“Stranieri” in casa: piscina comunale vietata per l’Albatros Nuoto


Piscina ancora “off limits” per “l’unica società sportiva di agonismo affiliata alla Federazione Italiana Nuoto nel comune di Ascoli” e per i suoi 136 atleti di nuoto, pallanuoto, sincronizzato, salvamento. Le gravi responsabilità del Comune, gli imbarazzanti silenzi del Coni

Provate ad immaginare cosa potrebbe mai accadere se all’improvviso l’Ascoli non potesse più utilizzare il Del Duca o, peggio ancora, se dopo un lunghissimo intervento di riqualificazione, il nuovo gestore comunicasse alla società bianconera che il piano delle attività del capitolato di appalto non prevede la pratica del calcio nel ristrutturato stadio. Impossibile, sarebbe una vergogna inaccettabile per la città e, siamo sicuri, non potrà mai accadere, almeno nel calcio.

Perché, per quanto riguarda il nuoto e la pallanuoto, è quello che accade incredibilmente da oltre 2 anni all’Albatros Nuoto, nell’assordante e colpevole silenzio dell’amministrazione comunale  e del presidente provinciale del Coni. A meno che non accada qualcosa nei prossimi giorni, anche quest’anno la società di nuoto più qualificata e prestigiosa della città (“l’unica società sportiva di agonismo affiliata alla Federazione Italiana Nuoto del comune di Ascoli” sottolinea l’Albatros Nuoto) non potrà utilizzare la piscina comunale e ancora una volta sarà costretta a fare i “salti mortali” per continuare a portare avanti la propria attività nelle diverse discipline  (nuoto, pallanuoto, sincronizzato, salvamento, nuoto per disabili).

Un patrimonio sportivo da tutelare

Una situazione grave e inaccettabile che non può e non dovrebbe lasciare indifferente il Comune e, ancor meno, il Coni. Perché l’Albatros Nuoto non è solamente una società che ha fatto e sta facendo la storia del nuoto ascolano. Ma, con i suoi 136 atleti tesserati (un numero “clamoroso” viste le condizioni in cui la società ascolana è costretta ad operare da 2 anni a questa parte) i suoi docenti federali, allenatori di nuoto e pallanuoto, direttori sportivi, coordinatori scuola nuoto federale, istruttori e tecnici specializzati, rappresenta un fondamentale patrimonio sportivo per l’intera città.

Che meriterebbe di essere tutelato e difeso dall’amministrazione comunale e, in particolare, da un assessore allo sport degno di tal nome. Così come una società con un numero così elevato di atleti ascolani, dovrebbe inevitabilmente avere al suo fianco la massima istituzione sportiva, il Coni.  Che, come si legge nel sito internet dello stesso Comitato Olimpico Nazionale Italiano, è ente pubblico cui “è demandata l’organizzazione e il potenziamento dello sport nazionale” e “promuove la massima diffusione della pratica sportiva”.

Dovrebbe ricordarlo l’attuale presidente provinciale del Coni, De Vincentis, che in questi 2 anni non ha mai speso una parola o in qualche modo provato a supportare la società ascolana. D’altra parte, però, non ci si poteva aspettare qualcosa di diverso da chi, in occasione della riapertura dell’impianto comunale, aveva avuto il coraggio di dichiarare con malcelato orgoglio che “non mettevo piede in piscina da 15 anni” (vedi articolo “Festa rovinata per la piscina”), senza poi sentire neppure il bisogno di chiedere scusa per l’infelice e inopportuna affermazione.

Tornando alla stretta attualità, forse qualcuno si era illuso che, dopo le polemiche dei mesi passati, dopo le sentenze del tribunale di Ascoli, dopo gli appelli dei vertici nazionali della federazione nuoto (in particolare del ct della nazionale di pallanuoto Campagna), la situazione potesse cambiare, che finalmente l’Albatros potesse tornare ad utilizzare la piscina.

Comune come Ponzio Pilato, tutto come l’anno scorso

In quest’ottica il 15 luglio scorso la società di nuoto ascolana ha inviato al dirigente dell’Ufficio Sport del Comune di Ascoli una richiesta di spazi acqua presso la piscina comunale, con una lunga nota nella quale si ripercorrevano tutte le tappe della vicenda e si chiedevano alcuni chiarimenti.

Richiesta che veniva reiterata il successivo 4 agosto, con una nota, inviata al dirigente comunale Ufficio Sport e al concessionario della piscina, nella quale si chiedeva di “conoscere il piano delle attività con descrizione delle disponibilità degli spazi acqua e le modalità di utilizzo, i costi, etc…” e “in dettaglio quali disponibilità di spazi acqua vi sono nella piscina comunale di Ascoli per le attività agonistiche della società Albatros nuoto per la prossima stagione agonistica settembre 2018-luglio 2019”.

Oltre 20 giorni dopo la risposta dell’Ufficio Sport del Comune. “Ritengo opportuno – scrive il dirigente – un diretto confronto con la società, odierno gestore dell’impianto natatorio, indicando alla stessa il numero di vostri associati e le specifiche necessità”.

Pochi giorni dopo, esattamente il 3 settembre, arriva anche la risposta del gestore della piscina (indirizzata per conoscenza anche all’assessore allo sport e al dirigente comunale).  “Vi informiamo che per il settore agonistico tutte le richieste di spazi acqua della vecchia stagione sono state confermate dalle società di riferimento, di conseguenza la distribuzione degli spazi risulta completa. Sarà nostra premura informarvi immediatamente se le condizioni attuali dovessero subire delle modifiche” scrive Sport Smile (gestore della piscina).

Non solo, il concessionario anche in questa occasione ribadisce come “il capitolato speciale di affidamento in regime di concessione della gestione della piscina comunale di Ascoli all’articolo 5 denominato “piano delle attività” non prevede la pratica della pallanuoto e del nuoto sincronizzato”.

Norme e regolamenti da rispettare

Niente piscina comunale per l’Albatros Nuoto, quindi, con la più che discutibile giustificazione che il gestore ha confermato gli spazi acqua dell’anno passato. Che, però, lo scorso anno aveva provocato non poche polemiche e contestazioni, anche per il fatto che il concessionario (così come quest’anno) non aveva preliminarmente reso noto il piano delle attività (e nel corso della riunione del 29 agosto 2017 presso gli uffici comunali aveva salomonicamente affermato che “ad oggi è impossibile essere precisi circa l’organizzazione del piano vasca”).

E’ onere del concessionario – si legge nella sentenza n. 2136 del 3 dicembre 2017 della sezione Civile del Tribunale di Ascoli – porre i servizi a disposizione degli utenti privati con lealtà, trasparenza e uguaglianza e nel rigoroso rispetto degli obblighi imposti sia nel capitolato di gara, sia nel regolamento delle scuole nuoto”.

E il capitolato di gara per la gestione della piscina, all’art. 5, sancisce che il concessionario ha l’obbligo di lasciare “almeno il 40% delle corsie a disposizione delle associazioni o società sportive non legate al concessionario o gemmazione dello stesso”. Percentuale che, per altro, non sarebbe comunque sufficiente perché il regolamento delle scuole nuoto (art. 1) prevede che “l’utilizzo delle vasche sia riservato al 50% al concessionario e al residuo 50% alle associazioni sportive”.

Cosa che, come ha evidenziato lo stesso Tribunale di Ascoli, lo scorso anno non è certo avvenuta. E che, di conseguenza, non avviene neppure per la stagione appena iniziata.

Il ruolo decisivo del Comune

Il tutto sotto gli occhi del Comune che guarda ma non interviene. E che, ironia della sorte, lo stesso giorno (3 settembre) della risposta della concessionaria, ha inviato a sua volta la risposta all’Albatros Nuoto nella quale, oltre a invitarla a prendere diretti contatti con il gestore, si afferma che il “Comune nulla può nell’organizzazione della struttura”. Tutti gli atti ufficiali, i regolamenti e i vari pronunciamenti, però, dimostrano esattamente il contrario.

Sempre nella sopracitata sentenza il Tribunale di Ascoli sottolinea come “l’inerzia del concessionario ben può essere supplita dall’ente concedente, nella specie il Comune di Ascoli, nell’ambito della sua doverosa attività di vigilanza, rientrando di conseguenza quanto richiesto nell’ambito dell’art. 614 bsi cpc”.

Ci sarebbe da aggiungere che eventuali violazioni anche di un solo articolo del capitolato di gara (in questo caso l’art. 5) potrebbero addirittura portare alla revoca dell’affidamento stesso. Ovviamente nessuno si spingerebbe a chiedere un simile intervento, ma è evidente che l’amministrazione comunale ha tutti i mezzi per sanare questa inaccettabile situazione.

Anche perché nello stesso sito internet del Comune, alla pagina “Utilizzo degli impianti sportivi” si legge: “gli impianti sportivi sono concessi in uso alle società/associazioni che risultano iscritte all’Albo delle Associazioni di cui alla deliberazione di G.C. individuati dall’assessorato allo sport in rapporto ai seguenti elementi di valutazione elencati in ordine decrescente di importanza: alla categoria di appartenenza, all’anzianità al numero degli iscritti. L’assegnazione annuale degli spazi per l’utilizzo degli impianti viene predisposta dall’Ufficio Sport comunale sulla base dei suddetti criteri”.

A togliere ogni possibile ulteriore dubbio ci pensa, poi, il regolamento degli impianti sportivi comunali, approvato dal Consiglio Comune con delibera n. 96 del 14/12/2001. “L’assegnazione annuale degli spazi per l’utilizzo degli impianti – si legge al comma 8 dell’art. 4 – sarà predisposta dall’Ufficio Sport comunale sulla base dei criteri prefissati dal precedente comma (i criteri sopra elencati)”. “Analogamente – aggiunge il comma 9 – l’orario viene predisposto dall’Ufficio Sport in caso di gestione affidata a terzi”.

Tutto molto chiaro, a prescindere dal comportamento del gestore della piscina, la responsabilità di questa inaccettabile vicenda è tutta del Comune, assessore dello sport in primis, che potrebbe intervenire ma, chissà perché, da oltre due anni si rifiuta di farlo.

Il “colpo di genio” del Comune: in piscina niente pallanuoto e sincronizzato

Ulteriore attenzione merita, infine, il discorso relativo alla pallanuoto e al nuoto sincronizzato. Il gestore, nella risposta del 3 settembre scorso, conferma (lo ha più volte sostenuto in passato) che il capitolato di appalto non prevede la pratica della pallanuoto e del nuoto sincronizzato.

Al di là degli inevitabili complimenti che merita il “genio” che ha avuto una simile “illuminazione”, se fossimo nei panni dell’assessore allo sport, di fronte ad una simile dimostrazione di inettitudine, non avremmo esitato un minuto a far cadere qualche testa, rassegnando immediatamente dopo le inevitabili e conseguenti dimissioni. Perché che quell’assenza nel capitolato di appalto sia una semplice dimenticanza o qualcosa di peggio, non ci sono scuse e non ci sono giustificazioni.

Proprio per l’impossibilità di usufruire della piscina comunale almeno per le partite (se non per gli allenamenti) interne, l’Albatros Pallanuoto lo scorso anno ha dovuto rinunciare al campionato di serie C. Il 12 marzo scorso, dopo la richiesta avanzata dagli stessi atleti di pallanuoto, il dirigente dell’Ufficio Sport riferiva che “il servizio sport si farà carico di inoltrare la stessa al gestore della piscina che ha espresso volontà di aprire gli spazi a tale disciplina nella corrente primavera”.

La lettera del 3 settembre scorso evidenzia che quella volontà non c’era e non c’è mai stata. Ci sarebbe da aggiungere che da settimane corrono voci sul fatto che qualcosa bolle in pentola, che qualcuno stia cercando di avvicinare gli atleti del sincronizzato e della pallanuoto facendo balenare la possibilità presto di nuove avventure, ovviamente non con l’attuale società di appartenenza, proprio nella piscina comunale.

Non siamo abituati a star dietro le voci e, coerentemente, ci rifiutiamo di credere che si possa essere anche un minimo di fondamento. Certo, però, che se poi tra qualche mese per caso dovesse accadere qualcosa di simile, allora saremmo di fronte ad uno scandalo di proporzioni spaventose. Ma ci rifiutiamo di credere che si possa scendere così in basso…

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