Decreto terremoto: oltre il danno, la beffa!


Delusione tra i comitati e le associazioni che rappresentano i territorio colpiti dal terremoto per la conversione in legge, senza modifiche, del decreto già approvato dal Senato. Ma il leader della Lega Salvini in conferenza stampa esalta i risultati ottenuti

Lo avevano chiesto, quasi implorando, due giorni fa: “prima fate, poi parlate”. Ma neppure questa semplice richiesta avanzata dai rappresentanti delle 106 tra associazioni e comitati che rappresentano i territori colpiti dal terremoto è stata esaudita. L’imponente campagna propagandistica messa in campo dalla Lega se ne frega delle aspettative dei “terremotati”, non può certo avere la sensibilità almeno di fermarsi di fronte al dolore e alla delusione di chi da ormai 2 anni si trova catapultato in questo incubo senza fine.

Bisogna sbandierare ai “quattro venti” risultati e successi che non ci sono, anzi. D’altra parte, però, chi vive direttamente in quelle zone e sa perfettamente quali fossero le aspettative, tutte praticamente andate deluse, è solamente una piccola percentuale rispetto alla ben più vasta platea dei possibili elettori. E se quei sventurati hanno potuto direttamente constatare che, ancora una volta, alle promesse non sono seguiti fatti concreti, i milioni di italiani che non hanno la più pallida idea di cosa sta accadendo in quelle zone e di quali fossero le richieste e le aspettative di quelle popolazioni, di fronte al solito teatrino propagandistico messo in scena da Salvini e dai rappresentanti della Lega magari si convinceranno davvero che ci sia qualcosa da festeggiare.

Invece la realtà, almeno quella che vivono sulla propria pelle i “terremotati”, è completamente differente e decenza avrebbe voluto che l’approvazione definitiva alla Camera del decreto terremoto, così deludente per quelle popolazioni, fosse almeno accompagnata da un imbarazzato silenzio. Eppure basterebbe informarsi un po’, verificare con un minimo di attenzione i fatti per comprendere come stiano le cose.

Promesse e illusioni

Preliminarmente è opportuno ricordare che il decreto è stato approvato a fine maggio dal dimissionario governo Gentiloni per evitare la beffa (per i terremotati) del termine di alcune importanti agevolazioni. Doveva essere compito del nuovo governo ma, a quasi 2 mesi delle elezioni, non c’era alcun nuovo esecutivo in carica e il precedente premier è intervenuto per evitare il peggio, non potendo ovviamente adottare provvedimenti di più ampio respiro, compito naturalmente che spettava al nuovo governo e non certo a quello dimissionario.

Quegli interventi, fortemente richiesti dai “terremotati”, potevano e dovevano essere inseriti nel momento in cui in Parlamento quel decreto sarebbe poi stato trasformato in legge. Cosa che, però, non è avvenuta al Senato che lo ha approvato con pochissime modifiche e respingendo tutti gli emendamenti che andavano nella direzione richiesta da comitati e associazioni del cratere ma anche dai sindaci dei comuni di quelle zone. Cosa che aveva provocato la forte protesta, mista ad una fortissima e comprensibile delusione, di tutto il territorio colpito dal sisma.

Quali che fossero le giustificazioni portate dal governo giallo-verde (poco tempo a disposizione, mancanza di fondi, necessità di verificare le coperture), i rappresentanti di comitati e associazioni avevano fatto presente come ben altre fossero state le promesse fatte da tutti gli esponenti di Lega e M5S che, in campagna elettorale, erano sfilati nella solita imbarazzante processione nei luoghi del terremoto. Promesse completamente disattese, almeno secondo comitati e associazioni che, per questo, avevano chiesto importanti e sostanziali modifiche nel passeggio, per la definitiva conversione in legge, alla Camera. E per non lasciare dubbi in proposito, nei giorni scorsi hanno anche manifestato a Roma.

La surreale conferenza stampa di Salvini

Tutto inutile, giovedì mattina la Camera dei Deputati ha definitivamente approvato il decreto legge terremoto, senza alcuna minima variazione rispetto al testo uscito dal Senato e così contestato. E non possono certo esserci dubbi sul fatto che nessuna delle richieste di comitati, associazioni e sindaci (nei giorni scorsi era scesa in campo in proposito anche l’Anci Marche) è stata accolta perché se così fosse stato il decreto legge sarebbe dovuto tornare al Senato (per l’approvazione con le modifiche) invece di essere definitivamente convertito in legge.

L’ennesima delusione per chi da due anni si trova in determinate condizioni, a cui si è aggiunta la beffa di dover anche assistere all’imbarazzante conferenza stampa “propagandistica” organizzata dal leader leghista Salvini per rivendicare qualcosa che non c’è. Poi magari i prossimi mesi il nuovo governo troverà il modo di dare finalmente concrete risposte alle aspettative di quelle persone, di quei territori (non possiamo che augurarcelo), ma al momento non è così e, a prescindere dalla validità o meno delle giustificazioni addotte dall’esecutivo, sarebbe stato molto più decoroso tacere.

Come in parte ha fatto e sta facendo il M5S che ha lasciato ai “pasdaran” dei social, agli ultras acciecati dal “credere, obbedire, combattere” l’improbabile compito di confutare l’inconfutabile. Il tutto naturalmente cercando di buttarla nella solita rissa politica, nello scontro con l’opposizione (che fino a qualche mese fa era governo, almeno parte di essa) che vuole solo speculare e che dovrebbe tacere perché non ha fatto meglio quando avrebbe potuto.

Il punto di tutta la vicenda è che le solite risse da osteria a cui ci ha abituato la politica italiana in questo caso c’entrano poco o nulla. In discussione c’erano semplicemente le aspettative dei “terremotati”, alimentate a dismisura dalla promesse fatte in campagne elettorale, che invece sono state ancora una volta disattese e deluse con l’approvazione del decreto. “Abbiamo dato risposte concrete a tutto il centro Italia e in particolare alle Marche” ha sentenziato Salvini nel corso della sua conferenza stampa (o comizio). A cui si contrappongono le affermazioni, inequivocabili, dei comitati e delle associazioni del cratere.

“Neppure un segnale di buona volontà”

Apprezziamo la discontinuità coi governi precedenti per le cose buone approvate – si legge in una nota del giorno precedente l’approvazione alla Camera del coordinamento dei comitati Terremoto Centro Italia – per le quali ci battiamo da 2 anni, a partire dalla cosiddetta “norma salva Peppina”, figlia di una proposta del settembre 2016. Non siamo però soddisfatti: c’è ancora molto da fare e per questo siamo più che mai determinati a continuare la nostra lotta.

Esponenti del governo ci hanno confidato che l’attuale decreto è blindato e che – come era emerso nei giorni scorsi – soltanto 3 dei 13 emendamenti da noi presentati verranno approvati in questa fase. Non verranno approvati neppure quelli che avrebbero rappresentato per noi un segnale di “buona volontà” e ascolto, ad esempio dare la priorità nelle assunzioni nei concorsi pubblici ai familiari di vittime del sisma o la riduzione del cratere sismico in base alla presenza di zone rosse; tale provvedimento avrebbe tra l’altro ottimizzato i costi consentendo di finanziare un emendamento a noi molto caro, come quello degli sgravi fiscali per le imprese che assumeranno terremotati.

E’ trascorso oltre un mese e mezzo dalla formazione del Governo, quattro dalle elezioni. Dopo aver esposto le nostre priorità, avevamo ricevuto ampie disponibilità e aperture sia dal Movimento 5 Stelle, sia dalla Lega; oggi la nostra sensazione è che entrambe le forze politiche non siano riuscite a concretizzare quel cambiamento, per il momento fermo alle parole. Ci aspettiamo venga modificata la struttura commissariale (alla cui testa ci sarà fino al 10 settembre Paola De Micheli) e ci aspettiamo, come comitati, un più ampio coinvolgimento nelle decisioni, come dichiarato dai due leader politici prima delle elezioni. 

Vogliamo essere noi a scrivere il nostro futuro, non vogliamo delegare a nessuno questa responsabilità. Ci teniamo a chiarire che non consegneremo la nostra protesta a nessuna delle forze all’opposizione. Non ci faremo reclutare da chi ha governato fino a pochi mesi fa, né da altri. Continueremo a vigilare e a lottare. Le nostre proposte – dall’assunzione dei terremotati nei lavori della ricostruzione al reddito di cratere, a molto altro – sono più valide che mai: ci è stato assicurato che verranno approvate prima della prossima legge di Bilancio, quando saranno chiare anche le risorse a disposizione. 

Noi controlleremo costantemente, terremo d’occhio ogni singolo atto del governo e lo avvisiamo: siamo pronti a scendere in piazza in qualsiasi momento, come abbiamo già dimostrato di saper fare con il governo precedente. Basta selfie. Prima fare, poi parlare”.

Perchè chi fa il contrario specula sulla pelle dei “terremotati”.

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