Una targa “in acciaio inossidabile e cornice bianconera” per ricordare Reno


Il 9 ottobre del 1988, al termine di Ascoli – Inter, Nazzareno Filippini veniva violentemente colpito al capo da un gruppo di ultras interisti. Morirà il successivo il 17 ottobre e il suo delitto resterà impunito. Gli “Ultras 1898” hanno realizzato una nuova targa per ricordarlo

Sono passati 29 anni da quel maledetto 9 ottobre 1988, una data indelebile per tutti i tifosi bianconeri ma anche per tutti gli ascolani. In quel drammatico giorno la cronaca ci svela in maniera cruda e impietosa che certe tragedie, certi inaccettabili episodi violenti legati ad una partita di calcio possono capitare anche da noi, nel nostro tranquillo e pacifico capoluogo di provincia.

Il 9 ottobre 1988 è il giorno in cui viene ferito mortalmente da alcuni ultras interisti Nazzareno Filippini, “Reno” per i tanti amici e conoscenti, un ragazzo di poco più di 30 anni da sempre grande tifoso dell’Ascoli. Reno si spegnerà 8 giorni dopo, il 17 ottobre, all’ospedale di Ancona dove era stato trasferito la sera stessa della tragedia dopo essere stato prima trasportato d’urgenza all’ospedale. La tragedia si consuma al termine della prima giornata di campionato che aveva messo di fronte al Del Duca Ascoli ed Inter (vittoria dei neroazzurri per 3-1). Il clima è tesissimo sia prima che durante la partita e al termine le forze dell’ordine scortano i tifosi neroazzurri verso il parcheggio in via delle Zeppelle dove sono i pullman.

Per come sono organizzate le questioni inerenti l’ordine pubblico attualmente è inevitabile che possa sembrare incredibile che possa essere accaduto una cosa del genere, ma allora il problema nacque perché due pullman di ultras dell’Inter erano parcheggiati davanti alla stazione. Così mentre quel gruppo di ultras neroazzurri si dirige senza alcuna scorta e senza alcun controllo delle forze dell’ordine verso i pullman scoppia il caos. Che esplode quando il gruppo passa sotto la curva sud, il tempo del tifo più caldo bianconero. Si parte con un lancio di oggetti e si scatena una violenta rissa.

Le versioni su come Nazzareno finisca per essere coinvolto nella rissa sono sempre state contrastanti, in molti sostengono che il povero Reno non abbia avuto alcuna responsabilità, che sia stato una sfortunata vittima. In ogni caso è lui ad avere la peggio, si accascia al suolo con il viso completamente coperto di sangue. Quando arriva al pronto soccorso dell’Ospedale di Ascoli è ancora cosciente, parla con i medici lamentando un forte dolore alla parte destra della testa. Nel corso degli accertamenti perde conoscenza ed entra in coma, viene trasportato immediatamente ad Ancona dove la tac conferma la gravità della situazione.

Le successive radiografie della scatola cranica mostreranno un cervello ridotto in poltiglia evidenziando l’estrema ferocia e violenza con cui è stato colpito. I medici lo sottopongono ad un intervento alla testa per rimuovere un grosso ematoma, poi ad un secondo intervento per asportare dei residui emorragici. Reno non si riprenderà più e il 17 ottobre muore per arresto cardiocircolatorio conseguente al progressivo deterioramento delle condizioni cerebrali, lasciando nello sconforto la madre Maria, due sorelle, un fratello e la compagna Elisabetta che avrebbe dovuto sposare proprio la settimana successiva a quella dannata domenica di ottobre.

Diversi anni dopo la mamma Maria racconterà che proprio Elisabetta la notte tra il sabato e la domenica della partita aveva sognato le fedi che si spezzavano. Per l’’uccisione di Nazzareno Filippini dopo le indagini furono arrestati 5 ultras dell’Inter del gruppo Viking con l’accusa di omicidio volontario. Nel giugno del 1989, però, i 5 vennero rimessi in libertà per mancanza di concrete prove. Anzi, da alcune perizie e da alcune testimonianze emerse che due di loro erano lontani dal luogo dell’aggressione, mentre gli altri tre furono comunque ritenuti estranei ai fatti che portarono alla morte di Reno. Le successive nuove indagini non portarono a nulla e l’omicidio di Nazzareno Filippini è restato impunito.

Sono andata avanti tra avvocati e tribunali solo perché volevo che fosse fatta chiarezza ma così non è stato” dichiarava in un’intervista in occasione del ventesimo anniversario della morte del figlio mamma Maria. Che, poi, è deceduta due anni fa. Il ricordo di Reno, però, è rimasto bene impresso tra i tifosi dell’Ascoli e tra gli ultras bianconeri che ogni anno, in occasione dell’anniversario di quel drammatico 9 ottobre, organizzano iniziative in suo ricordo. Quest’anno, poi, il gruppo “Ultras 1898” per ricordare Reno ha realizzato una nuova targa in “acciaio inossidabile e cornice bianconera”.

L’abbiamo voluta così la targa in Suo ricordo – si legge in un post del gruppo – perchè restasse identica e non si rovinasse col passare del tempo. Inossidabile come il suo ricordo. L’abbiamo realizzata raccogliendo i fondi all’interno della Sua curva, dove nessuno è passato indifferente senza buttare una monetina nel bussolotto agli ingressi della Curva Sud. E’ una targa diversa dalle solite, che rapisce l’occhio, non puoi non notarla. Sta lì, sulla destra del ponte, a ricordare ai giovani che si avvicinano al Del Duca per la prima volta, che la curva è sacra anche perchè bagnata dal sangue. Sta lì, sempre identica, a dirci che in Ascoli non si è tifato per l’Inter e per le grandi squadre ma ci si è combattuto aspramente e anche fisicamente.  E’ un ricordo ma anche un monito. 

E’ una targa silenziosa, essenziale, che parla nell’inconscio e ti dice: “Io resto sempre uguale, non ho avuto tempo per cambiare” e ti mette un po’ in imbarazzo mentre tu vai a fare il video della curva per pubblicarlo su facebook con l’occhio alla Champions League (o almeno lo speriamo). E’ a suo modo un manifesto antimodernista, un’allegoria del tifoso che mentre tutto scorre, tutto cambia, cambiano i giocatori, le società, gli orari, i regolamenti, gli arredi dello stadio, i punti per la vittoria, le squadre, il tifoso rimane fermo, identico, inamovibile, fedele, inossidabile, passionale, irrazionale nel suo spirito forgiato anche dall’esempio e dal ricordo di Nazzareno Filippini. 

E una volta all’anno permetteteci di dedicargli una partita, uno striscione, un articolo e dichiarare al mondo che nell’animo non vogliamo cambiare, glielo dobbiamo. E’ il nostro modo per rendergli tributo. Ciao Reno, grazie…

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