Sms solidali, migliaia di firme contro la pista ciclabile


Nell’assemblea dei sindaci della provincia di Ascoli il Comune di Arquata esprime parere contrario al piano delle donazioni ritenendo “non pertinenti le finalità delle opere finanziate rispetto al fine di aiuto alle popolazioni terremotate insite nella solidarietà tramite sms”

Oltre 3 mila firme raccolte in una sola giornata, un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata civiatiana Beatrice Brignone, il voto contrario del Comune di Arquata (che si aggiunge a quello del Comune di Pieve Torina), l’appello dei vari  comitati cittadini alla commissione nazionale di garanti per chiedere che venga bocciata la proposta della Regione.

Non si placa la protesta, anzi si alimenta di ora in ora, contro la decisione della Regione, approvata poi dalle assemblee dei sindaci delle province di Ascoli, Macerata e Fermo, di utilizzare una parte consistente dei 17,5 milioni di euro a disposizione delle Marche grazie agli sms solidali per il progetto della ciclovia che lega Sarnano a Civitanova. Ieri sera, dopo le province di Macerata e Fermo, è toccato all’assemblea dei sindaci della provincia di Ascoli esprimere il parere sul piano delle donazioni degli sms ma anche sul piano regionale delle opere pubbliche prioritarie per quasi 100 milioni di euro di investimenti.

Significativo ed emblematico il parere negativo sul primo da parte del Comune di Arquata, che ha giudicato “non pertinenti le finalità delle opere finanziate rispetto al fine di aiuto alle popolazioni terremotate insite nella solidarietà tramite Sms”. Per chi l’avesse dimenticato (e tra questi sembra esserci soprattutto il presidente della Regione Ceriscioli), Arquata è purtroppo il luogo simbolo del terremoto nelle Marche, con le sue 51 vittime, gran parte del paese distrutto, le 13 frazioni praticamente tutte interamente “zona rossa” e la pesante odissea che da quasi 11 mesi sono costretti a vivere gli arquatani.

Eppure tra gli interventi previsti dalla Regione con il 17,5 milioni di euro degli sms solidali non ce ne è neppure uno che interessa direttamente Arquata. A chiunque ha un briciolo di raziocinio basterebbe semplicemente questo per fermarsi e riflettere, per comprendere che c’è qualcosa che non va in quel piano. E i 5,5 milioni di euro destinati alla pista ciclabile in questo senso sarebbero solo un’aggravante. Prima ancora che si svolgesse l’assemblea dei sindaci della provincia di Ascoli, nel pomeriggio di mercoledì 12 luglio era intervenuto il presidente della Regione Ceriscioli per spiegare il senso di questa incomprensibile scelta.

Il piano relativo alle donazioni degli sms è stato redatto in base alle segnalazioni dei sindaci o per coprire mancanza di risorse per terminare altre opere, come per esempio la scuola di Pieve Torina o Montegallo o il centro commerciale di Visso – afferma Ceriscioli in un comunicato stampa – il progetto della ciclovia, circa 28/30 km, è stato richiesto da 20 sindaci della vallata del Fiastra e dall’Unione montana perché da sempre ritenuto un volano di sviluppo. Ricostruire non significa sistemare quello che è stato distrutto dal sisma ma anche creare nuove opportunità di attrazione e lavoro“.

Basterebbe mettere a confronto le sue dichiarazioni con quanto affermato dal Comune di Arquata per capire, per comprendere quanto distante sia il presidente regionale dalla realtà, cruda e difficilissima, che vivono tutti giorni i terremotati. Fortunatamente non tutti gli esponenti della giunta regionale sono come Ceriscioli, conosciamo perfettamente, ad esempio, il profondo impegno del vicepresidente della Regione Anna Casini, la sua costante presenza nei luoghi più colpiti dal terremoto (forse anche per il suo indiscutibile legame con quei territori), a contatto con le persone che stanno vivendo sulla propria pelle il difficilissimo ed interminabile post terremoto.

E ci dispiace anche per lei perché certe scelte incaute e incomprensibili, certe dichiarazioni come quelle del presidente Ceriscioli rischiano di far passare in secondo piano tutto ciò, così come fanno passare in secondo piano l’importanza dell’altro piano approvato in questo giorni dalla Regione, quello  delle opere pubbliche prioritarie. Ma è sconcertante che il presidente regionale non si renda conto della gravità, della mancanza di rispetto nei confronti dei terremotati, che emerge dalle sue affermazioni.

Dire, come ha fatto Ceriscioli, che “ricostruire non significa sistemare quello che è stato distrutto dal sisma ma anche creare nuove opportunità di attrattiva e lavoro” è di una banalità disarmante, neppure il re delle “frasi fatte”, Max Catalano (indimenticabile protagonista di “Quelli della notte”) , avrebbe potuto far meglio. E’ ovvio che bisognerà anche impegnarsi per far ripartire sotto ogni punto di vista il territorio (ricordandosi sempre, però, che ci stiamo riferendo al territorio direttamente colpito dal terremoto…), ma prima di pensare a questo aspetto, sicuramente importante, bisogna innanzitutto pensare a non far morire definitivamente quei territori stessi che, invece, dopo 11 mesi, sono davvero sull’orlo del baratro.

In altre parole chiunque conosce davvero la situazione di quelle zone sa perfettamente che al momento sono ben altre le priorità, che ci deve necessariamente essere una gradualità ed un ordine ben definito in quello che c’è da fare. Per capirci, è come se ad un pranzo a ristorante venissero serviti prima il caffè poi l’amaro per aiutare la digestione pur non avendo mangiato nulla. E’ quello che, con i fatti ma anche e soprattutto con le sue parole, propone ai terremotati Ceriscioli, bevete l’amaro per digerire un pranzo che non vi è stato ancora servito…

E’ chiaro ed è sin troppo evidente che il presidente della Regione non ha reale contezza della situazione che si vive in questi territori, che ignora quali siano le esigenze primarie di queste persone. E non cambia la sostanza delle cose sostenendo, come fa Ceriscioli, che quella pista ciclabile è stata richiesta da 20 sindaci della Vallata. Al di là del fatto che comunque questo non sarebbe in ogni caso sufficiente per giustificare nulla, sappiamo benissimo che non sempre i sindaci sono in grado di rappresentare davvero e concretamente le aspettative e le reali esigenze dei cittadini.

Ad Ascoli lo sappiamo ancora meglio, l’ennesimo esempio l’abbiamo avuto proprio ieri sera, in occasione di quell’assemblea dei sindaci. Il piano delle opere pubbliche prioritarie della Regione prevedeva anche un investimento di 12 milioni di euro per le scuole cittadine, un impegno importante e concreto, fondamentale per la nostra città. Eppure il sindaco Castelli non era neppure presente a quell’assemblea, il Comune di Ascoli non ha espresso alcun voto, a dimostrazione di quanto al primo cittadino e alla sua amministrazione comunale stiano a cuore le esigenze dei loro concittadini. Tornando al problema dei fondi degli sms, sarebbe servito da parte della Regione un briciolo di umiltà in più, la capacità e la volontà non solo di ascoltare seriamente, ma anche di tenerle in debita considerazione, le esigenze dei terremotati.

Eppure l’occasione c’è stata, il 28 giugno scorso, quando si è svolto l’incontro tra il coordinamento dei Comitati con i rappresentanti della Regione (l’ing. Spuri direttore dell’ufficio ricostruzione, il capo dipartimento della protezione civile regionale Piccinini e l’assessore Sciapichetti). Un colloquio emblematico e sin troppo esemplificativo che aiuta a comprendere come certe decisioni siano state prese dall’alto, senza un vero coinvolgimento dei cittadini direttamente interessati.

L’input politico è stato chiaro – spiega agli interlocutori l’ing. Spuri – le Marche hanno scelto, con quei soldi, di spendere 250 mila euro per finire una scuola, tutti gli altri soldi sono destinati non per riparazioni ma per dare valore aggiunto al turismo, alle attività produttive, alle facilitazioni delle imprese”. Spuri poi fa l’esempio dell’ammodernamento della Valdaso  (suscitando la reazione del rappresentante del comitato Rivas, Roberto Micheli, che sbotta: “ma se abbiamo aspettato 20 anni per la superstrada che ha aperto 10 mesi fa, adesso mettiamo i soldi su una parallela?”) e della pista ciclabile (“chi sta sul posto e ha il ristorante o il chiosco o un bed&breakfast, avrà una possibilità in più”).

Ma anziché pensare al futuro del turismo – risponde Francesco Pastorella coordinatore dei Comitati – perché non pensare al futuro immediato, a chi si trova nei guai e non gli date una mano e non prendete le imprese, anch’esse nei guai, e non le aiutate invece di fare piste ciclabili”. “Questi sono soldi destinati ai terremotati, gente che ha perso casa e non ha più futuro, gli italiani li hanno donati per loro!” aggiunge Francesco Amici di Castel di Luco.

Pensare al futuro del turismo, quando qui c’è gente che rischia davvero di non avere più alcun futuro, quando ci sono territori e zone che rischiano di morire definitivamente, è assolutamente insensato. Oltretutto non è meno importante ciò che afferma Amici. Gli italiani, che, con tutti i difetti che hanno, ancora una volta hanno comunque dimostrato il loro gran cuore, quegli sms, quei fondi li hanno donati volentieri per aiutare i terremotati,

Lo hanno fatto con il cuore, colpiti in quei giorni dalle immagini e le tragedie di Amatrice, di Accumoli, di Arquata, di Pescara del Tronto, lo hanno fatto di fronte alle immagini di devastazione di quei luoghi , di fronte alla disperazione delle persone di quei luoghi (e di tutte le altre zone colpite) , rimasti senza nulla, senza casa, senza lavoro, senza speranza. Lo hanno fatto per loro e pensando a loro. Poi qualcuno dall’alto ha deciso che quei  soldi non servivano subito, non erano necessari per l’emergenza perché per quello i fondi c’erano già e che, quindi, era meglio utilizzarli per la ricostruzione.

Giusto o sbagliato che fosse poteva andar bene anche così. Però dovevano e devono essere utilizzati concretamente per i “terremotati” per chi, con le loro drammatiche sciagure, ha spinto gli italiani a donarli, non per altri fini, non certo per un’opera come la ciclovia che, come ha sottolineato invece Ceriscioli,  “è da sempre ritenuto un volano di sviluppo”. Provi il presidente della Regione a chiedere a chi ha donato se lo farebbe ancora sapendo che il frutto del suo atto d’amore, di solidarietà nei confronti di Arquata o Amatrice andrà a finanziare un’opera che da anni si voleva realizzare in ben altro luogo, sapendo che neppure un euro di tutti quei soldi raccolti andrà concretamente a vantaggio dei cittadini di Arquata.

Stupisce che non ci si renda conto di quanto grave e pericoloso sia questo modo di agire. Grave perché così si manca di rispetto innanzitutto a chi ha donato e, poi, a chi ha subito direttamente la disgrazia che ha spinto gli italiani a donare. Pericoloso perché la prossima volta che ci sarà una tragedia di simili proporzioni (facendo ovviamente tutti gli scongiuri del caso) iniziative di questo genere potrebbero subire un clamoroso contraccolpo, pensando che poi non si sa come verranno utilizzati concretamente i soldi donati.

Per tutte queste ragioni non possiamo che ribadire la nostra assoluta vicinanza a tutte le associazioni, a tutti i comitati che si sono e che si stanno mobilitando per evitare che la beffa si concretizzi. Rinnovando l’invito a sottoscrivere la petizione, la speranza è che la commissione nazionale sia in grado ed abbia il coraggio di sanare questa grave situazione.

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