Da Castelli a Renzi, dalla Raggi a Monsignor D’Ercole: il peggio e il meglio del 2016


Carrellata di fine 2016 sui principali protagonisti, in positivo e in negativo, di questo “anno funesto”, caratterizzato dal terremoto e da tanti eventi luttuosi. Ma anche, a livello politico, dalla fine della diversità del Movimento 5 Stelle e dall’implosione del Partito Democratico

Il terremoto del 24 agosto con il suo carico di morte e distruzione. La ricomparsa di malattie (e i conseguenti decessi) che si credevano definitivamente rese inoffensive. Le drammatiche immagini dei bambini morti ad Aleppo. La prematura scomparsa di David Bowie, Prince e, nel giorno di Natale, George Michael. La valanga di No al referendum sulla riforma costituzionale. La morte improvvisa di Gianroberto Casaleggio e di Dario Fo. La prima volta di una donna alla guida della Capitale. L’inattesa vittoria di Donald Trump  e il risultato non meno clamoroso del referendum sulla Brexit.

In campo sportivo il pokerissimo della Juventus, la favola di Bebe Vio, l’ennesimo prodigio di Alex Zanardi, le straordinarie conferme di campionesse come Federica Pellegrini, Tania Cagnotto e Elisa Di Francisca. Frammenti di un anno che, fortunatamente, è arrivato alla fine. Che sicuramente ci ha regalato tante emozioni, anche positive, ma che verrà ricordato come uno dei più neri degli ultimi decenni.

Che ci crediate o no (personalmente sono sempre stato molto scettico) il famoso detto popolare “anno bisesto, anno funesto” purtroppo è risultato quanto mai veritiero in questo 2016. Che ha dato corpo anche ad un’altra credenza popolare, diffusasi tra il XV e il XVI secolo, che vuole che l’anno bisestile porti forti eventi sismici. Convinzione  che di certo esce decisamente rafforzata dopo quanto accaduto dal 24 agosto in poi. In ogni caso ancora poche ore e finalmente ci metteremo definitivamente alle spalle questo “anno funesto”. Prima di farlo, però, ripercorriamolo valutando i principali personaggi, locali e nazionali, che hanno caratterizzato in positivo o in negativo questi intensi 12 mesi.

Partiamo dalla nostra realtà locale che ha indiscutibilmente avuto un grande protagonista: il sindaco di Ascoli GUIDO CASTELLI. Il suo 2016 è stato molto più che funesto, tra eclatanti flop, la solita serie di promesse non mantenute, la situazione sempre più difficile del Comune, la consueta incapacità di programmare (e di rispettare i tempi in qualsiasi intervento messo in campo), alcune clamorose “figuracce” e un paio di imbarazzanti “crisi di nervi”, sfociate in inaccettabili sceneggiate e teatrini di bassa lega. A complicare una situazione già disarmante ci ha, poi, pensato il terremoto. Che, però, per certi versi ha costituito una piccola ancora di salvataggio per il primo cittadino.

Che, dopo aver provato a mostrare i muscoli (indimenticabile il paradossale video messo in onda da Arengo Tv domenica 28 agosto nel quale il sindaco, dopo una scossa di di magnitudo intorno a 5.0, assicurava che “Il terremoto non ha prodotto effetti significativi sul sistema cittadino, la città ha risposto bene”), di fronte all’infinita serie di problemi che le scosse di agosto e, poi, di ottobre hanno provocato in città, ha finito per usare il terremoto per giustificare qualsiasi ritardo, qualsiasi insuccesso. L’ennesimo ritardo per la consegna della nuova tribuna est (quella che, in origine, doveva essere pronta all’inizio del campionato scorso…)? Colpa del terremoto, naturalmente.

Il ritardo di 2 mesi della riapertura del ponte di San Filippo? Ovviamente provocato dal terremoto, anche se gli atti ufficiali (firmati dal sindaco…) dicono tutt’altro. E la riapertura del teatro Filarmonici, slittata a chissà quando? Ma che domande, anche in questo caso ci ha messo lo zampino il terremoto. Che, naturalmente, è anche all’origine della mancata riapertura della piscina comunale. Chissà, senza “l’aiuto” del terremoto, come avrebbe potuto giustificare il sindaco quei gravi ritardi che, lo dicono gli atti ufficiali del Comune e, in qualche caso, anche le sue stesse dichiarazioni, si sarebbero verificati esattamente negli stessi termini.

Purtroppo per il primo cittadino l’alibi del terremoto non ha potuto usarlo per il clamoroso flop del nuovo sistema di illuminazione, una “genialata” che ha prodotto un consistente aumento di spesa (alla faccia del promesso risparmio) ed un imbarazzante peggioramento del servizio stesso. Né per il disastro della raccolta differenziata, con la beffa dell’aumento della tassa rifiuti per pagare un nuovo servizio che  non esiste (ben che vada partirà nei prossimi mesi…). Per finire degnamente l’anno, pochi giorni prima di Natale è poi arrivata la notizia dei tradizionali ricchi “premi” elargiti all’esercito dei dirigenti comunali (che già godono di stipendi da nababbi) che secondo il primo cittadino e l’Organismo di valutazione hanno centrato il 90% degli obiettivi di inizio anno.

Una vera e propria beffa per i cittadini che devono pagare quei mega premi ai dirigenti di un Comune che negli ultimi 12 mesi ha fatto acqua da tutte le parti.  Di fronte ad un simile scenario si comprende (ma non si giustifica) il crescente nervosismo del sindaco, protagonista negli ultimi tempi di imbarazzanti sceneggiate (come l’inquietante video contro il Corriere Adriatico “colpevole” di aver svelato la vicenda delle Torri Merli e l’aggressione verbale ad una inviata di Vera Tv, colpevole solo di riprendere la seduta di Consiglio comunale), fino al vergognoso teatrino messo in scena in occasione della riapertura (in ritardo di una vita…) del ponte di San Filippo.

Se il primo cittadino ascolano è sull’orlo di una crisi di nervi, non se la passa molto meglio l’assessore allo sport MASSIMILIANO BRUGNI che, dopo aver trascorso l’anno lanciando slogan alla Rambo sui social (ma evitando accuratamente ogni confronto), chiude il 2016 nel peggiore dei modi, con la piscina comunale ancora chiusa, dopo un bando che ha suscitato non poche perplessità  ma che doveva comunque portare alla riapertura dell’impianto entro novembre. Più in generale la situazione dello sport (e degli impianti sportivi cittadini) lascia molto a desiderare, soprattutto se si pensa che appena 2 anni fa Ascoli celebrava (con infinita enfasi) la nomina a città europea dello sport.

Anno molto complicato anche per il presidente del Consiglio comunale, MARCO FIORAVANTI, nei mesi scorsi citato nell’inchiesta giornalistica di “Progetto Melting Pot” che ha sollevato non pochi dubbi sul Cas  di Carpineto (“Centro Oasi di Carpineto di Ascoli: un Cas all’olio di ricino”). Anno nero anche per l’assessore alla cultura MICHELA FORTUNA, visto il programma culturale non proprio esaltante dell’estate, l’irreversibile declino del Teatro Ventidio Basso (vedi articolo “C’era una volta il teatro…”) , la telenovela per la gestione dei musei e l’imbarazzante vicenda delle biblioteche comunali.

Nonostante l’oggettiva situazione di difficoltà dell’amministrazione comunale, il 2016 non è stato un anno molto positivo neppure per i partiti e i rappresentanti dell’opposizione, incapaci di incalzare in maniera determinata e determinante l’amministrazione stessa. Qualche sprazzo di vera e concreta opposizione è arrivato dal consigliere comunale del Pd FRANCESCO AMELI e da quello del Movimento 5 Stelle GIACOMO MANNI che su alcune vicende specifiche (illuminazione, raccolta differenziata e ritardi nelle opere pubbliche il primo, sicurezza delle scuole e parcheggi il secondo) hanno svolto e stanno svolgendo un ruolo importante per far conoscere il reale stato delle cose.

Tra i personaggi che hanno caratterizzato questo 2016, sempre in ambito locale,  su tutti  spicca il vescovo di Ascoli, MONSIGNOR GIOVANNI D’ERCOLE che è stato uno degli esempi migliori di quella grande solidarietà che è scattata in tutto il paese dopo il terremoto del 24 agosto. Ho seguito da vicino, come tutti gli operatori dell’informazione, le vicende del post terremoto e devo ammettere di aver particolarmente apprezzato il suo comportamento nelle ore successive al terremoto, quel suo spendersi in prima persona per portare supporto non solo spirituale ma  anche materiale ai terremotati.

Don Giovanni Ercole era a Pescara del Tronto già poche ore dopo la terribile scossa che ha raso al suolo l’intero paese, si è impegnato in prima persona a scavare tra le macerie e a cercare di trarre in salvo quante più vite possibili. Nei giorni successivi è rimasto li, ad aiutare e cercare di portare conforto ai sopravvissuti. Impossibile non apprezzare un simile comportamento, così come non rimanere colpiti dalla sua profonda e commovente omelia in occasione dei funerali delle vittime del terremoto.

Una citazione particolare, infine, meritano due realtà diverse cittadine del mondo della scuola e dello sport. Innanzitutto il LICEO CLASSICO FRANCESCO STABILI che, secondo l’indagine Eduscopio, anche nel 2016 si è confermata  la migliore scuola della provincia e il miglior liceo classico della regione per la preparazione all’università. Poi l’ALBATROS NUOTO, la società di nuoto ascolana che con abnegazione e grande spirito di sacrificio (da parte di tutto lo staff, dai dirigenti agli allenatori, dagli atleti alle famiglie degli atleti stessi) sta facendo fronte alle tante difficoltà che inevitabilmente derivano dalla chiusura prolungata della piscina comunale. La storica iscrizione al campionato di serie C di pallanuoto in parte ripaga la società ascolana di tutti questi sforzi. Peccato che, sempre a causa della chiusura della piscina, bisognerà disputare un campionato tutto in trasferta….

Volgendo lo sguardo a quanto accaduto nel resto del paese, in politica il 2016 è stato caratterizzato dal pesante tonfo di due personaggi di spicco. Il primo è sicuramente l’ex premier MATTEO RENZI che è uscito con le “ossa rotta” da quel redde rationem in cui, lui stesso, ha trasformato il referendum sulle riforma costituzionale. Al di là delle più svariate e bizzarre interpretazioni,  il risultato che è uscito dalle urne non ha lasciato spazio a dubbi e interpretazioni. Renzi ha perso e la conseguenza della pesante sconfitta non poteva che essere la fine della sua esperienza alla guida del governo.

Ma, referendum a parte, la vera sconfitta dell’ex premier sta nel fatto che il suo atteggiamento spocchioso, da “sbruffoncello”, ha finito per fargli perdere quella simpatia, quell’appoggio che inizialmente aveva saputo catturare anche in settori dell’opinione pubblica non della sua parte politica. Era visto come il “rottamattore” della vecchia politica ed alla fine è stato “rottamato” proprio perché per molti ha incarnato una sorta di continuità con il vecchio modo di fare politica. Tutto ciò ha fatto passare in secondo piano i suoi 1017 giorni al governo, un periodo in cui indiscutibilmente ha fatto tantissime cose, alcune positive altre molto meno.

Restando nell’area di governo, il 2016 ha consacrato anche il ministro alla salute BEATRICE LORENZIN, protagonista di una delle peggiori “figuracce” della storia recente con l’impresentabile campagna per il “Fertility day”.  Ironia della sorte, però, proprio la Lorenzin rischia comunque di mettere a segno un colpo non da poco, con l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (le prestazioni e i servizi sanitari cui hanno diritto i cittadini) attesi da 15 anni e che sono ad un passo dal diventare realtà.

L’altro personaggio politico che ha caratterizzato, in negativo, questo 2016 è indiscutibilmente il nuovo sindaco di Roma VIRGINIA RAGGI. Eppure il suo anno poteva passare alla storia in ben altro modo, visto il clamoroso (nelle dimensioni) successo elettorale di giugno che aveva fatto di lei il primo sindaco donna della Capitale e il più grande successo politico del Movimento 5 Stelle. “A Roma dimostreremo che siamo pronti e siamo in grado di assumere la guida del paese” ripeteva con enfasi Beppe Grillo nei giorni del successo della Raggi. Un proclama che, però, si sta clamorosamente ritorcendo contro il Movimento 5 Stelle visto il disastro (per essere magnanimi) compiuto dalla Raggi in questi primi 6 mesi.

Al di là del fatto che la nuova sindaca ha ampiamente dimostrato che per lei sarebbe troppo complicato amministrare anche un semplice condominio (visto l’interminabile elenco di errori e figuracce commesse), la vera disfatta, la vera delusione per i romani e per quanti davvero credevano alla ventata di novità che il Movimento 5 Stelle poteva portare a Roma è l’aver constatato che, invece del nuovo modo di amministrare la cosa pubblica, il Campidoglio si è nuovamente riempito di personaggi dubbi, legati ai vecchi poteri politici, ai soliti “affaristi” che hanno spolpato la Capitale. Come se non bastasse i primi 6 mesi di amministrazione Raggi sono stati il trionfo di quel vecchio modo di fare politica che così tanti danni ha prodotto nella capitale.

Abbiamo assistito ai soliti sotterfugi, intrighi e favoritismi ai limiti della legalità (in qualche caso forse oltre) tipici di quella classe politica e di quel vecchio modo di fare politica così giustamente bistrattati e, almeno a parole, combattuti dal Movimento 5 Stelle. Che, non liberandosi immediatamente di un personaggio così ambiguo e così inetto come la Raggi, sta compiendo un clamoroso autogol e sta facendo un grandissimo favore agli altri partiti, oltre che un grave danno ai cittadini romani già pesantemente colpiti dalle precedente amministrazioni.

D’altra parte, però, forse per il MOVIMENTO 5 STELLE è già tardi. Si perché questo 2016 ha spazzato via definitivamente l’illusione (per chi ancora la coltivava) che il Movimento 5 Stelle fosse così diverso dagli altri partiti. Invece sono arrivati i primi indagati anche per i “grillini” che  hanno reagito allo stesso identico modo degli altri partiti. Indimenticabile l’imbarazzatissima marcia indietro di Di Maio che, dopo aver per anni sostenuto che per i politici non esiste la presunzione d’innocenza (e che quindi anche solo se indagati devono farsi da parte) , alla notizia dei primi indagati in casa Movimento 5 Stelle ha immediatamente cambiato versione, passando da “tolleranza zero” al più assoluto garantismo. Anche altri capisaldi della presunta diversità del Movimento sono miseramente crollati.

A partire dalla favola degli stipendi, con la scoperta che i vari Di Maio, Di Battista, Fico portano casa addirittura più soldi del presidente del Consiglio e dei ministri (per non parlare del mega stipendio della Raggi), proseguendo con i mega rimborsi per pranzi, cene, affitti di immobili (anche quando il parlamentare risiede a Roma e, quindi, non dovrebbe certo aver bisogno e diritto ad alcun rimborso…), spese telefoniche e tutta la lista di incomprensibili e inaccettabili privilegi di cui godono tutti i parlamentari di tutti i partiti.

Smontato anche il mito del rispetto della volontà popolare, che anche per i “grillini” (come per tutti gli altri partiti) è sacra solo quando fa comodo (come in occasione del referendum sulla riforma costituzionale), mentre si può tranquillamente ignorare o calpestare quando non conviene (come per la legge elettorale e sulla responsabilità civile dei giudici, argomenti su cui i cittadini italiani si sono chiaramente espressi). Grazie alla Raggi (e nell’assoluto silenzio dei leader del Movimento) è crollato anche il baluardo dei due soli mandati, visto che il nuovo assessore all’ambiente di Roma (Pinuccia Montanari) è stata già assessore al Comune di Reggio Emilia e al Comune di Genova, oltre ad essere stata collaboratrice del governo Prodi.

Se i “grillini” non ridono, il 2016 è stato un anno devastante anche per il PARTITO DEMOCRATICO, con i fatti avvenuti nell’ultimo anno che in pratica hanno segnato la definitiva fine del partito stesso. In realtà secondo Cacciari quello democratico è un partito che non è mai nato, nel senso che dall’unione di alcuni gruppi politici non è nato un soggetto politico concreto ma semplicemente un’accozzoglia (termine molto in voga in questo periodo) di esperienze diverse tenute insieme per motivi di convenienza. Però è davvero impensabile parlare ancora di un partito unito e unico quando alcuni importanti esponenti si sono impegnati ferocemente per fare propaganda elettorale contro il proprio segretario e addirittura hanno festeggiato con quelli che dovrebbero essere gli avversari politici la sconfitta del segretario stesso (e del partito).

Referendum a parte, però, come si può ancora parlare di partito quando le sue molteplici componenti sono in disaccordo praticamente su tutto? Che cosi li tiene ancora insieme? Il 2017 in tal senso sarà un anno cruciale perché è chiaro che se il Partito Democratico diventerà davvero il partito di Renzi probabilmente non raggiungerà mai il 40% toccato alle europee, ma avrà la concreta possibilità di restare il primo partito italiano. Se invece la spunteranno i vari Speranza, D’Alema, Bersani (come ovviamente sperano gli altri partiti) allora il Pd sarà inevitabilmente destinato a diventare il terzo.-quarto partito del paese.

In un paronama politico nazionale davvero desolante, tra le poche note positive di questo 2016 ci piace ricordare l’approvazione di due leggi molto importanti, quella sul “dopo di noi” e quella sulle unioni civili (a firma di Monica Cirinnà) che, pur con qualche limite, ha finalmente fatto fare un importante passo in avanti al nostro paese (nonostante quello che dicono i vari Adinolfi e i vari movimenti oltranzisti cattolici).

Quello che sta per andare in archivio è stato anche l’anno del trionfo delle BUFALE e della DISINFORMAZIONE. Il sempre maggior numero di siti che fabbricano bufale a getto continuo inevitabilmente hanno “infettato” la rete e i social, con la conseguenza che è sensibilmente cresciuto il numero dei “creduloni” pronti a reputare credibili qualsiasi genere di bufala. Tra le più clamorose (e più credute reali) quella sulla magnitudo abbassata, quella sui 35 euro al giorno per gli extracomunitari, quella “ever green” sul fantomatico senatore Ciriega e il super aumento per le pensioni dei parlamentari, quelle nostalgiche del “quando c’era lui”, fino all’ultima, gettonatissima, del crollo di un ponte sulla Napoli-Salerno. Come se non bastassero le bufale a contribuire a generare confusione ci hanno pensato anche i media italiani per i quali ormai i fatti non contano più nulla.

Per quanto riguarda l’informazione il 2016 ha segnato anche la fine dello straordinario connubio tra MILENA GABANELLI  e “Report”, il programma che, grazie proprio all’impostazione voluta dalla Gabanelli, è diventato un vero e proprio cult per chi ama il giornalismo (serio) d’inchiesta, dimostrazione che tracce di buon giornalismo si possono trovare anche nel nostro paese.

Per concludere il 2016 è stato ancora una volta un anno nero per quella che è sempre più difficile chiamare la GIUSTIZIA italiana. Tralasciando tutte le vicende giudiziarie che hanno interessato politici dei vari schieramenti e che, dopo anni, si sono rivelate assolutamente insussistenti, basterebbe ricordare le recenti vicende del delitto di Garlasco e della condanna a 20 anni, senza però andare in carcere, del marito di Roberta Ragusa per evidenziare il disastroso stato in cui versa il nostro sistema giudiziario. Ma spettacolo se possibile più imbarazzante ha fornito la giustizia italiana proprio dalle nostre parti, a Fermo in merito alla vicenda dell’omicidio del rifugiato nigeriano per mano di un ultras fermano.

Una storia che ha provocato discussioni a non finire e che avrebbe avuto bisogno quanto meno di essere chiarita. Invece ancora una volta si è cercato solo di mettere tutto alle spalle il più presto possibile al punto che è andata in scena un’imbarazzante contrattazione, più degna del mercato settimanale che di un aula di giustizia, per far concludere tutto “a tarallucci e vino”. L’emblema di quanto in basso sia sprofondato il nostro sistema giudiziario

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