Vendita o valorizzazione dei beni immobili, caos in Comune


Con la stessa delibera l’amministrazione comunale approva sia l’elenco dei beni immobili da mettere in vendita “perché non strumentali alle funzioni istituzionali” sia l’elenco dei beni da valorizzare. Che, però, in gran parte sono gli stessi! L’imbarazzante caso di palazzo Guiderocchi

Come avevamo ampiamente anticipato un mese fa (vedi articolo “Giallo sul futuro di palazzo Guiderocchi”) è stata inaugurata l’osteria Marca Zunica nello storico palazzo Guiderocchi. Che al tempo stesso resta tra gli immobili di proprietà comunale che l’amministrazione comunale intende mettere in vendita, tanto da essere stato inserito nell’apposito elenco delle alienazioni 2018-2020 approvato (insieme all’elenco delle valorizzazioni) il 27 marzo scorso con delibera n. 58.

Un paradosso che in qualsiasi altro posto sarebbe impossibile anche solo immaginare ma che nel meraviglioso mondo del Comune di Ascoli è la prassi. Si perché l’incredibile vicenda che ruota intorno a palazzo Guiderocchi è solo una delle tante anomalie, probabilmente la più clamorosa, che ruota intorno alla telenovela della vendita e della valorizzazione dei beni immobili comunali. Lo storico palazzo ascolano, in realtà, era già stato inserito tra gli immobili da vendere tramite asta pubblica nel corso del 2017. Un particolare che in altri comuni avrebbe una rilevanza ma che ad Ascoli, dove date, programmi e scadenze sono fatte apposta per non essere rispettate, non ha alcun valore.

Palazzo Guiderocchi tra vendita e nuova inaugurazione

Così nessuno si è stupito che palazzo Guiderocchi non sia stato inserito neppure tra i beni che sono andati all’asta lunedì 9 aprile. E non certo perché, come potrebbe capitare, l’amministrazione comunale ha cambiato idea, come in un “mondo normale” si sarebbe portati a credere dopo aver appreso dell’inaugurazione della nuova osteria. Semplicemente perché a fine 2017 (esattamente il 5 dicembre) il Comune ha chiesto all’Ufficio territorio (Agenzia delle Entrate) “la stima dell’immobile in questione”, con la successiva sottoscrizione dell’accordo di collaborazione che prevede la conclusione dell’incarico entro 120 giorni dalla sottoscrizione stessa.

Quindi la stima dovrebbe arrivare in questi giorni, tanto che palazzo Guiderocchi, nonostante l’inaugurazione della nuova Osteria, è stato puntualmente inserito nell’elenco alienazioni 2018-2020, per la precisione per l’anno in corso. Sarebbe davvero paradossale se non fosse che in realtà si è ampiamente capito che quel piano alienazioni (così come il piano valorizzazioni) è semplicemente uno “specchietto per le allodole”, un atto che l’amministrazione comunale propone ogni anno facendo credere che possa concretamente servire per ottenere qualche milione di euro per le sempre più anemiche casse comunali ma che, poi, puntualmente non viene in alcun modo rispettato e non produce assolutamente nulla.

Piano alienazioni: da 4 anni solo “copia e incolla”

Anzi, praticamente sindaco e assessori da 4 anni a questa parte si limitano semplicemente a fare un semplice “copia e incolla”, ben sapendo che quel piano alienazioni non ha alcun valore e non ha praticamente quasi nessuna possibilità di essere concretamente realizzato. Basterebbe pensare che 38 dei 42 immobili che fanno parte del piano delle alienazioni 2018-2020 (per un valore complessivo di poco superiore ai 19 milioni di euro) faceva parte del piano 2017-2019. Anzi, quegli stessi 38 beni immobili erano presenti anche nel piano 2016-2018 approvato a fine 2015 (delibera n. 244 del 27 ottobre 2015) che comprendeva 42 immobili.

E dei 4 beni non più presenti nell’attuale piano, solo tre sono stati ceduti (tre frustoli di terreno a Fonte di Campo, Piancerro e sulla Picena Aprutina per un valore complessivo inferiore ai 10 mila euro), mentre il quarto (l’appartamento ex Laudi in via Rigantè) da quest’anno è stato promosso, cioè da immobile da mettere in vendita perché “non strumentale alle funzioni istituzionali” del Comune è magicamente diventato un bene da valorizzare (per far cosa ovviamente è un mistero).

Non solo, andando ancora indietro di un anno, il piano delle alienazioni 2015-2017 approvato con delibera n. 263 del 23 dicembre 2014 comprendeva complessivamente ben 33 beni immobili che, guarda il caso, si ritrovano tutti tra i 42 beni del piano 2018-2020 approvato nel fine marzo scorso. Nulla di particolarmente strano e particolarmente sorprendente, sappiamo bene che la programmazione seria e concreta non è certo uno dei pezzi forti di questa amministrazione comunale. Ma in questo caso, però, si è decisamente esagerato nell’approssimazione.

Vendita o valorizzazione, il “gioco delle tre carte”

Si perché nella stessa delibera n. 58, oltre al piano dei beni da mettere in vendita “perché non strumentali alle funzioni istituzionali” , è stato approvato anche l’elenco 2018-2020 delle valorizzazioni, cioè di quei beni che invece secondo l’amministrazione comunale possono avere una qualche funzione importante e, quindi, meritano di essere valorizzati (ovviamente inutile chiedersi come, sarebbe pretendere troppo…). Ebbene è a dir poco sconcertante scoprire che dei 14 beni che fanno parte di quell’elenco ben 6 (ex scuola Campolungo, Negozio ex Brachetti, Fabbricati in zona Sentina, Bosco Piagge, Marcato di via Recanati e Villa Sgariglia di Campolungo) sono al tempo stesso inseriti tra gli immobili da mettere in vendita (e altri 2, l’appartamento ex Laudi e il campo di calcetto località Battente, ne facevano parte fino allo scorso anno).

Ora che l’amministrazione comunale da un anno all’altro cambi idea sul valore e sulla destinazione di un proprio bene ci può stare. Un po’ meno, invece, che in una sorta di gioco delle tre carte consideri alcuni suoi beni non funzionali, e quindi da mettere in vendita, ma al tempo stesso importanti, al punto da volerli valorizzare. Abbiamo già visto in altre circostanze che capita spesso nel Comune di Ascoli che “la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra”, che su una vicenda due uffici comunali o il dirigente e un amministratore dicano cose esattamente opposte.

Ma in questo caso i due elenchi, con questa palese e imbarazzante contraddizione, sono stati approvati nella stessa delibera e, quindi, dagli stessi amministratori (sindaco e assessori). Che, evidentemente, neppure si sono resi conto di cosa stavano approvando. E’ chiaro che di fronte ad un simile “pressapochismo” è perfettamente inutile discutere, poi, sul destino stesso di quei beni. In tal senso dovremmo in qualche modo fare una sorta di autocritica perché in passato abbiamo criticato la decisione del Comune di mettere in vendita uno dei suoi gioielli (palazzo Guiderocchi), senza renderci conto (almeno allora) che in realtà in quell’elenco ci si può inserire qualsiasi bene comunale, tanto non ha alcuna credibilità. Per quanto concerne l’elenco valorizzazioni, invece, è un vero peccato che non possa essere preso in alcun modo in seria considerazione. Perché sarebbe invece interessante e, anzi, molto importante pensare concretamente ad una valorizzazione e ad un utilizzo in qualche modo funzionale alle esigenze della città di strutture come, ad esempio, l’ex mercato di via Recanati, l’ex sede dei Carabinieri in via Manila-corso di Sotto, i locali del Chiostro di San Francesco (in particolare su quei locali un’idea interessante ce l’aveva accennata il pittore ascolano Dante Fazzini). Già, sarebbe molto interessante discuterne in concreto. Peccato che, visto l’andazzo, sarebbe semplicemente del tempo perso…

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