Ascoli, una sconfitta immeritata che non incide
E’ arrivata la prima sconfitta della gestione Breda al termine di una partita dominata per 40 minuti contro il Bari in lotta per la promozione diretta e poi rovinata dalla follia di Falasco che ha lasciato in 10 i bianconeri. Restano le difficoltà negli ultimi 20 metri
Nel giorno della prima sconfitta da quando è sulla panchina dell’Ascoli, merita ogni genere di elogio mister Breda. Innanzitutto perché comunque 10 punti in 5 partite è una media da squadra in lotta per la promozione diretta. In secondo luogo perché ha ridato anima e consistenza ad una formazione che sembrava andare alla deriva, recuperando alcuni giocatori ai margini o fin qui deludenti (come Bellusci e Falzerano), di fatto con la stessa rosa che aveva a disposizione Bucchi, visto che i nuovi arrivi di gennaio per un motivo o per un altro praticamente è come se non li avesse avuti (e a voler essere pignoli ha avuto anche l’handicap di non poter disporre pienamente, fino ad ora, di capitan Dionisi).
Poi perché nel secondo tempo di Modena e nei primi 40 minuti della partita con il Bari si è visto un Ascoli per certi versi inedito per il modo con il quale ha fatto la partita, al punto che in quella fase della partita (ma anche nella prima parte di ripresa) sembravano i bianconeri e non i galletti la formazione in lotta per la promozione diretta in serie A. Infine per la sua straordinaria lucidità nell’analisi del post partita della gara contro il Bari. Nella quale ha innanzitutto evidenziato che è vero che gli episodi hanno deciso la sfida con i galletti ma, come nelle partite precedenti quando l’avevano decisa in favore dei bianconeri, gli episodi stessi non sono mai frutto del caso ma sono sempre determinati da meriti ed errori delle due squadre.
Soprattutto, però, breda ha rimarcato il fatto che, quando comandi la partita come ha fatto l’Ascoli fino all’espulsione di Falasco, bisogna produrre di più, non solo in termini di occasioni da gol ma anche come calci d’angolo, punizioni e palle messe in area. Ed in effetti questo è stato il principale limite dei bianconeri in quei 40 minuti nei quali il Bari non riusciva neppure ad uscire dalla propria metà campo, con l’Ascoli, però, che in concreto, al di là dell’episodio del rigore prima concesso poi revocato dopo intervento del Var, solo in un’occasione si è concretamente reso pericoloso, con la conclusione dal limite di Collocolo deviata in angolo da Caprile.
Un applauso in più l’allenatore bianconero lo merita per non aver parlato affatto dell’arbitro Abisso, finito invece nel mirino dei tifosi soprattutto per l’episodio proprio al termine del recupero, con il possibile rigore su Dionisi. Che dal vivo sembrava netto ed ineccepibile mentre dalle immagini rallentate si ha molto più la sensazione della simulazione dell’attaccante bianconero. Poco da dire, invece, sugli altri episodi che hanno poi determinato l’andamento della partita.
Più che con l’arbitro, quindi, sarebbe molto più corretto prendersela con Falasco. Perché, se è vero che un uomo solo difficilmente può determinare in positivo o in negativo il risultato, è innegabile che la sua sacrosanta espulsione ha completamente cambiato la partita. Senza voler gettare troppo la croce sul laterale sinistro bianconero, questa volta l’ha combinata grossa. Semplicemente incomprensibile il suo comportamento sin dall’inizio della partita, ha iniziato facendo subito innervosire la gara non restituendo agli ospiti un pallone che avevano buttato fuori per far soccorrere un loro giocatore a terra, nonostante Breda gli avesse espressamente indicato di farlo.
Poi, subito dopo, in un diverbio con Esposito lo ha colpito a gioco fermo, rischiando seriamente di vedersi sventolare da Abisso il rosso, invece del primo giallo. Infine ha completato l’opera, dopo aver dato il via ad un pericoloso contropiede degli ospiti intervenendo completamente fuori tempo, con un intervento folle ed inutile a centrocampo che probabilmente avrebbe meritato il rosso diretto più che il secondo giallo. Peccato perché da un paio di minuti aveva iniziato a scaldarsi Giordano e, come detto da Breda nel post partita, Falasco non sarebbe rientrato nella ripresa.
L’allenatore bianconero non ha fatto in tempo a cambiarlo e alla fine i minuti conclusivi del primo tempo hanno deciso la partita. Perché in pieno recupero Botteghin, fino ad allora e poi nel proseguo della gara come al solito perfetto, ha commesso un’ingenuità, concedendo al Bari il rigore trasformato da Cheddira. Un vero peccato perché l’Ascoli aveva impostato la partita nel modo migliore, soffocando gli avversari con il suo pressing alto e non consentendo al Bari mai di ripartire, con Collocolo e Caligara sempre pronti a pressare e ripartire.
In fase di costruzione del gioco il dinamismo di un sempre più coinvolto Falzerano, insieme alla grande mobilità di Gondo e Pedro Mendes, permetteva ai bianconeri di impostare interessanti trame offensive che, però, puntualmente si infrangevano sull’attenta difesa barese, anche per la mancanza nell’Ascoli di quella qualità in grado di fare la differenza con qualche giocata negli ultimi 20 metri. Così nella prima mezzora l’Ascoli ha fatto la partita e dominato il gioco ma senza mai impensierire Caprile, tanto che in quei primi 30 minuti l’unica vera emozione è stata il rigore prima concesso e poi revocato. Poco dopo è arrivata la prima vera opportunità dell’Ascoli che, per altro, è poi rimasta l’unica occasione in cui il portiere del Bari è dovuto concretamente intervenire per sventare in tuffo un violento diagonale dal limite di Collocolo.
Subito dopo un errore di Falasco sulla tre quarti offensiva, con i bianconeri in avanti dopo un calcio d’angolo, ha scatenato il micidiale contropiede di Cheddira che non si è concretizzato nel possibile vantaggio ospite solo per il grande recupero di Botteghin che è riuscito ad intercettare il passaggio che avrebbe liberato in area Esposito tutto solo davanti a Leali. Poi i minuti finali del primo tempo purtroppo decisivi in negativo per l’Ascoli, con l’espulsione di Falasco e il rigore realizzato da Cheddira.
Sotto di un gol e di un uomo i bianconeri hanno approcciato la ripresa come meglio non potevano, con coraggio e spingendo con decisione alla ricerca del pareggio. Per una ventina di minuti l’Ascoli ha chiuso il Bari nella propria metà campo ma la sua pressione non ha in concreto prodotto alcuna opportunità da gol, con Caprile del tutto inoperoso. Con il passare dei minuti la spinta dell’Ascoli è diminuita anche per effetto degli inevitabili cambi in avanti (Gondo e Mendes avevano speso tantissimo), con i subentrati Marsura e Forte che non sono riusciti a dare lo stesso contributo di chi è uscito. Pian piano il Bari ha iniziato a trovare più spazio e a trovare le opportunità per chiudere la gara, complice anche qualche errore dei bianconeri. Clamoroso quello di Donati che ha lanciato Cheddira che, fortunatamente, ha perso tempo sull’uscita di Leali e non è riuscito a concludere.
Nei minuti successivi è stato il nuovo entrato Scheidler a graziare per due volte l’Ascoli, prima concludendo da due passi addosso a Leali su perfetto servizio di Benali, poi mandando alto il pallonetto con il portiere ascolano in uscita. Nella parte finale di gara Breda ha giocato anche la carta Dionisi che prima si è guadagnato un’ottima punizione dal limite, calciata sulla barriera, poi all’ultimo assalto si è procurato quello che dal vivo sembrava un rigore netto ma che dalle immagini rallentate è sembrato più una mezza simulazione.
Così è arrivata la prima immeritata sconfitta della gestione Breda che ovviamente non scalfisce minimamente il giudizio positivo sul nuovo corso bianconero e, soprattutto, non produce effetti particolari in classifica, con la zona playout che resta a 7 punti mentre, per i più ottimisti, la zona playoff è comunque ad appena 3 punti. E all’ottavo posto in classifica, l’ultimo buono per accedere ai playoff, c’è proprio quel Cagliari che sarà il prossimo avversario dell’Ascoli nell’anticipo serale di venerdì. Una gara difficile per i bianconeri che, però, se riuscissero a tornare indenni dalla Sardegna poi avrebbero un doppio turno casalingo a disposizione (prima il Venezia poi, dopo la sosta, il Brescia) per poter sistemare nel modo migliore la classifica.