della “casta”: in Abruzzo tasse universitarie ridotte per i figli dei dipendenti regionali


La vergognosa convenzione, che taglia del 30% le tasse per figli, coniuge e conviventi dei dipendenti regionali, siglata dall’Università di Teramo e dalla giunta regionale Marsilio. Che, nei suoi primi mesi, si è distinta per il ripristino di determinati privilegi per la “casta”

Se si cerca sul vocabolario, sotto la parola “casta” si trova il seguente significato: “classe di persone che si considera, per nascita o per condizione, separata dagli altri 

e gode o si attribuisce diritti o privilegi”. Se invece si vuole vedere in concreto un esempio di cosa sia e come agisce una “casta” basta fare pochi chilometri, andare in Abruzzo e osservare quello che sta facendo la nuova giunta regionale di centrodestra guidata da Marco Marsilio (Fratelli d’Italia).

In questi mesi nella vita politica italiana si è molto parlato (nella maggior parte dei casi a sproposito…) della contrapposizione tra popolo e elite, con il fronte sovranista italiano che, con evidenti forzature, ha voluto in tutti modi accreditarsi come rappresentante autentico del primo. Lo hanno ribadito con convinzione anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni sabato 19 ottobre a piazza San Giovanni, nel corso della manifestazione di protesta del centrodestra unito contro il governo. “Questa è la piazza del popolo contro l’elite dei palazzi della politica” ha più volte ripetuto dal palco il leader della Lega.

Come, purtroppo, avviene troppo spesso nel panorama politico italiano, i fatti poi ci raccontano tutt’altra storia, quasi sempre praticamente opposta rispetto alla narrazione propagandistica. E i fatti di questi mesi, ad esempio, ci raccontano che nelle regioni recentemente conquistate dal centrodestra e dal fronte “sovranista” sta prepotentemente tornando in auge la “casta”, quell’elite contro cui dovrebbe invece battersi chi si arroga il ruolo di rappresentante del “popolo”.

Che, invece, pian piano non solo sta riproponendo per la “casta” vecchi privilegi che sembravano superati e che si pensava che nessuno avrebbe avuto l’ardire di riproporre. Ma, addirittura, ne sta introducendo dei nuovi e, per certi versi, ancora più insopportabili. Nella Sardegna governata da marzo 2019 dal centrodestra, ad esempio, il governatore Solinas (voluto da Salvini) e la sua giunta dopo 3 mesi di nulla la prima proposta di legge che hanno presentato (con procedura d’urgenza) prevedeva il ripristino dei vitalizi ai consiglieri regionali, anche se (probabilmente per un senso di vergogna) nel documento ufficiale sono stati chiamati “indennità differite”.

Decisamente più clamorosi gli esempi che arrivano dal vicino Abruzzo dove il governatore Marsilio e la sua giunta non solo stanno riproponendo tutti i più odiosi “privilegi” ma, addirittura, nelle ultime ore si sono resi protagonisti di un provvedimento che va oltre ogni limite dell’indecenza. Nei giorni scorsi, infatti, la Regione Abruzzo ha firmato una convenzione con l’Università degli studi di Teramo che, in sostanza, prevede un consistente taglio delle tasse (30%) non solo per i dipendenti della Regione Abruzzo ma anche e soprattutto per i loro figli e i loro parenti.

La convenzione – si legge in una nota della Regione – nasce dalla volontà di favorire la formazione del personale regionale attraverso l’iscrizione ai corsi di laurea attivi con agevolazioni di carattere economico”. E già così è difficile capire per quale motivo i soldi pubblici debbano essere utilizzati per pagare gli studi al personale della Regione stessa. Impossibile, invece, accettare senza indignarsi il fatto che, come se non bastasse, gli stessi dipendenti della Regione Abruzzo, sempre grazie a soldi pubblici, possono estendere questo privilegio a coniugi, conviventi e figli.

L’obiettivo – si legge ancora nella nota – è di garantire una crescita professionale del lavoratore, della capacità innovativa e di iniziativa nell’ambito della pubblica amministrazione”. Sarebbe curioso capire in che modo l’università dei figli o del coniuge (convivente) possa in qualche modo garantire la crescita professionale o “la capacità innovativa” del dipendente regionale. Al di là dell’ironia, è evidente che siamo di fronte a qualcosa che va oltre il limite dell’indecenza. Va, per altro, sottolineato che siamo di fronte ad un taglio sulle tasse universitarie consistente, del 30% rispetto al contributo annuale (“a condizione che per gli anni successivi al primo lo studente consegua almeno 36 crediti formativi se a tempo pieno e 18 nel caso di studente a tempo parziale”).

Senza troppi giri di parole è una vergogna, ancora di più se si pensa che è opera di quelle forze politiche che continuano a prendere in giro gli italiani parlando di popolo contro elite, quando poi in concreto sono proprio loro a scavare il solco sempre più profondo tra elite (o casta che dir si voglia) e popolo.

Quello “inventato” dalla Regione Abruzzo si tratta di un beneficio economico incomprensibile, eticamente e moralmente inaccettabile. Ricordiamo che le tasse universitarie si pagano in base al reddito Isee della famiglia dello studente e non c’’è alcuna ragione al mondo per cui non debba essere così anche per i figli dei dipendenti regionali. Invece di buttare soldi pubblici per questo inaccettabile privilegio per pochi, la Regione dovrebbe utilizzare quei soldi per tagliare ulteriormente le tasse alle famiglie a basso reddito, garantendo così in concreto il diritto allo studio.

Per la verità va detto che questa vergognosa indecenza non stupisce più di tanto, da quando è sono stati eletti il presidente Marsilio e la sua giunta regionale si sono distinti per una serie di provvedimenti simili, volti a  riattivare determinati insopportabili privilegi tipici della casta. A partire dall’aumento degli emolumenti ai manager delle aziende sanitarie abruzzesi, passando per la reintroduzione dei rimborsi spese per le trasferte istituzionali di presidente e assessori della giunta regionale.

Con, in aggiunta, il particolare non di poco conto che consente agli amministratori regionale di andare in trasferta quando e come vogliono, senza delibere e atti ufficiali della giunta stessa, vedendosi rimborsati le spese per l’alloggio in albergo (fino a 4 stelle) e i trasporti. Ora questa vergognosa convenzione con l’Università che scava un ulteriore solco tra casta e cittadini “normali”, allargando per altro i confini della casta stessa, ricomprendendovi anche i parenti (figli, coniuge, convivente) dei fortunati appartenenti a questa esclusiva elite.

Alla faccia del popolo (in questo caso bue che ha dato credito a simili soggetti)…

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