Il lutto nazionale e il festival dell’ipocrisia


Polemiche per il mancato rinvio delle due partite di campionato in programma sabato 18 agosto, nel giorno del lutto nazionale per la tragedia di Genova. Nel quale, però, si sono regolarmente svolti concerti, spettacoli, sagre e feste di piazze in tutto il paese

In quel folle e isterico paese che è diventato l’Italia, può accadere che in un sabato pomeriggio di metà agosto intorno alle 18 un amministratore pubblico (quindi un rappresentante delle istituzioni) di un non meglio identificato comune esprima sui social la propria feroce indignazione perché, nel giorno del lutto nazionale per la tragedia di Genova, a poche ore dai solenni funerali di Stato per alcune delle vittime (19 su 42, i familiari delle altre persone morte nel crollo del ponte hanno rifiutato i funerali di Stato) come se nulla fosse si disputa una partita di calcio del campionato di serie A.

Praticamente inevitabile la pioggia di “like” e il consueto diluvio di commenti “al veleno”. Peccato, però, che appena 3 ore dopo quello stesso rappresentante delle istituzioni dimentichi magicamente l’indignazione e il sacro rispetto per la giornata di lutto  “violata” e, come se nulla fosse, lo si ritrovi festante e allegro a cantare e ballare ad un concerto, con tanto di foto postata sui social accompagnata dall’esclamazione “Sabato indimenticabile, è qui la festa!”.

Il “lutto nazionale” nei paesi civili

Nel “vomitevole” spettacolo offerto da una parte del nostro paese (soprattutto il mondo politico) nei giorni successivi alla tragedia di Genova non poteva certo mancare il trionfo della tipica ipocrisia italica che si è espressa con questa singolare interpretazione del senso più profondo, del significato di “lutto nazionale”.

Quando nell’estate 2016, dopo l’attentato terroristico a Nizza (87 morti), il presidente francese Hollande proclamò il lutto nazionale per il 16, 17 e 18 luglio, in quei 3 giorni in tutto il paese non si svolsero concerti, feste, spettacoli e manifestazioni di ogni tipo, compresi naturalmente gli eventi sportivi. Stessa cosa negli Stati Uniti dopo l’11 settembre, come in Inghilterra e in Spagna in circostanze analoghe.

In quei paesi, in quelle occasioni, neppure ci si pone il problema se il grande circo del calcio (o del football americano, del basket e del baseball che sono gli sport nazionali negli Usa) si debba fermare perché si sospendono tutte le attività e le manifestazioni di un certo tipo. La stessa cosa sarebbe dovuta accadere nel nostro paese sabato 18 agosto quando è stato proclamato il lutto nazionale per la tragedia di Genova.

Calcio no, concerti e feste si: il rispetto per le vittime “a targhe alterne”

Invece, con la solita ipocrisia tipicamente italica, si chiede silenzio e rispetto per le vittime “a targhe alterne”. Far disputare una partita di calcio, con decine di migliaia di spettatori urlanti sugli spalti, è una grave mancanza di rispetto. Un concerto in uno stadio o in una piazza, con migliaia di persone festanti, che cantano e ballano, è invece una dimostrazione di sensibilità e rispetto.

Nell’ipocrita vulgata popolare per dimostrare rispetto per la tragedia di Genova bisognava sospendere la prima giornata di campionato (che invece si è regolarmente disputata tra sabato, domenica e lunedì, ad eccezione delle partite di Sampdoria e Genoa). Tutto il resto (concerti, feste di piazza, sagre, spettacoli, manifestazioni di qualsiasi tipo), invece, poteva svolgersi tranquillamente.

Sembra incredibile, ma su tv, giornali e sui social la discussione sulla giornata di lutto nazionale ha riguardato esclusivamente il calcio, sull’opportunità o meno di fermare la prima giornata di campionato o, quanto meno, sulla necessità di spostare le partite in programma sabato 18 agosto.

Per quanto ci riguarda la discussione non sarebbe dovuta neppure iniziare ed è completamente priva di senso. Se si proclama la giornata di lutto nazionale è del tutto evidente che non si possano far disputare quelle due partite, almeno in quel giorno (se poi la Lega avesse scelto di sospendere l’intera giornata di campionato sarebbe stato un bel gesto, un bel segnale).

Ma ciò che vale per il calcio dovrebbe ovviamente valere per ogni altra forma di spettacolo e di intrattenimento. E, quindi, sabato 18 agosto niente partite, niente concerti, niente feste di piazze e sagre, altrimenti si finisce per essere terribilmente e spudoratamente ipocriti. Invece nel giorno del lutto nazionale in tutto il paese si sono tranquillamente svolti centinaia e centinaia di eventi tra feste, concerti, sagre, spettacoli comici (e ovviamente manifestazioni sportive), non propriamente in linea con quelle che dovevano essere 24 ore di lutto e riflessione (e, per chi è credente, magari anche di preghiera).

Concerti, feste e spettacoli in tutto il paese con rarissime eccezioni

Solo nella nostra regione, ad esempio, sabato sera si sono regolarmente svolti eventi (tutti sotto l’egida delle rispettive amministrazioni comunali) come i concerti di Goran Bregovic (Ascoli), Marina Rei (Senigallia) Tributo a De Andrè (Fano)  e Patty Pravo (Civitanova), musical come “Jesus Christ Superstar” (Macerata), feste come “Templaria” (Castignano) la “Festa del Mare” (Porto San Giorgio) e una serie interminabile di sagre e feste di piazza. Pochissime le eccezioni, i Comuni di Benevento, Carrara, Latina, Spoltore hanno annullato tutti gli eventi organizzati dalle rispettive amministrative.

Tra le grandi città solo a Roma si è avuta un’adesione, da parte del Comune, seria e concreta alla giornata di lutto nazionale, con l’annullamento degli spettacoli al Colosseo e al Foro Augusto organizzati dall’amministrazione comunale. Nella maggior parte degli altri comuni neppure si è posto il problema se era opportuno o meno annullare gli eventi in programma. Non sono mancate neppure situazioni paradossali, al limite del ridicolo.

A Francavilla, ad esempio, il 18 agosto era in programma la giornata finale dei festeggiamenti in onore del santo patrono, San Franco. E il primo cittadino abruzzese ha risolto il problema scatenato dal lutto nazionale decidendo di partecipare alla processione senza la fascia tricolore e dedicando alle vittime di Genova lo spettacolo finale dei fuochi d’artificio. Che, ci ha tenuto a sottolineare, sono stati fatti iniziare dopo la mezzanotte, quindi tecnicamente il 19 agosto e non nel giorno del lutto nazionale…

Se, poi, volessimo allargare il discorso a quanto è accaduto nelle ore e nei giorni successivi al drammatico disastro di Genova, si scopre che, a parte delle rarissime eccezioni (a Nettuno sono state cancellate le iniziative e le feste di ferragosto, a Foggia si è deciso di rinviare il concerto e i fuochi di ferragosto), mentre si scavava tra le macerie alla ricerca di qualche superstite (o per recuperare le vittime), nel resto del paese impazzava il tradizionale divertimento ferragostano. Né il giorno del disastro (il 14 agosto) né, tanto meno, il 15 agosto sono stati annullati concerti, feste, spettacoli, sagre e manifestazioni varie (se non a causa del maltempo).

A Fermo il giorno di ferragosto si è disputato regolarmente il Palio dell’Assunta, così come il giorno dopo il Palio di Siena. E in nessuno dei due comuni si è neppure pensato di limitare, per rispetto della tragedia in atto, i tradizionali gioiosi festeggiamenti dei vincitori.

Il singolare concetto di “rispetto” del ministro Salvini

Come sempre, però, l’esempio più emblematico e più eclatante di questa tipica “sceneggiata all’italiana” arriva dal “principe degli ipocriti”, il ministro dell’interno Matteo Salvini.

Penso che sarebbe doveroso, per rispetto e vicinanza a Genova e ai parenti delle vittime, che anche il campionato di calcio sabato e domenica si fermasse. Non lasciamo sole le squadre genovesi, business e interessi televisivi possono attendere” ha dichiarato nel pomeriggio di venerdì 17 agosto il leader del Carroccio. Che rispetto e vicinanza a Genova e ai parenti delle vittime li aveva compiutamente manifestati la sera del crollo del ponte, partecipando ad una festa della Lega, con tanto di foto e selfie sorridenti e festosi, a Furci Siculo.

Mentre il resto del paese assisteva sgomento a quanto stava accadendo, mentre nel capoluogo ligure si piangevano i morti e si scavava disperatamente tra le macerie, Matteo Salvini festeggiava spensierato con altre 260 persone (l’elite locale della Lega) a base di vino bianco e piatti di pesce, con tanto di torta finale, in quello che su twitter Antonio Mazzeo (candidato sindaco di Maletto nelle elezioni comunali di giugno) ha definito un “meraviglioso ferragosto con il ministro” (e già solo il termine “meraviglioso”, in una giornata in cui si contano i morti, dovrebbe indignare).

Ci sarebbe, per altro, il particolare non certo secondario che Salvini sarebbe anche il ministro dell’interno e, quindi, come tale in quelle ore avrebbe dovuto quanto meno essere presente sul luogo del disastro. Evidentemente, però, per Salvini business e interessi televisivi possono attendere ma propaganda e interessi di partito no. Come dimostra il “terrificante” post dello stesso 14 agosto, a poche ore dalla tragedia, nel quale il ministro dell’interno annunciava “una notizia positiva in una giornata così triste”, cioè il fatto che la nave Aquarius con a bordo 170 immigrati sarebbe sbarcata a Malta e gli immigrati stessi sarebbero stati distribuiti in altre paesi europei e non Italia (notizia per altro poi dimostratasi falsa, visto che 20 di quegli immigrati sono stati arrivati proprio nel nostro paese…).

Chi nelle ore immediatamente successive al disastro, senza alcun rispetto per il dramma che tutta la nazione stava vivendo, ha banchettato a base di pesce e vino avrebbe dovuto almeno avere la decenza di tacere, di non chiedere ipocritamente ad altri di mostrare quel senso del rispetto che lui stesso non ha in alcun modo dimostrato.

Al di là della spudorata “faccia tosta” del leader della Lega (potete immaginare che finimondo sarebbe accaduto se la sera della tragedia uno tra Renzi, Berlusconi, Di Maio fosse stato fotografato sorridente e allegro ad una festa?), quanto accaduto in queste ore, in questi giorni, dovrebbe fare riflettere. Perché alla fine quel sabato 18 agosto, più che per il lutto nazionale, verrà ricordato per l’ennesimo imbarazzante festival dell’ipocrisia

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