I volontari delle Brigate di Solidarietà Attiva ancora vicini al “popolo del cratere”


Assemblea nazionale a Fornara delle Bsa, per molti unico vero punto di riferimento nel post terremoto. Confronti, dibattiti, relazioni e , in conclusione, l’importante promessa: “continuiamo l’intervento perché c’è ancora bisogno di sostenere il popolo del cratere”

Decine di volontari, per lo più ragazzi che, nel fine settimana fin qui più caldo di questa prima parte d’estate, invece di cercare refrigerio al mare o in montagna si ritrovano in una caldissima struttura di Fornara (sopra Acquasanta Terme) per discutere del lavoro svolto in questi 11 mesi nei luoghi del terremoto, per presentare studi e relazioni, per parlare di progetti futuri.

Sarebbe sufficiente già solo questo per capire che cosa rappresentano e quale sia lo spirito delle Brigate di Solidarietà Attiva (Bsa). Per molti unico vero punto di riferimento in questo difficile post terremoto, con i loro servizi di staffetta, con i loro campi, con il loro continuo supporto alle persone in difficoltà, con la loro capacità di ascoltare e recepire le esigenze e i bisogni delle popolazioni colpite dal terremoto, sono sicuramente il volto migliore, l’aspetto più positivo, ammesso che ce ne possa essere uno, di questa interminabile emergenza. Sabato e domenica scorsa hanno deciso di svolgere l’assemblea nazionale nella zona della cratere, a Fornara, “perché volevamo i comitati dei terremotati accanto a noi e perché ci sembrava giusto discutere del nostro lavoro proprio nei luoghi in cui da quasi un anno operiamo”.

Un’occasione importante per confrontarsi e presentare le relazioni dei comitati e del gruppo di ricerca delle Bsa che sta studiando la situazione da un punto di vista scientifico e sistematizzando dati utili per capire la situazione. “Questo ci ha permesso – si legge in una nota – di cogliere e confermare i problemi della popolazione: le macerie ancora li,  la ricostruzione fantasma, i pochissimi Sae consegnati, il disimpegno dello stato, i rischi speculativi e così via. Si percepisce un forte senso di abbandono. Per questo abbiamo deciso di continuare l’intervento ancora qualche tempo, perché ci pare chiaro che c’è ancora bisogno di sostenere il popolo del cratere”.

Tutte estremamente interessati e ben circostanziate le relazioni ascoltate dalle quali sono emersi spunti molto interessanti e problematiche poco conosciute ma di estrema importanza. Come, ad esempio, le difficoltà delle piccole aziende agricole della zona ad accedere ai finanziamenti, agli aiuti previsti dalle varie ordinanze e dai vari decreti.

Delle 25 mila aziende agricole presenti nel territorio del cratere – spiega Davide del gruppo di ricerca Emidio di Treviri – la quasi totalità (96,5%) sono piccole aziende a gestione familiare, spesso dedite a piccoli allevamenti di capre e pecore e ad attività correlate come la gestione degli agriturismi. E per molte di queste piccole aziende è molto difficile usufruire dei risarcimenti e dei contributi per la ricostruzione. I requisiti richiesti per poter vedere accolta la domanda, tra perizie e complessità burocratica, rendono di fatto complicato accedere agli aiuti economici per quelle piccole aziende che non dispongono di una struttura amministrativa interna”.

Molto interessante e ricca di spunti la ricerca effettuata sul campo per comprendere cosa significhi per gli abitanti del cratere allontanarsi dai propri luoghi e in che modo tutto ciò si ripercuote sul loro benessere psico-fisico. “A 10 mesi dal trasferimento delle popolazioni sulla costa – spiega Serena – osserviamo un generale peggioramento della salute delle persone, mentre i continui spostamenti da una struttura all’altra aggravano la situazione dei soggetti più vulnerabili come le persone anziane. Abbiamo riscontrato un consistente incremento dei casi di diabete, le persone anziane con problemi circolatori e alle articolazioni hanno visto decisamente peggiorare la propria situazione.

Il prolungamento dell’incertezza inevitabilmente sta acutizzando alcune patologie, mentre disturbi d’ansia, di alimentazione malumore e depressione accomunano molte persone stanziate negli hotel, con contestuale consistente aumento del ricorso ai farmaci.  Le Asl non forniscono dati in proposito ma sulla base di quanto ci riferiscono alcuni farmacisti da agosto si registra un aumento del 70-80% nel consumo di ansiolitici. Poi ci sarebbe il dato sull’aumento della mortalità nelle zone del cratere, evidenziato anche dal direttore del dipartimento di Salute mentale dell’Area Vasta 2 che, però, a noi non ha voluto confermare quei dati”.

In effetti Massimo Mari, coordinatore del supporto psicologico e dei servizi alla persona per le vittime del terremoto, in un incontro organizzato dal club Rotary Matteo Ricci, aveva parlato di 140 persone morte per cause psicologiche riconducibili al disagio, con un aumento della mortalità nelle tre province colpite dal sisma. Non solo, lo stesso Mari di fatto aveva confermato i dati relativi al consumo di farmaci, parlando di un +70% di antidepressivi, un +7% per gli antipsicotici e +33% di ansiolitici. Tornando alle relazioni ascoltate sabato scorso nel corso dell’assemblea delle Bsa molto interessante e piena di spunti particolari quella dello Sportello legale che, tra le altre cose, ha denunciato come il Cas in alcuni comuni “sia uno strumento di ricatto, riconosciuto solo a chi ha votato la giunta e il sindaco.

Evidenziate anche le incongruenze e le  criticità delle ordinanze per la ricostruzione. “Per quanto riguarda la ricostruzione leggera – spiega il relatore – l’iter per accedere al finanziamento prevede che prima il tecnico predisponga il progetto, poi l’inizio dei lavori e successivamente la presentazione del progetto per l’assegnazione del finanziamento agevolato. Il problema è che se poi non viene finanziato chi paga il tecnico e il progetto? Si tratta di un ostacolo non da poco che rischia di far si che siano davvero poche centinaia i progetti presentati.

Per quanto riguarda la ricostruzione pesante al momento di ottenere il finanziamento e sottoscrivere il mutuo viene fatto firmare un documento nel quale si afferma che, nel caso finiscano i fondi del plafond per le banche, il finanziamento stesso può essere interrotto. Teniamo presente che si calcola che per la ricostruzione pesante servono 13 miliardi di euro. Al momento  sono stati stanziati 400 milioni per il 2017, 500 per il 2018 e 600 per il 2019. Il problema è che non esiste una regolamentazione, non è stato fissato un criterio di priorità, prima e seconda casa sono considerate sullo stesso piano e l’unica discriminante potrebbe essere quella temporale”.

Un vero paradosso, come purtroppo ve ne sono tanti altri in questo difficile post terremoto. “I villaggi Sae realizzati e che stanno realizzando – evidenzia ancora il rapporto dello Sportello legale – sono tutti senza un punto di ritrovo, di socializzazione. Non c’è un bar, una chiesa, per non parlare di centri di aggregazione per ragazzi o per anziani”.

In un simile sconfortante contesto, la buona notizia che è arrivata da Fornara in quei due giorni di assemblea è la promessa delle Bsa di continuare ancora per un po’ di tempo l’intervento nelle aree del cratere. Perché, a quasi un anno dall’inizio dell’emergenza, c’è davvero tanto bisogno di sostenere e supportare il popolo del cratere. E le esperienze di questi mesi hanno dimostrato che in tal senso non c’è nessuno più capace a farlo dei volontari delle Bsa

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