“Carissima” scuola: ad Ascoli più di una classe su due supera il tetto di spesa per i libri di testo


Per quanto riguarda le scuole medie cittadine la percentuale di classi che non rispetta il limite sale quasi al 70%, mentre le scuole superiori si fermano al 47%. Che, però, sale fino al 60% nel caso del Liceo Classico. Nel dettaglio i limiti di spesa attualmente in vigore

Come se non bastasse la disastrosa situazione delle scuole cittadine (confermata, se mai ce ne fosse stato bisogno, dall’indagine pubblicata ieri dal quotidiano “La Verità”), ci si mette anche il “caro-libri” a rendere amarissimo l’avvio del nuovo anno scolastico nel capoluogo piceno. Dove, tra scuole medie e superiori, più di una classe su due non rispetta i limiti di spesa dei libri di testo stabiliti per legge.

Addirittura se si prendono in esame solo le scuole medie cittadine si arriva a 2 classi su 3 (praticamente il 70%) che non rispettano quei limiti. Un vero e proprio record che, pur nella difficoltà di raccogliere dati omogenei ovunque, non ha eguali nella nostra regione e nel resto del paese.

Se la Divina Commedia diventa un libro consigliato…

Nelle Marche, infatti, la percentuale di classi che non rispetta i tetti di spesa è di poco superiore al 40%, che scende intorno al 30% per quanto riguarda solamente le scuole superiori. Che, invece, nel capoluogo piceno fanno comunque registrare un clamoroso 47% (80 su 171) di classi che non rispetta i limiti. Un dato ancora più significativo perché rispetto alle scuole medie ovviamente i libri di testo per le scuole superiori hanno un costo decisamente più elevato.

A completare il quadro c’è poi il fatto che, sempre nelle scuole superiori cittadine, una consistente percentuale di classi (il 20-25%) rientra nei limiti di spesa solo grazie ai cosiddetti “libri consigliati”, cioè testi che non vengono inseriti nella lista dei libri obbligatoriamente da acquistare ma di cui si consiglia l’acquisto. In realtà, però, nella maggior parte dei casi si tratta di libri fondamentali per il programma scolastico, utilizzati regolarmente dai professori (e quindi da acquistare necessariamente) che si trovano tra i testi consigliati semplicemente per non sforare il limite previsto per legge.

Clamoroso e significativo qualche anno fa il caso di un paio di licei classici marchigiani che tra i libri facoltativi avevano inserito la “Divina Commedia” che pure fa parte a tutti gli effetti del programma di italiano. Prima di andare a vedere un po’ più nel dettaglio i dati che riguardano le scuole ascolane, è però doveroso sottolineare alcuni aspetti di carattere generale.

Fatta la legge, trovato l’inganno…

Partendo dall’amara constatazione che anche questa è purtroppo una delle solite storie tipicamente italiane.

Che racconta di un sacrosanto e fondamentale provvedimento, adottato anni fa con l’obiettivo di porre un freno al “caro libri” e rendere accessibile l’istruzione scolastica a tutti, come sancito dalla Costituzione (art. 34. “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore impartita per almeno 8 anni è obbligatorio e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso”), senza dimenticare che quello allo studio è uno dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell’Onu.

Negli anni l’obbligo scolastico in Italia è stato esteso a 16 anni e logica vorrebbe che quanto meno fino a quell’età i libri di testo fossero gratuiti. Sappiamo bene che non è così, già anche per quelli delle medie le famiglie italiane devono sostenere una spesa, pur se non eccessiva, che inevitabilmente cresce con il passaggio alle scuole superiori.

Il problema è che in questo paese poi in ogni settore c’è chi cerca di approfittarne e pian piano i costi per i libri scolastici, soprattutto alle scuole superiori, sono clamorosamente lievitati. Per questa ragione nel 2008 la legge n. 169 (che convertiva, con modifiche, il decreto legge n. 137 del 1 settembre 2008) ha imposto di non superare i limiti di spesa per i libri di testo stabiliti annualmente con decreto del ministero della pubblica istruzione.

Negli anni seguenti alcune norme successive hanno meglio specificato e delineato l’ambito di applicazione, inserendo alcune eccezioni risultate poi quanto meno incaute. Come, ad esempio, la possibilità di sforare fino ad un massimo del 10%, motivando però le ragioni dello sforamento (cosa che praticamente quasi nessuno fa). Peggio ancora il fatto che nel tetto di spesa non rientrino i cosiddetti libri di testo “consigliati”, una scappatoia troppo ghiotta nel paese dove vige il famoso motto “fatta la legge, trovato l’inganno”!

Così con il passare degli anni lo sforamento del 10%, senza alcuna motivazione, è praticamente diventato prassi, mentre abbiamo visto come nella categoria dei libri “consigliati” spesso finiscano testi fondamentali per lo sviluppo del programma scolastico.

A chiudere il cerchio il fatto, certamente non secondario, che, in un paese da sempre allergico al rispetto ferreo delle regole, porre un obbligo senza prevedere per chi non lo rispetta una qualche sanzione o punizione, significa automaticamente delegittimare l’obbligo stesso.

E’ la storia che si ripete, lo abbiamo già visto in passato (e purtroppo continuiamo a vederlo) con il problema delle verifiche di vulnerabilità sismica.

Il disinteresse del ministero

Negli anni più volte i ministri che si sono succeduti hanno ribadito con fermezza che quei tetti di spesa devono essere assolutamente considerati tassativi. Però, poi, nei fatti hanno ampiamente dimostrato il contrario. Innanzitutto perché, dopo i primi tempi in cui i limiti venivano fissati annualmente, ora siamo fermi al 2013-2014. Ma d’altra parte basta leggere la nota n. 5571 del 29 marzo scorso del Miur per comprendere meglio come funzionano (anzi, non funzionano) le cose.

Nella nota si legge, infatti, che l’aggiornamento dei tetti di spesa (come detto fermi da anni) “relativi alle classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado” verranno definiti “con decreto ministeriale di natura non regolamentare”. Al tempo stesso, però, non si chiede alla scuole di deliberare l’adozione dei libri di testo dopo l’approvazione del decreto (che non c’è mai stata…), ma indipendentemente da esso entro la seconda decade di maggio.

Ed è del tutto evidente che, se neppure il Miur mostra concreto interesse, non deve poi stupire più di tanto se un gran numero di scuole se ne fregano di rispettare quei limiti. Che, secondo un’indagini dello scorso di “Skuola.net”, non vengono rispettati in media dal 40% delle classi (tra medie e superiori). Una percentuale che, come detto, ad Ascoli sale vertiginosamente fino a superare il 50%.

Ad Ascoli limite non rispettato in 117 classi

Complessivamente, tra medie e superiori, delle 224 classi di cui è stato possibile visionare l’elenco dei libri di testo ben 117 supera ampiamente il tetto di spesa, in qualche caso addirittura anche di oltre il 60%.

Per certi versi clamoroso il dato relativo alle scuole medie cittadine con 37 delle 53 classi esaminate (circa il 70%) che sfora il tetto di spesa. L’eccezione positiva viene dalla scuola media Ceci nella quale solo il 33% delle classi supera il limite, mentre in tutte le altre scuole siamo intorno e spesso oltre il 70%. Naturalmente, considerando che per le medie i tetti di spesa sono bassi (294 euro per la prima, 117 euro per la seconda, 132 per la terza) lo sforamento si traduce comunque in una spesa in più di qualche decina di euro.

Discorso ben differente per quanto riguarda le scuole superiori dove la percentuale di classi che non rispetta i limiti di spesa è inferiore ma, poi, la spesa in più per le famiglie è decisamente più consistente. Complessivamente delle 171 classi delle scuole superiori esaminate sono ben 80 quelle che non rispettano i limiti di spesa, con una percentuale record del 47% (nelle Marche è di poco oltre il 30%, in Italia sfiora il 40%).

Su tutti spicca il dato del Liceo Classico, con ben il 60% delle classi che non rispetta i limiti di spesa. Le scuole più virtuose sono il Liceo Scienze Umane e Liceo Economico Sociale, rispettivamente con il 18 e il 20% di classi che superano i limiti di spesa. Migliora sensibilmente la situazione del Liceo Scientifico che 2 anni fa aveva una percentuale simile a quella attuale del Liceo Classico, mentre ora è sceso al 36% di classi che superano i limiti.

Da sottolineare che numerosi classi (dei vari istituti) rientrano nei limiti di spesa solo grazie al discorso dei libri consigliati o per il “bonus” del 10%. Di seguito i tetti di spesa per i libri di testo in vigore per le scuole superiori.

LICEO CLASSICO

I: 335 e. – II: 193 e. – III: 310 e. – IV: 236 e. – V: 248 e.

LICEO SCIENTIFICO

I: 320 e. – II: 223 e. – III: 320 e. – IV: 288 e. – V: 310 e.

LICEO LINGUISTICO

I: 335 e. – II: 193 e. – III: 310 e. – IV: 236 e. – V: 248 e.

LICEO ARTISTICO

I: 335 e. – II: 193 e. – III: 310 e. – IV: 236 e. – V: 248 e.

ISTITUTO TECNICO TECNOLOGICO

I: 320 e. – II: 223 e. – III: 310 e. – IV: 253 e. – V: 221 e.

ISTITUTO PROFESSIONALE INDUSTRIA E ARTIGIANATO

I: 254 e. – II: 147 e. – III: 167 e. – IV: 176 e. – V: 129 e.

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