In piazza per chiedere scuole più sicure


Venerdì 25 agosto il Comitato Nazionale Scuole Sicure scende in piazza per porre l’attenzione sulla sicurezza delle scuole. “A settembre riapriranno e tutto è rimasto com’era, le scuole hanno indici di vulnerabilità bassissimi, moltissime non li hanno neppure computati”

Appuntamento a Teramo per la sicurezza nelle scuole. Ad un anno dall’inizio dell’emergenza sismica che ha sconvolto il centro Italia e a poco meno di un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico venerdì 25 agosto in piazza Orsini il Comitato Nazionale Scuole Sicure organizza una manifestazione per porre l’attenzione su una situazione che, un anno dopo, non è certo migliorata.

A settembre riapriranno le scuole e tutto è rimasto così com’era – si legge in una nota – le scuole hanno indici di vulnerabilità bassissimi, molte scuole non li hanno affatto computati, i piani di evacuazione sono ancora eterogenei e spesso inadatti e inutili. In questi 12 lunghi mesi, noi genitori, abbiamo cercato di sensibilizzare istituzioni nazionali e locali, abbiamo scritto fiumi di inchiostro affinché la sicurezza delle scuole diventasse in Italia realtà e la maggior opera di prevenzione mai stata presa in considerazione. Abbiamo cercato aiuto, abbiamo veicolato i nostri intenti tramite parte della stampa, abbiamo tenuta alta l’attenzione. Non pretendiamo tutto e subito. Ma se è vero che un minore ha diritto alla tutela sia fisica che psicologica, noi genitori non potevamo sottrarci e in un paese civile, non dovrebbero farlo neanche le istituzioni”.

Già, nessuno sano di mente poteva pensare che i ritardi e le inefficienze di decenni potessero d’incanto essere sanati in meno di 12 mesi. Il drammatico quadro delle nostre scuole lo ha fornito a fine maggio il Miur (quindi il ministero, non un comitato di genitori preoccupati…) che ha evidenziato come 9 istituti su 10 non sono antisismici. In questi mesi abbiamo, poi, scoperto come la maggior parte dei Comuni e delle Province se ne sono tranquillamente infischiati delle norme (del 2003…) che imponevano di effettuare le verifiche di vulnerabilità simica, le uniche in grado di stabilire la reale sicurezza di un edificio, entro il 2013.

E, nonostante le “farneticazioni” del sindaco di Ascoli Castelli, l’esperienza ci ha ricordato in questi mesi come l’agibilità non vuol certo dire sicurezza, come dimostrato dal crollo delle scuole a Fiastra e a Muccia (ma sarebbe stato sufficiente ricordare la drammatica vicenda della Casa dello Studente a L’Aquila), dichiarate agibili appena due giorni prima della scossa di terremoto che le ha ridotte in macerie (per fortuna la domenica mattina…). In un simile contesto naturalmente non si poteva pensare di risolvere tutto in pochi mesi, con una “bacchetta magica”, in modo che all’avvio del nuovo anno scolastico tutto fosse magicamente a posto.

Però quanto meno si poteva credere, anzi, si doveva pretendere che ci si presentasse all’avvio del nuovo anno in ben differenti condizioni, senza che i ragazzi e il personale scolastico fossero costretti a tornare in istituti non sicuri o di cui non si conosce il livello di sicurezza e con le giuste soluzioni per le situazioni più difficili. Invece è rimasto quasi tutto come un anno fa, come se nulla fosse accaduto, come se il terremoto non ci fosse mai stato. La risposta delle istituzioni in questo campo è stata fino ad ora assolutamente insufficiente, per certi versi sconfortante.

Di positivo c’è che governo e Regioni hanno stanziato decine di milioni di euro per la ricostruzione delle scuole crollate e l’adeguamento di quelle dichiarate inagibili (anche se poi i problemi e le inefficienze con le gare di appalto stanno incredibilmente rallentando l’iter). Però per il resto in pratica tutto è rimasto come era. In uno dei vari decreti post terremoto, ad esempio, è stato posto nuovamente l’obbligo per Comuni e Province di effettuare le verifiche di vulnerabili sismica negli edifici scolastici. Ma c’è tempo per farle entro giugno 2018 (con calma, che fretta c’è…) e, soprattutto, ora come allora (nel 2003) non è prevista alcuna sanzione, alcun provvedimento nei confronti di chi non rispetta quell’obbligo e quella scadenza.

Non solo, non si è pensato in alcun modo ad indicare una linea comune su come comportarsi nel caso in cui dalle verifiche emerge un indice di rischio molto basso (ricordiamo che per essere sicuri gli edifici scolastici dovrebbero avere un indice di rischio non inferiore ad 1). E’ del tutto evidente che in tal modo si è di nuovo lasciato tutto alla discrezionalità e alla sensibilità degli amministratori locali. E, come abbiamo imparato a conoscere in questi lunghi mesi di emergenza simica, ci sono amministratori sensibili, che quanto meno dalle vicende del terremoto hanno capito quanto importante sia la sicurezza delle scuole.

Ma, purtroppo, ci sono anche amministratori locali assolutamente insensibili, che non hanno imparato nulla in questi mesi e che continuano incredibilmente a “scherzare con il fuoco”. “Ci sono Comuni e sindaci virtuosi – si legge nella nota del Comitato Nazionale Scuole Sicure – ci sono Comuni pronti al dialogo ma ce ne sono tantissimi altri che non hanno mai ascoltato e mai si sono presi cura di questo delicato problema”. Tra i primi, almeno da qualche mese, c’è sicuramente il sindaco di Teramo Brucchi che non solo ha effettuato le verifiche di vulnerabilità sismiche su tutti gli istituti scolastici cittadini, ma ormai da mesi collabora e si confronta sempre più spesso con il locale Comitato.

Certo la situazione a Teramo resta complessa perché ci sono diversi istituti scolastici con indice di rischio molto basso (sotto allo 0,2) ma almeno l’amministrazione comunale sembra aver preso coscienza della situazione. Una rinnovata sensibilità al problema l’ha mostrata anche la Provincia di Ascoli che quanto meno ha già avviato le verifiche di vulnerabilità sismica in alcuni istituti cittadini (si è in attesa di conoscere i risultati). Tra quelli che, invece, continuano imperterriti a non preoccuparsi del problema, della sicurezza dei ragazzi e del personale scolastico purtroppo c’è il sindaco di Ascoli Castelli.

Che, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, ha mostrato quanto poco è interessato alla sicurezza delle scuole con l’incredibile storia dell’intervento di miglioramento sismico (i lavori sono attualmente in corso) alla scuola media Luciani. Più in generale nel capoluogo piceno i ragazzi torneranno in scuole in cui ancora neppure si conosce l’indice di vulnerabilità, visto che le attese verifiche ancora non sono neppure iniziate. In compenso, però, sappiamo che quelle stesse scuole (che secondo il sindaco avrebbero risposto bene al terremoto…) hanno subito milioni e milioni di danni per scosse che pure si sono verificate a diversi chilometri di distanza dal capoluogo piceno.

Certo, nessun altro comune ha la fortuna di avere come santo protettore Sant’Emidio, ma, con tutto il rispetto per il santo patrono, obiettivamente ci sembra davvero poco per essere tranquilli. Al di là del caso del capoluogo piceno, più in generale la situazione è comunque complessa e preoccupante, con i dirigenti scolastici che finalmente si sono “svegliati” dopo mesi di incomprensibile torpore e ora stanno addirittura valutando la possibilità di non riaprire a settembre le scuole, delegando la decisione ai prefetti.

Nelle settimane scorse è ar­ri­va­ta la sen­ten­za di con­dan­na de­fi­ni­ti­va a 4 anni di car­ce­re di un di­ri­gen­te sco­la­sti­co per il crol­lo del con­vit­to na­zio­na­le a L’A­qui­la, in oc­ca­sio­ne del ter­re­mo­to del 2009, in cui mo­ri­ro­no tre ra­gaz­zi. E la Suprema corte ha ribadito che la responsabilità per la vigilanza sulle fonti di pericolo, e quindi sulla valutazione dei rischi, grava su tutti i soggetti coinvolti ne procedimenti di valutazione. Quin­di non solo l’en­te pro­prie­ta­rio del­l’e­di­fi­cio sco­la­sti­co ma an­che i di­ri­gen­ti sco­la­sti­ci. Che ora, di fron­te al con­cre­to ri­schio e alle re­spon­sa­bi­li­tà che gra­va­no sul­la pro­pria te­sta, fi­nal­men­te ini­zia­no ad in­te­res­sar­si con­cre­ta­men­te del pro­ble­ma del­la si­cu­rez­za, dopo che nei mesi scorsi si erano limitati ad osservare quanto stava accadendo, come se la cosa non li riguardasse.

Ora, però, che hanno compreso i rischi che possono correre d’incanto si sono svegliati dal loro torpore e finalmente si mobilitano, mi­nac­cian­do di non ria­pri­re le scuo­le a set­tem­bre e chie­den­do l’in­ter­ven­to dei pre­fet­ti (an­che loro com­ple­ta­men­te as­sen­ti in que­sti mesi, tan­to da far sor­ge­re l’in­ter­ro­ga­ti­vo sul­la loro ef­fet­ti­va uti­li­tà). “Riaccenderemo i riflettori sulle scuole – prosegue la nota del Comitato Nazionale Scuole Sicure – lo faremo manifestando e chiedendo ciò che va chiesto ed è doveroso ottenere: edifici scolastici in cui porre al sicuro i nostri figli, edifici scolastici in cui si impara e non si muore, edifici scolastici degni di un paese come il nostro”.

E ribadendo il concetto che i ragazzi (così come il personale scolastico) devono essere tutelati, senza sperare nella buona sorte come è avvenuto fino ad ora (le scosse violente, che hanno fatto crollare alcune scuole e hanno provocati gradi danni in altre si sono sempre verificate a scuole chiuse: il 24 agosto, il 26 ottobre di sera, il 30 ottobre di domenica, il 18 gennaio a scuole chiuse per la neve). L’appuntamento, assolutamente da non mancare, è quindi per venerdì 25 agosto alle 10 in piazza Orsini a Teramo.

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