Il boom delle violenze sessuali e l’indignazione a “targhe alterne”


Secondo l’Istat nei primi 7 mesi del 2017  sono stati denunciati 11 stupri al giorno, il 70%  ad opera di cittadini italiani. E mentre Telefono Rosa denuncia il “messaggio di impunità” trasmesso da alcune sentenze, c’è chi si indigna solo quando lo stupro è commesso da extracomunitari

Chissà se i tanti urlatori e i dispensatori d’odio di professione avranno l’umiltà in questi giorni di andarsi a rileggere (o forse sarebbe più opportuno dire a leggere, visto che dubitiamo seriamente che l’abbiano fatto prima) la relazione finale della commissione Cox (la commissione istituita alla Camera a maggio 2016 per approfondire i fenomeni di odio nel nostro paese, presieduta dal­la pre­si­den­te del­la Ca­me­ra Lau­ra Bol­dri­ni e com­po­sta da un de­pu­ta­to per cia­scun grup­po po­li­ti­co ol­tre che da rap­pre­sen­tan­ti del Con­si­glio d’Eu­ro­pa, del­le Na­zio­ni Uni­te, del­l’I­stat, di cen­tri di ri­cer­ca e as­so­cia­zio­ni im­pe­gna­te at­ti­va­men­te nel­lo stu­dio e nel­la sen­si­bi­liz­za­zio­ne sul lin­guag­gio d’o­dio e da esper­ti).

Non ci riferiamo a quanti, sempre più numerosi, ormai da mesi infestano i social con i loro toni violenti e aggressivi, dispensando insulti, anatemi e messaggi di odio contro chiunque non la pensi come loro. Ci riferiamo, piuttosto, a quella schiera di giornalisti e opinionisti (o pseudo tali) e a quei polituncoli che il mese scorso, quando fu resa nota la relazione finale di quella commissione, inveirono in ogni modo contro la Boldrini (per altro senza comprendere che quella relazione era stata scritta, condivisa e approvata da tutti i componenti della commissione…), sbeffeggiando e stroncando le conclusioni e gli inquietanti allarmi che venivano lanciati come esagerazioni che servivano solo per giustificare i propositi, neanche troppo nascosti, di censura della libera espressione.

A chi non l’avesse letta o l’avesse dimenticata, ricordiamo che quella relazione evidenziava come le principali destinatarie di messaggi e proclami di odio fossero le donne, con il 63% dei messaggi di odio rilevati rivolti a loro. “Questi fenomeni sono alimentati dalla rappresentazione delle donne nei media, dalla pubblicità agli spettacoli di intrattenimento, dove sono presenti solo come corpi più meno denudati da esibire e guardare” si legge nella relazione finale che poi analizza come questo sentimento di odio e intolleranza verso le donne si sviluppa in un contesto ricco di vecchi stereotipi e false credenze che spesso rischiano di sfociare in veri e propri comportamenti e atti violenti nei confronti delle donne, in un exalation che va dalle molestie alle vere e proprie violenze (fisiche e sessuali) fino a quello che viene definito il femminicidio.

Basta minimizzare, serve un’alleanza contro l’odio” aveva commentato presentando la relazione la Boldrini, subendo i violenti attacchi di coloro che oggi, come colpiti da un improvviso vuoto di memoria, urlano e strepitano dopo i terribili fatti di Rimini. Dove una donna polacca e una transessuale peruviana sono state vittime di un violento stupro ad opera di un branco selvaggio di 4 uomini, secondo gli inquirenti di origine maghrebina.

E, purtroppo, è proprio quest’ultimo l’unico aspetto che interessa costoro che  irridevano l’allarme lanciato dalla commissione Cox e che mai prima, nei mesi scorsi, hanno alzato la voce, sono intervenuti in difesa delle tante vittime di stupro o hanno pensato di urlare la propria rabbia e il proprio sdegno in situazioni di certo non meno drammatiche. Dov’erano, ad esempio, quando a Melito di Porto Salvo veniva scoperchiata la drammatica vicenda di una ragazzina di 14 anni, per mesi violentata e costretta a subire abusi sessuali di ogni tipo da un gruppo di ragazzi “ bene” del luogo.

Dov’erano quando il sindaco e il parroco di Melito di Porto Salvo, come gran parte del paese, difendevano quelle 9 bestie (vale per loro lo stesso appellativo dato giustamente ai 4 maghrebini di Rimini) sostenendo che, in fondo, quella ragazzina “se l’era andata a cercare”, che “per come si vestono certe ragazze si espongono a certi rischi “ (riferito ad una ragazzina di 14 anni). Perché allora non si sono sentiti in dovere di urlare la propria rabbia, di gridare allo scandalo.

Perché sono rimasti muti quando un branco di 6 ragazzi “insospettabili”, tutti rigorosamente italiani (come se la nazionalità degli stupratori può avere una qualche importanza o possa in qualche modo cambiare il dramma in cui sprofonda la vittima dello stupro…), ha violentato per ore una ragazza di 23 anni, colpevole per il tribunale di avere un comportamento provocatorio e di essere un “soggetto creativo, in grado di gestire la propria bisessualità”, ottenendo poi le attenuanti del caso perché “certo la ragazza non voleva e continuava a dire no, però il gruppo di ragazzi potrebbe aver mal interpretato la disponibilità della vittima”.

Qualcuno, oltretutto, dovrebbe informarli che nei giorni successivi ai terribili fatti di Rimini, mentre loro erano impegnati a tirar fuori i soliti ritornelli sugli extracomunitari e a prendersela (chissà mai per quale motivo) con la presidente della Camera, purtroppo nel nostro paese si sono susseguiti altri episodi di violenze sessuali nei confronti di altre donne. E che stupri, violenze e femminicidi hanno drammaticamente caratterizzato tutta questa calda estate. Con l’aggravante che, per giunta, non si può neanche parlare di una fenomeno nuovo, visto che l’estate passata era stata terribilmente identica.

La verità, come ha scritto con lucidità e precisione Enrico Mentana in un post, è che alla maggior parte di loro dello stupro, della drammatica condizione delle vittime interessava molto relativamente. Perché la loro attenzione si è concentrata esclusivamente sugli autori della violenza, sul fatto che fossero maghbrini. Cosa che ha permesso loro di ripartire nella solita campagna contro gli extracomunitari, contro chi li accoglie, contro i cosiddetti “buonisti”. Insomma le solite storie, la solita propaganda con toni violenti e astiosi, senza pensare troppo alla situazione delle vittime (e, per decenza, sorvoliamo sul fatto che molti di loro hanno parlato esclusivamente della donna polacca, come se la transessuale peruviana, che pure ha subito la stessa terribile violenza, non meritasse neppure di essere menzionata).

Sarebbe sin troppo facile replicare portando i dati ufficiali che evidenziano come, rispetto agli anni passati, siano in leggero calo le violenze sessuali ad opera di stranieri mentre sono drammaticamente in aumento quelle effettuate dagli italiani. O che il 70% degli stupri che avvengono nel nostro paese sono opera proprio di nostri concittadini, mentre addirittura il 77% dei femminicidi è opera degli italiani (e appena nel 3% dei casi è opera di extracomunitari). Ma non vogliamo scendere così in basso e lasciarci trascinare in una disputa che non ha alcun senso e che non dovrebbe neppure esserci di fronte a ben altri dati, questi si davvero drammatici e sconcertanti. Che sono quelli, fonte Istat, che ci dicono che da gennaio a luglio nel nostro paese sono state denunciate 2333 violenze sessuali.

Questo vuol dire che nel 2017 praticamente ogni giorno si sono verificati almeno 11 stupri (almeno perché non sempre le violenze sessuali vengono denunciate…). Un dato agghiacciante, ancora più se si pensa che è in linea con quello dello scorso anno (quando le denunce erano state una decina di più, 2345). Di fronte al quale è ridicolo fermarsi a discutere sulla nazionalità degli stupratori (che, come è normale che sia, in netta prevalenza sono italiani) e non a cercare di capire come si è arrivati a questa situazione che, unita al crescente numero di femminicidi, disegna un quadro davvero preoccupante.

Invece di preoccuparsi di fare una differenza di cittadinanza – afferma Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa – bisognerebbe capire come si è arrivati a questo punto, come è cresciuta nel paese questo sentimento nei confronti delle donne. Tra l’altro se gli stupri in Italia sono all’ordine del giorno è anche perché sta passando un messaggio di impunità”. Il guaio è che a far passare questo messaggio di impunità contribuiscono in maniera determinante certe vergognose sentenze.

Come quella di qualche mese fa del giudice Diamante Minucci del tribunale di Torino che ha assolto un uomo dall’accusa di violenza sessuale perché, così si  legge nelle motivazioni della sentenza, la vittima avrebbe detto solamente “basta senza gridare”. O come la pronuncia della Cassazione che ha ritenuto corretto applicare le attenuanti perché lo stupro è stato commesso sotto l’effetto dell’alcol, senza dimenticare la sentenza di Firenze (di cui abbiamo parlato sopra) che ha considerato come attenuante il fatto che il branco (6 ragazzi) “potrebbe aver male interpretato la volontà della vittima”.

Chi oggi urla indignato per il drammatico episodio di Rimini, se davvero ritiene (come dovrebbe essere) che la violenza sessuale è sempre una bestialità inaccettabile dovrebbe farlo con forza di fronte a certe sentenze che non sono tollerabili in un paese civile. E, tornando al discorso iniziale, dovrebbe riflettere seriamente sul contenuto di quel rapporto. Che magari non servirà a nulla e non contribuirà in alcun modo a migliorare la situazione.

Però quanto meno tentava proprio di fare quanto auspicato dalla presidente di Telefono Rosa. Perché altrimenti rimarrà forte la sensazione che quel drammatico episodio di Rimini sia cinicamente solo l’ennesima occasione per fare propaganda…

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