Il triste destino della sanità ascolana sospesa tra l’ospedale unico e l’ennesima beffa


Mentre la Regione procede  a rilento sull’ospedale unico a Pagliare, i sindaci della Riviera mettono in discussione il voto della Conferenza dei sindaci e in una mozione chiedono la nuova struttura a San Benedetto, con quello di Ascoli relegato a semplice ospedale di base

Non siamo degli accaniti scommettitori. Ma se dovessimo scommettere sul futuro della sanità picena, punteremmo qualche euro sul fatto che l’ospedale unico del Piceno non si realizzerà a breve (e probabilmente mai) e che alla fine chi subirà la beffa sarà ancora una volta Ascoli. Questa, almeno, è la sensazione che ricaviamo dai fatti delle ultime settimane.

Ma è chiaro che allo stato attuale tutto è ancora possibile, anche se certi segnali sono preoccupanti. In realtà lo erano da tempo, almeno da agosto quando, dopo il voto sull’ospedale unico, è ripartita la discussione. Che, purtroppo, ancora una volta è quasi esclusivamente condizionata da bieche ragioni di campanile e di propaganda politica. Con la tragicomica conseguenza che un dibattito serio e vitale per il nostro territorio si è trasformato in una paradossale e imbarazzante farsa.

Caratterizzata non da legittimi (ovviamente se motivati) cambi di opinione, ma da vere e proprie giravolte di 360 gradi (o 370 come direbbe il ministro Lezzi…), con associazioni, amministratori e rappresentanti politici del territorio che, come se nulla fosse, sono passati dal sostenere una determinata posizione a promuovere il suo esatto contrario.

Così nelle settimane scorse abbiamo ascoltato le dichiarazioni di fuoco contro l’ospedale unico da parte di chi, solo pochi mesi prima, aveva addirittura organizzato convegni e incontri per promuovere proprio quella struttura come unica possibilità per un serio e reale salto di qualità della nostra sanità. Al tempo stesso abbiano ascoltato affermare che i due ospedali del territorio (Ascoli e San Benedetto) sono di ottimo livello e vanno bene così come sono da parte di chi solo qualche mese prima, non perdeva occasione per sottolineare le troppe carenze e la scarsa qualità di quelle due strutture.

Basandosi su simili fragili presupposti, era inevitabile che ben presto all’interno dei due apparenti schieramenti opposti (quello a favore e quello contro l’ospedale unico) ben presto si aprissero delle crepe, facendo emergere la contrapposizione reale. Che, neanche a dirlo, è ancora una volta tra Ascoli e San Benedetto, il solito insopportabile derby campanilistico che da sempre è un ostacolo insormontabile, un peso tremendo per la crescita reale del territorio.

Con la differenza, non di poco conto, che i comuni della Riviera viaggiano compatti, con un progetto e una proposta ben precisa, sostenuta con forza e con (presunte) motivazioni concrete dai propri amministratori, mentre dal capoluogo non arrivano segnali incoraggianti, al di là dell’opposizione strumentale e demagogica all’ospedale unico. Ufficialmente al momento resta la posizione della Regione e il si della conferenza dei sindaci (ma con il voto contrario dei sindaci di Ascoli e San Benedetto) all’ospedale unico a Pagliare. Ma i fatti concreti e gli sviluppi degli ultimi giorni fanno pensare a ben altro.

Partendo dalla risposta che l’assessore regionale Sciapichetti ha dato martedì 27 novembre in Consiglio regionale all’interrogazione del consigliere regionale Udc Luca Marconi sullo stato dell’edilizia sanitaria regionale. Per quanto riguarda il Piceno si fa riferimento ad un documento del Servizio tutela, gestione e assetto del territorio.

Andranno eseguiti i primi sopralluoghi tecnici relativi agli approfondimenti idrogeologici – si legge nel documento– seguirà una campagna di indagine geologica che si prevede di concludere entro i prossimi mesi. Una volta definita la compatibilità del luogo individuato si procederà con le procedure di acquisizione delle aree”. E’ del tutto evidente che la Regione non ha alcuna fretta  e tutto continua a restare così incredibilmente vago e indefinito da far credere che neppure da Ancona ci sia tutta questa volontà di procedere nella direzione indicata.

Lo stesso presidente Ceriscioli, in un’intervista con un quotidiano locale, ha aperto a soluzioni differenti. “L’importante è sapere che si può avere un solo ospedale di Primo Livello, questo resta l’obiettivo – ha affermato – è evidente che se la Conferenza dei sindaci dovesse scegliere altri indirizzi compatibili con le linee guida che siamo tenuti a seguire per legge, noi terremo in considerazione la loro impostazione”.

Il problema è che dal territorio ascolano chi è contrario all’ospedale unico si limita a ribadire il proprio no, con una generica richiesta di lasciare tutto come è attualmente (che sappiamo bene non è possibile), come se davvero l’attuale situazione fosse in grado di garantire una sanità di livello quanto meno sufficiente. Di contro San Benedetto e il territorio rivierasco hanno le idee chiarissime (le hanno sempre avute) ed ora hanno mosso i primi passi ufficiali.

Mercoledì 28 novembre gli 11 sindaci dell’Ambito Sociale 21 hanno firmato la mozione in cui si chiede al presidente della Conferenza dei sindaci (Flaiani di Folignano) di rivotare sulla localizzazione del nuovo ospedale del Piceno.  L’obiettivo è quello più volte sbandierato, il nuovo ospedale di Primo livello sulla costa, quello di base ad Ascoli.

La proposta, da sempre nell’aria, nasce dal famoso dossier predisposto dal consigliere comunale De Vecchis, secondo cui la Riviera è la zona più popolosa e attrattiva (e per questo ha diritto al nuovo ospedale di Primo Livello), che ormai viene considerato come una sorta di dogma indiscutibile, anche se in realtà i dati ufficiali forniti dalla Regione dicono altro.

Gli standard qualitativi dell’offerta ospedaliera espressi dal decreto ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 potrebbero riconoscere a questa Area Vasta la localizzazione di due presidi ospedalieri, uno di primo livello ed uno di base” si legge nella mozione. Nella quale, poi, gli 11 sindaci chiedono “la realizzazione di un presidio di Primo Livello nell’area costiera, opportunamente collegato con l’autostrada A14 e con la superstrada Ascoli Mare”.

Per superare il voto del 2 agosto scorso i sindaci della costa hanno bisogno di altri 6 voti. Al momento appare difficile che li possano ottenere, perché i sindaci della vallata sono convintamente a favore dell’ospedale unico, anche se lo spostamento della struttura più importante di qualche chilometro alla fine potrebbe rivelarsi per loro il male minore, quanto meno rispetto al semplice no all’ospedale unico che arriva dal territorio ascolano, con la situazione che resterebbe sostanzialmente così come è ora (cioè con due ospedali scadenti e una sanità neppure di serie B per il territorio).

Logica vorrebbe che nessun voto a quella proposta possa arrivare dal territorio ascolano e, ancor più, da quello della montagna, anche se da queste parti di autogol e decisioni autolesioniste ne abbiamo viste a iosa. Perché è chiaro (quanto meno dovrebbe esserlo a tutti) che la proposta dei sindaci dell’Ambito Sociale 21 sarebbe clamorosamente peggiorativa per il territorio ascolano rispetto a quella, comunque contestata, votata il 2 agosto scorso.

Come abbiamo più volte ricordato gli ospedali di base “sono strutture di pronto soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale: medicina interna, chirurgia generale, ortopedia, anestesia, e servizi di supporto in rete di guardia attiva o in regima di pronta disponibilità H24 di radiologia, laboratorio emoteca. Devono essere dotati, inoltre, di letti di osservazione breve intensiva”.

Quindi il destino dell’ospedale di Ascoli sarebbe praticamente identico a quello che avrebbe in caso di ospedale unico a Pagliare, con la differenza non da poco che l’ospedale principale del territorio sarebbe qualitativamente inferiore rispetto a quello previsto (sia pure in maniera fumosa e poco chiara) attualmente, oltre che un po’ più distante dal capoluogo di provincia (e, ancor più, dal territorio montano). C’è da sperare che almeno ora, di fronte al nuovo scenario che si prospetta, il capoluogo di provincia si svegli dal suo torpore. Perchè, al di là dell’inevitabile propaganda in questo periodo di campagna elettorale, siamo certi che gli stessi politici ascolani che ora urlano e sbraitano contro l’ospedale di vallata sanno perfettamente che l’alternativa è, appunto, il nuovo ospedale di primo livello a San Benedetto, con il nosocomio ascolano definitivamente dequalificato

Probabilmente perché ciò avvenga bisognerà attendere il nuovo sindaco, la nuova amministrazione comunale perché quella attuale ha ampiamente dimostrato in questi anni di fregarsene del problema della sanità locale, salvo risvegliarsi qualche mese fa per cavalcare in maniera strumentale ma senza alcun contenuto concreto (a differenza di quanto accaduto a San Benedetto) il no all’ospedale unico.

Eppure poco prima delle elezioni amministrative del 2014, il sindaco Castelli aveva rimarcato come la sanità, e nello specifico la realizzazione dell’ospedale unico, sarebbe stata una delle priorità del suo (già allora certo) secondo mandato amministrativo. “Una delle sfide più importanti che ci attende è quella dell’ospedale e siamo d’accordo nel mettere a disposizione l’area di Campolungo gratuitamente per l’ospedale unico” affermava il sindaco in una lunga intervista rilasciata ad un quotidiano locale nell’ottobre 2013.

Al di là di tutto, 5 anni dopo è del tutto evidente che quella sull’ospedale è una delle tante sfide clamorosamente perse dall’attuale primo cittadino. Con i conseguenti rischi che sono sotto gli occhi di tutti per il nostro territorio…

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