Figli di un Dio minore


Immersi nella campagna elettorale, nei giorni scorsi sono passate sotto silenzio due notizie che avrebbero meritato ben altra attenzione: l’incredibile sentenza della Cassazione che discrimina i figli adottivi e i dati sul clamoroso aumento dei reati contro i minori nel nostro paese

Presi dal “delirio” della campagna elettorale, sono passate sotto silenzio due notizie a dir poco sconcertanti dei giorni scorsi che avrebbero dovuto provocare un certo scalpore e aprire una seria riflessione. La prima arriva dalla Cassazione che ha depositato le motivazioni della sentenza nei confronti di Andrei Talpis, l’uomo che nel 2013 uccise accoltellando il figlio adottivo 19enne, salvato dall’ergastolo. Con la surreale motivazione che non si può contestare l’aggravante che invece scatta in caso di omicidio di un figlio naturale.

La seconda arriva invece dall’associazione Terres de Hommes secondo cui nel nostro paese nel 2017 si è verificato un vero e proprio boom di reati nei confronti di minori. “L’adozione imita la natura” recitava una massima giuridica latina che evidentemente non vale per la nostra legge e, soprattutto, per il nostro codice penale. Secondo il quale un figlio adottivo vale meno di un figlio naturale, almeno ai fini della determinazione della pena in caso di omicidio. Un vero e proprio “obbrobrio” sancito dall’articolo 577 del codice penale che, al primo comma prevede che in caso di omicidio del figlio si può applicare l’aggravante che determina l’applicazione dell’ergastolo. Ma, poi, al comma 5 specifica invece che, sempre in caso di omicidio, si applica la pena della reclusione che va dai 24 ai 30 anni “se il fatto è commesso contro il coniuge, il fratello o la sorella, il padre o la madre adottivi, o il figlio adottivo”.

In altre parole per il nostro Codice penale i figli non sono tutti uguali, c’è una distinzione non di poco conto tra quelli naturali e quelli adottivi. Sono queste le motivazioni che sono alla base della decisione della Cassazione di escludere l’ergastolo per Talpis che aveva accoltellato il figlio adottivo. D’altra parte la suprema corte non poteva fare altrimenti, si è limitata ad applicare una norma, per quanto odiosa e incomprensibile essa sia. Se possibile ancora di più in questo caso in cui  l’uomo, violento e già più volte autore di abusi e violenze nei confronti della moglie, ha ucciso il figlio adottivo che aveva cercato di difendere la madre adottiva.

Un atto d’amore straordinario da parte di quel ragazzo nei confronti della sua madre adottiva di fronte al quale una simile sentenza (che, ripetiamo, non fa altro che applicare una legge assolutamente ingiusta) rappresenta una vera e propria offesa. Il caso Talpis, per altro, è un po’ l’emblema di come le cose funzionano (anzi, non funzionano) in questo paese. La donna ferita e salvata dal “sacrificio” del figlio adottivo è, poi, stata risarcita dallo Stato italiano condannato dalla Corte dei diritti umani di Strasburgo perché non aveva agito prontamente in seguito alla denuncia della donna stessa. Che aveva presentato da tempo denuncia per le violenze subite dal marito, senza però ottenere alcun riscontro, alcun provvedimento nei confronti dell’uomo.

Le autorità italiane – si legge nella sentenza della Corte europea – hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza”. Che, poi, purtroppo sono sfociati nell’omicidio e nella conseguente sentenza beffa. “Una vera e propria barbaria” commenta l’ex storico presidente del Tribunale dei Minori di Milano Livi Pomodoro che in passato più volte si era inutilmente battuta per far correggere questa indecenza.

Il codice penale contrasta con quello civile che riconosce pienamente lo status di figlio anche agli adottivi” sottolinea Grazia Cesaro, presidente della Camera penale dei minori che non ha esitato a definire una simile norma “medievale”, sottolineando come da anni si è in attesa di un intervento a tal proposito per eliminare questa indecenza. Già ma a chi interessa realmente? Purtroppo a pochi, così non sono molti coloro a cui interessa sapere che nel nostro paese sono in clamoroso e preoccupante aumento i crimini commessi nei confronti dei minori. I dati li ha forniti “Terres de Hommes” lanciando la campagna di raccolta fondi “Indifesa”.

Un’iniziativa che ovviamente guarda e si preoccupa soprattutto dei minori di alcune zone del nostro pianeta che vivono situazioni allarmanti, con l’obiettivo di cercare di tutelare le bambine e i bambini di tutto il mondo, garantendo loro istruzione, salute, protezione da sfruttamento, violenza e discriminazioni. E’ altrettanto chiaro che la situazione nel nostro paese non è neppure lontanamente paragonabile a quella di alcune zone dove i bambini davvero non hanno alcun tipo di tutela. Ma i dati che riguardano l’Italia sono davvero impressionanti. Nel corso del 2017 ben 5.383 minori nel nostro paese sono stati vittime di un reato, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente.

Mai, nell’ultimo decennio, si era registrato un bilancio così drammatico in Italia. Non solo, il dato ancora più agghiacciante è che sono poco meno di mille i minori italiani che lo scorso anno sono stati vittime di abusi e violenze sessuali, quasi 3 bambini al giorno. Le piccole vittime sono in prevalenza femmine: le bambine sono l’83% delle vittime di violenze sessuali aggravate, l’82% dei minori entrati nel giro della produzione di materiale pornografico, il 78% delle vittime di corruzione di minorenne (cioè bambine sotto i 14 anni costrette ad assistere ad atti sessuali).

Questi dati, così come quella sentenza (frutto di un’indecente norma) sono stati resi noti nei giorni scorsi ma sono scivolati via senza che nessuno li prendesse minimamente in considerazione. Perché la sicurezza, la legalità, il rispetto di determinati diritti, la tutela dei più piccoli e dei più deboli, sono argomenti che interessano solo quando ci si può lucrare sopra qualche voto o quando ci si può imbastire sopra una solida propaganda elettorale. In caso contrario a chi mai possono interessare…

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