Una vita in vacanza


In un Parlamento che lavora poco (alla Camera la metà delle sedute rispetto al passato) ci sono tanti parlamentari con un elevato tasso di assenze e il 15% di loro non raggiunge neppure il 50% di presenze. Ed ora i deputati potranno usufruire anche di 38 giorni di ferie

Il sospetto che il gruppo musicale “Lo Stato Sociale” si fosse ispirato ai nostri parlamentari per comporre il brano che li ha lanciati nel Sanremo 2018, “Una vita in vacanza”, lo avevamo da sempre avuto. Ora, però, è arrivata la clamorosa conferma. In un Parlamento che già lavora pochissimo, di gran lunga meno di tutti quelli che l’hanno preceduto, e che ha un numero incredibile di parlamentari con un elevato tasso di assenze, c’è uno dei suoi due rami che, incredibilmente, ha sentito la necessità di chiudere per ben 38 giorni, regalando ferie record ai già poco impegnati suoi parlamentari.

Può sembrare difficile da credere, soprattutto a chi ricorda vecchie e condivisibili battaglie portate avanti con decisione da chi ora è maggioranza, ma la Camera dei deputati ha chiuso i battenti dopo la seduta del 1 agosto scorso e la prossima convocazione è fissata per lunedì 9 settembre alle ore 14. Se, poi, si considera che la prima votazione è fissata per il giorno successivo (martedì 10 settembre), è più che probabile che per la maggior parte dei deputati le ferie si prolungheranno di un giorno. Un po’ peggio è, invece, andata ai senatori, visto che il Senato lunedì 5 agosto ha affrontato la votazione del decreto sicurezza bis e, di conseguenza, per loro le ferie saranno di qualche giorno in meno.

Per altro già nel corso di questo 2019 i nostri parlamentari avevano goduto di una lunga pausa a Pasqua, quando la Camera aveva chiuso il 19 aprile, per tornare a riunirsi il 6 maggio. In quel caso, invece, i senatori erano stati molto più fortunati visto che il Senato aveva riaperto i battenti addirittura la settimana successiva, il 13 maggio.

E’ uno scandalo, altro che ferie, il Parlamento dovrebbe essere aperto anche a ferragosto” tuonava solo qualche anno fa, ovviamente quando era all’opposizione, il vicepremier Di Maio. “A loro non interessa delle necessità del paese, mentre l’Italia va a rotoli la casta si gode un’interminabile e spensierata vacanza” denunciava nell’estate 2017, quando si raggiunsero i 40 giorni di ferie, l’altro vicepremier Salvini.

Quello, per intenderci, che nei giorni scorsi si preoccupava disperatamente delle sorti del paese stando “pancia all’aria” sulla spiaggia di Milano Marittima, così impegnato tra selfie, mojito, dj e cubiste da non trovare neppure il tempo per presenziare alla cerimonia commemorativa della strage di Bologna del 2 agosto. Le imbarazzanti foto di Salvini (ricordiamo, il vicepremier e ministro dell’interno) in costume, bicchiere in mano insieme a dj e cubiste, sono il perfetto emblema del senso del lavoro (oltre che del senso del rispetto delle istituzioni) tipico dell’attuale classe governante che, appunto, porta poi inevitabilmente a questi inaccettabili lunghissimi periodi di vacanza per i nostri ricchissimi parlamentari.

Se non ci fosse il citato precedente del 2017, i 38 giorni di ferie di questa estate rappresenterebbero un vero e proprio record. Per altro nella precedente legislatura, a parte il 2017, negli altri anni le ferie estive non avevano mai raggiunto i 30 giorni (tantissimi comunque). Lo scorso anno, poi, anche in considerazione del fatto che il nuovo governo, dopo una lunga gestazione, si era insediato solamente ad inizio giugno e che, di conseguenza, il Parlamento aveva fino a quel momento lavorato poco o nulla, Openpolis aveva lanciato l’appello “Teniamo aperto il Parlamento ad agosto”.

Agosto è alle porte – si legge nell’appello – e i capigruppo, assieme ai presidenti di aula, dovranno decidere il calendario dei lavori per le prossime settimane. Visto il prolungato stallo, sarebbe auspicabile che si decidesse per un agosto in controtendenza, con una pausa estiva breve. Abbiamo dovuto aspettare oltre 3 mesi per la formazione del governo e altri 20 per la costituzione delle commissioni, pensare che il Parlamento possa chiudere per altre settimane non sembra ideale. Chiediamo una pausa estiva breve per rimediare agli oltre 3 mesi di attesa per la formazione delle commissioni

Quasi superfluo sottolineare come quell’appello finì nel vuoto, con Camera e Senato chiuse per 34 giorni. Ancora peggio è andata questa estate, con la Camera chiusa per 38 giorni. Un lunghissimo stop che non sarebbe in alcun caso giustificato ma che lo è ancora meno se si pensa che quello nato dalle elezioni del marzo 2018 e il Parlamento più “scansafatiche” degli ultimi decenni. Lo dimostrano, inequivocabilmente, i dati. Che ci dicono, ad esempio, che da quando è stato eletto il nuovo Parlamento in 16 mesi ha approvato definitivamente (quindi in entrambe le Camere) appena 61 provvedimenti (più della metà, per giunta, sono ratifiche di trattati), in pratica con una media di meno di 50 provvedimenti all’anno.

Nella passatura legislatura la media era di 75 provvedimenti all’anno e, comunque, negli ultimi decenni non si è mai scesi sotto i 60 provvedimenti all’anno. Ancora, nel suo primo anno la Camera si è riunita 106 volte per un totale di 536 ore (per attività legislativa meno del 50% delle ore). Nella passata legislatura la media è stata di 210 riunioni e 1060 ore (di cui 682 per attività legislativa) all’anno. Che il Parlamento, a differenza di quanto dichiarato, stia sempre più perdendo la sua centralità è un dato di fatto incontrovertibile, dimostrato per altro da un paio di particolari non certo irrilevanti.

Il primo, un’onta impossibile da cancellare per chi nella passata legislatura ha fatto continue (e condivisibili) battaglie proprio sull’argomento, è il continuo ricorso alla fiducia, a dimostrazione del ruolo di “parlamentari paletta” che l’esecutivo ha ritagliato per i parlamentari della propria maggioranza. Un dato su tutti, il 50% dei decreti deliberati dal governo è stato approvato attraverso il ricorso alla fiducia. L’altro particolare, non meno imbarazzante per chi ha sempre rivendicato la centralità del Parlamento, è il fatto che addirittura l’88,1% dei progetti di legge di iniziativa parlamentare non è stato neppure discusso (il 55,3% assegnato ma non discusso, il 32,8% neppure assegnato.

Vogliamo rafforzare la fiducia nella nostra democrazia e nelle istituzioni dello Stato. Intendiamo incrementare il processo decisionale in Parlamento” c’è scritto nel contratto di governo. Fuffa, o se preferite “aria fritta”, come dimostrano inequivocabilmente i fatti. Che, oltretutto, ci dicono anche che, nonostante il pochissimo lavoro, molti parlamentari si assentano (ingiustificati, cioè senza essere in missione) con imbarazzante frequenza. Alla Camera, ad esempio, su 630 c’è un solo deputato (Marco Bella del M5S) che ha il 100% di presenze mentre ben 94 deputati (il 15%) sono addirittura sotto la soglia del 50% di presenze.

Nel complesso la media di presenze sfiora ma non arriva al 70%. Migliore la situazione al Senato con una quindicina di senatori con il 100% di presenze, 32 (il 10%) sotto il 50% di presenze e una media che arriva quasi all’80%. In un contesto non proprio edificante sono, invece, in controtendenza i dati relativi ai parlamentari marchigiani che risultano tra i più presenti (poi quanto concretamente attivi è un altro discorso…). Dei 16 deputati eletti nelle Marche alla Camera quello con il minor numero di presenze è Andrea Cecconi (66,33%), mentre in testa alla classifica dei più presenti c’è la deputata ascolana Rachele Silvestri (97,44%), seguita da Paolo Giuliodori (97,30%) e Simone Baldelli (96,72%).

Complessivamente i deputati eletti nella nostra regione hanno una media di presenza dell’86,7%. Bene anche i senatori, addirittura con una media che sfiora il 95% di presenze, e una senatrice, Rossella Accoto del M5S, che vanta il 100% di presenze. Dati in controtendenza per una legislatura che era stata annunciata con ben altri propositi e che, almeno per quanto riguarda l’attività dei due rami del Parlamento, sta procedendo addirittura peggio di quelle tanto giustamente bistrattate del passato.

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