Anche la terza è la repubblica dei “pinocchi”


Secondo “Pagella politica, che ha passato al vaglio migliaia di dichiarazioni, nell’ultimo anno è diminuita l’attendibilità dei politici italiani, con più della metà delle loro affermazioni che sono risultate completamente false. Le “balle” più clamorose, i politici più “pinocchi”

La cosiddetta “terza repubblica” al momento è peggio della seconda per quanto concerne l’attendibilità. Almeno questo è quanto emerge dal progetto “Pagella politica”, il sito che dal 2013 passa al vaglio le dichiarazioni e le affermazioni dei principali esponenti della politica italiana, verificandone la veridicità. Lo scorso anno, poco prima delle elezioni politiche di marzo, avevamo fatto la verifica (vedi articoli “Il festival dei politici pinocchi”) che aveva fornito risultati non certo molto positivi, visto che delle circa 2 mila dichiarazioni analizzate meno della metà (il 45%) erano risultate completamente vere, mentre un ulteriore 9% potevano essere considerate solo parzialmente vere.

In pratica lo scorso anno, secondo l’analisi di “Pagella politica” avevamo scoperto che ben il 46% delle dichiarazioni dei nostri politici (almeno quelli più noti) erano completamente false o, addirittura, delle autentiche balle. Ci si illudeva e si sperava che, una volta entrati nella terza repubblica, la situazione potesse sensibilmente migliorare. Invece un anno dopo con una certa sorpresa si scopre che le cose stanno ulteriormente peggiorando.

Infatti analizzando le dichiarazioni dei nuovi politici e dei nuovi membri del governo e della maggioranza emerge  come la percentuale di dichiarazioni completamente vere scende sotto il 40% (39%), con un 10% di affermazioni solo parzialmente vere. Questo significa che più di una dichiarazione su due dei nostri attuali politici è completamente false o, addirittura, un’autentica balla. Prima di scendere più nel dettaglio è opportuno ricordare di cosa stiamo parlando.

“Pa­gel­la po­li­ti­ca” è una Srls com­po­sta da 10 soci tra ana­li­sti po­li­ti­ci di li­vel­lo in­ter­na­zio­na­le, esper­ti di po­li­ti­ca e gior­na­li­sti tra cui an­che i fon­da­to­ri del­la più im­por­tan­te e più au­to­re­vo­le piat­ta­for­ma di fact chec­king (ve­ri­fi­ca dei fat­ti), “Fact­Chec­kEU”, sul­la po­li­ti­ca eu­ro­pea. Nes­su­no dei fon­da­to­ri, dei mem­bri o dei col­la­bo­ra­to­ri del­lo staff fa par­te di par­ti­ti e mo­vi­men­ti po­li­ti­ci.

Il modo di ope­ra­re è mol­to sem­pli­ce e li­nea­re. At­tra­ver­so il mo­ni­to­rag­gio co­stan­te del­le prin­ci­pa­li te­sta­te gior­na­li­sti­che (car­ta­cee e on­li­ne), del­le agen­zie di stam­pa, dei siti siti web e dei pro­fi­li twit­ter di po­li­ti­ci e par­ti­ti e dei siti dei mi­ni­ste­ri e del go­ver­no ven­go­no rac­col­te le di­chia­ra­zio­ni dei po­li­ti­ci.

Per la ve­ri­fi­ca ven­go­no, però, scel­te esclu­si­va­men­te quel­le che pos­so­no es­se­re ana­liz­za­te sul­la base di fat­ti e dati cer­ti e ve­ri­fi­ca­bi­li. Nel dare il giu­di­zio fi­na­le sul­la ve­ri­di­ci­tà o meno ven­go­no sem­pre ci­ta­te le fon­ti dei dati sui qua­li si ba­sa­no le va­lu­ta­zio­ni “in modo da po­ter es­se­re fa­cil­men­te smen­ti­ti nel caso aves­si­mo male in­ter­pre­ta­to i dati a di­spo­si­zio­ne” (cosa che, però, fino ad oggi non è mai av­ve­nu­ta). Se­guen­do que­sto me­to­do, alla fine “Pa­gel­la po­li­ti­ca” at­tri­bui­sce ad ogni di­chia­ra­zio­ne un giu­di­zio fi­na­le sul­la sua at­ten­di­bi­li­tà. Si va dal­le di­chia­ra­zio­ni con­si­de­ra­te as­so­lu­ta­men­te ve­ri­tie­re (“vero”) a quel­le che si av­vi­ci­na­no alla ve­ri­tà (“c’e­ri qua­si”), a quel­le par­zial­men­te fal­se o che de­for­ma­no la real­tà (“ni”) fino alle vere e pro­prie bu­gie (“pi­noc­chio an­dan­te”), con un’ul­te­rio­re ca­te­go­ria che rac­chiu­de le bu­gie più cla­mo­ro­se e scon­cer­tan­ti (“pan­za­na paz­ze­sca”).

Come an­ti­ci­pa­to, dal 2013 ad oggi con que­sto me­to­do “Pa­gel­la po­li­ti­ca” ha ana­liz­za­to migliaia di dichiarazioni dei prin­ci­pa­li espo­nen­ti po­li­ti­ci ita­lia­ni. Tornando ai dati, va detto che lo scorso anno ad alzare di molto la percentuale ci avevano pensato alcuni ministri del governo Gentiloni che potevano vantare un numero davvero elevato di dichiarazioni risultate completamente vere. Su tutti il ministro Olrando con il 69% ( ed il 15% di parzialmente vere), seguito dalla Pinotti con il 54% (23% quasi vere), Del Rio e Padoan con il 53% (e rispettivamente il 29% e il 13%), mentre il premier Gentiloni si fermava al 44% di dichiarazioni completamente vere, con un ulteriore 20% di parzialmente vere. Situazione che, come detto, un anno dopo è decisamente peggiorata.

Il vicepremier Salvini, ad esempio, non raggiungere neppure il 30% e si ferma ad un misero 26% di dichiarazioni completamente vere, a cui bisogna aggiungere un ulteriore 20% di parzialmente vere. Questo significa che più della metà delle sue affermazioni secondo “Pagella politica” non corrispondono alla verità. Un po’ meglio l’altro vice premier Di Maio, con il 30% di completamente vere e un 26% di parzialmente vere.

Peggio di tutti l’attuale commissario per la ricostruzione Vito Crimi con appena il 17% di completamente vere, bene invece il presidente della Camera Fico con il 56% di completamente vere ed un ulteriore 33% di parzialmente vere. Per quanto riguarda gli altri leader politici il più attendibili, secondo questa particolare indagine, è di gran lunga il nuovo segretario del Pd Zingaretti con ben il 62% di completamente vere (ed un 14%  di parzialmente vere). Dietro di lui l’ex premier ed ex segretario del Pd Renzi (42% e 24%), seguito da Di Battista (38% e 23%), Berlusconi (24% e 21%) e la Meloni (21% e 35%). Discorso a parte bisogna fare per il premier Conte che ancora non può essere preso a riferimento, visto il numero esiguo di dichiarazioni fin qui prese in considerazione e analizzate.

Quel che, però, si può dire con certezza che almeno fino ad ora di quelle verificate non c’è neppure una dichiarazione del primo ministro che risulta completamente vera, con alcune clamorose da “pinocchio andante”. Certo è presto per tirare le somme ed esprimere giudizi definitivi. Di certo, però, se negli ultimi anni nel sentire comune i politici italiani erano visti come degli autentici “pinocchi”, un anno dopo il rivoluzionario esito delle elezioni purtroppo la situazione non è assolutamente migliorata, anzi.

Per concludere con sorriso (comunque inevitabilmente amaro) di seguito pubblichiamo alcune delle più clamorose bugie scoperte da “Pagella politica” (ricordando che sul relativo sito c’è la spiegazione dettagliata con dati e numeri che spiegano le ragioni per cui si sono meritate una simile definizione).

Giuseppe Conte 28 febbraio 2019: “ProteggItalia è il più grande piano di messa in sicurezza, lotta al dissesto idrogeologico e prevenzione del nostro Paese che per la prima volta mette a sistema, riportando a unità, miriade di norme, interventi e risorse che fino ad oggi risultavano sparse” (si tratta di un investimento simile a quelli dei precedenti governi Gentiloni e Renzi attraverso ItaliaSicura, chiusa inspiegabilmente proprio dall’attuale governo).

Matteo Salvini 20 settembre 2018: “Ci sono alcuni paesi che tolgono addirittura la cittadinanza, se commetti un certo di reati ti strappo la cittadinanza che ti ho dato e ti rispedisco a casa tua. Sto pensano ad esempio al Canada” (in realtà in Canada fino al 2017 si poteva perdere la cittadinanza per due motivi: il primo per vizi di procedure, il secondo per reati gravissimi come terrorismo o alto tradimento. Da fine 2017 la nuova legge ha abolito questa seconda ipotesi, lasciando solo la prima)

Matteo Salvini 6 gennaio 2019: “I porti italiani, finchè sono ministro, erano, sono e rimarranno chiusi” (in realtà, a parte alcuni casi simbolo come l’Aquarius e la Diciotti, i porti italiani sono rimasti sempre aperti. Tanto che negli ultimi 7 mesi, secondo i dati del ministero dell’interno, nei porti italiani sono arrivati e sbarcati 9.940 migranti))

Luigi Di Maio 26 novembre 2018: “Dire che lo spread ci è già costato quando invece il rendimento dei titoli è a 10 anni , di che stiamo parlando…” (l’aumento dello spread ha un effetto quasi immediato sulla spesa per interessi per fare nuovo debito pubblico. Un aumento dello spread, pur essendo basato su titoli a 10 anni, indica aumento della sfiducia che si ripercuote anche sui titoli a breve scadenza)

Luigi Di Maio 23 novembre 2018: “Nel giro di 4 mesi e mezzo abbiamo portato a casa metà del programma elettorale votato da un terzo degli italiani” (secondo l’analisi effettuata da “Pagella politica” sullo stato di avanzamento dei 20 punti principali risulta che 2 sono stati parzialmente realizzati, 7 sono in corso d’opera, 11 non sono stati realizzati)

Matteo Renzi 15 febbraio 2019: “La povertà è diminuita con i governi Pd, il tasso di povertà ha iniziato a diminuire quando ha iniziato a venir su la crescita” (in realtà negli anni dei governi Pd sono cresciuti i tassi di povertà individuale e familiare)

Giorgia Meloni 27 febbraio 2019: “La protezione umanitaria è uno strumento che esiste solo qui, in Italia” (secondo Eurostat sono 25 i paesi europei, di cui 21 membri dell’Unione europea, che prevedono la concessione di una forma di protezione per “motivi umanitari”)

Vito Crimi 21 novembre 2018: “Nessuno ha mai parlato di azzeramento del fondo per l’editoria ma di una riduzione progressiva del finanziamento diretto ai giornali che è cosa diversa” (nel comunicato stampa del Consiglio dei ministri numero 23 del 15 ottobre 2018 al punto 12 si legge “Editoria, stop al finanziamento pubblico – si prevede l’azzeramento graduale del fondo pubblico per l’editoria)

Giulia Grillo 4 dicembre 2018: “I nostri medici e i nostri infermieri sono tra i Paesi sviluppati i meno pagati” (secondo i dati Ocse i medici italiani, in tema di stipendi, sono superati solo dai colleghi britannici e tedeschi)

Massimiliano Fedriga (presidente Regione Friuli – Lega) 4 settembre 2018: “In Slovenia abbiamo una pressione fiscale complessiva che è la metà della nostra” (la differenza di pressione fiscale tra i due paesi è di meno del 5%, Italia 42% e Slovenia 37,4%. Solo il Messico ha una pressione fiscale che è metà della nostra)

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