Dimenticati e impauriti, il calvario degli italiani in Venezuela


Mentre in Parlamento il sottosegretario agli Affari esteri Dalla Vedova fornisce un quadro rassicurante, dal Venezuela si moltiplicano gli appelli di cittadini italiani che lamentano difficoltà  a contattare il Consolato e l’impossibilità di farsi ricevere per rinnovare il passaporto

Nel contesto  della drammatica situazione che sta vivendo ormai da mesi il Venezuela, cresce la preoccupazione per la condizione e la situazione dei tanti nostri connazionali che vivono e lavorano nel paese sudamericano.

La situazione non è per niente facile – racconta Carlo Villino presidente del Centro Italiano-Venezuelano di Caracas – sono sempre più numerosi gli italiani che vogliono andare via dal paese e tanti quelli che lo stanno facendo. Lasciano tutto, chiudono tutto e fuggono dal paese perché non sanno cosa li aspetta e giustamente hanno paura. Da due mesi a questa parte, da quando si sono chiuse le scuole è cominciato un esodo importante, soprattutto da parte dei giovani, che vanno fuori e rimangono lì a studiare o a vivere. Moltissimi vanno in Spagna, sia per la lingua, sia perché, con il presidente Chavez, furono siglati degli accordi che riconoscono ed equiparano gli studi, mentre chi ha investito negli Usa va lì e qualcun altro torna in Italia”.

In una simile situazione per i nostri connazionali in Venezuela il vero punto di riferimento dovrebbe essere il Consolato italiano. Già, dovrebbe essere ma non è così, almeno a sentire i continui appelli che arrivano direttamente dal Venezuela dove sempre più italiani lamentano la difficoltà anche solo a contattare il Consolato e l’impossibilità di entrar negli uffici del Consolato stesso per rinnovare i loro passaporti o effettuare qualsiasi documento. Si susseguono appelli dai toni quasi drammatici e si chiede aiuto anche a parenti e amici che vivono in Italia per cercare di smuovere un po’ la situazione.

Credo che in  una situazione come quella che sta vivendo il Venezuela – ci racconta un cittadino ascolano che per anni ha vissuto e lavorato nel paese sudamericano a cui si sono rivolti alcuni nostri connazionali che ancora vivono lì – sia di fondamentale importanza appoggiare i propri concittadini e cercare in tutti i modi di creare i giusti supporti per evitare loro ulteriori umiliazioni e privarli dei loro diritti fondamentali. Ho scritto al Console Generale Enrico Mora per chiedere come mai i cittadini italiani nati in Venezuela non possono entrare negli uffici del Consolato per rinnovare i loro passaporti o effettuare qualsiasi documento.

Ho parenti e amici che vivono a Caracas e non capisco come un paese come l’Italia, che dell’accoglienza e il supporto agli immigrati ha basato la propria immagine e consistenza a livello europeo, possa abbandonare a se stessi le sorti dei propri cittadini che tra l’altro, insieme alle loro famiglie, hanno contribuito a tenere alto il nome del nostro paese nel mondo. Ho chiesto informazioni per sapere come il Consolato si sta organizzando per aiutare e risolvere i problemi dei nostri connazionali in Venezuela”.

Della situazione degli italiani in Venezuela, in realtà, si è occupato anche il nostro Parlamento grazie ad un’interrogazione urgente presentata dai deputati del Pd Giovanno Burtone, Fabio Porta, Demetrio Battaglia e Antonio Cuomo  con la quale i parlamentari chiedevano “se e quali iniziative il Governo intenda adottare per monitorare costantemente l’evolversi della crisi in Venezuela e per assicurare alla comunità italiana il massimo sostegno in una condizione di oggettiva criticità”. E che la situazione anche per gli italiani sia preoccupante lo ha confermato anche il sottosegretario agli Affari esteri Benedetto Dalla Vedova.

Il Paese sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia, che si sta ripercuotendo anche sulla numerosa comunità italiana residente nel Paese, le cui condizioni economiche e sociali sono fortemente deteriorate”. Il sottosegretario, poi, ha rassicurato sul ruolo di supporto e sostegno che sta svolgendo, per i nostri connazionali presenti in Venezuela, la nostra ambasciata a Caracas.

Sta seguendo con molta attenzione l’evoluzione della situazione e sta fornendo adeguata assistenza alla nostra comunità – ha affermato in Parlamento Della Vedova –  inoltre ha provveduto a rafforzare il coordinamento con la rete degli uffici consolari presenti nel Paese, con i consoli onorari e con le istanze rappresentative della nostra comunità: i Comites, il Cgie, le associazioni, le istituzioni culturali e le imprese. In questo modo, si mira a rendere ancora più rapida la comunicazione con i nostri connazionali e creare le condizioni per interventi tempestivi a loro tutela”.

Un quadro assolutamente rassicurante quello fornito dal sottosegretario ma che cozza con la realtà che vivono ogni giorno gli italiani in Venezuela. Una realtà che, purtroppo, racconta esattamente l’opposto, il senso di abbandono che vivono, il sentirsi dimenticati dai nostri rappresentanti presenti nel paese sudamericano, le enormi difficoltà che hanno anche solo per farsi ascoltare. Emblematica, a tal proposito, è la lettera inviata il 3 agosto scorso (dall’Italia) da un cittadino italiano al Consolato di Caracas per perorare la causa e le richieste di alcune italiane che vivono a Caracas e che, avendo l’urgente necessità di rinnovare il passaporto  per poter uscire dal Venezuela, pur richiedendolo insistentemente non sono riuscite neppure ad ottenere un appuntamento con il Consolato stesso.

Questa mia richiesta – si legge nella lettera inviata via mail – fa seguito al colloquio telefonico avuto questa mattina con l’ufficio dell’Unità di crisi al fine di consentire ad alcune persone di rinnovare il passaporto italiano. E’ una situazione davvero drammatica, il Consolato in Venezuela non lascia entrare le persone e questo sicuramente è una violazione dei diritti dei cittadini italiani. Non è possibile prendere appuntamento per il rinnovo del passaporto, per questo ho cercato di attivarmi, rivolgendomi appunto al vostro ufficio per capire cosa queste persone possono fare per ottenere quanto descritto in oggetto.

In questo momento per un cittadino italiano è fondamentale uscire dal paese e per un giovane lo è ancora di più per non trovarsi sicuramente in situazioni ben più gravi o, addirittura, senza la possibilità di poter scegliere il suo futuro di studio o lavorativo, visto la situazione caotica che si svilupperà con l’ingresso della nuova Costituzione. Chiedo quindi il vostro intervento per poter risolvere questo problema e far in modo che si possa ottenere un diritto che è quello di un cittadino italiano in difficoltà che chiede solo un aiuto per lasciare un paese caduto nel caos più totale, dove la vita non ha più valore e dove i fatti di criminalità sono all’ordine del giorno”.

Emblematica e per certi versi sconfortante la risposta (datata 7 agosto) del Consolato. “Gentile connazionale, per richieste specifiche di nostri connazionali è opportuno che le stesse provengano dai diretti interessati e non da terze persone. In ogni caso purtroppo la situazione del Consolato generale d’Italia risente fortemente della carenza di personale a fronte di un sempre maggiore aumento del numero di utenti che richiedono i vari servizi consolari. In ogni caso gli interessati possono rivolgersi alla segreteria del Consolato generale (e chissà che cosa hanno fatto fino ad ora…) per la segnalazione di casi di emergenza che vengono riferiti al Console Generale il quale è l’unico autorizzato a concedere un appuntamento di urgenza”.

Poche righe che smontano completamente l’immagine rassicurante fornita dal sottosegretario in Parlamento e che confermano la scarsa attenzione che, invece, il Consolato italiano mostra nei confronti della situazione dei propri connazionali. Alla disperata richiesta di aiuto si risponde snocciolando in maniera automatica e irreale la procedura burocratica che solitamente bisogna seguire, come se in Venezuela ci fosse una situazione normale, per nulla preoccupante.

Nella mail inviata dall’Italia quel cittadino italiano, per altro, forniva al Consolato nome e cognome delle italiane che si trovano in questa situazione di necessità, con tanto di indirizzo della loro residenza a Caracas, recapito telefonico e indirizzo mail. Un Consolato che minimamente ha a cuore la situazione dei suoi connazionali, dopo il fastidioso e inopportuno riferimento alla prassi burocratica, avrebbe comunque assicurato che quanto prima si sarebbe messo in contatto con quelle connazionali in difficoltà. Invece neanche l’impegno quanto meno di segnalare il caso al Console Generale, sempre solo riferimenti al freddo iter burocratico.

Imbarazzante, sembra quasi che i funzionari del nostro Consolato a Caracas (Console in testa) non si rendano pienamente conto della situazione. Non meno imbarazzante, in questo caso in relazione alle dichiarazioni del sottosegretario in Parlamento, è il riferimento alla carenza di personale. Evidentemente il “rafforzamento del coordinamento con la rete degli uffici consolari” non è servito a nulla, non si riesce neppure a rispondere alle più impellenti necessità dei nostri connazionali che vivono in Venezuela, altro che quella “più rapida comunicazione con i nostri connazionali che crea le condizioni per interventi tempestivi a loro tutela” raccontata in Parlamento da Dalla Vedova.

Che, probabilmente, farebbe meglio a recarsi di persona in Venezuela per rendersi conto della situazione. Cercando in concreto, e non con inutili parole rassicuranti, di fare in modo che si creino le condizioni perché i nostri connazionali possano essere tempestivamente ascoltati e aiutati dal nostro Consolato.

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