L’Italia mette al bando merito e competenza


Un comico in una delle organizzazioni più prestigiose delle Nazione Unite, un geometra nell’Istituto nazionale tumori, un senatore con  la licenza media alla presidenza della commissione istruzione: merito, competenza e cultura ormai non contano più nulla in questo paese…

 “Stamattina sono andato per incontrare il ministro che ho trovato simpaticissimo. Ero li solo per farmi spiegare bene di cosa si trattasse. Ho posto subito le mie due 

conditio sine qua non: niente inglese e niente laurea”. Il breve racconto che Lino Banfi ha fatto della sorprendente giornata di martedì, con l’annuncio della sua nomina alla commissione dell’Unesco per l’Italia, è più significativo di ogni ulteriore commento.

La competenza, la preparazione e la cultura (intesa come bagaglio culturale che deriva dall’aver studiato) ormai da tempo in questo paese non sono più dei valori, anzi sono visti come qualcosa di assolutamente negativo. Perché questa vicenda di Banfi all’Unesco non è solo una boutade grillina, è l’emblema del paese che ormai siamo diventati, nel quale il merito e la competenza (che in realtà già prima avevano poco spazio) ormai non contano più nulla, in cui trionfa l’ignoranza che fa si che tutti possono dire e fare tutto pur senza avere la minima cognizione o anche le basi minime per affrontare un determinato argomento o, peggio ancora, un determinato impegno.

Un paese nel quale per avere diritto e ambire a determinate cariche, a determinati ruoli non bisogna necessariamente aver passato anni a formarsi e a studiare sui libri. E la nomina di Banfi, come tante altre nomine di questi mesi, non è altro l’inevitabile conseguenza, il naturale approdo di un percorso che è iniziato da tempo e che ora è arrivato all’apice.

Quando, nell’estate 2017, in tanti (non solo sui social ma anche tra politici e nel mondo dell’informazione) hanno accolto con entusiasmo il surreale slogan lanciato dal re dei “fancazzisti” (per usare un termine in voga nella tv e nel cinema trash dal quale a suo modo proviene lo stesso Banfi) Diego Fusaro ,“non possiamo lasciare la vicenda vaccini in mano a medici ed esperti”, probabilmente non ci si rendeva conto di dove inevitabilmente avrebbe portato questa pericolosa deriva.

Quando poco prima delle elezioni il web, i social ma anche una larga parte dell’informazione hanno “bollato” come presuntuoso e supponente il dottor Burioni solo perché giustamente rifiutava qualsiasi tipo di confronto sui vaccini stessi con chi, come ad esempio la “iena” Giarrusso, non ha alcuna conoscenza scientifica e specifica sull’argomento, non si è capito che si stava lanciando un messaggio pericolosissimo: tutti possono fare tutto, a prescindere dalla competenza e dalla conoscenza specifica di determinati argomenti.

Che poi è il messaggio che ora trionfa, che trova la sua massima espressione non solo nella paradossale vicenda della nomina di Lino Banfi all’Unesco ma anche in altre scelte di questi giorni e dei mesi precedenti. Perché poche ore prima dell’annuncio di Di Maio sul comico pugliese, era accaduto qualcosa di simile, e per certi versi di più grave, in Lombardia. Dove la Regione a guida leghista ha nominato un geometra nel Cda del più prestigioso istituto italiano medico-scientifico, l’Istituto nazionale dei tumori (Int).

Purtroppo non è uno scherzo di Carnevale e neppure un pesce d’aprile fuori stagione. E’ tutto incredibilmente vero. Alberto Bertagna, segretario provinciale della Lega e vicesindaco del Comune di Calcinato, secondo i bene informati uno degli astri nascenti della Lega molto ben visto dallo stesso Salvini, nel Cda dell’Int prenderà il posto lasciato libero da Marco Votta, da alcune settimane nuovo presidente dell’Istituto stesso.

E’ interessante (e chiunque ha un po’ di tempo e un po’ di voglia di approfondire e di capire meglio di cosa stiamo parlando) andare sul sito dell’Istituto nazionale dei tumori per scorrere, anche velocemente, il curriculum di Votta o anche di qualche altro componente del Cda dell’Int, per toccare con mano il livello culturale e le competenze che fino ad ora erano richieste per farne parte. Ci hanno molto colpito gli sguardi e le espressioni del viso di alcuni medici dell’Int di fronte a chi chiedeva loro un commento su questo nomina (sul web si può trovare un servizio effettuato da un’emittente lombarda perché, naturalmente, una simile notizia è stata censurata dalla Rai giallo-verde e dalle principali tv nazionali).

Sono comprensibilmente rimasti in rigoroso silenzio ma la loro mimica facciale era molto più chiara di qualsiasi parola. Ha invece parlato il diretto interessato che, guarda il caso, ha sostenuto di non sentirsi assolutamente fuori luogo perché “come ho sempre fatto porterò il mio contributo e l’esperienza che ho acquisito sul campo, sicuramente non meno importante di quanto si può apprendere sui libri”. Affermazioni che suonano sinistramente simili a quelle rilasciate “a caldo” da Lino Banfi.

Basta con tutti questi superlaureati nelle commissioni, io porterò un sorriso” ha dichiarato il comico pugliese. Sarebbe sin troppo facile evidenziare come, quando in commissione si dovrà parlare e decidere su come promuovere un’istruzione di qualità o come costruire la comprensione interculturale per lo sviluppo della personalità o perseguire la cooperazione scientifica per monitorare e prevenire le catastrofi e gestire le risorse idriche del pianeta (cose di cui deve occuparsi la commissione dell’Unesco), non sarà sufficiente un sorriso ma, magari, potrebbe tornare utile quella fastidiosa competenza che in genere i laureati hanno in quei specifici campi.

Ma, d’altra parte, questa idiosincrasia nei confronti di chi studia è diventata un tratto distintivo e caratterizzante il nostro paese. E di affermazioni del genere, per giustificare ciò che altrove (nei paesi civili) sarebbe considerato assurdo e paradossale ne abbiamo ascoltate in continuazione in questi mesi. Qualcosa di simile, ad esempio,  aveva affermato anche il senatore leghista Pittoni che, per chi non lo conoscesse, dall’altro della sua licenza di terza media è stato scelto come presidente della Commissione istruzione del Senato.

Quello che c’è da sapere non si impara certo sui polverosi libri” ha sempre risposto a chi sottolineava la singolarità della scelta di un responsabile dell’istruzione che si è fermato alla terza media. E se è grave che ci sia chi sostiene una simile idiozia, è a dir poco sconfortante che a farlo sia chi riveste un simile ruolo istituzionale. Nello stesso “terrificante” solco dell’esaltazione dell’incompetenza (e dell’ignoranza come valore positivo) si possono inserire anche le dichiarazioni con le quali il sottosegretario all’istruzione, Lorenzo Fioramonti, aveva giustificato la nomina nel suo staff dell’ex iena Giarrusso (sempre lui…), con lo specifico compito di dirigere l’osservatorio sui concorsi universitari.

Chi meglio di un ex iena per farlo – spiegava allora Fioramonti – Dino (Giarrusso) è noto in tutto il paese come giornalista investigativo per lo show televisivo “Le Iene” ed è più titolato a farlo di tanti professori”.  D’altra parte, però, non ci si può stupire più di tanto, quanto poco contino l’istruzione e la competenza nel nostro paese è dimostrato anche e soprattutto dalla superficialità con la quale negli ultimi tempi sono stati scelti i titolari del ministero dell’istruzione, quello che nei paesi civili dovrebbe essere uno dei dicasteri più importanti e che, invece, nel nostro paese viene puntualmente lasciato nelle mani di autentici incompetenti.

E, sia ben chiaro, è così da tempo, non è certo una novità degli ultimi mesi. Basterebbe ricordare la Fedeli, ministro dell’istruzione dell’ultimo governo del centrosinistra (quello a guida Gentiloni). Una catastrofe dopo la quale persino la nomina a ministro di un insegnante di educazione fisica (laureato in scienze motorie) per un po’ di tempo è sembrata un importante passo avanti.

Certo, poi di fronte alla pagliacciata in cui è stato trasformato l’esame di maturità (una cooperazione tra due “geni”, l’ex ministro Fedeli e l’attuale Bussetti), di fronte a certe clamorose gaffes (come quella di confondere Mendel e Mendeleev o quella di aver copiato da un vecchio manuale russo per i corsi avanzati di Fisica all’università i problemi portati come esempio per la seconda prova di matematica e fisica alla maturità) ci sarebbe da riflettere a lungo. O forse, seguendo l’esempio di Lino Banfi, sarebbe meglio archiviare tutto con un sorriso. Amarissimo…

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