Lo “scandalo” di Palazzo Colucci


L’aria all’interno del Palazzo da sempre negata ai residenti della zona, che pagano un permesso annuale ma non hanno a disposizione sufficienti posti auto, ma utilizzata come parcheggio riservato ed esclusivo per i dipendenti comunali. Una situazione imbarazzante, resa ancora più inaccettabile dalle conseguenze del terremoto e di alcune discutibili decisioni del Comune

Passano gli anni, cambiano le modalità della sosta, si rivoluziona la viabilità ma qualcosa che resta immutabile e invariabile nel capoluogo piceno c’è: lo scandalo di palazzo Colucci. Una “vergogna”(così la definì molti anni fa l’allora assessore al traffico Giulio Natali) che si trascina da oltre 15 anni e che in tutto questo tempo è stata incredibilmente difesa strenuamente dai sindaci che si sono succeduti, prima Celani, poi Castelli. E di cui ora si torna a parlare in seguito alla particolare situazione che stanno vivendo i residenti della zona (per capirci chi abita nella parte di Corso Mazzini, e rue limitrofe, che va dalla chiesa del Carmine fino quasi alla Fontana dei cani), tra le nefaste conseguenze del terremoto e quelle, non meno deleterie, di alcuni provvedimenti del Comune.

Che, unite, rendono impossibile la vita ai quei residenti, soprattutto per quanto riguarda il parcheggio (per il quale, è giusto ricordare, pagano un regolare permesso annuo alla Saba), vista la sempre più scarsa disponibilità di posti auto. La soluzione più semplice, più logica e più immediata sarebbe quella di mettere a loro disposizione l’area all’interno di palazzo Colucci. Già, una soluzione semplice solo sulla carta. Perché una simile decisione in realtà vorrebbe dire “violare” l’inespugnabile fortino, il simbolo di una piccola “casta”, quella dei dipendenti comunali, a cui da anni è riservato l’esclusivo privilegio di potervi parcheggiare (e non solo durante le ore lavorative).

E’ una storia per certi versi surreale, ma al tempo stesso emblematica di un certo mal vezzo, quella che riguarda lo storico palazzo che si trova a corso Mazzini, di fronte all’ex Distretto militare. La cui vastissima area all’interno improvvisamente nel 2001, senza alcun atto ufficiale comunale, diventò parcheggio riservato ed esclusivo per i dipendenti comunali. Con tanto di sbarra, per vietare l’ingresso a tutti coloro che non facevano parte di questa piccola “casta”, e tessera di accesso, ovviamente a disposizione solo dei membri di questo esclusivo club. Una situazione inaccettabile, almeno in un paese civile.

Però evidentemente per Celani prima e per Castelli poi i dipendenti del Comune di Ascoli sono cittadini particolari, diversi  da tutti, sono lavoratori con più diritti rispetto a tutti gli altri.  Una categoria esclusiva e privilegiata i cui fortunati appartenenti non possono certo affannarsi tutte le mattine per cercare un parcheggio come, invece, accade ai “comuni mortali”, a tutti coloro che lavorano in centro e che ogni giorno devono fare i “salti mortali” per parcheggiare, magari dovendo anche pagare il ticket a qualche società privata. Sarebbe sufficiente questo per rendere assolutamente inaccettabile una simile situazione. Ma c’è di più.

Con il passare degli anni quell’area del Colucci diventò oggetto dei desideri dei residenti della zona. Non certo per un vezzo o per una questione di puntiglio, ma semplicemente per poter sopperire alla cronica mancanza di parcheggi nella zona. Se ci possono parcheggiare i dipendenti comunali, era il loro pensiero, perché non possiamo farlo noi che ne abbiamo necessità.  Una richiesta più che comprensibile e che secondo logica doveva  essere accolta immediatamente, vista l’insufficiente dotazione di  posti auto a disposizione dei residenti stessi che, per giunta, ogni anno pagano alla Saba il permesso per parcheggi che, di fatto, non ci sono.

Invece le loro richieste si sono sempre scontrate con un autentico muro di gomma eretto dall’amministrazione comunale. Che, per giunta, ogni volta ha utilizzato motivazioni sempre diverse ma sempre incredibilmente surreali, al punto da lasciare ai richiedenti la spiacevole sensazione di essere stati presi in giro. Alla prima formale richiesta, ad esempio, il sindaco Celani motivò il suo diniego sostenendo che quell’area era destinata a diventare orto botanico. Che, però, evidentemente bene si abbinava con la particolare vegetazione costituita dalle auto dei dipendenti comunali… Poco dopo i residenti sono tornati alla carica, sentendosi questa volta rispondere, sempre dal sindaco Celani, che il Demanio aveva posto il veto al parcheggio a Palazzo Colucci.

Un veto, naturalmente, che riguardava solo i comuni cittadini, non certo la particolare “casta” dei dipendenti comunali  che, in barba al presunto veto del Demanio, hanno continuato tranquillamente a parcheggiare in quell’area. E, come detto, non soltanto nelle ore lavorative. Infatti, potendo usufruire della tessera di accesso al parcheggio, hanno preso anche l’abitudine di utilizzare l’area in quelle circostanze, come il sabato, la domenica o in occasione di qualche evento particolare, in cui trovare parcheggio nei pressi del centro è praticamente impossibile.

Nonostante il muro di gomma eretto dal Comune, i residenti non si sono mai rassegnati e altre volte sono tornati alla carica. E in qualche occasione sembrava che finalmente la situazione potesse cambiare. Quando ancora il sindaco era Celani, l’assessore al traffico Natali, dopo aver eliminato un analogo privilegio riservato ai dipendenti del Tribunale di Ascoli  (nella via limitrofa a palazzo di giustizia), aveva annunciato l’intenzione di volersi occupare della “vergogna” di Palazzo Colucci. “Non sarà facile – dichiarava allora Natali – perché è più difficile per il sindaco andare ad intaccare i privilegi dei dipendenti comunali”.

Previsione purtroppo ampiamente azzeccata, dopo qualche mese, infatti, Natali si dimise da assessore al traffico e a Palazzo Colucci tutto è rimasto come prima. Nonostante i residenti, avendo capito che per l’amministrazione comunale i privilegi dei propri dipendenti comunali sono “sacri”, avevano provato a proporre una soluzione differente, accontentandosi di poter utilizzare quel  parcheggio solo nelle ore serali. Niente da fare, anche quella richiesta è stata respinta, così come le successive presentate quando, a causa dei lavori a Corso Mazzini, la già insufficiente dotazione di posti auto a loro disposizione era stata ulteriormente e sensibilmente ridotta.

Dopo Celani, chiusura totale anche da parte di Castelli. Che, in realtà, nel 2011 ad un certo punto sembrava finalmente voler prendere in considerazione le richieste dei residenti (senza, ovviamente, minimamente intaccare il privilegio dei dipendenti comunali). Addirittura il primo cittadino stesso aveva paventato l’ipotesi di concedere l’utilizzo dell’area di Palazzo Colucci  anche ai residenti in occasione dell’avvio dei lavori per la realizzazione della pista ciclabile in corso Vittorio Emanuele (che, di fatto, toglieva altri posti auto ai residenti stessi). Ipotesi che, poi, tanto per cambiare è caduta nel nulla.

Sempre nel 2011, dopo un nostro articolo, il capogruppo dell’Alveare Marco Regnicoli presentò sulla vicenda un’interpellanza, sottolineando, per giunta, come il suo gruppo avesse anche predisposto un progetto di massima. “Si possono ricavare – affermava  Regnicoli – 20 posti per le auto di servizio degli uffici e 60 posti auto per i residenti. Una boccata di ossigeno per tutti gli abitanti della zona che pagano il permesso senza avere la possibilità di parcheggiare”. Un progetto da sottoscrivere che, però, per il sindaco e per l’amministrazione comunale aveva il grosso difetto di azzerare completamente i privilegi della “casta” dei dipendenti comunali.

Inutile dire che fine abbia fatto quel progetto, così come 2 anni dopo l’ennesimo tentativo dei residenti di sollecitare il sindaco a concedergli almeno l’utilizzo nelle ore serali. Da allora sulla vicenda di Palazzo Colucci è calato il silenzio, nonostante la situazione dei residenti fosse via via peggiorata grazie anche alla moltiplicazione delle zone miste. Poi le conseguenze del terremoto, l’attivazione dei varchi elettronici, il passaggio del bus navetta e le conseguenti limitazioni alla sosta in quel tratto hanno riportato l’attenzione  su quell’area di Palazzo Colucci che ai residenti servirebbe come l’ossigeno.

Insieme ai varchi elettronici – ci spiegava alcuni giorni fa un residente di corso Mazzini – nel tratto di corso Mazzini che va dalla chiesa del Carmine alla Fontana dei cani sono improvvisamente comparsi divieti di fermata su tutto il lato sud, fino all’incrocio con via XIX Settembre. Contemporaneamente  è stata data la possibilità di parcheggiare sul lato nord, nel tratto compreso tra l’incrocio con via Alemanni e l’incrocio con via XIX Settembre sotto il Palazzo Saladini. Nuove prescrizioni che hanno limitato sensibilmente le già insufficienti disponibilità di parcheggi per i residenti”.

cartello colucciIl senso di quelle prescrizioni era quello di consentire il passaggio del bus navetta ed evitare che le auto venissero parcheggiate davanti agli ingressi dei residenti. I problemi emersi per alcuni palazzi di corso Mazzini hanno costretto il Comune a rivedere alcune di quelle prescrizioni. Ma la situazione resta complessa per i residenti che hanno ancora una volta provato a tornare alla carica per ottenere l’utilizzo, almeno nelle ore serali, del grande parcheggio di Palazzo Colucci, con il solito esito negativo.

E per certi versi ora la situazione è addirittura ancora più paradossale. Infatti dopo il terremoto del 24 agosto il palazzo è stato dichiarato inagibile e gli uffici comunali che vi erano ospitati sono stati spostati altrove. Nel cancello che  immette nell’area del parcheggio la sbarra ora è sempre alzata ma c’è bene in vista il cartello, del Comune di Ascoli, di divieto di accesso  (foto 1 a destra) con la scritta “Area provata, i trasgressori saranno denunciati all’autorità giudiziaria. – Accesso consentito ai soli mezzi autorizzati”. Ed il riferimento è, tanto per cambiare, non certo ai mezzi comunali , visto che durante le ore del giorno il piazzale continua ad essere pieno di auto in sosta (come si vede nella foto ad inizio articolo scattata giovedì 9 marzo intorno a mezzogiorno) .

colucci sabatoDa quanto riferiscono i residenti quelle auto sono dei dipendenti comunali che sarebbero gli unici ad essere autorizzati a parcheggiarvi. Se così non fosse, saremmo davvero curiosi di sapere di chi sono tutte quelle auto presenti ogni giorno… Non solo, come già negli anni passati quell’area viene utilizzata come parcheggio anche nei giorni e nelle ore non lavorative. La foto che vedete a fianco è stata scattata sabato  3 marzo, quando gli  uffici comunali sono chiusi. Cosa aggiungere? Che saremmo curiosi di sapere dal sindaco Castelli per quale ipotetico motivo i dipendenti comunali devono continuare ad essere così ingiustamente privilegiati e, di contro, per quale ragione i residenti di quella zona devono continuare a pagare ogni anno il permesso, senza però avere in concreto la disponibilità di posti auto.

In un paese civile non si aspetterebbe neppure due minuti (figuriamoci 15 anni…) per eliminare l’ingiusto privilegio agli uni e garantire il sacrosanto diritto agli altri. Già, in un paese civile…

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