Il ricordo di Aldrovandi tra “provocazione” e vergogna


Negli stadi italiani vengono tollerati striscioni che inneggiano all’Hysel (dove morirono 39 persone) o che incitano all’odio razziale contro i meridionali. Poi, però, è considerata un’inaccettabile provocazione esporre l’immagine del 18enne ucciso 12 anni fa dalla polizia…

Lo squallido striscione che esalta il filosofo che teorizzava teorie razziste anti meridionali e incitava all’odio razziale contro gli stessi è permesso. Agli striscioni che inneggiano all’Hysel (dove sono morte 39 persone, che poi fossero tifosi della Juventus è un aspetto assolutamente secondario) ormai ci si è fatto il callo e sono tollerati senza troppe storie. Ma le bandiere o gli striscioni con l’immagine di Federico Aldrovandi, il 19enne ragazzo ferrarese ucciso nel 2005 da 4 poliziotti, quelli proprio non si possono tollerare, sono delle vere e proprie inaccettabili provocazioni…

Siamo costretti a tornare ad occuparci di una vicenda che sta assumendo contorni davvero inquietanti, che di settimana in settimana si arricchisce di nuovi imbarazzanti capitoli, alimentata anche dall’indecente comportamento dei vertici della Federazione e nel vergognoso e colpevole silenzio dell’informazione. Una storia incredibile che sta gettando grave discredito e mette sempre più a repentaglio la credibilità delle forze dell’ordine. D’altra parte, però, c’è poco da stupirsi, proprio negli ultimi giorni dell’anno sono venuti a galla le incredibili storie di alcuni dei funzionari “protagonisti” della vergogna del G8 di Genova che, nonostante qualcuno di loro sia stato addirittura condannato in sede penale, hanno avuto l’onore di essere addirittura promossi (anche se il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, con un comunicato quasi comico, ha fatto sapere che non si tratta di promozione ma di affidamento di incarichi…).

Se chi, condannato per quei vergognosi fatti, invece di essere mandato definitivamente a casa viene addirittura in qualche modo gratificato e ricompensato, non è poi così strano che ci si accanisca in questo modo con chi ha la sfrontatezza di mantenere vivo il ricordo di un giovane ragazzo innocente barbaramente e inspiegabilmente ucciso da 4 agenti di polizia. Quello che riesce difficile da capire è per quale ragione tutto ciò accada improvvisamente ora, visto che sono ormai anni che i tifosi della Spal in curva e in trasferta sventolano la bandiera con l’immagine di Federico. Invece improvvisamente quest’anno, in occasione della partita della formazione estense a Roma contro i giallorossi le forze dell’ordine hanno inspiegabilmente deciso di non far entrare quella bandiera, con uno dei funzionari di polizia che laconicamente ha riferito agli esterrefatti tifosi biancoazzurri che “oggi non è in programma nessuna commemorazione”.

Nonostante il silenzio dei media tradizionali, il tam tam delle radio locali, dei siti internet dei tifosi e dei social ha fatto in modo che in breve tempo la notizia si diffondesse, con l’inevitabile immediata reazione. Che è sfociata nell’iniziativa “#FedericoOvunque”, con l’invito a tutte le tifoserie ad esporre immagini e striscioni raffiguranti lo sfortunato 19enne. Invito immediatamente raccolto da tantissime tifoserie organizzate, tanto che cartelli, bandiere e striscioni con l’immagine di Aldrovandi sono comparsi in tantissime curve. E’ importante sottolineare come quasi ovunque ci si è limitati ad esporre l’immagine di Aldrovandi, senza aggiungere nient’altro. Cosa che, però, ha scatenato un’incredibile e incomprensibile durissima reazione delle forze dell’ordine che un po’ ovunque hanno cercato in tutti i modi di bloccare l’iniziativa, ricorrendo a censure preventive, minacce di denunce e daspo. In qualche stadio si è addirittura assistito a scene sconcertanti.

A Siena alcuni agenti della polizia, insieme agli steward sono entrati in curva e, sotto gli occhi attoniti dei tifosi di casa, hanno strappato dalla balaustra uno striscione con l’immagine di Federico. A Torino, in occasione di Torino – Napoli, ad alcuni tifosi granata che avevano annunciato di voler esporre l’immagine di Aldrovandi è stato addirittura impedito di entrare allo stadio. A Terni, invece, la Digos ha per ore visionato i filmati ripresi dalle telecamere all’interno dello stadio per cercare di individuare (e poi punire) i tifosi del Parma che avevano organizzato una coreografia con l’immagine di Federico. “Spiace veramente assiste a tutto ciò soprattutto perché nel pensiero delle persone e di quei ragazzi non vi sono proclami particolari o atti di odio verso alcuno e nemmeno la minima violenza ma solo l’immagine di un ragazzo. Una ferita che per me ogni volta si riapre in tutta la sua cruda realtà e che vorrei fortissimamente poter curare, per quel che è possibile, senza ulteriori coltellate” commentava il padre di Federico, Lino Aldrovandi, sotto le festività natalizie auspicando una presa di coscienza da parte delle forze dell’ordine.

Che, però, non c’è stata, visto che nell’ultima giornata di campionato la storia si è ripetuta e a Genova, in occasione di Sampdoria-Spal, ai tifosi ferraresi è stato impedito di far entrare allo stadio la loro tradizionale bandiera (che sventolano da anni in tutti gli stadi) con l’immagine di Federico. Che, evidentemente, alle forze dell’ordine ricorda una vergogna impossibile da cancellare. Certo, però, se credono davvero che così facendo la situazione possa migliorare… A peggiorare le cose, poi, ci si è messa la Federazione e, in particolare, i vertici della Lega Pro, presidente Gravina in testa. Che, insieme al giudice sportivo Pasquale Marino, ha firmato una delle pagine più vergognose della storia recente del calcio italiano.

Impossibile, infatti, definire in maniera differente i provvedimenti (le multe) adottati nei confronti di alcune delle società i cui tifosi hanno esposto l’immagine di Aldrovandi. La prima a farne le spese è stata la Sambenedettese (per la partita con l’Albinoleffe) con una multa di 1500 euro, anche se in quel caso nelle motivazioni del giudice sportivo si faceva riferimento anche a cori offensivi. Molto peggio, però, è quello che è accaduto a fine dicembre quando lo stesso giudice sportivo, con un atto firmato anche dal presidente della Lega Pro Gravina, ha multato Siena e Prato (rispettivamente di 750 e 550 euro) per aver esposto “uno striscione di contenuto provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine”.

Naturalmente Marino si guarda bene dallo specificare quale sarebbe la provocazione, non ha certo il coraggio di scrivere che quel “contenuto provocatorio” altro non è che l’immagine di Federico. Una vergogna se possibile addirittura più inaccettabile del comportamento delle stesse forze dell’ordine, che in un paese civile, con un’informazione con un’adeguata coscienza civica, scatenerebbe un vero e proprio putiferio. Per noi non ci sono dubbi, quel giudice sportivo e quel presidente della Lega non dovrebbero rimanere in sella un minuto di più.

Ma tutto il mondo del calcio dovrebbe interrogarsi e farsi un piccolo esame di coscienza, non è possibile accettare una simile vergogna, tanto più se si pensa che, di contro, si continua a far entrare negli stadi di tutto, compresi striscioni quelli si vergognosi e provocatori, come dimostrano le vicende delle ultime giornate. Nelle ultime trasferte della Juventus (Bologna e Verona) sono riapparsi (sia pure velocemente) gli infami striscioni riferiti alla tragedia dell’Hysel, come al solito senza provocare alcun tipo di reazione (d’altra parte in quella tragedia sono morte “solamente” 39 persone…).

Martedì scorso a Napoli, in occasione della partita di Coppa Italia, i tifosi dell’Atalanta hanno esposto uno squallido striscione con la foto di Cesare Lombroso, lo scienziato folle che ideò le teorie razziste anti – meridionali. Una becera e ignobile provocazione nei confronti non solo dei tifosi napoletani ma di tutta la città di Napoli passata sotto silenzio, nonostante le vibranti proteste.

E’ razzismo sottile e vergognoso quello dei bergamaschi – accusa il meridionalista Gennaro De Crescenzo – abbiamo richiesto inutilmente l’intervento della Federazione”. Che, però, evidentemente deve avere un metro di giudizio decisamente singolare. “Per qualcuno è una provocazione, per noi un ragazzo” recitava uno striscione esposto la scorsa settimana dai tifosi della Sampdoria.

Che dovrebbe essere fotografato ed esposto in tutte le caserme di polizia e nelle sedi della Federazione per ricordare a tutti il senso di quella tragedia e la vergogna di quanto sta accadendo in queste settimane.

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