Limiti della rosa e dell’allenatore, l’Ascoli precipita


L’ennesimo passo falso casalingo, dopo una prestazione sconfortante, fa scattare l’allarme, con i bianconeri che ora si trovano a soli 2 punti dai playout e sono attesi dallo scontro diretto a Cittadella. Non bastano gli innesti di Proia e Forte, in difficoltà Bucchi

E’ allarme rosso per l’Ascoli. Lo dice la classifica (zona playout a soli 2 punti), lo ribadisce l’andamento deficitario delle ultime 11 partite (appena 8 punti, una sola vittoria) e disastroso in questo inizio di girone di ritorno (1 punto in 3 partite), lo certifica l’ennesima sconfortante prestazione fornita dai bianconeri contro il Palermo. Poi se si perde una partita come quella di domenica pomeriggio al Del Duca allora bisogna iniziare a temere che la stagione stia volgendo al peggio. Perché quella contro il Palermo, per quanto si è visto in campo, è una partita che dopo un’ora poteva già essere archiviata in favore della formazione di Corini che poteva tranquillamente essere avanti di 3-4 gol.

Invece gli incredibili errori sotto porta dei rosanero (clamorosi quelli di Brunori e Di Mariano, ad inizio del primo e del secondo tempo) e le parate di Leali avevano lasciato in partita l’Ascoli. Che, poi, aveva addirittura trovato il pareggio in un “mischione” dopo calcio d’angolo, con il Palermo che poco dopo aveva sbagliato il rigore del possibile nuovo vantaggio. Solitamente una squadra che “spreca” così tanto finisce per perderla, se è fortunata riesce comunque a portare a casa un pareggio.

Invece alla fine i rosanero l’hanno vinta ugualmente (strameritandola), segnando il gol del 2-1 con un’azione personale di Brunori partita da fallo laterale che sarebbe imbarazzante da subire anche per una formazione dilettante. E allora, quando si perde una partita del genere, non è certo esagerato essere estremamente preoccupati. Anche perché rispetto ad altre partite negative da un punto di vista della grinta e della determinazione ai bianconeri non si può rimproverare nulla. Solo che la grinta è fondamentale ma da solo non può bastare e ancora una volta contro il Palermo sono emersi tutti i limiti e le gravi carenze di questa squadra (e nessuno si illuda che i due colpi di mercato siano sufficienti a sanarle) e, spiace dirlo, anche e soprattutto del suo allenatore.

Che nel post partita ha onestamente ammesso le sue responsabilità ma poi, incredibilmente, ha avuto il coraggio di sostenere che la partita è stata decisa dagli episodi. Confermando, così, di essere poco (o per niente) lucido non solo al momento di scegliere la formazione iniziale e nel decidere i cambi ma anche nel saper leggere e capire la partita. Solo per capire quanto lontano dalla realtà raccontata dal campo sia l’analisi di Bucchi, il Palermo, oltre ad aver realizzato 2 gol, ha sbagliato un rigore e costruite ulteriori 8 nitide palle gol, in gran parte sventate dal solito Leali (che ha anche neutralizzato il rigore sicuramente calciato male da Brunori), 2 incredibilmente fallite praticamente a porta vuota ancora da Brunori e da Di Mariano (senza considerare un paio di recuperi miracolosi di un indomito Botteghin).

Di contro l’Ascoli, oltre al gol in mischia, si è reso pericolo in un paio di circostanze, sempre da calcio da fermo. La differenza tra le squadre domenica al Del Duca è sembrata enorme, da una parte c’era una squadra organizzata, con trame di gioco veloci e di qualità, dall’altra per lunghi tratti si è vista un’armata Brancaleone che ha avuto l’unico merito di aver comunque lottato per tutta la partita. L’unica parzialissima giustificazione che si può concedere a Bucchi è l’enorme differenza qualitativa che c’è tra le due rose, con la formazione di Corini che a centrocampo e in avanti ha giocatori di grandi qualità (e aveva in panchina Tutino e Verre), mentre l’Ascoli a parte Dionisi, per altro in panchina per problemi fisici, l’unico giocatore che può dare un po’ di qualità ce l’aveva in tribuna, quel Bidaoui da tempo ai margini e dato in partenza (e se squadre di vertice lo richiedono forse qualcuno si dovrà pur interrogare se davvero non può essere ancora utile a questa squadra).

In teoria qualità tecniche non mancano neppure a Ciciretti che, però, è in condizioni fisiche imbarazzanti, al punto da sembrare un ex giocatore. E se già è difficile spiegarsi che Bucchi possa averlo schierato come titolare (durante la settimana l’allenatore non si è reso conto della sua condizione?), è incomprensibile ed ingiustificabile che non sia stato cambiato nell’intervallo e che sia stato sostituito solamente dopo l’ora di gioco. Discorso simile per Adjapong, purtroppo tornato quello scialbo ed irritante visto fino a Ferrara. Davvero Donati non è un’alternativa credibile ad un simile giocatore?

Al di là delle scelte e dei cambi, però, a colpire è stata la gestione tattica di una partita che pure non era certo difficile da leggere. Contro una squadra rapida e tecnica, micidiale negli spazi larghi, era fondamentale non concedere terreno e chiudere il più possibile gli spazi. Invece l’allenatore bianconero ha fatto esattamente l’opposto, facilitando così al massimo il Palermo, schierando un centrocampo a tre con Proia (in evidente ritardo di condizione) e Collocolo (dalla ripresa del campionato irriconoscibile) inspiegabilmente molto larghi ed il povero Buchel lasciato da solo in mezzo al campo a provare ad arginare le ripartenze del Palermo, facilitato ulteriormente dalla distanza incomprensibile tra i due reparti (difesa e centrocampo).

Così i rosanero per oltre un’ora hanno avuto gioco sin troppo facile, sia con scorribande centrali, sia con lanci a scavalcare il centrocampo e premiare i tagli negli spazi enormi di Di Mariano e Brunori, mal letti e male arginati da una difesa che, al di là della giornata pessima di Saric, ha confermato di avere grandi difficoltà quando deve difendere in spazi larghi. Per circa un’ora di gioco il Palermo, ogni volta che superava la metà campo, arrivava con estrema facilità in area o alla conclusione. Qualcosa è cambiato solo nell’ultimo quarto di gara, quando la partita si è sporcata e si è giocato più sull’agonismo. In ogni caso anche in quella fase di gara la formazione di Corini si è resa più volte pericolosa, con il rigore poi fallito, il gol decisivo e nel finale l’occasione per il 3-1 di Tutino.

Eppure la partita dell’Ascoli non era iniziata male, con i bianconeri molto aggressivi in avvio e primi a concludere con un minimo di pericolosità in porta con Gondo. E quella resterà l’unica conclusione in porta degna di tal nome su azione dell’Ascoli (le altre sono arrivate tutte in seguito a calcio da fermo). Poi, però, la prima volta che ha messo il naso fuori il Palermo è subito andato ad un passo dal vantaggio con Brunori che, a due passi dalla porta spalancata, ha mancato l’impatto decisivo su perfetto assist di Di Mariano. Il centravanti rosanero, però, si è subito rifatto poco dopo, trasformando nell’1-0 un perfetto lancio di 40 metri di Damani che ha colto impreparata e mal posizionata la difesa bianconera.

Nel quarto d’ora successivo l’Ascoli ha rischiato di essere travolto, con gli ospiti che hanno più volte sfiorata il raddoppio, con Leali bravo su Brunori e Valente ma superato da una conclusione di Di Mariano, fortunatamente di pochissimo fuori. Nel finale di tempo l’Ascoli, di pura determinazione, ha provato a fare qualcosa, rendendosi pericolosa in un paio di circostanze (con Gondo prima e Falasco), sempre da calcio d’angolo, anche se solo un miracoloso recupero del solito Botteghin per impedire all’ex Saric di concludere a colpo sicuro da due passi, dopo l’ennesima ripartenza del Palermo.

In avvio di ripresa Di Mariano ha avuto la palla per il raddoppio ma, da due passi indisturbato, ha incredibilmente messo fuori di testa. Poi, dopo un nuovo intervento di Leali su Valente, a sorpresa è arrivato il pareggio di Forte in mischia, sempre da un’azione di calcio d’angolo. In quel momento la partita è sembrata poter girare ed in effetti il Palermo ha perso fluidità di manovra, mentre i bianconeri più con i nervi, e senza riuscire mai ad imbastire azioni lineari, hanno provato ad insistere. Però alla prima ripartenza rapida degli ospiti la difesa bianconera si è fatta trovare ancora una volta impreparata, con Simic che ha completato l’opera commettendo fallo da rigore su Brunori che, però, ha calciato male il penalty, consentendo a Leali addirittura di bloccare. Ancora una volta, però, il centravanti ospite si è rifatto poco dopo siglando il gol del definitivo 2-1, dopo un’azione personale iniziata da fallo laterale.

Un gol che ha reso amarissimo il ritorno dei bianconeri in un Del Duca ormai non più amico e che rende molto preoccupante la situazione di classifica. Sarebbe necessaria una seria e immediata riflessione innanzitutto su Bucchi (a cui è stato rinnovato il contratto fino al 2025) ma anche su una rosa che, anche con l’arrivo di Proia e Forte, ha degli evidenti limiti e manca di qualità (e torniamo al discorso di Bidaoui). Intanto, però, sabato prossimo a Cittadella c’è una partita che non si può assolutamente sbagliare, nella quale l’imperativo è fare punti, a prescindere dalla prestazione, per evitare il sorpasso.

Senza troppi giri di parole, si tratta di uno scontro diretto per la salvezza. Impensabile, anche se le avvisaglie c’erano tutte, fino a qualche tempo fa…

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