Non ci resta che piangere…


Ad 8 mesi  dal  terremoto, mentre gli “sfollati” sono sempre più pessimisti sul futuro e si sentono abbandonati dalle istituzioni, i nostri politici e amministratori continuano a mostrare il loro lato peggiore. E alla luce di quanto avvenuto in questi giorni ad Ascoli, San Benedetto e in Parlamento, è forte la sensazione che ormai si sia toccato il fondo…

Dire che la misura è colma è riduttivo. Quello che sta accadendo in questo giorni nel nostro territorio nel sempre più difficile post terremoto è davvero inaccettabile, se non si è toccato il fondo siamo ormai prossimi. Il problema è chegli esempi peggiori continuano ad arrivare dalle istituzioni, nazionali e locali. Il tutto mentre la situazione delle popolazioni più direttamente colpite dal terremoto, ad 8 mesi dall’inizio di questa emergenza, è sempre più disperata. Ci hanno molto colpito e ci dovrebbero far riflettere le dichiarazioni ascoltate in questo fine settimana di Maria Luisa di Arquata (ma ora ospitata in hotel a San Benedetto) e Laura di Pievebovigliana.

Al di là delle differenti storie personali, entrambe hanno evidenziato come non vedono prospettive per il futuro ed entrambe hanno sottolineato con forza come da mesi si sentono completamente abbandonate dalle istituzioni. Ecco, questo senso di abbandono più di ogni altra cosa dovrebbe far riflettere. Anche perché è un sentire comune di tutti i terremotati, di coloro che si trovano in hotel o residence sulla costa o di chi è rimasto nei luoghi del terremoto. I problemi, i ritardi, le difficoltà oggettive e quelle create da una sconfortante disorganizzazione potrebbero anche essere comprese, in qualche modo accettate e ritenute fisiologiche per una situazione oggettivamente complessa e difficile. Ma il sentirsi completamente abbandonati, trattati come pacchi postali , senza dignità e senza rispetto è la cosa peggiore, che pesa come un macigno su una situazione già di per se assai delicata.

La mancanza di rispetto è l’espressione che meglio di ogni altra descrive cosa sta accadendo, come vedremo anche in seguito. Una nota delle Brigate di Solidarietà Attiva, per esprimere la propria solidarietà a quegli sfollati che nella scorsa settimana sono stati spostati da una struttura ad altra, esprime meglio di tante altre parole tutto quanto sta accadendo. “Il trasferimento degli sfollati dalle attuali strutture ad altre è l’ennesimo atto di una gestione post terremoto inqualificabile – si legge nella nota  – ad otto mesi dal terremoto le verifiche di agibilità sono ancora in corso, sulle casette provvisorie non si conoscono le tempistiche, la ricostruzione leggera fa fatica a partire e quella pesante è ancora una chimera, l’economia di un intero territorio è abbandonata al proprio destino. Tanti decreti, tante promesse, ma ad oggi solo tanta burocrazia ed inefficienze. E, come se non bastasse, terremotati che vengono trattati come pacchi postali, utili per riempire le strutture turistiche durante l’inverno, diventano “ingombranti” nella stagione estiva.  Le Bsa solidarizzano con gli sfollati costretti a lasciare i propri alberghi e denunciano con fermezza qualsiasi logica del profitto che non rispetti la dignità delle persone”.

Di fronte alla situazione che stanno vivendo queste persone tutto il resto passa inevitabilmente in secondo piano, assume una veste differente. Ma non possiamo fare a meno di evidenziare come in questi giorni quella mancanza di rispetto della dignità delle persone di cui parlano le Bsa si è purtroppo manifestata in maniera sin troppo evidente anche nel nostro territorio, nelle sedi istituzioni locali e nazionali. C’è davvero da rimanere sconcertati e nauseati di fronte a certi indegni spettacoli che sono andati in scena nei giorni scorsi ad Ascoli, a San Benedetto ma anche in Parlamento, in una sorta di festival della superficialità, tra scambi di accuse, dichiarazioni completamente fuori luogo, inutili “sparate” e una serie incredibili di “figuracce” da far impallidire e vergognare.

Il tutto, come sempre, sulla pelle di chi si trova realmente in una situazione di difficoltà e, invece, avrebbe bisogno di ben altri comportamenti, di ben altra attenzione. Come detto  le difficoltà e gli errori, soprattutto a fronte di una situazione così complicata e complessa che non ha precedenti, ci possono anche stare. Certi comportamenti di politici e amministratori, invece, non possono essere accettati e tollerati. L’indecente scambio di accuse e l’indecoroso “scaricabarile” a cui stiamo assistendo ad Ascoli, ad esempio, è l’emblema di come le principali istituzioni locali abbiano ormai perso il senso del pudore. Nell’imbarazzante guerra che si è scatenata tra Comune e Regione (in particolare con l’ufficio ricostruzione) ancora una volta a rimetterci sono gli ascolani che assistono attoniti a questo indecente spettacolo, con tanti di loro che continuano ad essere in attesa di sapere se la propria casa è agibile o meno.

Sono oltre  6 mila i sopralluoghi ancora da effettuare, un numero incredibile e assolutamente inaccettabile. Ritardi gravissimi, la cui responsabilità sicuramente può essere divisa (anche se non in parte in uguali) tra i vari enti. Che, invece, di cercare di porre rimedio (per quanto possibile) ai propri sbagli, alle proprie incapacità, magari unendo gli sforzi per provare a recuperare il tempo perduto, si perdono in inopportune e indecorose scaramucce. Come abbiamo evidenziato nell’articolo “La guerra di Guido”, il fondo si è toccato la settimana scorsa in Consiglio comunale, quando il sindaco Castelli è arrivato da attaccare pesantemente un funzionario regionale, con insinuazioni di bassissima lega, cercando come al solito di spostare l’attenzione su altri.

Chiederò una commissione di inchiesta – ha affermato il primo cittadino – per sapere se queste mancate verifiche sono frutto di quale scelta discrezionale, di chi ha fatto queste scelte e se le scelte sono state riferibili al fratello del vice presidente della Regione Anna Casini”. Da quel momento abbiamo assistito ad un crescendo di accuse, di dichiarazioni al vetriolo, tutte volte a cercare di dimostrare che le colpe principali di questi inaccettabili ritardi sono dall’altra parte. Detto che considerare inqualificabile e di bassissima lega quell’esternazione del sindaco è addirittura riduttivo, immediatamente sono arrivate, oltre alla sacrosanta replica del diretto interessato, anche le precisazioni dell’ufficio ricostruzione che, in poche parole, ha neppure troppo velatamente accusato di un certo lassismo gli uffici comunali. Colpevoli (a detta del direttore Spuri) di non lavorare nei giorni festivi (sabato compreso) e in diversi pomeriggi, a differenza di quanto avviene negli altri comuni del cratere.

Il botta e risposta è proseguito (e sta proseguendo), con il sindaco che ha respinto le accuse rivolte agli uffici comunali sostenendo, al contrario, che Ascoli è penalizzata dall’Ufficio ricostruzione e che per far fronte a questi ritardi ora l’amministrazione comunale stipulerà una convenzione con il Comune di Livorno per avere a disposizione per 8 settimane 10 tecnici abilitati a fare le schede Aedes (bella iniziativa, ma perché il primo cittadino se ne ricorda ora, dopo 8 mesi?). “Il Comune di Ascoli ha avuto a disposizione il 27% delle risorse disponibili nell’intera provincia per sopralluoghi, quota più alta rispetto a quella di altri” ha replicato Spuri, mentre l’assessore Sciapichetti ha sottolineato come nelle Marche su circa 90 mila sopralluoghi 67 mila sono stati effettuati dall’ufficio ricostruzione.

Numeri che descrivono un’operazione imponente messa in piedi dai tanti tecnici volontari – ha aggiunto – e per questo noi ringraziamo gli ordini professionali per il ruolo che hanno avuto in questa fase. Dunque se il sindaco Castelli pensa di attaccare la regione in realtà offende i tanti tecnici volontari che in questi mesi hanno lavorato e stanno lavorando a titolo gratuito per la rinascita dei comuni“.  “E’ grave che nel luogo delle discussioni e della rappresentanza, cioè il Consiglio comunale e le commissioni, non ci sono stati ancora momenti di analisi collettiva. Mai una commissione, mai un momento di confronto pacifico e sincero. Può un capoluogo di provincia comportarsi così su un tema fondamentale per il rilancio della città? Penso che la partecipazione della città sia stata sacrificata al muro del silenzio e della mera propaganda”.

Dalle parole del capogruppo del Pd Ameli  arriva l’esatta fotografia di quanto è accaduto ad Ascoli in questi 8 mesi. Certo, sicuramente ci sono anche le colpe della Regione, i ritardi, le inefficienze. Ma dal 24 agosto la nostra città ha avuto il gravissimo handicap di avere un sindaco che ha affrontato questa grave emergenza in maniera inaccettabile, prima cercando  in ogni modo di sminuire la gravità della situazione, poi preoccupandosi soprattutto di raccontare improbabili favolette (come quelle sull’assicurazione, sulla sicurezza delle scuole), cercando alla fine di scaricare ogni responsabilità sugli altri, tra improvvisi scatti di ira, appelli teatrali e, soprattutto, imbarazzanti show televisivi. A dir poco sconcertante, mentre Ascoli sta vivendo uno dei suoi momenti più difficili, di certo dall’amministrazione comunale e dal sindaco in particolare non sono arrivati esempi e comportamenti rassicuranti.

E non è certo consolatorio sapere che esempi migliori non arrivano neppure dalla vicino San Benedetto. Come è noto in riviera, in alcune strutture ricettive cittadine, sono ospitati diversi sfollati provenienti da Arquata, Amatrice e Accumoli. In un clima già difficile, ad accendere la miccia è stata la comparsa di una scritta equivoca (“via le pecore dal mare”) su un cantiere a Porto d’Ascoli, proprio di fronte ad una delle strutture che ospita alcuni sfollati. Ne è scaturita una disputa dai contorni e dai toni surreali, tra chi cercava a tutti i costi (anche con teorie paradossali e ai limiti del comico) di spiegare che, in realtà, quella scritta era solo frutto della rivalità calcistica con Ascoli e chi invece sospettava che potesse essere rivolta ai terremotati ospitati a San Benedetto.

Naturalmente non poteva mancare l’illuminato parere del sindaco Piunti che ha assicurato che si tratta di rivalità calcistica e che, in ogni caso, qualora quella scritta fosse rivolta ai terremotati, allora di sicuro non era opera di sambenedettesi (chissà magari sono stati i terremotati stessi…) che, notoriamente, sono bravi, gentili e ospitali. Oltre il ridicolo, superfluo e inutile anche discuterne. Piuttosto, però, molto ci sarebbe da dire sull’infelice esternazione di un paio di settimane fa proprio del sindaco Piunti che, senza un briciolo di vergogna, aveva affermato di essere andato a Roma “per sollecitare l’emendamento che riconosca il danno indiretto provocato dal sisma anche nelle città che hanno accolto gli sfollati”. Una pessima caduta di stile, un inaccettabile tentativo di sfruttare la situazione per ottenere dal governo qualche spicciolo di certo molto più offensivo di quanto potrebbe essere comunque quella scritta se anche fosse rivolta agli sfollati.

Abbiamo anche tanti bambini che siamo lieti di accogliere ma l’accoglienza ha messo alla prova il nostro sistema di servizi” ha aggiunto poi Piunti per cercare di allontanare l’immagine degli sfollati come “danno indiretto”, senza però attenuare la sensazione di nausea che si prova nel leggere certe dichiarazioni (“Che brutta cosa la politica” l’emblematico commento di una delle sfollate di Arquata che si trova proprio a San Benedetto…).  Purtroppo esempi migliori non arrivano certo neppure dalle istituzioni nazionali, qualcosa di simile lo ha fatto in Parlamento anche la senatrice pesarese del Pd Camilla Fabbri che, nel corso del suo intervento nella discussione per il terzo decreto sisma, ha parlato del proprio territorio (il Pesarese) come se fosse stato coinvolto in qualche modo direttamente dal terremoto.

Una vera e propria mancanza di rispetto nei confronti di chi realmente e concretamente deve affrontare le durissime conseguenze di questa sciagura e che, oltre all’evidente danno, deve sopportare la beffa di queste indecenti speculazioni. Sarebbe troppo chiedere ai nostri amministratori, ai nostri politici, almeno in queste situazioni, un comportamento più rispettoso, più degno, più consono non solo al ruolo che rivestono ma anche alla drammaticità della situazione?

Evidentemente si, evidentemente il livello dei nostri politici e amministratori (magari con qualche eccezione) è questo e neppure in queste circostanze si riesce ad avere un atteggiamento differente, atto veramente a cercare di risolvere concretamente i problemi e non solo preoccupato di guadagnare un po’ di consenso in più o di screditare questo o quello avversario, magari anche per nascondere le proprie responsabilità. Il tutto senza un minimo di rispetto per chi sta vivendo sulla propria pelle le conseguenze di questa tragedia. E che, di fronte a certi comportamenti, si sente umiliato, offeso e preso in giro.

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