L’anno che verrà


Il 2019 sarà un anno straordinario per il nostro paese che finalmente si libererà di piaghe come la povertà, la corruzione, le liste di attesa. E, poi, non ci saranno più mafia, ndrangheta, camorra, turni lavorativi nei giorni festivi, diminuirà la benzina, migliorerà la sanità…

Probabilmente non “sarà 3 volte Natale e festa tutto l’anno” né “si farà l’amore, ognuno come gli va” come cantava Lucio Dalla in “Caro amico ti scrivo”. Ma il 2019 appena iniziato si annuncia comunque come un anno meraviglioso, di quelli che passeranno alla storia perché porterà delle novità clamorose e rivoluzionarie, tutte ovviamente estremamente positive, per il nostro paese.

Restando “abbottonati” e non lasciandoci prendere troppo dall’incontenibile entusiasmo che inevitabilmente è prodotto dal diffondersi sempre più forte del “vento del cambiamento”, di sicuro possiamo affermare senza paura di smentita che quello appena arrivato sarà l’anno in cui in Italia verranno eliminate alcune storiche e dolorosissime “piaghe”: la povertà innanzitutto, ma anche la corruzione. E poi, in rapida successione, la mafia, la drangheta, la camorra, le liste di attesa nella sanità, le pensioni d’oro.

Forse bisognerà attendere qualche anno in più, invece, per vedere eliminata un’altra grave piaga del nostro paese (che, in realtà, riguarda buona parte d’Europa), i turni di lavori in negozi e centri commerciali nei giorni festivi. Una parziale delusione che, però, verrà sicuramente compensata dal fatto che nel 2019 sicuramente diminuirà il prezzo della benzina ma, soprattutto, migliorerà sensibilmente la qualità del servizio sanitario. E, poi, il nuovo sarà l’anno in cui, per usare un’espressione ora tanto in voga, “finirà la pacchia” per alcune categorie di privilegiati.

Da non crederci, già solo il fatto di poter vivere in un paese dove non esistono più povertà e corruzione sembra un sogno. Al quale, lo confessiamo, per lungo tempo non avevamo creduto, neppure dopo che avevano visto i parlamentari del M5S, solitamente sempre così sobri e mai inclini ad enfatizzare ciò che fanno, festeggiare dal balcone di palazzo Chigi la fine della povertà (grazie alla nuova finanziaria) e, poi, davanti a Montecitorio anche della corruzione. Invece alla fine ogni residuo dubbio è caduto, in particolare leggendo con attenzione il contenuto della manovra di bilancio. Dove, per altro, sono contenute norme che chiunque considererebbe “folli” se esistessero ancora la povertà e la corruzione.

Parliamo, naturalmente, della “stangata” sul terzo settore (il raddoppio dell’ires) e di quello che è stato rinominato “ingrassa corrotti”, cioè l’innalzamento del tetto per affidare i lavori su fiducia (senza gara e senza neppure i fastidiosi limiti posti dall’anticorruzione e dell’antimafia). D’altra parte è del tutto evidente che, se non esiste più la povertà, non hanno più ragione di esistere le migliaia di associazioni che in un modo o nell’altro si occupavano (spesso facendo anche le veci dello Stato) delle persone in difficoltà, in situazione di disagio.

Basta così poco per eliminare la corruzione…

Così come non ha alcun senso preoccuparsi, come hanno fatto ingenuamente in molti (compreso il presidente della Camera…), sui possibili effetti della norma che eleva il tetto per l’affidamento su fiducia dei lavori che potrebbe si produrre effetti deleteri ma solamente in un paese in cui è fortemente presente la corruzione. Quindi non certo nell’Italia, almeno quella del 2019. Quello che maggiormente colpisce è che, analizzando il cosiddetto decreto “spazzacorrotti”, approvato in via definitiva poco prima di Natale, emerge con chiarezza come in realtà bastava veramente poco per eliminare la corruzione in questo paese.

Perché in effetti quel decreto introduce qualche novità, prevede un appesantimento della pena per corrotti e corruttori, qualche aggravante in più ma non si può certo dire che cambi radicalmente le cose. L’unica vera grande novità rispetto a prima (non solo per i casi di corruzione) riguarda la riforma della prescrizione, con lo stop dopo il primo grado di giudizio, a prescindere dalla sentenza di condanna o di assoluzione.

Va detto, però, che questa che è la vera novità “rivoluzionaria” contenuta nel decreto scatterà solo a partire dal 2020. Inevitabile, quindi, chiedersi se la corruzione può comunque essere considerata eliminata già a partire dall’inizio del nuovo anno o se, invece, bisognerà aspettare il 2020 per considerare l’Italia un paese “corruzione free”.

Se potessi avere 200 euro al mese…

Si tratta, invece, di una assoluta e rivoluzionaria novità, almeno per quanto riguarda il nostro paese, il provvedimento che ha spinto i vertici del M5S ad annunciare la fine della povertà. Stiamo ovviamente parlando del reddito di cittadinanza, da sempre vero “cavallo di battaglia” dei “grillini” che è stato inserito nella manovra finanziaria per il 2019. Certo, ora bisognerà predisporre i decreti per la concreta attuazione di questa misura. Ma quello che sappiamo con certezza, perché ce l’hanno ripetuto in continuazione dal 4 marzo, è che grazie a questa misura a partire dal nuovo anno verrà abolita la povertà.

In attesa di capire bene come funzionerà, le prime indicazioni e i primi numeri concreti e indiscutibili li abbiamo già. Sappiamo, ad esempio, che in manovra sono stati previsti 6,7 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza, di cui, però, poco meno di 1,5 miliardi di euro serviranno per la riforma dei centri per l’impiego. Quindi in concreto ci sono poco più di 5 miliardi di euro per far si che i circa 5 milioni di poveri presenti (secondo l’ultima stima Istat) in Italia non siano più considerati tali.

Ma, visto che di quei 5 milioni di poveri 1,6 sono stranieri (ai quali probabilmente non andrà il reddito), ne restano poco meno di 3,5 milioni da aiutare (per poter, quindi, dichiarare abolita la povertà se non proprio in Italia almeno per gli italiani). In attesa che il vento del cambiamento colpisca anche la matematica, 5 miliardi di euro per 3,5 milioni di poveri fanno si che ognuno di loro riceverà nel 2019 poco meno di 1.700 euro.

Ora, anche considerando che da programma il reddito di cittadinanza partirà non subito ma da aprile, si tratterebbe comunque di circa 200 euro al mese per ogni povero. Che, non abbiamo dubbi, con un simile contributo mensile sicuramente potrà vivere, se non proprio tra gli agi, almeno in maniera più che decorosa…

Il “miracolo” di Salvini: via dall’Italia mafia, ndrangheta e camorra

Messa da parte l’inevitabile invidia per questi 3,5 milioni di “fortunati”, che dal 1 aprile d’incanto non saranno più poveri (anche se la data potrebbe ingenerare qualche vago sospetto…), le belle notizie per l’anno appena iniziato non terminano, però, di certo qua. L’inevitabile competizione che si è scatenata tra le due forze che compongono il governo ha fatto si che la Lega non poteva guardare senza far nulla questa serie di prodigi del proprio alleato (l’abolizione della corruzione e della povertà sono tutto merito del M5S).

Così, a pochi giorni dalla fine del 2018, a sorpresa da Parma il leader del Carroccio e ministro degli interni Matteo Salvini ha annunciato “urbi et orbi” che presto verranno abolite anche mafia, drangheta e camorra. “Siamo più forti noi. Possono tener duro ancora qualche mese ma mafia, camorra e ndrangheta saranno cancellate dalla faccia di questo paese”.

Tecnicamente Salvini non ha spiegato come farà a compiere quella che (ancora più di povertà e corruzione) sarebbe davvero l’impresa del secolo. Giustamente vorrà tenere top secret il piano che ha in mente (e immaginiamo sia già in atto) per raggiungere un simile risultato. Però bisogna fidarsi “a scatola chiusa”, soprattutto di chi aveva annunciato prima delle elezioni di marzo che in pochi mesi avrebbe rimpatriato senza problemi 600 mila immigrati irregolari…

L’anno del tartufo

Senza povertà, corruzione e criminalità organizzata, l’Italia del 2019 sarà molto più che un’oasi felice. Nella quale, per altro, non si dovrebbe lavorare nei giorni festivi (non ce ne è bisogno, non esistono più i poveri). In realtà di questa che alcuni rappresentanti del governo avevano giustamente definito “una battaglia di civiltà”, non se ne è parlato più. Ma non abbiamo dubbi che prima o poi nel 2019 accadrà anche questo.

Così come, nonostante in questi mesi in realtà sia aumentata, non abbiamo dubbi che nel nuovo anno si realizzerà la famosa promessa di Salvini sulla diminuzione del prezzo della benzina. Certo, il leader della Lega aveva annunciato che (grazie all’eliminazione di alcune accise) quello sarebbe stato il primo provvedimento del suo governo.

Ma incantati da un simile idilliaco scenario si può anche perdonare al “capitano” il fatto che tale riduzione avverrà con circa un anno di ritardo. Peccato solamente che non tutti nel nostro paese si rendono realmente conto di quanto sta accadendo, al punto che c’è chi trova il modo di polemizzare, assolutamente senza motivo, per provvedimenti assolutamente condivisibili e accettabili, come la riduzione dell’iva sui tartufi, in un paese che ha sconfitto la povertà.

La sanità che funziona: dal 2019 niente più liste di attesa

Piuttosto, visto che “l’appetito vien mangiando”, in un paese senza più povertà, corruzione, mafia e immigrati irregolari servirebbe anche una sanità finalmente davvero più efficiente. Basta chiedere, verrebbe da dire, perché proprio nei giorni delle festività natalizie abbiamo scoperto che il 2019 sarà anche il primo anno senza più liste di attesa. Ad annunciarlo, lunedì 24 dicembre, la ministra della sanità Giulia Grillo che, in un’intervista con un quotidiano nazionale, ha svelato che tale ennesimo clamoroso successo sarà ottenuto grazie ai 350 milioni di euro stanziati in proposito nella manovra di bilancio.

Certo, in realtà si è poi scoperto che quello stanziamento  non è solamente per il 2019 ma per i prossimi tre anni. Ma questo irrilevante particolare passa inevitabilmente in secondo piano di fronte all’inevitabile ammirazione dovuta alla straordinaria competenza di questi nuovi governanti, addirittura in grado di ottenere un simile incredibile risultato (la fine delle liste di attesa) che i vecchi governanti non sono riusciti a centrare pur stanziando ogni anno fondi almeno 4-5 volte superiori.

D’altra parte, però, la stessa Grillo ha anche assicurato che “quando la sanità pubblica non sarà in grado di fornire la prestazione nei tempi previsti il cittadino avrà il diritto di rivolgersi al privato ma a pagare sarà il sistema sanitario regionale”. E su questo nessuno può aver dubbi, anche perché si tratta di una norma che è in vigore da circa una ventina di anni…

La ministra, sempre così umile e modesta, non ha voluto, invece, svelare il fatto che, liste di attesa a parte, la sanità italiana in generale nel corso del 2019 compirà un grandissimo salto di qualità. Al suo posto, però, l’ha fatto “Il Fatto Quotidiano” che il 19 dicembre scorso, nell’edizione on line, titolava con enfasi: “Sanità, Giulia Grillo risparmia due miliardi migliorando il servizio”.

Un vero e proprio miracolo, per il quale la ministra merita l’immediata beatificazione, che verrà ottenuto semplicemente “mettendo mano al sistema dei medicinali”. L’articolo, in realtà, spiega benissimo che al momento non c’è (e non è neppure all’orizzonte) alcune atto concreto da parte della Grillo. Che, però, “nella passata legislatura era la prima firmataria di una proposta di legge in tal senso”. Praticamente, quindi, si può considerare cosa fatta…

Più che comprensibile, quindi, l’eccitazione che si respira concretamente nell’aria in questi giorni. Quello appena iniziato sarà un anno straordinario per il nostro paese e per tutti gli italiani. Che finalmente si apprestano a diventare veri cittadini con tanti doveri ma altrettanti diritti, non più considerati come sudditi.

Ricordando a proposito quello che sosteneva la filosofa tedesca Hannah Arendt. Secondo cui “il suddito ideale è l’individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione, fra vero e falso non esiste più”…

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