Le “deliranti” cartoline che promuovono il “Fertility Day” stravolgono il senso dell’iniziativa promossa dal ministero della salute e provocano polemiche e reazioni indignate sui social network
“Pare un manifesto del Ventennio”. “L’acqua è un bene comune, l’utero no”. “E’ un insulto a chi non ha figli”. “La tassa sugli scapoli quando?”. Sono solo alcuni dei tanti commenti sarcastici che stanno invadendo i social contro il “Fertility Day”. Istituito con un documento del ministero della salute dal titolo “piano nazionale per la fertilità”, nelle intenzioni del ministro Lorenzin il Fertility Day dovrebbe essere una giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della fertilità e sul rischio della denatalità, cioè della diminuzione delle nascite. Una giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità, con la parola d’ordine “scoprire il prestigio della maternità”. I dati confermano, infatti, che in Italia il tasso di fecondità è piuttosto basso, come del resto in altri paese occidentali.
Ma se nessuno mette in discussione questo dato, ben diversa è la situazione riguardo l’età in cui inizia a diminuire la fertilità delle donne. Per anni si è parlato di una sensibile riduzione a partire dai 28-30 anni, prendendo, però, a riferimento una ricerca effettuata in Francia tra la fine del 1600 e metà 1800. Secondo l’Istituto superiore di sanità un calo significativo ma graduale si verifica dai 32 anni in poi , mentre recenti esperimenti ipotizzerebbero addirittura in calo solo dopo i 35 anni. Partendo da questo presupposto il primo fertility day vuole richiamare l’attenzione sul tema della fertilità e della sua protezione e mira a sensibilizzare sul tema giovani, famiglie medici, farmacisti, ordini professionali, associazioni e società scientifiche.
Prima di addentrarci nella discussione nello specifico, non si può fare a meno di evidenziare una prima particolare anomalia. Il “Fertility Day” è stato istituito nel maggio 2015 (appunto con quel documento) e si dovrebbe tenere in 4 città italiane (Roma, Bologna, Catania, Padova) il prossimo 22 settembre. Per uno dei tanti misteri che popolano la rete, la polemica, forte, durissima, per certi tratti violenta, si è scatenata non si sa perché da ieri quando i social sono stati invasi da fiumi di commenti e, di conseguenza, anche gli organi di informazione sono stati costretti ad occuparsene.
L’altra singolarità di questa vicenda è che l’iniziativa viene criticata a destra e a sinistra, spesso con tesi esattamente contrapposte. Se, infatti, da un lato si accusa la Lorenzin di aver avviato una campagna che vagamente ricorda quella del Ventennio fascista (la famosa battaglia demografica lanciata nel 1927 basata sullo slogan “il numero è potenza”), dall’altro a destra si stronca l’iniziativa sostenendo che non ha certo la stessa forza di quella che all’epoca era considerata una battaglia di assoluta avanguardia, visto che si basava anche si premi alle coppie e sulla creazione di una filiera assistenziale e di aiuto alle mamme.
E se da sinistra si accusa il ministro di incoerenza perchè, mentre si promuove l’aumento della natalità, ci si oppone ai diritti delle coppie omosessuali di avere dei figli, da destra si sottolinea che questa campagna per spingere a fare figli sarebbe in contrasto con la politica del governo che, pochi mesi fa, ha dato via libera alle unioni civili.
Lasciando da parte le posizioni ideologiche, chi (la maggior parte) ha duramente criticato l’iniziativa da un lato ha sottolineato l’aspetto economico (il problema principale che ostacola la maternità è di tipo economico) dall’altro ha accusato la campagna di voler quasi colpevolizzare le donne che per volontà o per altri problemi non hanno fatto figli.
“In un paese con il tasso di disoccupazione come quello italiano, dove chi non ha la solidità economica di una famiglia che possa garantire studi e accesso alla professione lascia il paese, sembra una presa in giro” commenta con sarcasmo Saviano. In effetti è sin troppo evidente che, fermo restando la libertà individuale di scegliere se fare o meno figli, oggi i principali ostacoli alla maternità sono da ricercare in un’insufficiente politica di assistenza alle famiglie. Con la media di stipendi di 800-1000 euro al mese, con l’assenza di servizi garantiti e sufficienti, senza una minima prospettiva economica e di cura per i neo genitori come si fa a pianificare la propria vita più in là di 12-24 mesi?
Le nuove generazioni, in sostanza, non è che non facciano figli perché sono pigri o, peggio ancora, perché sono “egoisti”. Semplicemente è dura mettere al mondo un figlio che rischia di avere un futuro da precario sin dai primi mesi della sua vita. D’altra parte, soprattutto tra le donne, si sottolinea come la campagna del ministro fa fare alle donne stesse un salto indietro di 70 anni, le riporta agli anni ’50 quando si dava per scontato che qualunque donna avesse un obiettivo certo nella vita: fare figli. “Gli anni ’50 sono finiti da un pezzo – scrive un’esponente dell’associazione “Lettera 43” – e mi sarei augurata che oltre 60 anni più tardi i binomi donna uguale corpo per gravidanza, donna uguale maternità fossero stati superati”.
“La fertilità è una caratteristica fisica – rincara la dose Saviano – il ministero della salute dovrebbe fare ricerca e rendere accessibile la procreazione per quelle coppie affette da sterilità e non invitare genericamente a fare figli”. Certo con un simile contesto sembra davvero difficile non biasimare l’iniziativa, il ministro Lorenzin e la sua sgangherata campagna sembrano davvero indifendibili. Però approfondendo un po’ l’argomento e, soprattutto, leggendo i commenti tutti sfacciatamente favorevoli all’iniziativa di medici ed esperti del settore confesso che qualche dubbio mi è venuto.
“Sono meravigliata di certi commenti – afferma Eleonora Porcu direttrice del centro di Infertilità del Policlinico Sant’Orsola di Bologna e presidente del tavolo consultivo del ministero della salute – perché l’obiettivo del nostro lavoro di esperti a supporto del ministero e di questo ministro, che per primo si è interessato al tema della fertilità e a tutto questo universo poco noto, era quello di fare conoscere la struttura del corpo degli uomini e delle donne e il suo funzionamento dal punto di vista riproduttivo, dando strumenti semplici, accessibili, divulgativi a tutti per fare scelte consapevoli”.
“Gli andrologi italiani – si legge in una nota – plaudono all’iniziativa che mette in evidenza i fattori di rischio per la fertilità”, posizione pienamente condivisa anche dai ginecologi del Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia). “Il fertility day è un’occasione unica di prevenzione e sensibilizzazione sulla salute riproduttiva e generale di donne e uomini” aggiunge Andrea Lenzi, ordinario di Endocrinologia e direttore dell’Unità di Endoccrinologia e malattie del metabolismo dell’Università La Sapienza di Roma. Ma come è possibile che una simile campagna “sballata” possa avere il sostegno convinto di tanti esperti del settore?
Per cercare di capire ancora meglio la situazione ho visitato la pagina del sito del ministero della salute dedicata all’iniziativa (il sito dell’evento è da ieri pomeriggio offline) e ammetto di essere rimasto sbalordito. “L’istituzione del Fertility day – si legge sulla pagina del ministero – è prevista dal piano nazionale della fertilità per mettere a fuoco con grande enfasi: il pericolo della denatalità nel nostro paese, la bellezza della maternità e paternità, il rischio di malattie che impedisco di diventare genitori, l’aiuto della medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini”. La pagina ricorda poi che il sito dedicata alla giornata conterrà tutte le notizie sugli eventi e la mappa dei comuni che hanno aderito all’iniziativa.
“Dal sito sarà possibile condividere sui social i messaggi chiave per la prevenzione dell’infertilità attraverso le cartoline del fertilityday”. Per quanto riguarda la giornata in programma il 22 settembre si spiega che verranno organizzate nelle città coinvolte tavole rotonde con esperti in materia, operatori sanitari. associazioni scientifiche e di pazienti, istituzioni locali e media e villaggi della fertilità dove esperti offriranno ai cittadini consigli. Prevista anche un’area per ragazzi dove i più piccoli potranno conoscere la fisiologia del corpo umano sotto la guida di tutor specializzati e un’area per adolescenti e famiglie dove sarà allestita una mostra fotografica, predisposta dal ministero della salute ove vi sono rappresentate le varie fasi della fertilità.
Certo che vista in quest’ottica sembra tutto un altro genere di iniziativa, più da condividere che da criticare. Ma allora siamo di fronte alla solita isteria comune da social o cos’altro? Il nocciolo della questione è tutta racchiusa in quei messaggi, in quelle cartoline da condividere sui social che avrebbero dovuto promuovere l’iniziativa e che, invece, hanno finito per affossarla, trasmettendo un’immagine completamente deformata rispetto alle intenzioni.
Si perché il “genio” (o i “geni”) che ha ideato questa campagna promozionale ha “toppato” alla grande, trasformando quella che poteva essere un’iniziativa di prevenzione e informazione in una campagna dai toni inaccettabili. A dir poco inquietante, ad esempio, la prima cartolina con una donna che ha in mano la clessidra e lo slogan “La bellezza non ha età, la fertilità si” quasi a voler dire che non è importante avere un lavoro, un partner sicuro o chissà altro, bisogna comunque affrettarsi a fare i figli prima di essere “fuori tempo massimo”. Sconcertante la seconda cartolina, con l’immagine dell’acqua e lo slogan “La fertilità è un bene comune” che non merita neppure di essere commentata. La terza cartolina mostra due persone sotto le coperte (si vedono solo i piedi) con lo slogan “Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi” che sembra quasi una presa in giro nei confronti di tutte quelle giovani coppie che, magari, vorrebbero sposarsi e anche avere figli ma non possono permetterselo per una situazione di precarietà. “Dulcis in fundo” la quarta cartolina con due scarpine infiocchettate con un nastro tricolore e lo slogan “La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile” con evidenziato in rosso, a sancire quale sia la priorità, il termine “procreazione”.
Delirante, altro che iniziativa per promuovere la prevenzione delle malattie che impediscono di diventare genitori o l’aiuto della medicina per donne e uomini che non riescono ad avere bambini, quei messaggi con quel tono sembrano più un atto di accusa nei confronti di quelle donne che vogliono scegliere i tempi della procreazione o verso quelle coppie che, per “meri” motivi materiali, decidono di rimandare il fatidico passo. Un vero disastro che ha di fatto azzerato quanto di positivo e costruttivo poteva esserci in quell’iniziativa, meritandosi tutte le critiche e le proteste esplose nelle ultime ore in rete.