Ad un anno di distanza nulla è cambiato, ancora ritardi record nei pagamenti alle aziende per il Comune di Ascoli. Che a fine 2016, con una media di 100 giorni, risultava di gran lunga il peggiore delle Marche e molto al di sopra della media nazionale (29,37)
Immaginate di recarvi in un qualsiasi negozio e acquistare della merce ma, poi, dire al proprietario dell’attività che pagherete tra 2-3 mesi. O, peggio ancora, di comunicare all’Agenzia delle entrate che le tasse le pagherete non alla scadenza prevista ma solo dopo diversi mesi. Impossibile direte voi, in effetti per qualsiasi cittadino non è neanche pensabile una cosa simile.
Ma per Comuni e altri enti pubblici questa è praticamente la prassi. E se negli ultimi anni, anche in virtù di norme finalmente più stringenti, complessivamente c’è stato un netto miglioramento, restano però alcuni Comuni che continuano a fare ciò che vogliono, incuranti di quanto previsto da norme europee e nazionali, pagando dopo mesi e mesi. Tra questi, guarda il caso, c’è anche il Comune di Ascoli, di gran lunga il peggiore delle Marche.
E’ passato un anno da quando ci siamo occupati per la prima volta dei pagamentidegli enti pubblici, un argomento scottante e molto delicato. Non a caso è stato lo stesso governo Renzi nei primi mesi di vita si è particolarmente impegnato (con alterne fortune) per sboccare i debiti delle pubbliche amministrazioni, stanziando diversi miliardi. D’altra parte in tempi di crisi le conseguenze dei ritardi nei pagamenti sono piuttosto pesanti.
Proprio nelle Marche, ad esempio, negli ultimi anni è diventato allarmante il fenomeno della “morte per crediti”, termine tristemente noto tra gli economisti che evidenzia la situazione di quelle aziende costrette a chiudere perchè non riescono ad incassare i propri crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione.
Per onestà bisogna ammettere che a livello nazionale molto è stato fatto negli ultimi anni per mettere un freno al brutto vizio degli enti pubblici di pagare i fornitori anche con mesi e mesi di ritardo. Dal 1 gennaio 2013, ad esempio, anche l’Italia ha finalmente recepito la direttiva europea che obbliga le pubbliche amministrazioni a saldare le fatture entro 30 giorni. Come al solito nel nostro paese c’è voluto un po’ di tempo per rispettare a pieno il limite imposto dall’Europa (che non è sempre così “cattiva” nei confronti dei cittadini…).
Sulla base di quanto riportato dal Ministero dell’Economia (Mise) finalmente da fine 2016 anche l’Italia è entrato a far parte dei paesi civili, dove il medio dei pagamenti degli enti pubblici non supera i 30 giorni. A fine 2016 l’indice medio di tempestività dei pagamenti (“è calcolato come la somma, per ciascuna fattura emessa a titolo di corrispettivo di una transazione commerciale, dei giorni effettivi intercorrenti tra la data di scadenza della fattura o richiesta equivalente di pagamento e la data di pagamento ai fornitori moltiplicata per l’importo dovuto, rapportata alla somma degli importi pagati nel periodo di riferimento” spiega il Mise) era pari a 29,37.
Nel primo trimestre dell’anno era addirittura sceso a 20,32, mentre nel secondo trimestre 2017 è risalito fino a 23,14. Ma se l’Italia in media è finalmente rientrata tra i paesi civili (almeno sotto questo aspetto), come al solito il Comune di Ascoli conferma di essere un mondo a parte, più simile a realtà da terzo mondo e completamente avulso dal resto della regione. Dove, nel complesso, i tempi medi dei pagamenti sono in linea con il dato nazionale.
In particolare negli altri 4 Comuni capoluoghi il dato a fine 2016 era praticamente simile a quello nazionale, con Ancona che faceva registrare un indice di tempestività dei pagamenti pari a 27, Pesaro pari a 29,27, Macerata 30,5 e Fermo 31,89. Un altro mondo rispetto ad Ascoli che a fine 2016 faceva registrare un indice di tempestività pari esattamente a 100, tre volte superiore al resto della regione (almeno per quanto riguarda i capoluoghi di provincia). Praticamente, nella migliore delle ipotesi, bisogna attendere più di tre mesi per ottenere il pagamento dal Comune di Ascoli.
Che, come in tanti altri settori, si distingue (ovviamente in negativo) non solo rispetto al resto della regione ma anche rispetto al resto del paese. Inevitabile chiedersi per quale dannata ragione l’amministrazione comunale non è capace di comportarsi, neppure in questo campo, come la maggior parte delle amministrazioni che riescono comunque ad effettuare i pagamenti ai fornitori in tempi ragionevoli. Va, tra l’altro, evidenziato che lo scorso anno (era esattamente lo stesso periodo) quando ci occupammo del problemi dei pagamenti ai fornitori, l’indice di tempestività del Comune di Ascoli era pari a 89 (secondo trimestre 2016) .
Questo significa che nel proseguo dell’anno la situazione è addirittura peggiorata. Ad onor del vero va evidenziato che in questa prima parte del 2017 la situazione è un po’ migliorata, visto che nei primi due trimestre dell’anno si viaggia tra i 56 e i 70 giorni. Un po’ meglio ma sempre distanti “anni luce” rispetto alla realtà nazionale (20-23 giorni) e regionale, con Pesaro che addirittura ha un indice che varia tra 9 e 13, Macerata che è sceso fino a 19 e Fermo a 23, 28 (non ci sono i dati di inizio 2017 di Ancona).
Già lo scorso anno, dopo il nostro approfondimento, voci e indiscrezioni tendevano a spiegare questa incredibile ennesima dimostrazione di inefficienza con la situazione sempre più critica delle casse comunali. Che i provvedimenti degli ultimi mesi (bandi per la gestione degli impianti sportivi comunali fatti esclusivamente con l’intento di strappare la migliore condizione economica, svendita di tutto il patrimonio comunale) sembrerebbero avvalorare. Certo è che, alla luce di questa situazione, bisogna essere un po’ folli per pensare di fornire prestazioni e beni al Comune di Ascoli, ben sapendo che si verrà pagati solo dopo molto tempo.
Ci sarebbe, poi, anche il problema che, con questi dati, praticamente da 3 anni il Comune starebbe violando le norme. Dal 2013, infatti, anche in Italia è stato dato attuazione alla direttiva del Parlamento e del Consiglio europeo del 16 febbraio 2011 (direttiva 2011/7/Ue “Lotta contro i ritardi di pagamento delle transazioni commerciali”) che fissa in 30 giorni il limite massimo entro cui l’amministrazione pubblica debba pagare i propri fornitori, con solamente in rari casi (ben individuati e specificati) la possibilità di arrivare ad un massimo di 60 giorni. E’ del tutto evidente, quindi, che Ascoli è ampiamente fuorilegge.
Ma, in fondo, è un dettaglio irrilevante. Il Comune può farlo, tanto non incappa in sanzioni particolari. Mica è un normale cittadino…