C’era una volta il centro storico…


Messo in crisi dal problema sosta e dal nuovo sistema di illuminazione (due servizi fondamentali lasciati in mano ai privati), il centro cittadino ha subito il “colpo di grazia” con il terremoto. E mentre le attività commerciali invocano immediati interventi, sindaco e assessore scaricano ogni incombenza su Regione e Governo

Si tratta di un’altra mazzata per il piccolo commercio e in particolare per il centro storico, nella direzione opposta all’idea di sviluppo della nostra città che sarebbe ragionevole e auspicabile che vede  il centro storico  come il cuore di ogni possibile rilancio. Idea che tutti sostengono a parole ma poi nei fatti ci sono solo favori ai privati contro l’interesse collettivo, dai parcheggi della Saba all’illuminazione di Ecoinnova (e di Opera Light verrebbe da dire, visto che è la società pesarese ora a gestire il servizio…) fino appunto al centro commerciale di Gabrielli ancora una volta”.

A lanciare l’allarme questa volta sono i consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle con un intervento sul proprio profilo facebook successivo al Consiglio comunale del 29 novembre scorso  nel quale è stato fatto un ulteriore passo in avanti verso l’apertura di una farmacia comunale all’Oasi (la ridefinizione delle aree di competenza di ogni farmacia in vista della vendita di quella di Brecciarolo che servirà per aprire la farmacia nel centro commerciale).  Al di là della vicenda strettamente legata alla nuova farmacia (sarà interessante vedere chi finirà per gestirla, in questo periodo si rincorrono voci e indiscrezioni di ogni tipo…), l’intervento dei “grillini” è assolutamente da condividere perché pone l’accento su due aspetti fondamentali, il rilancio e valorizzazione del centro storico e il problema della città in mano ai privati (almeno per quanto riguarda alcuni fondamentali servizi), su cui nelle settimane scorse abbiamo più volte posto l’accento (vedi articoli “Una città in mano ai privati” dell’11 ottobre scorso e “Lo spettro di dr. Jekyll e mr Hyde incombe sul centro storico” del 23 novembre).

D’altra parte è di tutta evidenza che le due problematiche in qualche modo sono strettamente connesse. Non bisogna,infatti, essere dei geni per comprendere che per poter fare una politica incisiva di rilancio e valorizzazione del centro storico l’amministrazione comunale dovrebbe poter avere “mano libera” nella gestione di servizi fondamentali , come sosta e pubblica illuminazione, che invece sono nelle mani di privati. Che, ovviamente, sono preoccupati quasi esclusivamente di tutelare i propri interessi e non di avere una visione e  dei progetti di più ampio respiro (che ovviamente non gli compete).

Il sindaco Castelli sia nella prima che nella seconda campagna elettorale ha sempre messo tra le priorità il centro cittadino come cuore pulsante e motore del rilancio. Però per provare a tradurre in fatti quelle belle e condivisibili intenzioni  sarebbero serviti interventi di ampia portata, scelte audaci e per certi versi rivoluzionarie che invece il primo cittadino non ha avuto il coraggio di fare, preferendo limitarsi a fare il semplice compitino (poi vedremo in che maniera).  Fondamentale e irrinunciabile, nell’ottica di un vero progetto di rilancio e valorizzazione del centro storico, sarebbe stato riprendere la gestione della sosta, ora in mano di un privato (la Saba). Il sindaco sapeva e sa perfettamente quanto importante sarebbe stata una simile scelta e, non a caso, in entrambe le campagne elettorali, ha sempre parlato del riacquisto dei parcheggi come di una delle sue priorità.

E a metà del suo primo mandato il grande passo sembrava cosa fatta. “Basta Saba, entro il prossimo luglio i parcheggi saranno nostri” affermava il 13 novembre 2011 Castelli in un’intervista ad un quotidiano locale. Luglio 2012 è passato, come quello del 2013, del 2014, del 2015, del 2016 ma la gestione della sosta è sempre saldamente in mano alla Saba. Poi nel novembre scorso, rispondendo ad un’interrogazione in Consiglio comunale, il sindaco ha chiuso definitivamente la porta. “Allo stato attuale – ha sentenziato – non ci sono le condizioni per riacquistare i parcheggi dalla Saba, serve un investimento di almeno 8 milioni”. Sarebbero stati molti meno se davvero l’amministrazione fosse intervenuta subito, a fine del 2011 come aveva annunciato. La verità, almeno quella raccontata dagli aridi fatti, è che non c’è l’intenzione di fare un passo del genere semplicemente perché, al di là delle parole e dei propositi “elettorali”, un serio e vero progetto di rilancio e rivitalizzazione del centro cittadino non è mai stato tra le priorità di questa amministrazione. Perché  per una priorità, se davvero si crede nella centralità per la città di un simile progetto, si è anche disposti ad investire qualche milione di euro.

E’ chiaro che, con la sosta gestita dal privato, pensare a qualcosa di diverso del semplice compitino sarebbe completamente insensato e fuori luogo. Invece con la gestione della sosta in  proprio il Comune avrebbe potuto pensare ad una diversa mobilità nel centro stesso, a nuove isole pedonali, ad iniziative particolare per la sosta, non solo in occasione del Natale, ma anche in determinati momenti dell’anno o in occasione di eventi particolari (terremoto compreso).  Ma se questa è un’eredità della passata amministrazione (quella del sindaco Celani), l’affidamento sempre al privato anche del servizio della pubblica illuminazione è tutto “merito” dell’attuale sindaco e dell’attuale amministrazione.

Sorvolando sul fatto che tutto sarebbe stato fatto per ottenere un risparmio che, al momento, non c’è (anzi c’è un clamoroso e consistente aumento dei costi), è sin troppo evidente che se la gestione dell’illuminazione pubblica fosse rimasta in mano pubblica si potevano pensare misure particolari per alcuni luoghi caratteristici della città, per alcune zone del centro (magari già lasciare un’illuminazione decente in occasione di certi eventi, come la Quintana, sarebbe stato un grosso passo avanti rispetto alla situazione attuale…) . Non solo, in questo periodo difficile anche e soprattutto per il post terremoto, si poteva sperare di dare al centro un aspetto meno spettrale di quello che ha attualmente, conseguenza dell’inevitabile desertificazione ma anche del nuovo sistema di illuminazione che, neanche a farlo apposta, sembra essere perfettamente adeguato all’atmosfera triste e desolata che si respira in centro in questo periodo. Già, si sarebbe potuto fare se il servizio fosse ancora stato gestito dal Comune, non certo ora che è del privato che, per 15 minuti di luce in più, fa pagare agli ascolani quasi 50 mila euro…

In poche parole, quindi, possiamo tranquillamente metterci l’anima in pace, a queste condizioni non potrà mai esserci un vero e credibile progetto per un reale rilancio del centro storico, per farlo davvero diventare il cuore pulsante della città. Questo, naturalmente, non vuol dire che non si possano comunque mettere in campo interventi per migliorare, nei limiti del possibile, la situazione del centro storico (il cosiddetto compitino). In quest’ottica bisogna sottolineare che il sindaco Castelli e la sua amministrazione qualcosa in più di chi li ha preceduti indubbiamente l’hanno fatto, sia da un punto di vista dell’arredo del centro (in particolare della pavimentazione di alcune zone), sia soprattutto in fatto di iniziative e manifestazioni nel periodo estivo che, al di là di ogni discussione lecita sulla qualità delle manifestazioni stesse, da fine giugno a metà agosto contribuiscono a rendere vivo e popolato  il cuore della città.

Però è altrettanto chiaro e evidente che tutto ciò non è sufficiente, ci vuole molto altro. A maggior ragione ora che la situazione è peggiorata a causa del terremoto. Il centro cittadino, a parte il sabato e la domenica, è praticamente sempre deserto e la situazione delle attività commerciali è sempre più critica. A metà novembre Paride Vagnoni, titolare di due locali in centro (Il Desco e Boccascena), aveva lanciato  un appello al Comune “Giù le tasse o chiudiamo, dopo le scosse del 24 agosto per la paura del terremoto i locali del centro sono vuoti”.  Dopo di lui si sono mossi anche gli altri commercianti del centro che hanno costituito un comitato chiedendo concreti interventi da parte del Comune. Che, però, continua ad avere un atteggiamento di attesa, scaricando tutto su altri enti, e in alcuni casi anche ambiguo.

Il sindaco, ad esempio, aveva immediatamente raccolto l’appello di Vagnoni, condividendo la sua preoccupazione ma limitandosi a chiedere l’intervento di Regione e Governo. Pochi giorni dopo, però, ecco un inaspettato quanto repentino cambio di atteggiamento, con il primo cittadino che ha condiviso  un discutibile post di un ex consigliere comunale del Pdl, dichiarandosi “perfettamente d’accordo con quell’analisi lucida e corretta”, che accusava i commercianti del centro cittadino di lamentarsi senza ragione e, in sostanza, riteneva che dovessero essere aiutati e agevolati, come era accaduto dopo il terremoto del 26 novembre 1972. Farneticazioni “rabbiose” e prive di fondamento che avrebbero provocato solo un piccolo fastidio senza quell’intervento inopportuno e incoerente del primo cittadino.

Nei giorni scorsi, poi, si è mosso (con molta calma, non c’è fretta) anche l’assessore comunale alle attività produttive (ce ne eravamo quasi dimenticati che esistesse un simile assessorato anche ad Ascoli…) Alessandro Filiaggi che ha convocato per lunedì prossimo (a quasi 4 mesi dal primo terremoto, complimenti per il tempismo!) un incontro, pomposamente definito gli stati generali dell’economia locale, con tutte le associazioni di categoria per discutere dell’emergenza terremoto e delle sue ricadute negative sull’economia locale.

Secondo alcune associazione di categoria già interpellate – ha affermato l’assessore – si può ipotizzare anche quasi un dimezzamento degli incassi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. la riunione servirà per dare vita ad un gruppo di lavoro che sia in grado di approfondire i reali danni subite dalle attività e approfondire tutte le norme legate al decreto terremoto. Poi, una volta eseguito il monitoraggio da parte delle associazioni di categoria, si predisporrà una relazione da inviare alla Regione . Da Ancona, poi, valuteranno in che modo aiutare i commercianti, gli artigiani e gli albergatori che a causa del sisma hanno fatturato di meno”.

Mettendo da parte, a fatica, l’ironia sui tempi di risposta dell’assessore e dell’iter proposto, è chiaro che stiamo parlando di interventi che, nella migliore delle ipotesi, verranno messi in campo tra mesi. Ma, nel frattempo, chi riesce a resistere? E, soprattutto, va bene chiedere interventi e fondi consistenti a Regione e Governo, ma intanto il Comune davvero non può far nulla per aiutare i commercianti del centro a non affondare definitivamente? Ricordiamo, tra l’altro, che su esplicita e pressante richiesta del sindaco Castelli, l’inserimento nel cratere per Ascoli ha comportato l’uscita dai vincoli del patto di stabilità ma non la sospensione a cittadini ed attività delle tasse comunali (cosa che probabilmente avrebbe comportato il dissesto del già disastrato bilancio comunale).

Sarebbe, quindi, opportuno che l’amministrazione comunale intanto preveda quanto meno delle agevolazioni e riduzioni di tasse e imposte a carico delle attività commerciali in così evidente difficoltà, non è accettabile che sindaco e assessore si limitino solamente a fare da tramite con la Regione senza impegnarsi anche solo parzialmente direttamente. In realtà sarebbe anche opportuno che l’amministrazione comunale pensasse e organizzasse in questo periodo iniziative per favorire l’accesso al centro di un numero crescente di cittadini.

Però da questo punto di vista c’è ben poco da sperare, basterebbe pensare a quanto accaduto con le luminarie natalizie in alcune vie del centro che, pure, potevano rappresentare un pur minimo segnale per provare a ravvivare la zona. “Con questa illuminazione e con queste luminarie più che offrire un clima natalizio qui sembra essere ripiombati in un periodo di oscurantismo mediavale” affermano i commercianti di via Ceci. Sulla stessa linea quelli di via Angelini “Capiamo le tante emergenze ma se ci avessero avvisato per tempo ci saremmo attivati per fare tutto da soli”.

E se neppure per le luminarie l’amministrazione comunale ha pensato di fare uno sforzo in più del solito (anzi…), non c’è nulla da fare. Certo, come abbiamo visto parlando della gestione di determinati servizi, si è ampiamente capito che, al di là delle parole, sindaco e assessori non hanno poi tutta questa intenzione di puntare forte sul rilancio del centro cittadino. Ma sarebbe davvero folle lasciarlo morire così, abbandonando al proprio destino gli operatori commerciali.

Che, se vanno in difficoltà ed iniziano a chiudere, non fanno un danno solo a loro stessi e a quei dipendenti che rischiano così di perdere il lavoro. Un simile scenario sarebbe un duro colpo anche per l’immagine di Ascoli, già messa a dura prova dal terremoto. Un problema non da poco per una città che, almeno a parole, continua ad avere velleità turistiche, sicuramente lecite e condivisibili, ma poco realistiche senza un centro storico se non riqualificato quanto meno tenuto in vita.

 

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