Bulli e pupe


Il Carnevale ci lascia in eredità una scia di polemiche, tra la vicenda dello striscione contro la Toffa, incautamente condiviso dall’assessore Brugni, e il “comizio” carnevalesco del sindaco Castelli. Ma, soprattutto, gli strascichi per la vicenda di Offida che, se confermata, dovrebbe portare alle dimissioni del sindaco Lucciarini

Quello che ci lasciamo alle spalle è un Carnevale che difficilmente sarà dimenticato. Dopo un lungo periodo buio, per le note vicende legate soprattutto al terremoto ma anche alla neve, finalmente per qualche giorno il nostro territorio è tornato a vivere in maniera spensierata. E’ stato un successo probabilmente senza precedenti, con tantissime persone soprattutto ma non solo al carnevale ascolano, la speranza ovviamente è che sia solo il primo passo verso una lenta ma progressiva rinascita. Ma oltre a tutte queste belle sensazioni e questi buoni auspici per il futuro, il Carnevale ci ha lasciato un carico di polemiche, di situazioni pesanti ed imbarazzanti che, passata la “sbornia” carnevalesca, è giusto affrontare senza indugi.

In generale, prima di addentrarci nelle varie “spinose” questioni di questi giorni, ci ha colpito il comportamento, davvero poco consono al ruolo che rivestono, da parte di tanti amministratori e, ancora più, l’incredibile carico di ipocrisia, di moralismo “a targhe alterne” che certe situazioni hanno generato. Non siamo certo contrari all’idea che i sindaci, che gli amministratori locali in queste situazioni partecipino attivamente, che siano loro stessi protagonisti di manifestazioni popolari come, appunto, è il Carnevale. Ma se il risultato deve, poi, essere quello che abbiamo dovuto vedere e ascoltare in questi giorni, allora sarebbe meglio evitare. E’ vero, gli amministratori sono anche loro esseri umani, con le loro debolezze, i loro limiti, i loro difetti. Ma non possono certo mai dimenticare che sono rappresentanti delle istituzioni e, quindi, come tali hanno delle responsabilità maggiori, sono obbligati ad avere comportamenti consoni alla carica che rivestono (e che nessuno gli ha imposto di rivestire…).

Cosa che, purtroppo, non hanno fatto tanti, troppi amministratori pubblici della nostra zona in questi giorni, a partire da alcuni sindaci. Lo abbiamo accennato già nell’articolo satirico “Gli Oscar e i Razzie del Carnevale ascolano”, ora passato il Carnevale è il momento di affrontare e approfondire con differente serietà le varie vicende. Partendo da una doverosa e necessaria premessa. Se è vero che sotto accusa, almeno a nostro avviso, sono principalmente i sindaci di Ascoli Castelli e quello di Offida Lucciarini, è però giusto sottolineare immediatamente che le due vicende non sono neanche lontanamente paragonabili.

E’ sin troppo chiaro ed evidente che ben differente è la gravità di quanto accaduto ad Offida rispetto al pur discutibile siparietto a cui abbiamo dovuto assistere ad Ascoli. Dove il primo cittadino, in fondo, non ha fatto altro che fare quello che praticamente fa tutti i giorni, cioè comizi e propaganda senza alcuna possibilità di confronto, senza alcuna possibilità di dialogo e anche di scontro su tematiche importanti. Ed è oggettivamente molto triste che abbia voluto sfruttare anche questa occasione per farlo, prendendo spunto da un’iniziativa che, invece, poteva avere tutti i crismi della gustosa e inimitabile satira tipicamente ascolana legata al Carnevale. L’ironica mascherata “Lu sinneche e l’Asculà. Chi la vò cotta e chi la vò cruda” poteva essere da applausi, poteva addirittura diventare una delle maschere più apprezzate se realizzata con quell’ironia scanzonata e dissacrante tipica del nostro Carnevale.

Invece il primo cittadino ascolano non ha purtroppo resistito all’irresistibile (per lui) tentazione di trasformare anche quello che doveva essere un momento goliardico nell’ennesimo comizio, nell’ennesima manifestazione di pura propaganda, con l’immancabile video in cui affronta, con spirito per nulla carnevalesco, argomenti e tematiche su cui la sua amministrazione è in palese difficoltà (parcheggi e scuole sicure) e sui quali da mesi ha sempre rifiutato qualsiasi genere di confronto. Poteva evitarlo e godersi lo spirito carnevalesco, evidentemente, però, è talmente scosso, è talmente in difficoltà su determinati temi che proprio non riesce a fare a meno di sfruttare ogni occasione per parlarne, sempre rigorosamente in improponibili “soliloqui”.

Qualcuno giustamente sui social gli ha ricordato che a Carnevale dovrebbe essere il popolo ad irridere il potere e non certo il contrario come, invece, ha fatto Castelli in quel video. Evidentemente, però, la scarsa serenità e la poca lucidità che da qualche tempo condizionano il suo operato gli impediscono anche di comprendere quando è il momento di fare determinate cose e quando no. Triste ma, sicuramente, nulla a che vedere in quanto a gravità e a possibili (direi necessarie) conseguenze rispetto alla vicenda che coinvolge il suo collega di Offida Valerio Lucciarini. Come è nel nostro costume saremo estremamente diretti, senza troppi giri di parole.

E, in quest’ottica, sottolineiamo subito che, passato il Carnevale, ci aspettiamo nella stessa giornata di oggi un intervento definitivamente chiarificatore da parte di Lucciarini. Che, a nostro parere, non ha alternative: o chiarisce con fermezza che, da parte sua, non c’è stato alcun gesto di violenza nei confronti di una ragazza (che sia un pugno, uno schiaffo, uno spintone poco cambia) oppure non può fare altro che chiedere scusa e rassegnare immediatamente le dimissioni. Per principio ci piace sempre e comunque parlare ed esprimere giudizi sulla base di fatti o di atti incontestabili. In merito alla vicenda che ha coinvolto il primo cittadino in occasione del Bove Finto, abbiamo ascoltato le scuse dello stesso Lucciarini per essersi lasciato trascinare in uno dei tanti alterchi che avvengono durante la manifestazione offidana.

Comportamento già di per se assolutamente censurabile per un sindaco e difficilmente giustificabile, anche se nessuno si sognerebbe mai di chiedere le sue dimissioni solo per questo. Però, poi, è venuta fuori questa storia di un pugno o di qualcosa di simile con cui il sindaco avrebbe colpito, nel corso dell’alterco, una ragazza che, poi, si sarebbe rivolta al pronto soccorso dell’ospedale di Ascoli per farsi medicare. Ovviamente noi non eravamo presenti e non abbiamo elementi per poter confermare o smentire questa ricostruzione. Per questo chiediamo al sindaco stesso di fare definitivamente chiarezza. Ci dica Lucciarini se tutto ciò corrisponde o meno a realtà. Se non corrisponde allora che prosegua nel suo percorso da amministratore, cercando però di trarre qualche insegnamento dal brutto scivolone che, comunque, sicuramente c’è stato.

Se, invece, quello che gli viene imputato è realmente accaduto, allora abbia il buon senso di rassegnare le dimissioni, immediatamente e senza ulteriori indugi. Chi si macchia di un gesto del genere non può in alcun modo pensare di continuare a rivestire un ruolo istituzionale così importante. Il nostro non è certo un giudizio sulla persona (al di là del fatto che non possiamo non rimanere sconcertati di fronte a chi usa violenza, anche in maniera episodica ed occasionale, nei confronti delle donne) , semplicemente torniamo al discorso iniziale. Chi rappresenta le istituzioni ha sulle spalle delle responsabilità e ha il dovere di avere un comportamento consono al ruolo che riveste. Che significa anche non oltrepassare certi limiti che, nel caso in cui l’episodio di violenza che gli viene attribuito corrispondesse al vero, Lucciarini in questo caso avrebbe decisamente trasceso.

Per questo al più presto, possibilmente già nella giornata odierna, ci aspettiamo dal sindaco di Offida un atto di responsabilità. Se quel pugno (o quello schiaffo o quello spintone) non l’ha sferrato lo dica pubblicamente e chieda il rispetto che merita. Se, invece, l’ha fatto davvero non occorre neanche che ci spieghi le ragioni e che provi a giustificarsi, l’unica strada che può percorrere è quella delle dimissioni. Purtroppo questa brutta vicenda ha assunto contorni ancora più inquietanti e imbarazzanti anche per l’esplosione di ipocrisia, per l’indecente festival del moralismo “a targhe alterne” che ha scatenato.

In particolare ci ha colpito (e lo diciamo non nascondendo una certa amarezza perché abbiamo sempre apprezzato la sua opera di amministratore) il comportamento del sindaco di Appignano Sara Moreschini. Che, solo qualche ora prima, aveva postato su facebook uno splendido intervento, assolutamente da sottoscrivere e impossibile da non condividere, sulla vicenda dello striscione esposto da alcuni ultras in curva sud contro Nadia Toffa e incautamente e inopportunamente condiviso dall’assessore Brugni.

Un assessore all’istruzione che non rispetta le donne – scriveva il sindaco di Appignano – che non capisce che già nel 1678 le donne si laureavano e bada alle loro misure o al colore dei loro capelli è “poco istruttivo”, solo perché una persona non ci piace non vuol dire che dobbiamo prenderla in giro per come si veste o magari perché è troppa magra o troppo grassa”. Pur se non del nostro capoluogo, Sara Moreschini con quell’intervento ci ha fatto sentire orgogliosi per il fatto di poter avere nel nostro territorio simili amministratori. Poche ore dopo, però, ci saremmo aspettati un simile e giusto atteggiamento intransigente nei confronti del sindaco di Offida e non quei tentativi di giustificare o di minimizzare con espressioni tipo “ogni gesto va contestualizzato”, “io sono garantista per natura” ”io la verità non l’ho vista perché non ero lì”.

Avremmo compreso se il sindaco di Appignano avesse sostenuto che lei non crede che Lucciarini possa aver compiuto un gesto simile, così ci sembra solo un tentativo di “arrampicarsi sugli specchi”. Così come è assolutamente fuori luogo invocare alibi e giustificazioni come la particolarità dell’evento (il Bove Finto) o gli effetti dell’alcol (che, per altro, in questo caso rappresenterebbero un’aggravante, non certo una giustificazione). E lo è ancor più se a farlo è chi da sempre, giustamente, porta avanti un certo tipo battaglie, chi solo qualche giorno o qualche ora prima aveva (sempre giustamente) pesantemente criticato l’inopportuna caduta di stile da parte dell’assessore Brugni (sempre in merito alla vicenda di Nadia Toffa).

A maggior ragione chi si è fatta ed è tuttora paladina di certe battaglie (assolutamente meritevoli e condivisibili) ora non può avere dubbi, non può tergiversare e provare a giustificare. La discriminante è sempre la stessa, o si è convinti che quel gesto non è stato commesso o altrimenti si deve pretendere la massima intransigenza, ancor più nei confronti di un esponente della propria parte politica. Ma al festival dell’ipocrisia che è andato in scena in questi giorni hanno partecipato e partecipano a pieno titolo anche coloro che hanno avuto esattamente il comportamento opposto, cioè che prima sminuivano e, anzi, in qualche modo applaudivano e sostenevano l’assessore.

Anche in questo caso, come prima per la vicenda che riguardava il sindaco Castelli, è ovviamente opportuno fare i necessari distinguo. Siamo su piani completamente differenti, è sin troppo evidente che la gravità delle due situazioni non è neanche lontanamente paragonabile e che, quindi, il livello di responsabilità è sensibilmente differente. Quella dell’assessore Brugni è una pessima caduta di stile, è stato un brutto autogol per un’assessore all’istruzione che non avrebbe dovuto in alcun modo condividere e applaudire uno striscione di pessimo gusto, con il quale la critica (a prescindere da come la si pensi ovviamente legittima) nei confronti dell’inviata delle Iene viene espressa con un inaccettabile riferimento al suo aspetto fisico. Quindi ben altra cosa rispetto alla vicenda che coinvolge il sindaco di Offida.

Ma non per questo è meno da ipocriti attaccare Lucciarini, affermando la sacralità del rispetto delle donne, dopo aver difeso chi, comunque, non ha avuto alcun rispetto nei confronti di una donna. Che può aver fatto bene o male il suo lavoro, che può legittimamente essere criticata (e anche duramente) ma non ricorrendo, come purtroppo avviene troppo spesso, all’aspetto fisico della stessa per affondare la lama. E se è fuori discussione che stiamo parlando di due piani di responsabilità ben differenti, coerenza vorrebbe che si prendano le distanze e non si applaudi ad uno striscione dai contenuti vagamente “sessisti” se, poi, si vuole condannare con forza una situazione sicuramente molto più grave ma che va, comunque, nella stessa direzione, cioè nell’assoluta mancanza di rispetto nei confronti delle donne.

Rispetto che imporrebbe, a chi oggi chiede giustamente le dimissioni di Lucciarini, di avanzare la stessa richiesta nei confronti di chi nei mesi scorsi ha violentemente attaccato altre donne, magari della parte avversa, non criticandole e accusandole nel merito ma ricorrendo ai più beceri degli stereotipi “sessisti” (come, ad esempio, il famoso “siete qui solo perché siete brave a fare i pompini” rivolto ad alcune deputate del Pd). Sinceramente siamo stufi di tutta questa ipocrisia, di questi comportamenti per certi versi “schizzofrenici” di chi continua a graduare il proprio livello di indignazione in base all’area di provenienza di chi si comporta in una determinata maniera. Siamo stufi di chi continua a criticare e ad attaccare una giornalista o anche una donna politica non criticando il lavoro che svolge ma semplicemente facendo riferimento al suo aspetto fisico o, peggio ancora, alla sua sfera sessuale.

Se c’è chi, legittimamente, ritiene che la Toffa ha fatto un pessimo servizio giornalistico, la critichi per la sua incapacità, non perché ha le tette troppo piccole e, quindi, ha bisogno del push-up. Così come chi ritiene Virginia Raggi un sindaco inadeguato la critichi per quello che fa (o che non fa) e non chiamandola “oca” o “bambolina imbambolata”, mentre chi vuole contestare le esponenti di questo o quel partito lo faccia nel merito e non ipotizzando chissà quali intrecci sessuali.

Si parta da qui, con coerenza e senza indugi per spirito di parte, da queste elementari considerazioni per stabilire con fermezza che certe “bassezze” non sono mai tollerabili, da qualunque parte vengano. E forse allora, in casi più gravi come appare essere quello che coinvolge il sindaco di Offida, probabilmente non ci sarà neppure bisogno di invocare le dimissioni…

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