L’allarme della Cna: nel Piceno chiude una “bottega” al giorno


Nei primi tre mesi del 2019 nella provincia di Ascoli si è registrata la v  nascita di 80 nuove imprese ma anche la chiusura di 150.. Le perdite si concentrano soprattutto nl commercio al dettaglio. Grave la situazione del centro storico del capoluogo

Nel primo trimestre del 2019 nella provincia di Ascoli praticamente ha chiuso una piccola “bottega” al giorno. E’ la Cna Ascoli a lanciare l’allarme dopo aver valutato gli ultimi dati del Centro studi della Cna regionale delle Marche, relativi alla situazione delle imprese del commercio in provincia. Un dato assolutamente negativo che ha spinto la locale Cna a ribadire come sia necessaria un’azione urgente per salvaguardare e incentivare le piccole e micro imprese del settore. E non consola certa il fatto che la situazione sia identica anche nel resto della regione, anzi addirittura nel resto delle Marche il dato negativo è addirittura peggiore.

Ma, al di là dell’evidente considerazione che in questo caso “mal comune” non fa certo “mezzo guadio”, è vero che a livello generale il commercio nella provincia Picena tiene meglio rispetto al dato regionale ( meno 0,7% nel primo trimestre 2019 rispetto allo stesso periodo del 2018, a fronte di un meno 0,9 % regionale). Nello specifico però, il dato del Piceno è allarmante per quanto riguarda gli esercizi commerciali al dettaglio che hanno registrato un calo dell’1,7 %. Dato percentuale peggiore di quello regionale e che, solo nel primo trimestre di quest’anno, ha significato la perdita sul territorio di 79 micro e piccole imprese commerciali.

Dato significativo e allarmante – commenta Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli – in quanto colpisce soprattutto in una direzione. E si tratta di quella direzione di marcia che va corretta al più presto, sia per la ripresa delle attività produttive che per l’economia generale del territorio. La decrescita delle micro imprese del commercio, infatti, significa perdita di caratterizzazione del territorio, proprio quello di cui invece c’è forte necessità per rafforzare l’attrattività turistica. Turismo e ripopolamento dei centri storici e soprattutto dell’area montana, insieme a quell’azione di formazione specifica per questi settori che vada ad arginare, oltre lo spopolamento generale purtroppo in corso, anche le migrazioni dei giovani in cerca di migliori opportunità di lavoro”.

Va, per altro, sottolineato come a questo dato che riguarda l’intera provincia ascolana bisogna aggiungere quello ancora più preoccupante che riguarda il capoluogo piceno e in particolare il centro cittadino. Che, secondo l’analisi della Confcommercio nazionale, è praticamente agonizzante e definito “a rischio morte” (peggio, in tutta Italia, si trova solo il centro di L’Aquila), a causa del micidiale mix della fuga delle attività commerciali e l’aumento a dismisura di tasse e canoni di locazione. Tornando alla situazione generale del commercio nella provincia di Ascoli e nelle Marche, i dati della Cna evidenziano come alla fine del primo trimestre 2019 le imprese del commercio nelle Marche erano oltre 35mila, nella provincia di Ascoli Piceno 4.862 .

Il commercio incide nella provincia “solo” per il 23,3% delle imprese, mentre in regione rappresenta il 24%.  La struttura per forma giuridica del commercio vede per la provincia una più rilevante presenza di società di capitali (19,7%) rispetto al dato regionale (16,8%) e un minor peso delle ditte individuali (15,1% contro 16%): il commercio della provincia, quindi, pur giocando un ruolo meno ampio che in regione, risulta composto da imprese più strutturate in termini organizzativi.  Nel primo trimestre dell’anno il commercio della provincia registra 80 nuove imprese e 150 cessazioni, con un saldo negativo di 70 imprese.

Il tasso di crescita (saldo tra ingressi e uscite in percentuale sulle registrazioni alla fine del periodo precedente) è negativo (-1,3%) ma meno negativo di quanto sia registrato dal complesso della regione (-1,5%). Nella provincia, le perdite di imprese si concentrano nel commercio al dettaglio (-45 unità per un tasso di crescita pari a -1,6%); nel complesso della regione le perdite invece sono, in termini percentuali, più rilevanti per il commercio all’ingrosso (-1,7%).

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