Ascoli a nervi tesi, tutte le spine del presidente Bellini


Il problema stadio, i difficili rapporti con il Comune, l’inatteso deficit di bilancio, la rottura con Cacia, il ridimensionamento di Cardinaletti, la diffidenza dei tifosi. Dal febbraio 2014, quando prese l’Ascoli, è indubbiamente questo il momento più difficile della gestione Bellini

Forse dire che il giocattolo si è rotto o si sta rompendo è eccessivo. Ma  è innegabile che da quel febbraio 2014, quando Francesco Bellini prese l’Ascoli e fu accolto in piazza Arringo da migliaia di tifosi festanti, probabilmente questo è il momento più difficile.

Perché in questi 3 anni i risultati non sono stati quelli che i tifosi si aspettavano, perché di errori ne sono stati commessi tanti, anche e soprattutto da parte della società, perché al momento di problemi seri e concreti ce ne sono diversi e anche di non facile soluzione. Ma, sarebbe ingiusto negarlo, anche perché lo stesso Bellini sembra avere una particolare capacità di gettare benzina sul fuoco.  E se già nei giorni passati il clima che si respirava intorno all’Ascoli Picchio non era dei migliori, di certo il Cda di mercoledì e la conferenza stampa di presentazione dell’avvocato Valori che si è svolta giovedì 6 luglio non hanno contribuito a rasserenare gli animi, anzi.

Il patron bianconero è sembrato essere in conflitto con mezzo mondo, con il Comune, con gli stessi suoi collaboratori, con alcuni giocatori bianconeri. Su quest’ultimo punto è doveroso soffermarsi un attimo. Premesso che ovviamente la società ha tutto il diritto di fare le scelte che ritiene più opportune su chi deve restare e chi deve andarsene, le dichiarazioni fatte e i toni usati nei confronti di Cacia e Giorgi non sono per nulla piaciuti e, soprattutto, sono sembrati assolutamente irrispettosi nei confronti di due professionisti che, in maniera ovviamente diversa, hanno comunque onorato in pieno la maglia bianconera.

Che Cacia non avrebbe disputato il terzo campionato di fila con l’Ascoli era ampiamente previsto. Sarebbe stato bello se Bellini avesse pubblicamente ringraziato il bomber bianconero per quanto fatto in questi due anni (in particolare due anni fa senza i suoi gol nella seconda parte di stagione difficilmente l’Ascoli avrebbe evitato la retrocessione), evidenziando però che la società aveva altri programmi. Invece il modo in cui il patron bianconero l’ha liquidato (“Cacia deve mettersi in testa che per lui non c’è posto nell’Ascoli. Un po’ come Antonini”), facendo per giunta lasciar credere che chissà cos’altro ci sia sotto, è stato davvero poco elegante e inopportuno.

Non permetto a nessuno di mettere in dubbio la mia moralità o professionalità, se c’è altro me lo vengano a dire” ha risposto oggi, sulle pagine della “Gazzetta dello Sport” Daniele Cacia. Aggiungendo, tra l’altro, che “mi sono legato molto alla terra ascolana e fosse per me resterei ancora qui a fare il record con questa maglia”. Qualunque sia la scelta della società, qualunque attrito ci sia stato con la dirigenza, l’uomo e il professionista Cacia non meritava questo trattamento. Così come inopportune sono sembrate le considerazioni fatte su capitan Giorgi, quei riferimenti alla condizione fisica, al voler valutare per lui un altro tipo di ruolo.

Correttezza vorrebbe che prima di tutto Bellini ne parlasse con il diretto interessato, invece che con la stampa, in coerenza con quanto il patron bianconero ha affermato riguardo la notizia (venuta fuori dopo il Cda) sul deficit di 3 milioni di euro (io non so chi ha parlato della cifra dei 3 milioni di euro, ma se succederà di nuovo e saprò chi ha parlato costui non sarà più con noi”). Cadute di stile che si aggiungono a problemi concreti, alcuni frutto degli errori commessi  in questi anni, qualcun altro non dipendente dalla volontà e dalle azioni della società. Al di là di come sia venuto fuori, il dato sul deficit ha suscitato non poche perplessità.

Basta leggere la pioggia di commenti sui social per comprendere le perplessità dei tifosi che non capiscono come si sia potuto arrivare ad un simile deficit, visto che negli ultimi tempi particolari colpi di mercato non se ne ricordano. Dubbi che, in realtà, sembrano essere anche del patron bianconero, tanto da dichiarare che “domani dopo 30 anni della mia vita torno a vedere riga per riga dove ci sono stati questi buchi, farò il contabile”. Bellini poi ha attribuito la colpa di questa situazione alla gestione Lovato-Marroccu e ha confermato che la vendita di Favilli, per ripianare il deficit, è un’ipotesi che è stata valutata.

E qui inevitabilmente il discorso si allarga e necessariamente riguarda le scelte che sono state operate in questi 3 anni. Che hanno visto un vero e proprio valzer di dirigenti e di allenatori, tutti o quasi rapporti chiusi se non proprio bruscamente ma con qualche screzio. Via Lovato e Marroccu, ora Bellini ha deciso di ridimensionare il ruolo di Cardinaletti. Per quanto concerne gli allenatori, non considerando Giordano (per altro allontanato in maniera a dir poco discutibile) e Destro nell’anno in cui il patron bianconero è arrivato, in questi tre anni si sono succeduti in panchina Petrone, Mangia, Aglietti e ora l’accoppiata Maresca-Fiorin che, si spera, possa fare meglio di chi li ha preceduti. Certo in una società così giovane può capitare di dover cambiare e di rivedere certe scelte, è comprensibile che si possano commettere degli errori.

Ma dal suo arrivo Bellini ha sempre sottolineato l’importanza del saper programmare, cosa che ovviamente stride decisamente con il continuo cambio di dirigenti e della guida tecnica. D’altra parte gli stessi risultati non sono stati particolarmente brillanti, anche se in fondo dopo 3 anni l’Ascoli è li dove il presidente aveva promesso di portarla. Ma, senza continuare a guardare indietro, è il futuro che crea non poche preoccupazioni tra i tifosi bianconeri.

L’accoppiata scelta per la panchina è una scommessa, che ovviamente tutti ci auguriamo che risulti vincente, ma che proprio per questo non può fornire alcun tipo di garanzia. Parlare oggi della rosa che comporrà la squadra è ovviamente fuori luogo, visto che ancora c’è quasi tutto il mercato davanti. Di sicuro, però, c’è che fino ad ora la rosa non particolarmente eccelsa dello scorso anno ha perso gli elementi più rappresentativi e tecnicamente migliori (Orsolini, Cassata, Cacia Felicioli) e la permanenza di Lanni e Favilli, i giocatori di maggior valore rimasti, non è assolutamente scontata. Dopo tre anni non brillantissimi i tifosi si aspettano almeno un salto di qualità, d’altra parte previsto anche nel programma quinquennale inizialmente  previsto dalla società stessa.

Al momento ci vuole una profonda e incrollabile fede per pensare che ciò avvenga sul serio, anche se c’è ancora tutto il tempo per allestire una rosa competitiva. Senza considerare che poi, come al solito, sarà sempre il campo a parlare e non c’è mai nulla di scontato, in un senso o nell’altro. Quel che è certo è che i tifosi bianconeri mal sopporterebbero una stagione di grandi sofferenze simile alle due precedenti. In un simile contesto comunque complicato si inserisce poi il sempre più difficile rapporto con il Comune .

Al di là degli slanci e dei proclami iniziali, è del tutto evidente che tra i vertici bianconeri e l’amministrazione comunale non si è certo creato un feeling particolare. A complicare il tutto le vicende legate allo stadio, tra l’interminabile farsa della nuova tribuna est, i problemi con la tribuna ovest e la curva sud e una convenzione che poco piace all’Ascoli. “Il mio più grosso problema al momento è lo stadio” ha dichiarato ieri in conferenza stampa Bellini che, in realtà, già più volte in passato aveva fatto esternazioni in proposito.

Il patron bianconero ha svelato che finchè non sarà pronta la nuova tribuna est (stagione 2018-2019, almeno si spera) non inizieranno i lavori per la copertura della tribuna ovest. Quindi la prossima stagione lo stadio si presenterà nelle stesse imbarazzanti vesti della seconda parte della stagione scorsa. “E questo è un problema perché poi per gli abbonamenti non sappiamo come fare” ha sottolineato Bellini che ha poi svelato anche che la sua intenzione era quella di prendere in gestione lo stadio per molti anni.

Non siamo riusciti a prendere lo stadio per 50 anni, in modo da accollarci noi i lavori – ha affermato – non so perché non sia arrivato questo accordo ma adesso dovevamo pensare agli spogliatoi”. Davvero strano perché anche l’amministrazione comunale e, in particolare, il sindaco Castelli hanno sempre sostenuto che la soluzione migliore per il Del Duca era quella di un affidamento pluriennale, in modo da permettere all’Ascoli di programmare tutta una serie di interventi migliorativi.

Ma se le due parti, almeno a parole, erano d’accordo come è possibile che poi non si sia riusciti a sottoscrivere un simile accordo? Mistero, è chiaro che c’è qualcosa che non quadra, che c’è qualcosa di non detto. Quel che è certo, comunque, è che l’idillio tra Bellini e l’amministrazione comunale, se mai c’è stato, si è da tempo ampiamente spezzato.

Sono passati appena 3 anni da quel febbraio 2014 ma quei fotogrammi che ritraevano nuova società, amministrazione comunale e tifosi uniti e festanti ora appaiono così sbiaditi da far pensare che siano trascorsi secoli…

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