Da Lodi a Firenze, cronache di ordinarie discriminazioni


Mentre non si placa lo scalpore per la vicenda di Lodi, dove 200 bambini stranieri sono stati esclusi dalla mensa scolastica, spuntano due imbarazzanti circolari del Prefetto di Firenze che impongono il “coprifuoco” e chiedono il controllo di pacchi e corrispondenza

A Lodi 200 bambini stranieri sono stati esclusi dalla mensa scolastica, mentre per altri bambini (sempre stranieri) l’asilo nido è diventato off limits. Nel Veneto ad alunni stranieri è negato il rimborso per i libri scolastici. A Firenze è arrivato il coprifuoco per i migranti, con il prefetto che addirittura ha chiesto che venga anche controllata la loro corrispondenza. Presto, se il decreto sicurezza predisposto da Salvini diventerà legge senza essere modificato, a differenza di tutte le altre attività gestite da italiani, i negozi etnici saranno obbligati a chiudere alle 21.

Però per carità, non azzardatevi a parlare di vento razzista che spira nel nostro paese, di pericolose discriminazioni razziale. Molto più semplicemente, come direbbe il ministro degli interni “la pacchia è finita”, niente più sussidi economici per le famiglie di migranti che potrebbero vivere nel lusso nelle proprie nazioni d’origine ma, chissà perché, preferiscono venire a vivere in condizioni più umili nel nostro paese, “rubando” agli italiani i posti di lavoro più ambiti.

E, soprattutto, finalmente misure restrittive per questi migranti la cui maggior parte viene in Italia nella migliore delle ipotesi per bere, ubriacarsi, spacciare e molestare le nostre donne, nella peggiore per delinquere e magari anche con mire terroristiche. Ironia, amarissima, a parte, a chiunque non ha ancora perso completamente il lume della ragione non può cert6o sfuggire la pericolosa deriva che sta investendo il nostro paese. Qualche mese fa avevamo evidenziato preoccupati la brutta atmosfera che si respirava, raccontando del moltiplicarsi di episodi a sfondo razziale nel nostro paese.

Ora, però, la situazione è decisamente peggiorata. Perché, mentre quel genere di episodi si ripetono con maggiore frequenza ma minore clamore (come se già fossimo assuefatti a questa pericolosa deriva), la novità è che preoccupanti e inaccettabili forme di discriminazione vengono messe in atto addirittura da istituzioni dello Stato, con provvedimenti inaccettabili e indegni per un paese civile. Naturalmente al centro della cronaca di questi giorni c’è la vicenda di Lodi, dove una “zelante” sindaca leghista, Sara Casanova, ha di fatto escluso dalla fruizione della mensa scolastica circa 200 alunni stranieri.

E’ bastata una semplice delibera per farlo, modificando le regole per beneficiare delle tariffe agevolate per mensa e trasporto scolastico e asili nido, costringendo i genitori nati fuori dalla Ue a presentare un’ulteriore documentazione (oltre all’Isee) che attestava la loro nullatenenza nel paese di origine. Impresa in molti casi praticamente impossibile (in diversi paesi africani questo genere di documentazione di fatto non è possibile da ottenere), nella migliore delle ipotesi costosissima (dai 1.000 ai 1.500 euro per ottenerla).

Come se non bastasse, diverse famiglie che hanno fatto i “salti mortali” per ottenere quella documentazione se la sono vista respingere dal Comune, con le motivazioni più svariate (emblematiche, in tal senso, le testimonianze di Mariela e Candide che hanno dovuto rinunciare al posto all’asilo nido per i rispettivi bimbi). Il clamore che ha suscitato la vicenda fortunatamente ha fatto emergere quella consistente parte del paese che si rifiuta di accettare queste forme di indegna discriminazione (con il boom della raccolta fondi per aiutare quelle famiglie ma anche il coraggio di un preside di una scuola Lodi che si è rifiutato di attuare quella forma di discriminazione) ma, purtroppo, anche altre vicende simili, per esempio in Veneto per quanto riguarda i contributi per i libri di testo.

Ma, mentre su queste vicende si discute da giorni, sono invece passati sotto silenzio due provvedimenti per certi versi ancora più sconcertanti della Prefettura di Firenze. Che ha emesso due circolari, rivolte ai centri di accoglienza dei migranti, con le quali si obbliga i richiedenti asilo a rientrare nei centri entro le ore 20 (e non uscire fino alle 8 del giorno successivo) e, poi, si chiede ai responsabili dei centri stessi di controllare i pacchi e la corrispondenza loro destinati per verificare che non contengano oggetti troppo costosi.

Al di là del fatto che ci sono forti e fondati dubbi sulla liceità sul piano costituzionale di simili provvedimenti (sono in ballo libertà personali fondamentali, costituzionalmente garantite, come quella di circolazione e della segretezza della corrispondenza che possono essere limitate solo attraverso provvedimenti motivati della magistratura), siamo di fronte ad una clamorosa ed evidente discriminazione che, per altro, non ha alcuna motivazione e alcun concreto fondamento. In particolare il “coprifuoco” dalle 20 alle 8 del mattino successivo è un’autentica follia che non trova alcun tipo di giustificazione.

Men che meno legata a presunti problemi di sicurezza perché, anche considerando i migranti una “massa” di spacciatori e ubriaconi, intenti solo a delinquere e a dar fastidio alle nostre donne (che tristezza…), è del tutto evidente che un simile provvedimento non risolverebbe comunque nulla. Quello che sconcerta ulteriormente è che nella citata circolare il prefetto neppure si preoccupa di spiegare le motivazioni di una simile aberrazione.

Come preannunciato nella riunione del 5 settembre scorso, è prevista una nuova fascia oraria per l’uscita diurna dai centri di accoglienza straordinari: a decorrere dal 1 novembre 2018 gli ospiti dovranno rientrare nelle strutture entro le 20 e permanervi fino alle ore 8 successive” si legge nella circolare.

Con quel termine “ospiti” che suona come una beffa, un’ulteriore presa in giro visto il contenuto del provvedimento. Se possibile ancora più inaccettabile l’altra misura che dispone l’apertura della corrispondenza alla presenza degli operatori dei centri, motivata in maniera a dir poco sconcertante.

Sono comparsi di recenti articoli di stampa, locale e nazionale, che denunciano il ripetersi di consegne da parte dei corrieri di pacchi acquistati on line dai richiedenti asilo che appaiono incompatibili dalla presunta situazione di indigenza” si legge nella circolare. Per il prefetto, quindi, sono sufficienti gli articoli di alcuni giornali (i soliti giornali che in questi mesi hanno raccontato ogni genere di “balla” sui migranti…) per giustificare quella che appare una vera e propria violazione di un diritto costituzionalmente tutelato.

E’ davvero incredibile, nell’Italia del ventunesimo secolo sembrano essere tornate di moda le cosiddette “leggi suntuarie”, quelle che in epoca romana regolavano i consumi e i costumi e impedivano che venissero abbattute le barriere tra diversi gruppi e ceti sociali. Senza dimenticare il fatto che simili provvedimenti aumentano le responsabilità degli operatori sociali che operano in questi centri, caricati di compiti ispettivi e repressivi che non possono certo essere di loro competenza.

Sarebbe quanto mai opportuno un immediato intervento del ministro degli interni. Già, ma il problema che il titolare del Viminale è quel Matteo Salvini che, in un certo senso, ha a sua volta incoraggiato questo genere di discriminazioni, dando il buono esempio con l’imbarazzante provvedimento che vorrebbe imporre la chiusura dei negozi etnici alle 21. Il solito spot promozionale denso della peggiore ipocrisia, la discriminazione mascherata dietro ad improbabili esigenze di sicurezza (che, comunque, non giustificherebbero comunque il provvedimento stesso).

Come se nel nostro paese solo in quel genere di negozi può accadere, dopo un certo orario, che ci sia chi si ubriachi e chi spaccia. E’ davvero imbarazzante quello che sta accadendo nel nostro paese, di questo passo presto ci sarà qualcuno che magari proporrà anche ambienti separati nei locali pubblici per migranti e italiani…

Per fortuna che, in un simile scenario inquietante, a riportare un pizzico di buon umore ci ha pensato l’ineffabile leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Che, in un simile preoccupante contesto, in un delirante tweet ha denunciato la grave discriminazione che subiscono i figli degli italiani nelle mense scolastiche di un comune lombardo (Peschiera Borromeo). Determinata dal fatto che nel menù della mensa stessa si è deciso di inserire, per una volta al mese, il cous cous, “alimento tipico nordafricano”, eliminando niente di meno che il maiale, notoriamente simbolo principe dei valori del nostro paese…

Altro che Lodi, altro che coprifuoco e controllo della corrispondenza, il sacrificio del maiale per far posto al cous cous è la vera forma di discriminazione…

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