Cronaca di una disfatta annunciata (ed evitabile…)


Solo dopo la “figuraccia” di Cittadella la società si è finalmente decisa ad esonerare Bucchi che, visto l’andamento e le difficoltà dei bianconeri, doveva essere mandato via durante la sosta, quando ancora c’era tutto il tempo per raddrizzare la stagione

E’ servita la “figuraccia” di Cittadella per spingere i vertici bianconeri a fare quello che avrebbero dovuto fare un mese e mezzo fa, in occasione della sosta, quando ancora c’era tutto il tempo per raddrizzare la situazione e disputare una stagione in linea con l’obiettivo indicato dalla società (fare meglio della stagione scorsa) e più volte ribadito da Pulcinelli durante la sosta stessa. Un incomprensibile ritardo che è costato carissimo all’Ascoli che si spera non produca conseguenti più gravi. Perché è del tutto evidente, e sarebbe da incoscienti non rendersene conto, che ormai la stagione è compromessa, nel senso che quell’obiettivo è irraggiungibile, e bisogna solo preoccuparsi di evitare il peggio.

Quindi l’esonero di Bucchi non può e non deve far dimenticare che, se siamo arrivati a questo punto, la responsabilità principale è di gran lunga della società, molto più che dell’allenatore e del presunto scarso impegno da parte dei giocatori. Innanzitutto, ovviamente, per la scelta, sbagliatissima, di Bucchi per la panchina dell’Ascoli dopo l’addio di Sottil. Poi per l’esonero terribilmente tardivo, alla luce di una situazione che da tempo era chiaro che non era più sostenibile. Infine perché, ad eccezione di Pulcinelli, praticamente tutti si sono resi conto molto presto che questa squadra non era all’altezza delle ambizioni e dei programmi sbandierati dalla società. E il mercato di gennaio non ha certo cambiato le cose.

Per quanto riguarda Bucchi i dubbi sull’opportunità di quella scelta erano stati sollevati subito, prima ancora dell’inizio del campionato. Che in realtà si era aperto bene, almeno a livello di risultati (perché sul piano del gioco la squadra non ha mai convinto) per i bianconeri, con 8 punti nelle prime 4 partite. Poi nelle successive 4 partite l’Ascoli aveva ottenuto appena un punto (pareggio a Benevento), perdendo male a Perugia, contro una squadra in crisi, e per due volte al Del Duca, in maniera netta contro il Parma (1-3) e in modo sorprendente contro il Modena, nonostante il vantaggio iniziale. A quel punto sembrava davvero che l’avventura di Bucchi in bianconero fosse al termine e, invece, erano arrivati tre successi di fila a Bari e Venezia e con il Cagliari al Del Duca.

Era il 24 ottobre quando i bianconeri hanno colto l’inatteso successo contro i sardi e da allora tra le mura amiche non è più arrivato un successo, con 2 pareggi e 3 sconfitte nelle successive 5 sfide casalinghe. Dopo la vittoria a Venezia (11^ giornata), nelle 8 partite che hanno chiuso il girone di andata l’Ascoli ha ottenuto appena 7 punti, frutto di una vittoria (fortunatissima a Cosenza), 4 pareggi e 3 sconfitte, chiudendo male la prima parte del campionato, non solo a livello di punti conquistati ma anche per le prestazioni fornite.

Il tradizionale andamento del campionato di serie B e la solita classifica cortissima, però, avevano permesso ai bianconeri di arrivare al giro di boa in una posizione ancora accettabile, ad appena un punto dalla zona playoff e con la coda della classifica ancora ad una distanza di sicurezza. Con l’enorme vantaggio di aver ampiamente verificato in quel girone di andata sia i limiti di mister Bucchi, sia le evidenti carenze della rosa. C’era, quindi, tutto il tempo per intervenire e rimediare, innanzitutto esonerando subito il tecnico e poi, insieme al nuovo allenatore, programmando gli inserimenti mirati da effettuare per rinforzare la squadra e metterla nelle condizioni di lottare per raggiungere l’obiettivo fissato dalla società.

Per altro proprio durante la sosta Pulcinelli ha ribadito con forza che, secondo lui, la rosa dell’Ascoli di quest’anno, prima del mercato di gennaio, era già decisamente più attrezzata di quella della passata stagione. Abbiamo già sottolineato che a nostro avviso non è affatto così, ma se davvero il patron bianconero ne era convinto allora a maggior ragione avrebbe dovuto mandar via Bucchi, incapace di far rendere al meglio una squadra così competitiva. Non lo ha fatto e, come purtroppo era nell’aria, la situazione è precipitata.

Dalla ripresa dopo la sosta, l’Ascoli in 4 partite ha conquistato un solo punto, frutto del pareggio soffertissimo di Ferrara, con tre sconfitte nette e meritate. La classifica si è allungata e si sta spaccando, con le prime 11 (fino ai 31 punti di Modena e Pisa) che, salvo qualche tracollo improvviso, sembrano destinate a giocarsi i posti che contano, o male che vada a non rischiare nulla, e le ultime 9 (dai 27 punti del Cittadella ai 22 del Cosenza) che sembrano destinate a lottare per evitare retrocessione e playout. E in quel gruppo Ascoli e Brescia sono quelle con l’andamento più preoccupante, 1 punto nelle ultime 6 gare, con il Perugia che ha recuperato a bianconeri e rondinelle ben 12 punti, il Como 9, il Cittadella 7.

Ma se non aver esonerato Bucchi durante la sosta è un errore imperdonabile, è semplicemente incomprensibile non averlo fatto dopo la disastrosa prestazione casalinga con i Palermo (che non è finita in goleada solo per i soliti “miracoli”, rigore compreso, di Leali e per gli errori clamorosi sotto porta dei rosanero). Mancavano ancora 3 giorni alla chiusura del mercato, si poteva concordare qualcosa con il nuovo allenatore e, soprattutto, si poteva magari evitare la “follia”, doppia per una squadra che non ha qualità da centrocampo in avanti e che non ha un uomo in grado di saltare l’avversario, di cedere Bidaoui.

Ora tutto è terribilmente più complicato, innanzitutto perché per la prima volta in questa stagione l’Ascoli si trova invischiato nella zona a rischio. Ma anche perché il nuovo allenatore non avrà neppure il tempo per rendersi conto della rosa che ha a disposizione, perché c’è l’urgente necessità di fare subito punti, e soprattutto perché si ritroverà con una squadra che non è stata rinforzata in maniera adeguata a gennaio. Perché i limiti e le carenze emersi in maniera chiara nel girone di andata non sono stati in alcun modo sanati.

A partire dal centrocampo che continua ad avere grandi difficoltà, manca di qualità ed è di difficile assemblaggio. Le partite con Palermo e Cittadella hanno, infatti, evidenziato che Proia, al di là della sua insufficiente condizione fisica, non è certo il giocatore che serviva ai bianconeri e che, giocando a tre in mezzo al campo, non è possibile avere in campo contemporaneamente lui e Collocolo. In attacco, invece, la punta di area di rigore è arrivata (Forte), il problema che non c’è nessuno in grado di garantirgli rifornimenti adeguati o anche di fargli arrivare con frequenza palloni giocabili in area.

Servirebbero degli esterni offensivi in grado di farlo, che l’Ascoli non ha, o meglio ancora un trequartista. Che, però, questa squadra non è in grado di sopportare perché con la difesa a 4 diventa sin troppo facile perforarla. Per altro un trequartista degno di tal nome di fatto l’Ascoli non ce l’ha, visto che l’unico che avrebbe le caratteristiche adeguate è Ciciretti che, però, nelle ultime uscite ha confermato di assomigliare sempre più ad un ex giocatore.

In un simile contesto il nuovo allenatore non avrà molta scelta ed avrà la strada obbligata se vuole evitare il peggio. Dovrà innanzitutto fare leva sui pochi giocatori di personalità e carisma (Leali, Botteghin, Buchel e Dionisi), presentando una squadra che sia pronta a giocare partite “sporche”, preoccupandosi innanzitutto di non concedere nulla, di chiudere tutti gli spazi agli avversari, sperando poi in qualche guizzo di Dionisi o da calcio da fermo.

In altre parole qualcosa di simile all’Ascoli visto nelle tre partite vinte consecutivamente, quando con il passaggio alla difesa a tre, coperta da un centrocampo abbottonatissimo, i bianconeri non hanno consentito agli avversari di giocare, sfruttando cinicamente ogni occasione avuta. Con questi giocatori, con questa rosa ci sembra l’unica strada percorribile per non sprofondare. E bisognerà farlo da subito perché quella di sabato contro il Perugia è una partita assolutamente da non sbagliare, possibilmente da vincere ma quanto meno assolutamente da non perdere.

Rispetto all’andata, quando l’Ascoli sembrava poter spiccare il volo e gli umbri erano in crisi, la situazione è completamente capovolta. C’è da sperare che anche il risultato sia esattamente opposto…

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