Film su Cucchi al Festival di Venezia, un’occasione persa


Quasi 10 minuti di applausi a Venezia per “Sulla mia pelle”, il fim sulla tragedia di Cucchi. Che, però, scatena le incomprensibili e inopportune polemiche dei vertici e dei sindacati delle forze dell’ordine. “Quando lo vedranno cambieranno parere” replica Ilaria Cucchi

C’è davvero da sperare che sia vero quello che ha sostenuto Ilaria Cucchi, cioè che la maggior parte delle forze dell’ordine non si riconoscono con quanto affermano alcuni dei rappresentanti dei sindacati di categoria. Perché la loro reazione e le loro dichiarazioni dopo la presentazione al Festival di Venezia del film su Stefano Cucchi (“Sulla mia pelle”) sono davvero sconfortanti.

Probabilmente, più che il film in se, a quegli esponenti dei sindacati ha dato fastidio la reazione della platea di Venezia che ha tributato quasi 10 minuti di applausi al film e alla commossa sorella di Stefano presente in sala. E’ un peccato perché si tratta dell’ennesima occasione persa da parte di quei rappresentanti dei sindacati (realmente vogliamo pensare che non rappresentino la maggior parte delle forze dell’ordine) che, invece, ancora una volta non hanno perso l’occasione per gettare fango su chi, come Ilaria Cucchi, ha la “grave colpa” di battersi per la verità.

Un brutto segnale, che si aggiunge a quello ancor peggiore che è arrivato nelle settimane scorse dai vertici stessi dell’arma che hanno punito, trasferito e demansionato Riccardo Casamassima, l’appuntato dei carabinieri che con le sue testimonianze (e con quelle della sua compagna) ha permesso la riapertura del caso. Come detto le reazioni più dure arrivano dai sindacati di polizia e carabinieri e, guarda il caso, dall’ex segretario del Sap ed ora  deputato leghista Gianni Tonelli.

Premiato con un seggio sicuro in Parlamento da Salvini, che alle elezioni del 4 marzo scorso lo ha voluto come capolista nel collegio plurinominale (il proporzionale) di Bologna, per le sue dichiarazioni irrispettose nei confronti dei familiari di Federico Aldrovandi (il 19enne ferrarese ucciso da 4 poliziotti), di Stefano Cucchi e di chi, come Arnaldo Cestaro, ha subito le gravi conseguenze dell’ignobile “mattanza” alla scuola Diaz (in occasione del G8 di Genova).

Rabbrividisco – ha dichiarato Tonelli – mi chiedo: si può mandare in mezzo mondo un film che dà allo spettatore un’idea non suffragata da sentenze? Ed è vero che lo Stato ha finanziato il film con 600 mila euro? E’ questa la cultura italiana da esibire in una mostra internazionale? Io non mi farò intimidire e, da parlamentare, andrò in fondo a questo storia”.

In realtà bisognerebbe rabbrividire di fronte al fatto che non siano mai stati presi provvedimenti nei confronti di chi, come Tonelli, ha più volte offeso la memoria di due poveri ragazzi tragicamente scomparsi, di chi ha addirittura avuto l’impudenza di sostenere e applaudire i 4 poliziotti condannati (sentenza passata in giudicato) per l’uccisione di Aldrovandi, di chi ha continuato a dichiarare di non riconoscere la sentenza stessa, cosa ancora più grave perché una simile presa di posizione arriva da un rappresentante delle istituzioni.

Non solo, c’è davvero da rabbrividire di fronte al fatto che, chi è stato condannato per diffamazione nei confronti della famiglia Cucchi, sia stato addirittura premiato con un seggio in Parlamento. Oltre Tonelli, c’è poi il Cocer, l’organo di rappresentanza dei Carabinieri, che ha espresso un giudizio molto duro, sottolineando, però, al tempo stesso di non aver visto e di non aver intenzione di vedere il film (quindi su che base si esprime?).

E’ impossibile contenere lo sdegno per l’ennesima storia di ordinaria criminalizzazione di chi veste una divisa” ha aggiunto il presidente nazionale di Fsp Polizia di Stato Franco Maccari. Che, però, dimentica o finge di dimenticare che a gettare fango su chi veste una divisa non è certo chi chiede semplicemente giustizia quanto, piuttosto, chi difende sempre e a prescindere chi ha commesso certi crimini e chi neppure di fronte a sentenze passate in giudicato ritiene opportuno chiedere scusa ai familiari delle vittime.

Più circostanziate le dichiarazioni del segretario del sindacato di polizia penitenziaria (Sappe) Donato Capece che sottolinea come “la storia processuale ci ha visti oltraggiati e infamati senza uno straccio di prova, sia la sentenza di primo grado che quella di appello hanno assolto i poliziotti penitenziari. Sarebbe giusto che questo venisse evidenziato nel film”. Come al solito molto composta ma decisa la reazione di Ilaria Cucchi. “Resto basita dalla dichiarazione del Cocer – afferma – in quanto avevo ricevuto la loro solidarietà personale per quanto accaduto a mio fratello.

Ho rispetto per loro e li invito a guardare il film insieme a me e la mia famiglia. Dopodiché vedremo se se la sentiranno ancora di parlare di gogna mediatica. Furono proprio loro a dirmi che la gogna l’aveva subita Stefano e non i protagonisti di quelle intercettazioni che sono oggi a processo. Sono certa che quando lo avranno visto cambieranno parere e mi abbracceranno.

Mi meravigliano, poi, le dichiarazioni di Capece del Sappe che solo ieri esprimeva solidarietà alla mia famiglia e oggi prende questa posizione senza nemmeno aver visto il film che racconta come gli unici che possono essersi interessati, per vari motivi, alle condizioni di mio fratello sono stati proprio gli agenti di polizia penitenziaria, insieme ai carabinieri Schirone e Colicchio. A Tonelli e Maccari non rispondo neanche, con loro parlerò al processo perché sono imputati per questo su ordine del Gip.

Per distanza temporale e per le particolari circostanze avvenute, gli ultimi giorni di Stefano Cucchi sono ormai un fatto storico, quindi è naturale che se ne parli e diventino oggetto di rappresentazioni animate da impegno civile. Io ho rispetto per tutte le divise e lo avrò sempre per quelle vere, come ho dimostrato ampiamente e ho avuto modo di affermare a due ministri della giustizia, al comandante della polizia Gabrielli e ai due comandanti generali dell’Arma”.

E proprio il rispetto nei confronti dei tanti poliziotti e carabinieri che svolgono seriamente e onestamente il loro difficilissimo dovere dovrebbe spingere chiunque, soprattutto i loro rappresentanti istituzionali ad essere assolutamente intransigente con chi si rende o si è reso protagonista di certi gravi episodi.

Naturalmente le polemiche non cancellano la profonda emozione e commozione che ha suscitato la proiezione del film a Venezia, straordinariamente rappresentate nel post commemorativo che Ilaria Cucchi ha scritto al fratello su Facebook e che riportiamo integralmente qui sotto.

“Sono profondamente commossa.
Provata. Guardo il cielo sperando di poter incontrare il tuo sguardo. 
Non vedo nulla. Solo le luci accese della sala Darsena dove è appena terminato il film sulla tua morte. Sento gli applausi della gente. Prendo l’abbraccio di Alessandro e Jasmine e poi anche quello di Max. Le 1500 persone che stipano il cinema si stringono tutte intorno, quasi tutte in lacrime. 
Questa è la gente intorno a noi.
Qualcuno ha detto che dopo un fermo ci può scappare qualche schiaffo, qualche pugno.
E se poi il fermato cade e si fa male pazienza. Niente legge contro la tortura perché lega le mani alla Polizia.
Ma la Polizia non sente il bisogno di avere quelle mani libere che sarebbero sporche di sangue. Forse magari il sindacato di Tonelli la pensa diversamente ma la Polizia del comandante Gabrielli è altra cosa.
Ste ti sei preso qualche schiaffone. Qualche pugno. Qualche calcio. Sei caduto e ti sei fatto male. Molto male. Ma ce ne dobbiamo fare una ragione io te mamma e papà.
In fin dei conti questo qualcuno è ora il ministro dell’interno. Ora, ironia della sorte, sta facendo passerella e cene di gala a Venezia. 
Voglio incontrare questo famoso ministro Salvini. Pubblicamente. Guardarlo negli occhi. 
Senza dire nulla. Fargli abbassare quello sguardo freddo ed inespressivo. 
A Ste, questo non avrà mai il coraggio. E poi lui si che fa parte della casta.
Non abbiamo giustamente preso un euro da questo film ma la soddisfazione è tanta. 
Tu sei un atto d’accusa vivente, sì, vivente, contro quel modo di pensare ignorante e violento. Tu che di violenza sei morto. 
Ti abbraccio forte forte. Come hanno abbracciato me.
Notte”

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