La sicurezza delle scuole? Tanto per cambiare può attendere…


Un emendamento al decreto milleproroghe presentato dalla Lega  fa slittare di 4 mesi (31 dicembre 2018) la scadenza per le verifiche di vulnerabilità sismica nelle scuole. L’ennesimo preoccupante segnale negativo, dopo l’incomprensibile chiusura di ItaliaSicura/Scuole

Bisogna ammettere che non manca certo il coraggio e la sfrontatezza agli esponenti marchigiani della Lega. Perché ci vuole davvero una smisurata dose di “faccia tosta” per dichiarare con enfasi che “questo è il governo del cambiamento”, come hanno sostenuto i senatori Arrigoni e Pazzaglini, dopo aver presentato e fatto approvare alla Commissione Affari istituzionali del Senato due emendamenti al decreto Milleproroghe (poi licenziato  dall’aula lunedì 6 agosto).

In particolare uno dei due emendamenti (quello che proroga al 31 dicembre la scadenza per le verifiche di vulnerabilità sismica delle scuole) è esattamente  il contrario del cambiamento, piuttosto è l’emblema di come in tema di sicurezza delle scuole purtroppo “cambiano i suonatori ma la musica resta la stessa” (anzi, come vedremo per certi versi “la musica” è decisamente peggiorata).

Verifiche di vulnerabilità sismica, una proroga lunga 16 anni…

Perché per quanto concerne le verifiche di vulnerabilità sismica quell’emendamento rappresenta la continuità non solo con il governo precedente, ma con i governi degli ultimi 16 anni. Siamo di fronte all’ennesimo capitolo di una farsa che, dal 2002, si gioca sulla pelle dei ragazzi e di tutto il personale scolastico, costretti a frequentare istituti di cui non si conosce neppure il livello di sicurezza (o meglio di insicurezza…).

Emblematico a tal proposito il commento del Comitato Scuole Sicure che, meglio di tante altre parole, spiega quale sia la situazione. “Prorogare l’obbligo di accertamento di vulnerabilità sismica degli edifici scolastici da fine agosto al 31/12 – si legge nella nota del Comitato – significa prorogare qualcosa che in realtà non si è mai voluto davvero far fare e che è sicuramente non prioritario. È dal 2002 che prorogano. Conoscere il grado di sicurezza o insicurezza degli edifici scolastici è una consapevolezza che scientificamente nessuno vuole e nessuno ha voluto conoscere. Eppure i nostri figli vivono lì dentro, eppure il nostro futuro vive lì dentro, quando il bene e la tutela di bambini e di ragazzi non sono priorità, significa soltanto involuzione”.

Ed in effetti il termine involuzione è quello che meglio di ogni altro descrive ciò che sta accadendo in merito al delicato tema della sicurezza delle scuole negli ultimi mesi. E, considerando che comunque si partiva già da un livello bassissimo di attenzione, si rischia davvero di precipitare. Anche perché tutti i segnali e i fatti concreti delle ultime settimane vanno nella stessa pessima direzione. E fanno sorgere il sospetto che pian piano tutto torni come era prima dell’inizio dell’emergenza terremoto, cioè nel più assoluto menefreghismo nei confronti della situazione delle nostre scuole.

Stupisce, in particolare, che l’emendamento che dispone l’ennesimo slittamento dei termini per le verifiche di vulnerabilità sismica sia stato votato senza problemi dal M5S. Che, pure, nei mesi passati aveva assunto ben altra posizione. Quando lo scorso anno fu approvato il decreto sisma ter, il parlamentare abruzzese del Movimento, on. Gianluca Vacca (che nei mesi precedenti aveva incontrato le delegazioni dei vari comitati scuole sicure che, dopo il terremoto, sono sorti in diverse regioni italiane) aveva fortemente criticato (e con lui buona parte del M5S) il fatto che la scadenza per le verifiche fosse stata fisata al 30 giugno 2018.

Critiche più che condivisibili, di fronte ad un’evidente emergenza che senso aveva concedere tutto quel tempo a Comuni e Province. Che, per altro, quelle verifiche avrebbero dovuto farle per legge entro il 2013. Lo stesso Vacca sottolineava poi, ancora una volta a ragione, un altro aspetto negativo, cioè il fatto che non era prevista alcun tipo di sanzione per quegli amministratori che non avrebbero rispettato la scadenza. Che, poi, in fase di conversione del decreto è stata fatta slittare di 2 mesi, al 31 agosto 2018, tra ulteriori mugugni e proteste.

Comune e Province inadempienti, cade l’alibi dei fondi

L’unico aspetto positivo era il fatto che almeno venivano stanziati e previsti i fondi, ovviamente da destinare a Comuni e Province, per effettuare quelle verifiche. Che, in altre parole, significava togliere anche l’ultimo alibi (quello della mancanza di soldi) alle amministrazioni pubbliche. Con più di un anno di tempo a disposizione e con la possibilità di usufruire dei fondi stanziati dal governo, non potevano e non dovevano esserci giustificazioni, alla scadenza prevista (31 agosto) tutti i Comuni e le Province avrebbero dovuto completare o, quanto meno, essere sul punto di completare le verifiche.

Come era sin troppo facile prevedere qualcuno l’ha fatto, qualcun altro ha continuato, nonostante l’imposizione, ad infischiarsene, probabilmente contando sulla solita proroga (che, guarda il caso, puntualmente è arrivata).

Ad Ascoli, ad esempio, la Provincia ha concluso già ad inizio 2018 le verifiche di vulnerabilità sismica (e in alcuni edifici scolastici sono già partiti o stanno partendo i conseguenti lavori) mentre il Comune, tanto per cambiare, non ha fatto nulla. Ora l’emendamento approvato dalla maggioranza di governo premia ancora una volta questo inaccettabile menefreghismo, concedendo un’ulteriore proroga al 31 dicembre.

Ovviamente speriamo di sbagliare clamorosamente, ma siamo fermamente convinti che quando arriverà la nuova scadenza il Comune di Ascoli sarà nella stessa identica situazione attuale (e come quello piceno anche tanti altri Comuni). E, per incanto, probabilmente arriverà ancora una volta una proroga.

Quella struttura funziona, meglio chiuderla!

In realtà va detto che l’ennesimo slittamento non arriva certo a sorpresa, la decisione era da settimane nell’aria e, più in generale, la situazione negli ultimi mesi è decisamente peggiorata. Perchè si è visto come in concreto il problema della sicurezza delle scuole, così dibattuto nel post sisma e così al centro della discussione prima del 4 marzo, fosse già finito nel dimenticatoio.

Al punto che nel famoso contratto di governo siglato da Lega e Movimento 5 Stelle neppure una riga o almeno due parole sono state dedicate ad un tema che, pure, era stato uno dei cavalli di battaglia delle due forze politiche, non solo in campagna elettorale ma anche nella lunga fase emergenziale del post terremoto. Poi, quasi con un incomprensibile accanimento, è arrivata la “folle” decisione del governo di interrompere definitivamente l’attività di ItaliaSicura/Scuole, la struttura di missione per la riqualificazione dell’edilizia scolastica presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

Si potrebbe parlare a lungo di quanto incomprensibile e inaccettabile sia una simile decisione, di come rappresenti un duro colpo alla lotta per avere scuole più sicure e più decenti. Si potrebbero ricordare gli apprezzamenti incondizionati nei confronti di quella struttura da parte di associazioni come Legambiente e Cittadinanzattiva che da anni (da molto prima del terremoto del 2016) si occupano del problema. Ma meglio di ogni altra cosa ci sono i numeri a testimoniare l’importanza e il significato di ItaliaSicura/Scuole.

Oltre 10 miliardi investiti dal 2014 al 2017 (nei 10 anni precedenti la somma degli investimenti ammontava a poco più di 2 miliardi di euro), quasi 12 mila interventi finanziati (di cui la metà già completati) circa 400 nuovi edifici scolastici realizzati o in via di realizzazione, circa 8 mila verifiche di vulnerabilità sismica negli edifici scolastici finanziate. Numeri e dati imponenti, mai neppure avvicinati prima.

Eppure il ministro alla pubblica istruzione Bussetti per giustificare, non senza qualche imbarazzo, una scelta ingiustificabile ha parlato di “struttura inattiva, era uno solo uno spot, noi faremo molto di più e, soprattutto, lavoreremo con maggiore velocità”. Che vorrebbe dire, visti i numeri di ItaliaSicura/Scuole, che il governo dovrebbe investire almeno una quindicina di miliardi di euro, per finanziare non meno di 30 mila interventi.

Peccato, però, che lo stesso ministro Bussetti ha annunciato di voler impegnare in questi anni risorse per quasi 7 miliardi. Cioè molto meno di quanto ha impegnato in un lasso di tempo minore quella struttura “inattiva”, senza considerare che quasi l’intera somma citata dal ministro verrebbe ad essere coperta da fondi già stanziati proprio da ItaliaSicura (dei 10 miliardi investiti ne sono a disposizione circa 5 per avviare altri interventi).

Quanto alla maggiore velocità, la proroga di 4 mesi della scadenza per le verifiche di vulnerabilità sismica indica, purtroppo, che in realtà si sta andando esattamente nella direzione opposta. Naturalmente saremmo felicissimi se nei prossimi mesi saremo smentiti, se dopo un inizio a dir poco difficile (sul problema della sicurezza delle scuole), il governo cambierà passo. Ma al momento è davvero difficile non essere pessimisti e non pensare al peggio.

Anche perché d’incanto, a parte qualche rara eccezione, la maggior parte dei tanti comitati e associazioni che dopo il terremoto avevano dato battaglia  ora sono diventati improvvisamente silenti, anche di fronte a provvedimenti e situazioni che, solo qualche mese fa, avrebbero scatenato una reazione furibonda.

Non un bel segnale, perché nella migliore delle ipotesi significa che la rassegnazione sta prendendo il sopravvento…

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