Giù le mani dai bambini…


La foto di Salvini con la classe che ha partecipato alla prima puntata di “Alla Lavagna” scatena uno squallido ed indecente spettacolo, tra chi cerca di strumentalizzare l’immagine del bambino con la maglietta rossa e chi addirittura non si è fatto scrupoli di sbeffeggiarlo

In un paese nel quale lo scontro e la propaganda politica hanno ormai rotto tutti gli argini, al punto che non ci sono più limiti e non ci sono più remore ad utilizzare qualsiasi mezzo, non può certo stupire più di tanto che si arrivi al punto anche di utilizzare a tal scopo i bambini. Purtroppo non è neppure una novità di questi giorni, l’utilizzo dei bambini, della loro innocenza, di quel naturale sentimento che suscitano, per biechi scopi di propaganda politica è stato sdoganato ormai da tempo. Con annessa la solita ipocrisia tipicamente italiana che si manifesta con lo sdegno furioso nei confronti di chi li utilizza da parte della parte avversa.

Che, però, poi non si fa alcuno scrupolo di comportarsi nello stesso identico modo (con, puntuali, le proteste immediate dell’altra sponda). Emblematico, a tal proposito, la feroce (e giusta) polemica di alcune associazioni nei confronti degli organizzatori del “Family Day” che, per perorare la propria causa, avevano avuto l’indecenza di far sfilare sul palco dei bambini. Peccato, però, che poi quelle stesse associazioni proprio nei giorni scorsi se possibile abbiano fatto peggio, facendo prendere la parola ad una bambina di 10 anni nella manifestazione con il contestatissimo (e impresentabile) disegno di legge Pillon sui genitori separati.

Per non parlare, poi, del “putiferio” scatenato dalla Lega per il famoso pensiero contro Salvini scritto in un compito da un ragazzo delle medie, con addirittura la richiesta di immediato licenziamento dell’insegnante, mentre ovviamente non solo non è stata spesa una sola parola, ma addirittura è stata trattata con grande enfasi, la vicenda del bambino di 9 anni che avrebbe scritto un tema pro Salvini.

Proprio in questi giorni, però, si è davvero toccato il fondo, con la vicenda della foto di Matteo Salvini con i bambini della classe che ha partecipato alla prima puntata di “Alla Lavagna”, con il bambino con la maglietta rossa che è l’unico che non sorride e che, anzi, ha l’espressione piuttosto imbronciata. Ormai non ci stupisce più nulla, ma che squallore, da qualsiasi punto di vista.

Al di là del modo discutibile in cui è impostato il programma, è semplicemente indecente il modo in cui quel bambino (che avrà i suoi buoni motivi per essere imbronciato, non necessariamente a causa del vicepremier) in pochissimo tempo sia stato da un lato strumentalizzato e, addirittura, dall’altro sbeffeggiato. Non abbiamo mai nascosto il fatto che sicuramente Matteo Salvini non è propriamente il nostro politico ideale, non ci siamo mai fatti troppi scrupoli nel denunciare la sua incessante volontà di sfruttare ogni situazione, ogni occasione per fare propaganda.

Però bisogna essere davvero “alla frutta” e, per altro, si dimostra di non essere poi così tanto differenti se ci si deve ridurre a provare a sfruttare un innocente bambino per farne una sorta di “simbolo della resistenza”. E’ difficile persino credere che siamo a questo punto, che si sta sprofondando così in basso. E’ sconfortante che ci sia la necessità di ribadire che i bambini devono essere lasciati in pace, che non posso essere utilizzati per dare forza o dare maggiore vigore alle proprie convinzioni e posizioni politiche.

I bambini devono essere lasciati stare, devono essere tenuti fuori dalla corrida politica attuale. E’ semplicemente rivoltante che ci sia chi provi a tirarli dentro come simbolo di questa o quella posizione politica. Come se non bastasse, a conferma che al peggio non c’è mai fine, c’è chi se ne è ampiamente passato, andando oltre ogni limite dell’indecenza, al punto da non farsi alcuno scrupolo di prendersi gioco, di irridere e sbeffeggiare quel bambino.

Parliamo, in particolare, del consigliere per la comunicazione di Salvini, tale Luca Morisi, che prima l’ha ironicamente definito il “nipote di Martina”, poi addirittura ha postato una dietro l’altra le foto dell’esponente del Pd e del bambino, a voler sottolineare la somiglianza. Non serve neppure aggiungere altro, se non che questo gentiluomo lo paghiamo di tasca nostra (65 mila euro all’anno) perché fa parte del mega staff istituzionale di Salvini.

In un paese in cui esistesse ancora un briciolo di sensibilità istituzionale ed un briciolo di dignità, Morisi pochi minuti dopo la sua indecente “performance” si sarebbe dovuto dimettere (o sarebbe stato comunque messo da parte). Ma se non si è dimesso neppure Rocco Casalino, dopo le sue innumerevoli esibizioni, figuriamoci se ci si poteva aspettare altro. C’è davvero il rischio di lasciarsi sopraffare dallo sconforto, anche perché tutta la vicenda ha contorni davvero paradossali. Il programma è di per se a dir poco discutibile perché davvero non si sentiva il bisogno di dare un’ulteriore platea ai nostri politici.

Perché Salvini è, purtroppo, solamente il primo dei tanti che sfileranno di fronte a quella classe per sottoporsi alle domande di quei bambini.  Nelle prossime settimane sarà la volta di Antonio Tajani, Debora Serracchiani, Antonio Di Pietro, Daniela Santanchè, Maurizio Gasparri, Walter Veltroni, Massimo D’Alema, oltre a Rita Dalla Chiesa e Milena Gabanelli. Da notare che, sarà un caso o no, non c’è alcun esponente del Movimento 5 Stelle (e sarebbe bello pensare che sia stata una scelta, in quel caso assolutamente condivisibile, consapevole e voluta dei “grillini”).

La prova per tutti sarà quella di sottoporsi alle impertinenti domande di una classe di 18 aggueritissimi bambini” si legge nella nota di presentazione del programma di Rai Tre. Che, ovviamente, ci tiene a far passare il concetto che le domande che i bambini rivolgeranno ai politici sono assolutamente spontanea, non suggerite. In un paese dove la fede politica, di qualsiasi parte, sta provocando un’impressionante crescita di “boccaloni” figuriamoci se non si possa far finta di credere che in effetti quei bambini, che prima dell’arrivo del vicepremier in gran parte confessavano di non sapere chi fosse, hanno volontariamente parlato con Salvini di “sovranismo”, “accoglienza”, “razzismo” e di tutti quei temi così cari al leader della Lega.

Così come non ci sono dubbi che quella foto incriminata sia del tutto naturale e spontanea, con la ragazzina di colore che, guarda il caso, è proprio a fianco di Salvini e quella scritta dietro alla lavagna, “sovranismo”, che solitamente si trova in quasi tutte le scuole medie (e magari anche elementari) del paese. Che squallore…

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