Pratiche per la ricostruzione: tra i due litiganti, il terzo… rimedia una “figuraccia”!


Il discutibile flash mob in programma mercoledì 21 davanti alla sede dell’Ufficio ricostruzione, organizzato dall’accoppiata Meloni-Fioravanti, provoca un duro scontro tra il sindaco Castelli e la vicepresidente della Regione Casini

Nel duro scontro che si è acceso in queste ore tra il sindaco Castelli e il vicepresidente della Regione Casini a colpi di comunicati non è facile orientarsi e capire quale sia la verità (anche se alla fine gli atti mostrati dalla vicepresidente parlano chiaro). Anzi, addirittura potrebbe esserci la paradossale situazione che sostanzialmente entrambi dicano la verità. L’unica certezza indiscutibile e inequivocabile che emerge è che è del tutto fuori luogo e privo di senso il flash mob dell’accoppiata Giorgia Meloni – Marco Fioravanti (che poi è la miccia che ha acceso lo scontro) in programma mercoledì prossimo 21 febbraio nel piazzale di fronte alla palazzina del Consind dove ha sede l’Ufficio ricostruzione.

D’altra parte, però, il leader nazionale di Fratelli d’Italia sin dall’inizio di questa tragicomica campagna elettorale si è imposta all’attenzione come uno dei personaggi più “surreali” e bizzarri. Basterebbe pensare la “geniale” trovata ideata dalla Meloni per lanciare la campagna elettorale, quei manifesti con lo slogan “Difendi la famiglia tradizionale” che, utilizzato da chi è madre, ha un compagno ma non è sposata, è molto più di un “epic fail” ed è stato un assist straordinario per far scatenare l’ironia dei social. Non paga, la Giorgia nazionale nelle settimane successive si è resa clamorosa di un’altra macroscopica “figuraccia”, quella con il direttore del Museo Egizio, che avrebbe convinto a nascondersi, a chiudersi in una lunghissima clausura, chiunque in possesso di un briciolo di razionalità.

Invece eccola di nuovo protagonista in un nuovo travolgente e discutibile show, in compagnia del candidato del centrodestra nel collegio ascolano alla Camera, Marco Fioravanti, che, per i suoi trascorsi come showman, sembra davvero la spalla ideale della leader di Fratelli d’Italia. Il flash mob (e non “flash mobile” come ha scritto incautamente qualche quotidiano locale…) di mercoledì avrebbe come obiettivo quello di protestare contro i presunti ritardi dell’Ufficio ricostruzione, con uno slogan emblematico: “Il terremoto non è uno scherzo, basta giocare sulla nostra pelle”. Ora si potrebbe discutere a lungo come una vicenda complessa e così difficile e delicata come il post terremoto meriterebbe ben altra attenzione, ben altre iniziative piuttosto che un pittoresco spettacolino a fini elettorali.

Ma questo, in generale non solo con Fratelli d’Italia, è quello che “passa il convento” e dobbiamo rassegnarci. Il problema vero è che, da quanto è emerso in queste ore, quel flash mob nella migliore delle ipotesi si svolgerà nel luogo sbagliato, nella peggiore senza alcun reale fondamento.

A proposito del flash mob organizzato dalla Meloni e dal presidente del Consiglio comunale di Ascoli (Marco Fioravanti) – si legge in un post di giovedì pomeriggio del vicepresidente della Regione Anna Casini – vorrei precisare che i dati dimostrano che dei 52 progetti di ricostruzione presentati dai cittadini di Ascoli in corso di esame, 30 sono negli uffici del Comune di Ascoli in attesa del parere di conformità e non languono all’Ufficio della ricostruzione che, invece, sta svolgendo seriamente il suo servizio. Se questa protesta fosse per il bene dei cittadini visti i numeri sarebbe più sensato farla davanti al Palazzo dell’Arengo. Se invece, come penso, l’iniziativa è mera speculazione elettorale, che vengano a farla sotto la Regione lasciando lavorare in pace sia i dipendenti dell’Ufficio Ricostruzione sia quelli del comune di Ascoli”.

Nel pomeriggio di venerdì puntuale ed immediata è arrivata la risposta del sindaco Castelli che sposta la polemica su un altro campo ma che, di fatto, dimostra l’assoluta inutilità del flash mob, visto che secondo il primo cittadino l’80% di quelle pratiche sono state già definite dal Comune.

Ieri la Casini ha fornito alcuni dati riguardanti le pratiche del terremoto giacenti presso gli uffici del Comune di Ascoli, accusando i nostri funzionari di lasciarne giacere ben 30 su 52 – scrive il sindaco – questa mattina, vista la gravità dell’accusa e l’indignazione dei nostri dipendenti, mi sono preso la briga di verificare come stessero le cose e ho accertato che la Casini ha fornito dati completamente falsi. La situazione vera è questa: al Comune di Ascoli Piceno sono state caricate sul MUDE (la piattaforma informatica dedicata), dai professionisti incaricati, 57 pratiche. Lo Sportello Unico per l’Edilizia ha ricevuto una richiesta formale di contributo istruttorio, da parte dell’Ufficio Speciale per la Ricostruzione, per 51 di tali pratiche. Relativamente a queste 51 pratiche la situazione istruttoria è la seguente: 39 sono state definite e chiuse; 2 sono state definite con silenzio assenso;10 richieste, le più recenti, sono in corso di istruttoria e saranno definite nei termini previsti dalla norma ed indicati dal medesimo USR. La Casini dove ha presi questi dati falsi? Chi glieli ha dati?”.

Da vero “signore” come dimostra sempre più spesso di essere, Castelli chiude il suo intervento di replica tirando un “colpo basso” alla vicepresidente, chiamando ancora una volta in causa (ed in maniera del tutto immotivata) il fratello della Casini, affermando di aspettarsi le scuse pubbliche della vicepresidente stessa. Che, però, tempo un paio d’ore ha immediatamente risposto al primo cittadino ascolano, pubblicando prima la tabella ricevuta via mail direttamente dall’Ufficio Usr di Ascoli giovedì alle 13, poi la mail stessa, a conferma della veridicità delle sue affermazioni

Visto che la matematica per fortuna è una scienza – scrive la Casini – pubblico i dati certificati dal dirigente ing. Claretti aggiornati a ieri. Il sindaco ha ragione, non sono stata precisa, le pratiche ferme al Comune di Ascoli non sono 30 ma…32!!!!! Ecco perché ha reagito in modo così scomposto dandomi della bugiarda e minacciando patetici coinvolgimenti di alte cariche dello Stato, che presumo abbiano ben altro da fare, se non sbaglio ha frequentato il liceo classico e la matematica non è il suo forte! Leggendo la tabella sotto riportata, aggiornata a ieri sera 16 febbraio, sommando le 26 pratiche in attesa di parere di conformità (competenza comune di Ascoli) e le 6 che hanno la sanatoria in corso (competenza del comune di Ascoli) si ottiene il numero delle pratiche ferme in attesa dei pareri del Comune di Ascoli: esse sono 32 e non 10. La matematica non è un’opinione…..per fortuna!

Stabilito con certezza che la vicepresidente della Regione, a differenza di quanto sostenuto dal sindaco, non ha detto alcuna bugia (la mail pubblicata dalla Casini non lascia dubbi, a questo punto dovrebbe essere il sindaco a chiedere scusa…) , resta il problema di capire dove è avvenuto il cortocircuito. In altre parole bisognerebbe capire se sono gli uffici comunali ad aver fatto confusione, fornendo dati differenti all’Ufficio ricostruzione e al sindaco (cosa, per altro, che non stupirebbe alla luce di tanti precedenti…) o se è il primo cittadino ad aver frainteso (per usare un eufemismo) i dati avuti dagli uffici comunali.

In un caso o nell’altro, però, appare del tutto evidente quanto strumentale e del tutto fuori luogo sia il flash mob in programma mercoledì prossimo. Perchè nel primo caso (cioè se è stata solo fatta confusione nella trasmissione dei dati e davvero l’80% delle pratiche sono già state evase) non ci sarebbe alcuna ragione di protestare. Nel secondo, invece, allora eventualmente bisognerebbe farlo sotto gli uffici comunali e non certo davanti alla sede dell’Ufficio ricostruzione

 

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