Legambiente torna alla carica, no fondi pubblici per la bonifica dell’area ex Sgl Carbon


Il circolo Legambiente di Ascoli esprime soddisfazione per la conferma all’ambiente di Sergio Costa e chiede al ministro un urgente incontro per discutere del problema della mancata bonifica del sito inquinato dell’area ex Sgl Carbon

Chi inquina paga, non è giusto e non si dovrebbero utilizzare fondi pubblici per bonificare un terreno privato. Un concetto elementare, che in un paese civile non ci sarebbe neppure bisogno di ricordare. E invece in quel meraviglioso posto che è il Comune di Ascoli è più che opportuno sottolinearlo. Lo ha fatto, ancora una volta, il circolo Legambiente di Ascoli in un comunicato stampa nel quale esprime la propria soddisfazione per la conferma come ministro all’ambiente di Sergio Costa, al quale ha poi chiesto un urgente incontro per discutere del problema della mancata bonifica del sito inquinato dell’ex Sgl Carbon.

Legambiente sottolinea innanzitutto come con la nomina a commissario straordinario per la bonifica del generale dei carabinieri Giuseppe Vadalà si sia finalmente aperta una nuova prospettiva per l’area.

Quando abbiamo proposto nel dicembre scorso di nominare commissario straordinario per la bonifica dell’area Carbon il generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà – si legge nella nota – avevamo aggiunto che si trattava di un’offerta che il Comune di Ascoli non poteva rifiutare, data la stima di cui il generale Vadalà gode nella sua qualità di responsabile nazionale per la bonifica dei siti inquinati. Adesso che Vadalà è stato effettivamente nominato, dal premier Giuseppe Conte, commissario straordinario per la bonifica Carbon, si apre finalmente una nuova prospettiva, la possibilità di avviare finalmente la bonifica del sito mettendo con le spalle al muro l’amministrazione comunale e la Restart. La figura del Generale Vadalà potrà garantire infatti che tutte le procedure previste per la bonifica del terreno inquinato da idrocarburi policiclici aromatici e altro verranno svolte correttamente”.

Secondo la sezione locale di Legambiente, però, resta sullo sfondo il problema dell’utilizzo di fondi pubblici che non dovrebbe essere concesso in questo caso, anche alla luce di numerose sentenze che hanno espressamente sottolineato le responsabilità patrimoniali del proprietario di un sito inquinato.

L’unica nota stonata di tutta questa operazione – sottolinea Legambiente – è che ancora una volta si propone di bonificare un terreno privato con dei fondi pubblici. L’interesse pubblico di tutta questa operazione sarebbe la riduzione della volumetria prevista, di 350.000 metri cubi, pari a circa 1.200 appartamenti. Ma questo è un falso problema, dato che il crollo del mercato immobiliare rende sempre più improbabile che, una volta realizzati tutti questi appartamenti (circa 1.200), li si possa vendere in tempi brevi a dei presunti nuovi abitanti di Ascoli di cui – a causa del terremoto e di altri fattori – non vi è alcuna traccia. Inoltre, in merito alla corretta interpretazione dei principi “chi inquina paga” e del “principio di precauzione”, ricordiamo che ci sono fior di sentenze che fanno esplicito riferimento alla responsabilità patrimoniale del proprietario di un sito contaminato, anche se non direttamente responsabile dell’inquinamento.

Nel caso in cui venga riconosciuta la Restart come responsabile degli obblighi patrimoniali connessi alla bonifica e alla messa in sicurezza permanente – anche se la Restart non è colpevole della contaminazione ambientale – la sostenibilità finanziaria del Pru Carbon ed il relativo conto economico dovranno essere valutati ex novo su presupposti diversi, dato che in quel caso i costi della bonifica sarebbero un presupposto dovuto per legge e non potrebbero dunque essere computati ai fini della quantificazione dell’apporto del privato all’interesse pubblico”.

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