Da Amatrice, Arquata e Castelluccio un’invocazione: più rispetto per i “terremotati”!


Dopo le riprese del nuovo film di Sorrentino tra le macerie di Amatrice,  l’ennesima indecenza è andata in scena a Castelluccio di Norcia. Dove agricoltori e residenti sono stati bloccati per lasciare consentire il passaggio indisturbato delle navette con i turisti

Almeno il rispetto. E’ il minimo che si dovrebbe pretendere nei confronti di coloro che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma del terremoto. Che hanno perso le persone più care, la casa, la propria attività. Che da 10 mesi vivono da “sfollati”, in qualche hotel in riviera, in qualche casa in affitto o (i più fortunati…) nelle nuove casette, senza neppure potersi accostare a quel che resta della propria casa, del proprio paese.  Che non hanno alcuna certezza (e nella maggior parte dei casi sempre meno speranze) per il futuro, che si sentono abbandonati e per nulla tutelati dalle istituzioni.

Invece, a giudicare da quanto è accaduto e sta accadendo in questi giorni, non si ha neppure questa minima dimostrazione di sensibilità nei loro confronti. Che, anzi, ora vedono impunemente calpestata la propria dignità, per giunta non (o meglio non solamente) da rappresentanti di istituzioni lontane, ma addirittura dagli stessi amministratori locali che, proprio per l’appartenenza al territorio, dovrebbero ben sapere cosa stanno vivendo quelle persone.

Abbiamo già parlato nei giorni scorsi dell’indecente vicenda di Amatrice (“La grande indecenza”) dove il regista premio Oscar Sorrentino girerà alcune riprese del suo prossimo film (su Berlusconi) tra le macerie della cittadina laziale, con tanto di autorizzazione del sindaco Pirozzi. Che, in questo caso, non ha per nulla tenuto in considerazione il più che comprensibile sentimento avverso degli amatriciani, che (come non comprenderli) faticano terribilmente a digerire quello che ai loro occhi sembra un inutile affronto, una gravissima mancanza di rispetto.

Nel fine settimana, poi, l’ennesimo scempio, l’ennesima indecenza è andata in scena a Castelluccio di Norcia. Dove i residenti e quanti avevano un’attività in quel luogo, dal 30 ottobre scorso stanno vivendo una situazione a dir poco complicata, di totale emergenza, dovendo soprattutto fare i conti con la grandissima difficoltà di accedere al paese, anche a causa dei rigidi divieti di transito a loro imposti. Divieti che, d’incanto, sabato 1 e domenica 2 luglio sono caduti per permettere alle navette di salire indisturbate e scaricare in zona i turisti che hanno pagato per usufruire di questo servizio di trasporto, organizzato dal Comune e dalla Pro Loco di Norcia. Un vero e proprio affronto, così l’hanno vissuto i castellucciani che hanno visto i turisti ottenere quello che da tempo loro stessi chiedevano e che finora gli è sempre stato negato: una maggiore libertà per raggiungere il paese.

E non certo per un vezzo, per un capriccio, ma semplicemente perché hanno al Castelluccio animali da seguire e a cui badare, coltivazioni da curare, attività da cercare di salvaguardare. A loro nulla è stato concesso, solo passaggi contingentati, orari fissi e salite accompagnate. Restrizioni che, grazie all’iniziativa del Comune di Norcia fortemente voluta dal sindaco Nicola Alemanno (nomen omen…), d’incanto sono cadute per la discutibile iniziativa del fine settimana. A rendere il tutto più paradossale e inaccettabile il fatto che sabato mattina, proprio per permettere il passaggio indisturbato delle navette con i turisti, sono stati bloccati gli agricoltori che con i loro trattori tentavano di recarsi al Castelluccio non certo per un vezzo ma per portare avanti il proprio lavoro.

Una vergogna, riassunta alla perfezione in un post pubblicato sabato stesso su facebook da alcuni rappresentanti del posto. “Turisti al pascolo, agricoltori bloccati: a Castelluccio muore l’Italia” è l’emblematico titolo di quel post. “A Castelluccio oggi 1 luglio 2017 si è assistito alla deliberata sospensione dei diritti costituzionali in nome del profitto e del buon nome turistico di Norcia – si legge – buon nome che da oggi dovrebbe essere marchiato per sempre dall’infamia che si deve a chi ha calpestato la dignità e la libertà delle persone. Se vi sembrano parole forti leggete questo:

«Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche». È l’articolo 16 della nostra Carta Costituzionale. Ebbene, se fino a ieri i blocchi imposti a residenti, allevatori e agricoltori dell’Altopiano potevano essere giustificati da motivi di sicurezza, oggi non lo sono più. Perché se la strada è sicura per turisti, bambini compresi, al punto da essere utilizzata per una “gita”, allora è sicura anche per i lavoratori. Che invece sono stati bloccati.

Gli otto trattori degli agricoltori che dovevano utilizzare la stessa strada delle navette, la famigerata 477, sono stati bloccati sul Pian Grande o al valico di accesso alla provinciale per Norcia. Perché, signore e signori, oggi sulla strada, una strada pubblica e quindi di tutti noi, possono passare solo i mezzi privati di un tour organizzato, pure quello privato. Gli agricoltori e i loro trattori, invece, sono stati bloccati. Proprio dalla Protezione civile, e non si sa bene con quale autorità. Bloccati dalle nove di questa mattina senza alcun avviso e umiliati, per primi, dalle navette scortate che gli passano accanto mentre loro non possono muoversi. Sono liberi solo di aspettare e subire. Senza poter bere e mangiare.

Guardate gli occhi di questi lavoratori a cui stanno provando a togliere persino la possibilità di fare il proprio mestiere. Guardateli e chiedetevi se è possibile che tutto questo accade, oggi, in Italia”. Si potrebbero aggiungere altri particolari che rendono oltre modo sconcertante e sconfortante il quadro.

Come il fatto che, poi, i turisti sono stati abbandonati senza alcuna guida sulla piana e che, poi, sono stati i castellucciani stessi ad aiutarli, a fargli da guida. Siamo davvero ai limiti della follia, come si può non comprendere che prima di ogni altra cosa, prima di ogni altra possibile iniziativa per un ipotetico rilancio, bisogna pensare e dare assoluta priorità alle esigenze, alle necessità di chi è ormai allo stremo, di chi da 10 mesi vive in una situazione da incubo? Come si può pensare al rilancio, ad iniziative che dovrebbero vagamente essere promozionali, quando il destino stesso di quei luoghi, di quelle comunità è appeso ad un filo?

Non ci dovrebbe essere neppure bisogno di sottolinearlo, ma a maggior ragione dopo 10 mesi, vista la situazione difficile tra ritardi, errori e difficoltà oggettive, deve essere chiaro a tutti che prima di ogni altra cosa, che in cima ad ogni pensiero devono necessariamente esserci i “terremotati”. I bisogni, le disperate necessità  di chi ancora  non ha alcun appiglio concreto per anche solo immaginare di ripartire devono essere al di sopra di qualsiasi altra preoccupazione.  La loro dignità, la loro sensibilità non può in alcun modo essere ulteriormente calpestata da iniziative estemporanee e folkloristiche che, per giunta, non portano certo alcun tipo di vantaggio alla loro comunità.

In tal senso se ci ha stupito lo “scivolone” del sindaco di Amatrice Pirozzi, fin qui sempre molto attento alle esigenze e ai diritti dei suoi concittadini, stessa cosa non possiamo certo dire per il sindaco di Norcia Alemanno. Abbiamo avuto modo di conoscerlo in occasione dell’incontro sulla ricostruzione che si è tenuto al Senato un paio di settimane fa e non ci aveva certo fatto una buona impressione, mostrandosi in quell’occasione così attento a promuovere la propria immagine ma così terribilmente poco incline a confrontarsi, ad ascoltare le opinioni, le sensazioni e le esperienze di chi sta direttamente vivendo quel dramma.

Allargando il discorso, il rispetto nei confronti di chi si trova in questa durissima condizione significa anche e soprattutto ricordare sempre che gli sforzi e le attenzioni maggiori devono essere incentrati sulla loro situazione, che altri aspetti inevitabilmente devono essere considerati secondari. In occasione dell’incontro con Boeri, ad esempio, abbiamo avuto modo di scambiare alcune opinioni con diversi residenti ad Arquata, ora ovviamente costretti a girovagare tra gli hotel della costa.

E conversando con loro abbiamo avuto modo di scoprire che vivono con un certo fastidio le pressioni di chi vorrebbe nel più breve tempo possibile il  ripristino e la riapertura dei sentieri per le escursioni in montagna, di chi chiede di poter al più presto transitare in strade al momento chiuse per recarsi in quei luoghi o, in alternativa, in quelle zone dove si pratica il parapendio o cose simili. Sarà importante pian piano ripristinare anche queste situazioni.

Ma di fronte alle esigenze di chi non sa ancora se e quando tornerà a vivere (e soprattutto in che condizioni e in quali strutture) nella propria terra, di chi ancora aspetta almeno di poter rientrare nella propria casa (ammesso che ce l’abbia ancora) per riprendere anche solo qualche vestito, qualche bene di prima necessità, è chiaro che il desiderio di chi ha voglia di tornare a passeggiare in quei sentieri o di dedicarsi ai propri passatempi non può che passare in secondo piano.

Così come rispetto per quelle persone significa anche smetterla di continuare a voler interpretare, comodamente seduti a casa, a chilometri di distanza da quei luoghi,  i loro sentimenti, le loro richieste, i loro desideri, cercando di farci improbabili portavoce della loro protesta, arrivando addirittura al punto di permetterci di criticare e di sbeffeggiare i loro tentativi di continuare a dialogare con quelle istituzioni che, fino ad ora, non sono state in grado di dar seguito alle facili promesse iniziali.

In altre parole dovremmo imparare a comprendere che non possiamo certo essere noi, che possiamo solo avere una vaga idea di cosa hanno vissuto e di cosa stanno passando, ad interpretare le aspettative di quelle persone e a pensare di poter interpretare quali sono le loro reali e più impellenti necessità.

Con la certezza, però, che tra queste non ci sono certo le visite guidate dei turisti, le riprese tra le macerie per un film (seppure girato da un premio oscar) o la riapertura di questo o quel sentiero di montagna.

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