La vergogna degli “sciacalli” del terremoto


Assume dimensioni imbarazzanti la vicenda dei Contributi autonoma sistemazione (Cas) riscossi per mesi da chi non ne aveva diritto: tra Amatrice, Accumoli, Cittareale, Arquata, Acquasanta, Ascoli, Castel di Lama sono oltre 300 le persone indagate per truffa e falso

Ci sono tanti aspetti che lasciano senza parole nella vicenda dei cosiddetti “furbetti” del terremoto, cioè tutte quelle persone che per mesi hanno riscosso il contributo di autonoma sistemazione (Cas) non avendone diritto (solo chi aveva perso la casa di residenza in seguito alle scosse che hanno devastato il centro Italia ne aveva diritto). Innanzitutto il numero incredibilmente alto di questi soggetti che non è esagerato definire dei veri e propri “sciacalli” (naturalmente la definizione è rivolta a coloro che risulterà con chiarezza che non avevano diritto a chiedere e ottenere il Cas). Non si tratta di qualche caso isolato e sporadico, è un fenomeno diffuso un po’ ovunque nel territorio del cratere che ha portato ad avviare indagini ad Amatrice, in altri comuni della provincia di Rieti ma anche nel territorio piceno, ad Ascoli, Arquata, Acquasanta, Castel di Lama.

Solo ad Amatrice (dove, pure, il sindaco Pirozzi sin dall’inizio aveva assicurato che avrebbe vigilato personalmente per impedire che qualcuno anche solo provasse ad approfittarne) sono circa 120 gli indagati, a cui bisogna aggiungere un centinaio di indagati in altri centri del Reatino (Accumoli, Cittareale e Leonessa) e altre decine di indagati anche nel territorio ascolano, tra Ascoli, Arquata, Acquasanta e Castel di Lama. Praticamente siamo oltre 300 indagati (che, ovviamente, non vuole dire che siamo di fronte a 300 colpevoli…) un numero davvero impressionante. Soprattutto se si tiene conto che nei comuni del cratere della provincia di Rieti complessivamente le richieste di Cas ammontano a circa duemila.

Considerato che, come visto, gli indagati sono oltre 200, significa che circa il 10% di coloro che hanno richiesto il contributo probabilmente hanno cercato di imbrogliare. Per molti di loro l’indagine è già arrivata alla fine, è notizia di questi giorni che già ad una sessantina degli indagati di Amatrice è stato notificato l’avviso di chiusura delle indagini, mentre nei prossimi giorni si provvederà ad inviarlo agli altri indagati. Truffa e falso sono i reati a loro contestati dal procuratore capo Giuseppe Saieva che, sulla base delle indagini effettuate dai carabinieri, avrebbe verificato (incrociando le autocertificazioni con le testimonianze e i consumi delle utenze) che in realtà la loro presenza in quelle zone era limitata ad alcune settimane nel periodo estivo. Stessa situazione negli altri comuni del Reatino coinvolti.

Per quanto riguarda il fronte ascolano, le indagini in questo caso riguarda non solo chi ha chiesto e ottenuto il Cas pur non risiedendo in quegli immobili ma anche chi ha ottenuto il contributo per una casa nella quale risiede ma che in realtà è ancora agibile. Ricordiamo che per il Cas lo Stato a chi ne ha diritto somme che vanno dalle 400 ai 1.100 euro al mese. Quindi parliamo (considerando che sono oltre 300 gli indagati) di circa 200-300 mila euro al mese e complessivamente di 3,5-4 milioni di euro complessivi che potrebbero essere finiti nelle tasche di chi non ne aveva diritto. Al di là della cifra, siamo di fronte ad un fenomeno che deve necessariamente far riflettere. Di pagine poco edificanti nella lunga emergenza terremoto purtroppo ne abbiamo vissute numerose, molto spesso a causa delle inadempienze e dell’incapacità delle istituzioni.

Però a nostro avviso questa è probabilmente la più imbarazzante e sconcertante perché fotografa la situazione di un paese “marcio” profondamente, in cui termini come dignità e rispetto sembrano essere sconosciuti a molti, in cui pur di lucrare qualche centinaia di euro non si guarda più in faccia a nulla, non ci si ferma di fronte a nulla e non ci si fa scrupoli neppure di fronte a simili tragedie. L’imbroglio quasi prassi del vivere di tutti i giorni, il tentativo di frodare sempre e comunque il prossimo, sembrano essere patrimonio genetico della nostra nazione. Che si esplica anche nelle situazioni più difficili, più tragiche, senza fregarsene minimamente di chi, a causa di una vera e propria tragedia, sta vivendo una situazione così difficile.

Quello che deve essere chiaro in questa bruttissima vicenda è che il comportamento di questi sciacalli non è solamente a danno dello Stato ma è soprattutto offensivo e irrispettoso nei confronti delle migliaia di persone che da 15 mesi vivono e subiscono concretamente le durissime conseguenze di questa difficile situazione. E richiedendo e appropriandosi di fondi, contributi e agevolazioni di non hanno in alcun modo diritto non “rubano” soldi allo Stato ma sottraggono importanti risorse che potevano e dovevano essere utilizzate per chi è veramente in situazione di bisogno, per altre reali emergenze.

La giustizia ora farà il suo corso, ovviamente c’è da sperare che chi ha truffato paghi pesantemente (oltre ovviamente a restituire tutti i soldi inopportunamente ricevuti). In ogni caso per quanto ci riguarda chi si è comportato in tal modo è da considerare un vero e proprio “sciacallo” e della peggior razza, non diverso da quanti, nell’immediato post tragedia, girovago tra le macerie per cercare di rubare e sottrarre dalle case distrutte beni di valore. Infine non si può non sottolineare come, pur non sottovalutando l’ovvia situazione caotica che si è vissuta a lungo nel post terremoto, sia davvero sconcertante come tutto ciò sia potuto accadere. Sarebbe bastato molto poco, sarebbe stato sufficienti effettuare dei controlli sulle varie banche dati digitali (che, ovviamente, non sono andate distrutte tra le macerie…), sarebbe bastato incrociare rapidamente i dati per verificare chi aveva realmente diritto a richiedere il Cas, almeno per quanto riguarda la reale residenza nei luoghi del cratere.

In tal senso sarebbe sin troppo facile ironizzare sulle famose dichiarazioni in proposito del sindaco Pirozzi nei giorni successivi alla prima scossa del 24 agosto. Ma non sarebbe giusto mettere alla gogna, almeno per questa vicenda, il primo cittadino di Amatrice.

Che, però, da parte sua dovrebbe almeno avere il buon senso di non provare a speculare su questa vicenda a fini elettorali, cercando di attribuirsi improbabili meriti (come ha fatto con una lunga nota dei giorni scorsi), che evidentemente non ha, per aver fatto emergere uno scandalo che contribuisce a rendere ancora più amaro questo interminabile post terremoto.

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