La strategia dell’abbandono


Mentre si avvicina il terzo tragico anniversario, la situazione nei territori del cratere è sempre più disarmante. E il terremoto sembra ormai essere finito nel dimenticatoio, scomparso dall’agenda politica del governo e dall’interesse dei media

Venerdì 2 agosto è una data importante per il territorio arquatano così duramente colpito dal terremoto dell’estate 2016. Quel giorno a Spelonga di Arquata, dopo il concerto di Arisa per Risorgimarche, si apre la “Festa bella”, la rievocazione storico folkloristica della battaglia di Lepanto, che torna per la prima volta dopo il terremoto. L’ultima edizione della festa, che tra iniziative ed eventi si svolgerà nell’arco di un mese (l’ultimo giorno domenica 1 settembre), si era svolta proprio in quel drammatico agosto del 2016 e, ovviamente, era stata interrotta a causa del terremoto.

Il ritorno della festa è sicuramente uno squarcio di luce che ridà un minimo di speranza, una notizia sicuramente positiva per il territorio. Purtroppo l’unica, però, perché a pochi giorni dal terzo tragico anniversario la situazione nella parte del cratere marchigiano (ma in generale in tutta l’area del centro Italia colpita da quella violenta e interminabile sequenza sismica) è a dir poco disarmante. Con l’aggravante, non di poco conto, che ormai il tema del terremoto sembra essere finito nel dimenticatoio, è praticamente scomparso dall’agenda politica e dall’interesse dei media.

Della situazione, sempre drammatica, dei “terremotati” ormai se ne parla solo in maniera strumentale, in particolare da parte di chi, dopo aver promesso di tutto di più, in concreto non ha fatto nulla e si ricorda di loro solo quando deve “sfruttarli” per opporli ai migranti. In altre parole, i riflettori si sono spenti da un pezzo ma la situazione resta davvero drammatica, soprattutto nel territorio marchigiano.

Lo stato di precarietà e di abbandono è evidenziato anche dal fatto che, sembra impossibile, incredibilmente non ci sono neppure dati ufficiali completi e aggiornati che quanto meno rendano l’idea (a chi non vive in quei posti perché, purtroppo, i diretti interessati sanno perfettamente come stanno le cose) di quale sia la situazione. “Uno dei problemi che si riscontrano più spesso – si legge in un post di “Terre in moto” – è quello della mancanza dei dati (o della difficoltà nel reperirli). L’ultimo report completo al parlamento risale ad ottobre 2018, sui siti del Commissario Straordinario e degli USR spesso gli ultimi dati risalgono alla primavera scorsa o addirittura all’autunno 2018”.

Ci hanno provato loro a farlo, riassumendo in uno schema lo stato delle cose ad oggi (per quanto sia possibile farlo con un semplice schema) per “aiutare a capire  (soprattutto a chi non vive nei paesi colpiti) cosa è successo, quando e soprattutto chi era al governo e doveva gestire la situazione (e non l’ha fatto)”. E osservando quello schema la prima cosa che emerge con chiarezza è il senso di confusione, di precarietà, di pressapochismo.

Dalla prima violenta scossa del 24 agosto 2016 ad oggi si sono succeduti ben 3 governi differenti (Renzi, Gentiloni, Conte), sono stati nominati 3 differenti commissari straordinari (Errani prima, De Micheli poi, Farabollini successivamente), ora c’è anche il sottosegretario con delega al sisma (Vito Crimi) ma nessuno di loro è riuscito concretamente ad imprimere un’accelerazione, a dare questa svolta che servirebbe. Una pesante e clamorosa sconfitta, un’imbarazzante dimostrazione di incapacità dello Stato, a prescindere da chi sia al governo. Complessivamente da agosto 2016 ad oggi sono state emanate ben 82 ordinanze, segno evidente di una situazione chiaramente complessa.

Ma anche di una certa confusione e di una sconfortante impreparazione, visto anche il fatto che diverse di quelle ordinanze si sono rese necessarie per chiarire, correggere o addirittura cambiare precedenti ordinanze. In pratica non è azzardo sostenere che non si hanno propriamente le idee chiare e, comunque, vista la situazione di sostanziale stallo forse sarebbe arrivato il momento di chiedersi se per caso un numero così elevato di ordinanze alla fine non finiscano per ingenerare solo tanta confusione e non, come invece dovrebbero, di semplificare le cose. A gennai0 2019 è stata consegnata l’ultima Sae nelle Marche, mentre a 3 anni dal terremoto non si è ancora conclusa la perimetrazione dei comuni.

Per quanto riguarda le macerie a maggio 2019 erano state raccolte il 57% di quelle pubbliche, mentre non ci sono dati per quanto riguarda quelle private (ma ovviamente la situazione è decisamente peggiore). “Ma il dato che rende la situazione in maniera più fedele è quello relativo alle pratiche presentate, almeno per quanta riguarda le Marche – sottolinea “Terre in moto” – a luglio 2019 le pratiche presentate (non lavori iniziati o tanto meno finiti) sono circa 6 mila su 30 mila stimate (per un totale di 46 mila edifici danneggiati”.

Il dato, a dir poco sconfortante (siamo appena al 20%…), è confermato anche dal direttore dell’Ufficio speciale per la ricostruzione, ing. Spuri. “I numeri ci dicono che mediamente nelle Marche sono presentati tra 250 e 300 progetti al mese – afferma – siamo più o meno a 6 mila pratiche private pervenute, di cui 4.500 per la ricostruzione leggera e 1.500 per quella pesante. Quanto allo stato di avanzamento dei lavori, la fase istruttoria è stata completata per circa il 50% delle pratiche di ricostruzione leggera, un po’ meno per quelle di ricostruzione pesante. A questo ritmo, per avere il totale dei progetti stimati bisognerà attendere più o meno i prossimi 10 anni”.

Ancora, in un recente incontro che si è tenuto in provincia di Macerata i tecnici della ricostruzione post sisma (architetti, ingegneri, ecc.) hanno denunciato una situazione ormai insostenibile, con parcelle “ai limiti dello sfruttamento” e “tempi e modalità di pagamento assurdi”. “I tecnici – si legge in una nota – sono stanchi di caricarsi sulle spalle gli oneri della ricostruzione e pertanto si dichiarano pronti alla serrata”. In un quadro a dir poco sconfortante, ancora più surreali sono le parole del sottosegretario Crimi che, come se la cosa non lo riguardasse direttamente ma fosse un semplice spettatore, afferma di ritenere “legittime le sollecitazioni che arrivano dai tecnici”, aggiungendo che su quelle il governo sta facendo un ragionamento.

Naturalmente con la dovuta calma, tanto che fretta c’è. Il tema del “lavorare con lentezza” (quasi alla moviola verrebbe da dire) ricorre per qualsiasi aspetto di questo difficile post terremoto. Abbiamo già sottolineato più volte nei mesi scorsi la clamorosa beffa che si rischia con la restituzione della cosiddetta “busta pesante”, prorogata al prossimo ottobre ma con la prospettiva di pagare una maxi rata corrispondente a 5 mensilità (vedi articolo “Maxi rata per la busta paga pesante, ennesima beffa per i terremotati”).

Basterebbe poco per evitarla ma, incredibilmente, passano i giorni, si avvicina la scadenza e non accade nulla. Per questo il vice commissario di Forza Italia Marche, Claudia Regoli, ha lanciato un nuovo appello chiedendo alla Regione di mobilitarsi

I lavoratori e i pensionati del cratere sismico delle Marche – scrive – rischiano di vedersi azzerato lo stipendio del mese di ottobre per pagare le tasse per effetto della proroga prevista nel recente Sblocca Cantieri sulla restituzione di un beneficio, sacrosanto, che ha sospeso le ritenuti irpef e i contributi di lavoratori e pensionati residenti nelle zone terremotate. Peraltro, il disagio si accentua in considerazione del trattamento iniquo riservato a pensionati e dipendenti Inps, che devono fare istanza all’ente previdenziale e che prevede un costo, rispetto ai dipendenti   pubblici,  per   i   quali   è   l’ente   ad   incaricarsi  delle procedure per la restituzione, mentre per il lavoratore privato, è l’azienda che decide se occuparsi o meno della restituzione, e nel caso non lo faccia, tocca al dipendente interessarsi direttamente della compilazione dell’F24. Riteniamo   che   la   Regione   Marche   debba attivarsi urgentemente per sollecitare il Parlamento a modificare le modalità di restituzione in 120 rate a partire da ottobre, con un provvedimento chiaro e univoco che elimini ansie e preoccupazioni a persone già pesantemente provate”.

Fra poco saranno 3 anni – conclude “Terre in moto” –  al governo si sono avvicendati PD e Lega M5S, di terremoto e terremotati se ne parla sempre meno tranne quando fa comodo per altre ragioni”.

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