Sicurezza delle scuole: 6 anni di promesse non mantenute


Il 4 marzo 2011, in risposta ad un’interrogazione di Pesarini, il sindaco Castelli prometteva di inserire nel bilancio comunale “la copertura economica per effettuare le verifiche di agibilità sismica sulle scuole”, secondo il primo cittadino “estremamente necessarie”. Sei anni dopo siamo al punto di partenza e il sindaco rinnova la promessa

Nel bilancio comunale sarà prevista la copertura economica per effettuare le verifiche di agibilità sismica sugli edifici strategici (edifici scolastici, ponti, infrastrutture stradali, edifici di culto ed edifici pubblici)  per completare ai sensi dell’ordinanza quell’attività estremamente onerosa ma estremamente necessari”. Questo è quanto dichiarava il sindaco Castelli nel corso della seduta di Consiglio comunale del 4 marzo 2011, rispondendo ad un’interrogazione presentata il 27 dicembre 2010 dal consigliere comunale del Pd Mauro Pesarini sulle verifiche simiche “in ottemperanza all’art.2 comma 3 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 23 marzo 2003”.

Sono passati quasi 6 anni da allora ma il tempo sembra essersi fermato nel capoluogo piceno. Tanto che nel Consiglio Comunale del 26 gennaio scorso il sindaco Castelli ha praticamente ripetuto le stesse identiche promesse. Questa volta non per rispondere ad un’interrogazione di qualche consigliere comunale ma in apertura di seduta, nello spazio dedicato alle comunicazioni del primo cittadino, per rispondere alla crescente preoccupazione  di genitori e personale scolastico, in ansia per la condizione delle scuole cittadine. Il sindaco ha assicurato che nel bilancio di previsione 2017 verranno inseriti i fondi per effettuare le verifiche in quegli edifici scolastici che, in seguito ai controlli effettuati nei mesi scorsi dal personale della protezione civile, hanno ottenuto certificato Aedes “A”, cioè l’agibilità (che ormai sappiamo bene essere cosa diversa dalla sicurezza). Lo stesso Castelli ha poi confermato che invece per tutti quegli edifici scolasti classificati da “B” in poi (cioè agibili con prescrizioni, inagibili o parzialmente inagibili) sarà l’Ufficio ricostruzione ad effettuarle.

Il sindaco Castelli, quindi, dopo 6 anni ha ripetuto la stessa promessa fatta allora, poi ovviamente non mantenuta. E tutto ciò porta inevitabilmente a fare alcune importanti considerazioni. La prima, scontata, è che se allora poi alle parole del sindaco non sono seguiti fatti concreti è inevitabile chiedersi per quale ragione ora bisogna fidarsi, bisogna credere che stavolta davvero il sindaco farà quelle verifiche che già 6 anni fa riteneva “estremamente necessarie” (anche perché solo 3 giorni dopo, al Corriere della Sera, sempre in merito alle verifiche dichiarava “non ci chiedano di fare accertamenti che non possiamo fare”).

Ma proprio quest’ultima affermazione fatta da Castelli nel marzo 2011 in Consiglio Comunale rende tutta la vicenda relativa alle verifiche di vulnerabilità sismica delle scuole decisamente più inquietante e, soprattutto, solleva grosse perplessità sul comportamento tenuto dal primo cittadino dalla prima forte scossa di agosto fino a poco tempo fa.  Ad agosto e, ancor più, ad ottobre dopo la scossa da 6.5 di domenica 30, il sindaco non ha mai dato alcun credito alle richieste del Comitato Scuole Sicure in merito proprio alle verifiche di vulnerabilità sismica, trincerandosi dietro ai certificati Aedes, sostenendo che erano sufficienti proprio quei certificati per avere la certezza che le scuole fossero sicure, fingendo di ignorare l’importanza di quelle verifiche. Ora, invece, sappiamo con certezza che il sindaco era pienamente consapevole di quanto fossero necessarie, l’ha dichiarato lui stesso in quel Consiglio Comunale del marzo 2011.

Quindi il suo comportamento è doppiamente sconcertante, innanzitutto perché in piena emergenza terremoto ha finto di non sapere. Ma, soprattutto, perché pur sapendo l’importanza di quelle verifiche, le uniche che possono garantire se una scuola è sicura o meno, nei 6 anni successivi a quel Consiglio Comunale non ha fatto nulla, non ha messo (come aveva promesso) i fondi nel bilancio 2012 per effettuarle e, cosa ancora più grave, non ha sfruttato le tante opportunità che ha avuto in questi anni di accedere a fondi statali stanziati appositamente proprio per quelle verifiche (e poi anche per eventuali interventi di miglioramento e adeguamento sismico). Ma probabilmente proprio questa sua grave mancanza ha determinato l’atteggiamento che poi il sindaco ha avuto in merito dall’inizio dell’emergenza terremoto fino ad oggi.

Nonostante le sue dichiarazioni per cercare di giustificare il mancato intervento, appellandosi alla presunta onerosità delle verifiche stesse, il sindaco sapeva e sa benissimo che per anni sono stati a disposizione per Comuni e Province centinaia e centinaia di milioni di euro. Già dopo il terremoto in Puglia e Molise del 2002, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20 marzo 2003 fu istituito il Fondo per interventi straordinari per le verifiche sismiche e i primi interventi urgenti. Il Fondo, inizialmente dotato di 200 milioni di euro, negli successivi e fino ai giorni nostri è stato continuamente implementato. E a fine 2015, secondo i dati del Dipartimento della Protezione Civile, complessivamente grazie a quel fondo sono state finanziate quasi 3 mila verifiche sismiche sugli edifici scolastici  e quasi un centinaio di primi interventi urgenti.

Sempre secondo il Dipartimento della Protezione Civile, un altro centinaio di verifiche sugli edifici scolastici erano stati finanziati con fondi provenienti dalle varie Regioni. Non solo, dopo il terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009 fu immediatamente emanato un nuovo provvedimento per dare maggiore impulso alla prevenzione sismica. L’articolo 11 di quella legge (n.77 del 24 giugno 2009) prevedeva che fossero finanziati interventi per la prevenzione del rischio sismico, in particolare per quanto riguarda strutture pubbliche strategiche come, appunto, le scuole. A tal proposito già allora si decise di stanziare poco meno di un miliardo di euro per i successivi 7 anni, somma che nel novembre 2012 fu ulteriormente implementata. Ci sarebbe, poi, da aggiungere anche il successivo intervento del governo Renzi nel 2014 che, secondo dati aggiornati ad inizio 2016, ha portato a finanziare 242 interventi di adeguamento sismico delle scuole su tutto il territorio (103 all’epoca già conclusi e 139 in corso di realizzazione), compresi 11 interventi nel territorio marchigiano.

In altre parole, se solo si volevano davvero fare quelle verifiche, se davvero la sicurezza delle scuole fosse stata non diciamo una priorità, ma almeno un pensiero concreto per il sindaco e per la sua amministrazione comunale, c’era solo l’imbarazzo della scelta, non c’era neppure bisogno di utilizzare fondi comunali. Tutto ciò rende la posizione del sindaco  assolutamente indifendibile, già nel 2011 aveva promesso di farle, già allora sapeva quanto fossero importanti (“estremamente necessarie” le ha definite in quel Consiglio Comunale), aveva la possibilità di attingere a diversi fondi statali (eventualmente poi anche per fare interventi di miglioramento o adeguamento sismico) ma non ha fatto nulla. E, quando è iniziata questa interminabile emergenza terremoto, ha finto di non sapere nulla, di ignorare cosa fossero e quanto fossero importanti.

Ora, come 6 anni, spinto dalle pressioni sempre più insistenti, in Consiglio Comunale ha dichiarato che stanzierà i fondi per farle ed è inevitabile, visto il precedente, avere dei dubbi. A differenza di allora, però, al di là del fatto che ci sono state le violente scosse di terremoto che, ovviamente, hanno cambiato la situazione, soprattutto c’è ad Ascoli un Comitato che dall’inizio dell’emergenza sismica sta portando avanti  questa battaglia per la sicurezza delle scuole cittadine. Si deve proprio al loro impegno, alla loro abnegazione, al  loro non mollare mai se alla fine il sindaco è stato costretto ad ammettere la necessità di quelle verifiche. E di certo sapranno vigilare sul fatto che questa volta alle promesse seguano davvero fatti concreti , a differenza di quanto accaduto 6 anni fa.

Intanto però la loro battaglia non si ferma di certo ed ora mira a coinvolgere gli enti nazionali e sovranazionali che si occupano di tutela dell’infanzia, sulla base di quel “diritto alla sicurezza negli ambienti scolastici” sancito anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), il cui Comitato, nelle osservazioni conclusive del 2011, raccomandava all’Italia di “trasporre in norme il Decreto Legislativo  n. 81/2008 in materia di sicurezza sul luogo di lavoro in relazione alle scuole”. “Quello che sta avvenendo in centro Italia è qualcosa di poco noto e difficile da raccontare – si legge in una lettera che il Comitato ha inviato al Garante per l’infanzia, ai Tribunali dei diritti dei minori, all’Unicef, all’associazione “Save the children”, ad alcuni parlamentari europei – quello che succede in Italia è un’inesorabile storia di mancata prevenzione, poca lungimiranza e completa assenza di tutela dei minori e dei fanciulli. L’Italia dell’Appennino fragile lo è sempre stata. E dopo ogni evento tellurico importante e dopo tante morti, si è ricostruito. Si sono emanate leggi terremoto. Si sono fatte ordinanze. Ogni singola volta lo sguardo delle istituzioni si rivolgeva alla tutele e alla salvaguardia di chi non ha voce, di chi non ha altro che bisogno di una vita serena: i giovani, i fanciulli, i bimbi. Infatti tutte queste leggi e la macchina lenta della burocrazia raccontavano, indicavano e soprattutto ordinavano che i primi interventi e la più attenta analisi andasse posta agli istituti sensibili quali le scuole. Perché dentro le scuole in Italia sono morti troppi pezzi di futuro.

Dentro le scuole non sicure, non a norma, nonostante insistenti in territori valutati sismici, sono morti bambini, ragazzi e studenti. Ora qui, in centro Italia,  siamo arrivati al paradosso, al completo ottundimento della macchina burocratica e politica. I bambini devono andare a scuola, è un loro diritto e un loro dovere. Ma sono costretti ad andare a scuola in strutture non sicure, non valutate nella vulnerabilità sismica e abbandonati al rimpallo di responsabilità e alla scusa , che mai può essere più importante dell’incolumità di giovani vite, della mancanza di soldi per intervenire

Siccome nessuno ci risponde – conclude la lunga lettera – e il nostro obbligo rimane quello di portare i figli in edifici pericolosissimi, vorremmo che qualcuno che abbia a cuore il futuro di questa terra dilaniata rivolgesse un ordine perentorio a chi si sottrae da troppo tempo alle proprie responsabilità. Siamo stanchi di piangere davanti alle macerie. Siamo stanchi di sentir gestire le emergenze. I nostri figli hanno il diritto alla prevenzione. Niente di difficile o di utopico. E’ il 2017. Abbiamo tutti gli strumenti affinchè questo accada. La tutela dei nostri figli, del loro diritto allo studio e alla salute va ribadito oggi stravolgendo il concetto di recupero o di adeguamento”.

La dimostrazione evidente che la loro battaglia non si ferma certo di fronte alle promesse del sindaco che, deve esserne consapevole, questa volta dovrà fare i conti con loro nel caso in cui ancora una volta non dovesse mantenere la promessa fatta.

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